Messaggi di Saritta

    Ma secondo me il grado di parentela in questo caso è davvero lontano, quindi non ne farei un problema.

    Che rapporti hanno le vostre rispettive famiglie?

    Perché magari il peso di lei dipende più dall'imbarazzo che avrebbe rivelando la vostra eventuale relazione alle famiglie, che dalla reale percezione della parentela. Magari è più una sorta di senso morale.

    Se invece sono famiglie che non si frequentano e a malapena si conoscono, non ne vedo il problema.

    Personalmente, non riuscirei proprio a pensare a un contatto fisico/sentimentale con un cugino di primo grado, ma con uno di secondo sì, tanto per me sono perfetti sconosciuti.

    Se però a lei crea molto disagio e ti chiede chiaramente di lasciar perdere, allora lascerei perdere fossi in te, per rispetto nei suoi confronti, magari provando a salvaguardare l'eventuale rapporto di amicizia che c'era prima, se c'era.

    Dipende! Ci sono giorni in cui mi sveglio già con una voglia matta, tipo stamattina :D e siccome il mio ragazzo doveva uscire presto di casa e non c'era tempo, mi sono concessa un momento di piacere con me stessa (irrinunciabile, anche quando si è in coppia!).

    Ma ci sono giorni in cui non ci penso, o addirittura non ne ho voglia.

    Dipende da tantissimi fattori: ciclo ormonale, umore, fattori esterni, stanchezza, ecc.

    Tutti i giorni mi pare eccessivo... sarebbe forzato.

    Mi ha detto che questo metodo affronta le emozioni nel "qui ed ora", ovvero ogni evento problematico passato viene valutato in base alle sensazioni che ti dà ora, e così ogni ansia per eventi futuri, aspettative e paure. Quindi si seguono le emozioni del paziente senza forzarlo a parlare di un dato evento, ma in base alle sue necessità del momento. Mi ha detto che c'è interazione tra paziente e professionista (quindi non è un flusso di coscienza, come nella psicanalisi), e si guarda molto il linguaggio del corpo. L'obiettivo è quello di guidare il paziente e rendere funzionali quegli atteggiamenti che, ad oggi, sono disfunzionali e creano problemi.

    Ciao e buona giornata a tutti :)


    Come dice il titolo, chiedo se qualcuno di voi ha avuto esperienza diretta (o indiretta) con questo approccio terapeutico, e ha voglia di condividere qualcosa riguardo all'esperienza: metodo di lavoro in studio, sensazioni, durata della terapia, pro e contro.


    So che la scelta del terapeuta e del relativo metodo è una materia molto soggettiva, infatti non sto cercando conferme sul fatto che sia un metodo giusto o sbagliato per me; mi piacerebbe però indagare più a fondo su ciò che mi devo aspettare, ascoltando qualcuno che ha vissuto o sta vivendo tale percorso.


    Mi sono finalmente decisa ad affrontare un percorso di terapia, dopo aver rimandato per tanto tempo, con l'obiettivo di crescere e prendere consapevolezza, superare dei pesanti blocchi che mi stanno chiudendo in me stessa e gestire meglio le mie emozioni, che spesso mi dominano e mi rendono molto insicura, e per altri motivi. Ieri sera ho effettuato la prima seduta conoscitiva, e la psicologa in questione applica il metodo Gestalt. Me lo ha spiegato, e ne ho avuto una buona impressione, ma prima di lanciarmi nel percorso, mi piacerebbe sentire alcune testimonianze per farmi un'idea.


    Grazie mille.

    Ciao.

    Una domanda, forse mi è sfuggito ma non ho compreso bene: non ti è proprio possibile tornare al tuo paese d'origine? Non lo fai perché là non ci sono possibilità lavorative, oppure perché non te la senti di ritornare nel luogo e tra la gente del paese che ti ricorda il tuo "fallimento"? Oppure ci sono vincoli più seri e limitanti?

    Altrimenti, a parità di stipendio (o anche per uno stipendio inferiore), ti consiglierei di tornare là, magari appoggiandoti dai tuoi genitori, e magari trovare un lavoro in un paese vicino.

    Perché mi sembra che il sacrificio che descrivi non sia giustificabile, cioè sia insostenibile emotivamente, e ti comporti anche notevoli spese (affitto, trasporti).

    Ritrovare la dimensione umana è fondamentale per uscire dal circolo vizioso.


    Sull'attuale lavoro hai conosciuto qualcuno? Magari avere un paio di colleghi/amici potrebbe aiutare, anche solo per bere una cosa nel weekend e avere lo stimolo per curarsi e uscire.

    Dall'alto della mia inesperienza in fatto di relazioni mi viene da dire solo una cosa: le persone stanno insieme magari da anni, e sembra che facciano fatica a parlarsi di tutto senza problemi, come penso dovrebbe essere in una coppia.

    La comunicazione non è mai facilissima in effetti, anche se dovrebbe essere la cosa più naturale.

    Dipende sicuramente anche dal carattere e dalla compatibilità, ed è importante non sfociare nel conflitto.

    Voi come affrontate, se lo affrontate, il dialogo sul sesso con il partner?

    Intendo soprattutto quando sentite che vi manca qualcosa, o che comunque vi state un po' adagiando.


    Sto con il mio compagno da 5 anni, conviviamo da 2 (io 33 anni lui 42), e il sesso sostanzialmente è sempre andato bene. Anzi, all'inizio, è stata proprio quell'intesa a legarci: entrambi molto accesi, sesso appassionato un po' ovunque. C'è stato un calo con la convivenza, complice anche lo strascico del periodo Covid e tutto il peso emotivo che ne è conseguito. Per "calo" intendo una minore frequenza e più monotonia, ma comunque tra alti e bassi abbiamo sempre avuto una buona vita sessuale.

    La routine che abbiamo ora è più o meno di una volta a settimana/10 giorni (so che è un po' squallido parlare della frequenza :grinning_face_with_sweat: anche perché non è così importante, ma è solo per inquadrare la situazione. Più che altro, ultimamente è tutto un po' piatto: sempre le stesse modalità, lo stesso modo di "iniziare", lui non si sforza minimamente di creare quel minimo (e dico minimo) di seduzione, spesso zero preliminari (che non reputo indispensabili, ma io per preliminari intendo anche baci sul collo, sul ventre, ecc., è questa la parte che mi manca), semplicemente l'atto in sé in cui tra l'altro sono spesso io a "condurre". E' brutto da dire ma a volte il mio piacere deriva solo dall'atto fisico in sé e dalle fantasie più che da un reale coinvolgimento del momento. Leggevo in questo forum il commento di una persona che diceva che l'orgasmo è sopravvalutato e si può trarre piacere dal sesso anche senza giungere al culmine: lì per lì non ero d'accordo, ho pensato impossibile, l'orgasmo è irrinunciabile, però poi mi sono resa conto che per me a volte questo è vero al contrario: raggiungo l'orgasmo senza avere tratto particolare piacere dal rapporto in sé (so che sembra contraddittorio :D).

    Io per mia natura preferisco decisamente che sia l'uomo a guidare e condurre i giochi, a prendere l'iniziativa: qualche volta prendo io l'iniziativa e non è un problema, però ecco, nelle mie fantasie è l'uomo che lo fa. Tra l'altro, a lui proprio dà fastidio se io gli faccio capire cosa vorrei in quei momenti, ad esempio una volta durante la fase preliminari gli avevo preso le mani e me le ero messe sul corpo, a lui aveva dato fastidio perché si era sentito come se io gli dovessi insegnare cosa fare.

    Io però purtroppo di fronte a queste cose ci resto male, mi chiudo e mi adatto. Però rinuncio a qualcosa.

    Ma vorrei in qualche modo affrontare l'argomento, ma non so come né quando. Tanto so già che se gli chiedo se è tutto ok e se è sempre attratto da me, lui risponde assolutamente sì.

    Ultimamente faccio più spesso fantasie su altre persone, e sottolineo che restano solo fantasie. C'è tutto un enorme bagaglio di affetto, amore, amicizia che mi lega a lui e lungi da me mancargli di rispetto. Penso che le fantasie siano lecite, però ho notato in me un cambiamento, quasi cercassi attenzioni altrove o comunque avessi bisogno di stimoli.

    Ho notato, ad esempio, che di recente quando ci siamo trovati in hotel è stato molto più eccitante: posto nuovo, fascino della camera di hotel, ecc.

    .

    Mi piacerebbe leggere vostre situazioni in cui magari avete affrontato simili argomenti in coppia :)


    Davvero questa è l'unica cosa che riesci a rispondere? Ti do 5 anni, non 40.

    Il punto penso sia il "voler" uscire da una situazione.

    UghettoR va bene lo sfogo, ma questo è anche uno spazio di mutuo aiuto, cerca di aprirti ai consigli e suggerimenti, non sbarrarti già in partenza tutte le strade.

    Se hai scritto qui, è perché cerchi aiuto, non autocommiserarti troppo: la vita è tua e molte cose dipendono solo da te.

    Ciao!

    Secondo me non devi trarre conclusioni così drastiche e affrettate tipo "sarà così per tutta la vita?"

    Probabilmente stai attraversando una fase di cambiamento: ciò che facevi prima ti ha stancato perché tu stai cambiando, evolvendo, e ti senti disorientato perché non sai come colmare questa nuova lacuna.

    Datti tempo e ascolta ciò che provi, è normale che crescendo cambi anche il tipo di divertimento.

    Personalmente, a volte ripenso con un sorriso a situazioni/attività che un tempo trovavo irrinunciabili, mentre ora il solo pensiero mi fa dire "per carità".

    Riempirsi le serate e i weekend in modo ossessivo è spesso sintomo di una difficoltà nello stare da soli, fermarsi, ascoltarsi: ci dà l'illusione di avere una vita piena, quando in realtà spesso stiamo semplicemente facendo rumore per non ascoltare il vuoto.

    Accetta questo cambiamento, magari riflettendo sulle aspettative che ti crei ad esempio su una semplice serata come quella che hai descritto: cosa ti aspettavi/desideravi da quella serata? Ti sentivi semplicemente apatico oppure proprio infastidito? Senti di non avere punti in comune con quelle persone?

    A me è successo di non sentirmi a mio agio con amici e conoscenti del mio ragazzo. All'inizio ne facevo un problema, continuavo a chiedermi perché fosse così, andavo in ansia. Ora ho semplicemente capito che non necessariamente devo stringere profondi legami di amicizia o divertirmi con tutti i suoi amici: qualche volta faccio buon viso, trascorrendo una serata piacevole anche se non super divertente; altre volte, se non mi va, mi dedico ad altro e lascio a lui il suo spazio con i suoi amici, senza ansie né problemi.

    Ma questo è solo un esempio.

    Per quanto riguarda il ballo, prova a capire se si tratta solo di una noia passeggera, oppure di una chiusura definitiva. Visto da fuori, siccome il ballo è una passione ma anche una forma d'espressione, sembra un peccato abbandonare del tutto, ma d'altronde solo tu sai cosa senti dentro.

    Non dobbiamo sentirci sbagliati per ciò che ci piace o non ci piace.

    Parlane anche con la tua ragazza, se c'è un rapporto maturo di fiducia, capirà e magari potrai sciogliere un po' il muro che ti stai creando.