Messaggi di Pulmino73

    I farmaci non è che non li voglia in assoluto, però ho una questione di salute per cui sarebbe meglio non prenderli.

    Lo dici tu o lo specialista? Se lo dici tu, accettiamo l'idea e lasciamo cadere i consigli. Se lo dice lo specialista, allora è più complicata la faccenda.

    Sì certo, se per te sta funzionando o ha già funzionato così, mi dà qualche speranza.

    A codesto pensiero rispondo volentieri.


    Quello che conta è l'adesso. Questo istante. Anche per te che stai leggendo ed io che sto scrivendo.

    E come facciamo ad accorgerci dell'adesso? Segui il filo del respiro. Seguilo mentre l'aria entra ed esce. Tutta la nostra essenza di vita è racchiusa in un movimento. Considerato banale e scontato. Che più semplice ed importante non c'è!

    Ma quel respiro, calmo ed inesorabile, è più forte di qualsiasi speranza. E' l'appiglio dove tenersi forte. Aggrapparsi alla voglia di vivere sereni. Rappresenta il punto di ripartenza che è già in te. Ogni secondo. Per tutta la nostra vita.

    Ci pensiamo abbastanza, quanto sia prezioso?

    Ciao, sì, aspettiamo ancora qualche settimana per vedere se funziona. Comunque le compulsioni sulla musica sembrano diminuite da una o due settimane, ma non so se sia un reale effetto del farmaco, dato che ci vuole più tempo. Forse ho semplicemente capito che stare lì a continuare ad ascoltare musica per cercare di "capire" se mi piacesse non portava a nulla. Sono d'accordo quando dici che i disturbi li produciamo noi. Infatti quello con la musica è il risultato di autoimposizioni che poi sono andate avanti qualche anno e mi hanno creato disagio. Ora va un po' meglio: non la ascolto tutto il giorno e ho trovato il metodo delle sensazioni fisiche (pelle d'oca, ecc.) come segnale chiaro che un brano per me piace, che può essere una stampella dopo tante autoimposizioni su cosa mi dovesse piacere secondo criteri esterni.

    Ottimo. Se le compulsioni sulla musita sembrano diminuite è - a prescindere - cosa gradita. Assunzione del medicinale, effetto placebo o semplicemente una fluttuazione del disturbo (cosa usuale nei disagi) lascia intendere che hai margini di miglioramento del tutto autonomi. Insomma ci metti del tuo :)


    Adesso cerca di fare, quello che abbiamo fatto e stiamo facendo tutti noi: prenderti cura di te stesso. Della tua persona, nella sua unicità. Datti del tempo. Sii gentile e paziente con te, come saresti lo con il tuo migliore amico di vita!

    Si è vero, le spine potrebbero rimanere lì per sempre, è questa la mia paura...

    La giro al positivo: e se la crescita interiore - di questo parliamo - fosse anche un obiettivo di vita stimolante?

    La paura e' comunque sempre possibile disinnescarla o quantomeno ridimensionarla. Con i medicinali e senza medicinali.


    Anche gli inneschi - con il tempo e l'esperienza - si fanno meno nascosti.
    E' il cammino da fare, ecco l'impegno. Tutto nostro. Magari anzi quasi sicuramente con l'aiuto di un professionista amico, il percorso diventa strutturato.

    O no?

    Buongiorno, una domanda per chi ha esperienze con antidepressivi ad alto dosaggio, è possibile lavorare durante la terapia soprattutto all'inizio? O dipende dal lavoro svolto?

    Molto soggettivo. C'è chi va alla grande e chi no.

    A me l'antidepressivo (Paroxetina 40mg) ad alto dosaggio peggiorava i sintomi (ansia) che doveva curare. Troppo attivante, diceva lo specialista. Te ne accorgi quasi subito in un senso o nell'altro.


    Una volta dimezzato sono stato subito meglio e il medico l'ha accompagnato ad altro, Deniban e benzodiazepine.
    Dipende quindi.


    L'ansia generalizzata adesso gira al minimo. E stiamo cercando, in accordo lo specialista, di affrontarla senza aumentare i medicinali (che non hanno pieno effetto su di me) ma con "il mio maggior impegno".

     

    Sto prendendo fluvoxamina 100 da un mese esatto, ma mi causa problemi e, in più, non noto miglioramenti sull'ansia sociale. Non so se sia normale dopo un mese. Come effetti collaterali ho sanguinamenti leggeri in zona intima in seguito a stimolazione e, a volte, la mattina mi sveglio con le braccia indolenzite. Inoltre, da ieri sera si è presentata una sorta di angoscia, peso sul petto e bisogno di piangere, che si erano manifestati precedentemente anche dopo sei settimane di sertralina. Per questo era stata sostituita con fluvoxamina, ma vedo che gli effetti collaterali sono gli stessi, se non maggiori nella quantità.


    La psichiatra che mi seguiva è in maternità. La sostituta che mi ha prescritto fluvoxamina è in vacanza e torna negli ultimi giorni di agosto. Non credo di dover andare al Pronto soccorso, non mi sembra un'urgenza, ma cosa dovrebbe fare uno in questa situazione?

     

    noioso un mese è poco. Quello che scrivi rientra ampiamente nella normalità. Non sono un medico ma ho - perbacco ;) - un'esperienza oltre ventennale con farmaci (SSRI) e disturbi ansiosi (soffro di ansia aspecifica).

    Tuttora ho una convivenza più o meno pacifica. Ma grazie ai medicinali ho recuperato un buon grado di vivibilità, fatto famiglia, mi sono affermato nel lavoro, ecc. Dunque le cure mi hanno aiutato moltissimo (ma non risolto al 100%) nel disagio. Ma questo è un altro discorso, molto soggettivo e personale (ho investito adesso anche in psicoterapia).

    I sanguinamenti: non credo siano collegabili al medicinale. Avrai semplicemente un po' di irritazione.

    Le braccia indolenzite è invece ansia pura. Un classico effetto psicosomatico, piuttosto comune, che può manifestarsi anche come formicolii o indolenzimenti.

    Ansia come il senso di angoscia, peso sul petto e tono dell'umore basso. Insomma, tutto nel repertorio.


    Anzitutto stai tranquillo: la tua specialista ti avrà avvertito di possibili - non è certo - effetti paradosso nelle prime settimane di cura. Potresti averne anche altri come sonno disturbato, agitazione, ecc. Sono destinati a passare.


    Per l'effetto benefico del medicinale dovrai aspettare ancora un po' (in genere dalle 6 settimane). Se è una recidiva, anche di più.

    Non starei insomma con il calendario in mano.


    Ricordati che la ripresa è certa ma occorre un tempo adeguato per ristabilirsi. Lo scivolamento è stato altrettanto lento. I disturbi li produciamo noi. Non sono un virus preso al bar.

    I miei consigli in questo momento sono di:


    1. Darti del tempo

    2. Riflettere (senza autoflagellarti) che i disturbi sono fastidiosi ma li produciamo noi

    3. Convincerti che è il tuo sé - la parte più recondita della tua personalità - che sta mandandoti dei messaggi, fastidiosi ma pur sempre messaggi verso un cambiamento utile alla tua crescita.
    4. Decifrare i messaggi sarà il compito più difficile e bello per affermare la tua unicità (meno autocritica, più indulgenza e più volerti bene rispetto al passato).

    5. Adesso pensa solo a riprendere il cammino, fruendo delle stampelle dei medicinali.


    Siamo in tanti a capirti qua dentro. Non avere remore nello scrivere quello che provi. Speriamo che i nostri consigli possano darti maggiore tranquillità e qualche spunto di riflessione.

    Grazie, lo psicologo a cui facevo riferimento è in realtà un "educatore". Con lui non posso fare psicoterapia, perché non è il ruolo che riveste per me, pur essendo psicologo.

    Avevo anche uno psicoterapeuta, ma non mi trovavo bene e ho interrotto. Diceva semplicemente di esporsi per l'ansia sociale e che piano piano sarebbe diminuita, ma io non riesco proprio.

    Per creare empatia occorre tempo. Tuttavia attenzione a non delegare sullo specialista aspettative, soluzioni o altro.

    La postura ed i progressi sono tutti nostri. Con pazienza e rinnovata fiducia troverai, troveremo, un equilibrio. Voluto e meritato ;)

    leila19  Pulmino73

    Ne ho cambiati tantissimi. Da maggio 24, sono stata 8 mesi da una che faceva 45 minuti, non rispondeva mai se avevi un'urgenza extra seduta e se volevi fare una seduta in più, era piena. L'avevo scelta per EMDR, ma dopo 8 mesi non avevamo iniziato, non potevo buttare soldi. Poi ho tentato con questa. Ho provato pure con queste piattaforme online, ma pure lì, in un incontro non capisci se può essere giusta. Inoltre, io trovo più utile in presenza.

    Capisco. Se non ci metti del tuo a questo punto, butta via la chiave.

    In "palestra" i primi a crederci sono gli atleti. E noi lo siamo. Perdonami se posso sembrare brutale. Lo sono anche con me. Il disagio spesso è area di comfort-discomfort.

    Provare a farla online? Ci sono piattaforme come Serenis.it o Unobravo.it facilissime da usare, anche come prova.


    Un metodo pratico, onnipresente, non costoso. Io non credo che avrei avuto la costanza di fare appuntamenti dal vivo. La scelta dello specialista è in base alle tue richieste (uomo/donna, età, etc., etc.). Puoi anche cambiare.


    Online ti connetti dove vuoi, in piena comodità.