Messaggi di Servo_del_destino

    Io più che altro il fulcro del 3d lo vedrei più sensato (tendenza a mettersi in mostra come scopo principale)
    nel momento in cui fosse nel dubbio la competenza di chi risponde aiutando.
    Fuori di dubbio questa, sinceramente trovo il problema abbastanza infantile :D

    Allo stesso tempo certo, in un forum di questo tipo ci si aspetta un minimo di comprensione e di tatto, ma non
    perchè di diritto, ma perchè è una capacità alla base della materia (poi se si vuole rimanere nel teorico più stretto
    come nozioni memorizzate rimane il diritto di poterlo fare, senza sconfinare nella maleducazione)

    Dopodichè non è un diritto perchè già il forum in sè è un aiuto gratuito, che potrebbe benissimo non esserci.
    Tenendo anche conto che fuori da questo, nella vita reale non credo tu la possa trovare più facilmente.

    La vera morale che troverei nel fulcro di questa discussione come problema la caricherei tutta
    sul senso di responsabilità di chi risponde dando all'utente che chiede la giusta idea del proprio grado di competenza
    (proprio perchè su internet ad esempio anche un bambino di 10 anni potrebbe fingersi un maggiorenne :D )

    Di questo sì che mi preoccuperei, o per lo meno, da parte dell'amministrazione di mettere bene in chiaro
    di prendere con le pinze tutto ciò che può essere letto qui.
    Non sentire il peso della responsabilità della propria parola in un contesto di gente che sta male allora certo..
    Non sarà istigazione al suicidio ma trovo sia giustamente criticabile.

    Beh Bruce l'arrivismo non dà come conseguenza diretta comportamenti del genere, così come comprendere l'atteggiamento del giudicare (anche se hai specificato giustamente non tutti, in quest'ultimo caso).
    Non dà una conseguenza diretta perchè esiste il valore della lealtà che può affiancarsi senza problemi all'ambizione.
    Il problema è se si è abbastanza forti da usarla e se è un valore culturale del luogo.
    Così come anche la voglia di criticare, sminuire, l'invidia, ecc personalmente penso sia facile comprenderle per la maggioranza delle persone, ma
    è il metterlo in pratica che segna la scorrettezza :alien:

    Essendo l'autore del 3d, vi ringrazio ragazzi per aver dato delle risposte molto utili.
    Purtroppo rispondo solo ora perchè ieri non sono stato bene.

    Mi è capitato di leggere qui da qualche parte che secondo qualcuno, nel dare ottime risposte in certi casi si vorrebbe prevalentemente mettere in mostra il
    proprio lato intellettuale, quando invece mi permetto di dire che anche qualora questo fosse vero, questo forum penso sia di grande aiuto,
    se si è disposti ad ascoltare, e che quindi ci sarebbe da essere comunque grati.

    Quindi l'affetto di un genitore passa attraverso la sua coscienza di essere tale? (se non ho capito male)
    Quindi al di là di disturbi psicologici in genere sarebbe meglio parlare di maturità (e qui è vero che molti disturbi si accomunano a un'immaturità di fondo o a un blocco nello sviluppo psichico)

    Perchè appunto (ammesso, ripeto, che io abbia capito davvero) credo che mediamente l'idea che può venire in mente
    sia che il sentirsi genitore venga automaticamente alla nascita del proprio figlio (un istinto paterno/materno fisiologico, senza filtri)

    Cavoli mi sembri davvero preparato!!

    Beh, comunque, in sintesi, potrei fare un esempio per essere più chiaro nella mia domanda.
    Prendiamo per esempio il complesso di Laio, o un Edipo non risolto.
    In questo caso la paura del padre di un figlio che potrebbe sopraffarlo, può spegnere l'affetto e il voler bene verso il figlio maschio,
    in maniera tale da arrivare persino a odiarlo?

    Oppure questa folle dinamica non arriverà mai emotivamente a sopraffare il sentimento di bene di un padre nei confronti del figlio maschio?

    Ho fatto questo esempio un po' perchè mi sono reso conto che spiegando meglio la mia domanda mi sarei espresso più o meno con le stesse parole,
    e un po' perchè nel mio caso è questo il dubbio, anche se cercherei di rimanere sul generale per rendere comune un possibile concetto, che possa prendere
    la maggior parte delle persone su questo forum.

    Ciao a tutti.


    Vorrei proporre questa tematica che credo sia di probabile interesse per la maggior parte dei frequentatori di questo forum.
    Io stesso sono in terapia e ho letto molto di psicologia/psichiatria, ma appunto da profano chiedo a chi è veramente competente o semplicemente sa.
    Perchè appunto l'ambiente familiare ha una sua buona fetta di importanza nello sfociare della maggior parte dei disturbi.
    Così appunto leggendo di complesso di edipo/laio, possiamo avere un po' più chiare le motivazioni di un tipo di educazione che si tramanda.
    Premetto che ho 26 anni e non ho figli, e appunto anche questo per chi non ne ha, da ciò che si sente, non riesce facilmente a darti l'idea di cosa significhi essere genitore.

    Dopo questa premessa appunto mi chiedo se le nevrosi o psicosi dei genitori vincano sul bene verso i propri figli, o se semplicemente invece l'incoscienza li porti a educarli in maniera sbagliata solo perchè credono che questo sia il modo giusto.

    Spero che chi risponderà non lo farà con l'intento di uno sfogo personale verso i propri genitori. Io stesso mi sono trattenuto, come spero appunto per chi risponderà, in modo da avere un'analisi obiettiva del tema che possa arricchire tutti :)

    Grazie.

    Salve,
    scrivo per chiedere un parere, e mi farebbe veramente piacere se rispondesse anche qualche psicologo/psichiatra, se presente.
    Sono un ragazzo di 24 anni e in passato più di ora ho avuto diversi problemi di tipo psicologico.
    Sono partito andando da uno psicologo, ma successivamente ho cambiato, perchè la mia situazione era quella di un ragazzo di 17 anni che stava veramente troppo male per considerare una terapia senza psicofarmaci.
    Allora ho invitato più volte questa persona a farmi prescrivere qualcosa, perchè ero in uno stato di forte dolore, ma non ha voluto, così ho cambiato andando da uno psichiatra.
    Mi è stato diagnosticato disturbo ossessivo compulsivo, sia disturbo in sè che di personalità, accompagnato a depressione.
    Col tempo ho scoperto e sono tuttora convinto che la nascita di questo disturbo (ricordo già dagli 11 anni) sia dipeso fortemente dall'educazione troppo rigida data dai miei genitori (soprattutto da mio padre, anche lui con problemi psicologici, ma credo sia un ossessivo "puro", nel senso che al contrario di me in lui non vedo compulsioni)

    Ora, come dicevo, ho 24 anni, e alla situazione in cui sono oggi (direi quasi "sano"), sono pienamente convinto di essere sempre stato un peso per i miei genitori.
    Quei genitori che davano la colpa a me, all'età di 4 anni, di essere ingestibile, un rompiballe, quasi come se a 4 anni fossi già un adulto, distanziandosi quindi dalle loro incapacità educative, che appunto credo, siano state per loro troppo stressanti, poichè la pazienza in questo contensto dovrebbe appunto essere data dal bene che si prova per il figlio.
    In conclusione sono convinto di essere sempre stato un peso per loro, e non sento di essere stato voluto bene da loro, ma anzi sempre colpevolizzato, mai valorizzato e con quasi assoluta assenza di gesti di affetto da parte loro (in tutta la vita).

    Ho scoperto inoltre di essere stato a "rischio" di omosessualità (chiarisco che non ho assolutamente nulla contro le persone omosessuali), poichè durante la formazione della mia identità sessuale, le classiche ribellioni adolescenziali non sono state minimamente "tollerate", e in una specie di gara a chi è il più "forte", mia madre è sempre stata assolutamente intransigente e testarda, al punto di volerla sempre aver vinta lei.
    Queste mie ribellioni adolescenziali sono state represse nei limiti, perchè sinceramente, se pensate che ad esempio in casa mia il più minimo errore di distrazione in una feccenda domestica potrebbe provocare una lite furibonda, ha fatto sì che io lasciassi perdere (nei limiti)

    Mio padre è una persona che praticamente vive nella sua testa.
    Ha fatto un po' di soldi creando un'azienda (sfruttando il boom economico) e da lì in poi ha fatto sempre lavorare altri.
    Nella sitazione attuale non ha voglia di far niente, e passa le sue giornate a rimuginare sugli errori fatti nella sua vita.
    E' estremamente diffidente come persona, e non ha nessun riguardo nei confronti miei e di mia madre.

    Non si può parlare in casa se sta rimuginando su di uno dei suoi milioni di errori capitati in passato, nè se sta guardando qualcosa alla tv che gli interessa (il che si ripartisce comunque nel 90% della sua giornata)

    Se lo trovo gentile quando arrivo a casa, per esperienza so per certo che da lì a pochi minuti mi chiederà un favore, e non è mai capitato che la cosa fosse incondizionata.
    Ma ho una domanda a cui sono veramente interessato, che riguarda appunto mio padre.


    Essendo lui una persona estremamente impulsiva ed emotiva, e che desidererebbe con tutto sè stesso tornare indietro nel tempo per rimediare ai suoi errori, che allo stesso tempo non ha alcun amico, che non ha appunto alcun riguardo nei confronti di me e mia madre, ma anzi, conduce praticamente una vita propria anche se nella stessa nostra casa, e visto tutto ciò che vi ho scritto, potrebbe darsi che lui abbia un lato sadico che si manifesterebbe nei miei confronti nel momento stesso in cui anch'io facessi i suoi stessi errori?

    Qualsiasi genitore vuole il bene dei propri figli? Oppure oltre all'eventuale non bene verso di loro, ci potrebbero essere sentimenti di invidia e sadismo?

    Io sapete bene come risponderei a questa domanda, con certezza nel mio caso.
    Ad ogni modo per me sarebbe interessante sentire una vostra eventuale opinione.

    Scusate ma alla fine cosa si intende per mediocrità?
    Senza contare che l'erba del vicino è sempre la più verde, quindi mi sembra un bel po' stupido pensare che la vita di una persona più bella di noi o più intelligente o più alta o più simpatica ecc. sia migliore in virtù di queste doti superiori alle nostre.
    E' un pensiero molto limitato.

    A parte tutto comunque, la vita di ogni persona è vissuta nella propria dimensione e nel proprio percorso di vita.
    La propria dimensione è fatta di ciò che quella persona ritiene l'abituale, il normale, e che è estremamente variabile nella dimensione di ciascun individuo.
    Questo per dire che ci saranno persino attori di Hollywood che saranno annoiati o infelici, così come uno spazzino che nella sua dimensione "se la gode" un sacco!

    Purtroppo un problema fondamentale credo sia che le compagnie, una volta instaurate, difficilmente lascino un posto libero per un "nuovo" elemento, perché le persone preferiscono stare tra loro e "chiudersi". La maggioranza delle persone ha già le proprie amicizie e difficilmente si allarga ad approfondire conoscenze perché diventino amicizie. Credo ci sia anche diffidenza e intolleranza in giro e questo si nota dal fatto che tendiamo a ignorare chi non conosciamo e, per quanto riguarda l'intolleranza, si tende a giudicare con facilità.

    Senza contare che il fatto di sentirsi soli o tristi, si nota abbastanza facilmente negli approcci e anche questo contribuisce all'essere evitati, perché nessuno vuole farsi carico dei nostri problemi così dal nulla, e non intendo farsi carico di sfoghi, ma anche solo semplicemente del nostro modo di fare poco "simpatico".

    Ora ho la morosa in vacanza coi suoi, da 2 giorni e mi manca da morire.. Neppure io ho amici, quindi non posso uscire per distrarmi... anche per me nessuno si fa mai vivo per chiedermi di uscire, ma un perché lo conosco, ed è che non riesco a mostrare affettività con chi conosco poco. Non è per timidezza, ma perché è più forte di me: mi sono creato un "muro".
    Ad ogni modo non sono convinto che se non ci fosse questo muro riuscirei a farmi nuovi amici, per i motivi che ho descritto prima. Paradossalmente se fossi single riuscirei molto più facilmente a trovare una ragazza che degli amici.