Continuo a ritenere che in questo caso ci sia scarsa empatia nei confronti del collega.
Io ho intuito che potrebbe avere problemi di questo genere e l’ho caldamente invitato a parlarne con la direzione, perché ritengo che sia corretto nei confronti del datore di lavoro, in modo che lui stesso possa anche comprendere meglio come organizzare il lavoro.
Ma che vuol dire. Perdonami ma sembra quasi che qui il sottotesto sia "a me non frega nulla dei suoi problemi, non è mia responsabilità, ma del datore di lavoro. A me importa solo che lui faccia il suo lavoro e se non lo fa che non ricada su di me e i miei colleghi".
Purtroppo forse sto interpretando male, ma questa è la sensazione che mi lascia leggere certe cose.
Sarà che io sul lavoro sono un po' più proiettato a comportarmi come raccontava ipposam.
Non ci penserei mai a mandare un collega a parlare col capo senza prima averci parlato io e aver capito quali siano le sue difficoltà, e anche se queste sia il caso di esporle al datore di lavoro.
Il rispetto al datore di lavoro lo si da anche aiutando gli altri colleghi se dimostrano di averne bisogno.
Siamo esseri umani, non macchinette a conteggio numerico che eseguono istruzioni.