Purtroppo sono situazioni durissime che può comprendere davvero solo chi ci è passato. Lo psicologo è utile per sollevare da senso di colpa e altri vissuti di dolore legati al rapporto e anche alla specifica relazione. Il consiglio pratico varia da caso a caso, ognuno trova la sua strada per affrontare il tutto, anche perché a livello di supporto pubblico c'è pochissimo. So che vari enti erogano fondi legati alla disabilità, ma spesso si ha diritto solo arrivati a situazioni di invalidità certificate al 100% o Alzheimer in stadio avanzato, e comunque difficilmente sono sufficienti a pagare l'assistenza necessaria. Certamente è fondamentale la delega e soprattutto potersi fidare di chi si occupa del nostro familiare, è pieno di gente inumana che lavora in questo settore: alcune cliniche sono paragonabili a lager, ma oggi grazie ad internet si possono scoprire facilmente i posti a cui non rivolgersi.
Capisco.
Per delega cosa intendi esattamente?
Cioè, un adulto lavoratore, che vive in un'altra città, da solo o con propria famiglia, come fa a sostenere la persona disabile, legge 104 a parte?
Deve licenziarsi, tornare alla città d'origine, sperando di trovare lavoro in loco?
Lo chiedo perché sono un giovane adulto lavoratore che inizia a porsi certe domande.
Mi chiedo inoltre se vivere e lavorare lontani da casa d'origine, in generale, sia una buona cosa.
Si perde la rete famigliare/parentale/amicale che soprattutto in Italia rappresenta la prima linea di supporto per chiunque.