Volevo lasciarveli qui, affamati, mezzi ammazzati dal gelo delle estreme periferie galattiche.
Viviamo basandoci su forme apparenti.
Esteriori e interiori.
La nostra vista è breve e confusa.
Possediamo un corpo breve e confuso, e di conseguenza sentiamo la necessità di vedere e toccare e possedere.
E tutto ciò che non possiamo vedere e toccare e possedere, svanisce.
Non esiste.
Compresa la nostra interiorità.
L'interiorità si sente sola.
Dimenticata al buio.
Dove si formano buchi neri che risucchiano qualsiasi oggetto che vogliamo vedere e toccare e possedere.
Minerale, vegetale, animale, umano.
Nulla basta perché le nostre mani a lungo possono trattenere solo il nulla.
Nulla basta perché un buco nero risucchia qualsiasi cosa.
Compresa la nostra interiorità.
La solitudine non esiste quando sei fisicamente solo ma quando ti senti tale.
Quando qualcosa ti separa.
La solitudine non è fisica ma noi vediamo solo quella.
La solitudine è mancanza di collegamento tra interno ed esterno, tra individuo ed esistenza, e diventa esistenziale.
Ecco perché puoi sentirti solo in mezzo ad un gruppo di persone o vicino a qualcuno che conosci.
Quando succede è terribile.
L'Amore nutre un essere vivente per il solo fatto di esistere.
L'Amore è privo di possesso e di conseguenza privo di un oggetto esclusivo.
L'Amore non rende oggetti, non esclude, non si aspetta qualcosa in cambio e trova in se stesso la propria ragione.
E se queste parole fossero acqua e casa per il corpo, allora si potrebbe camminare e vivere ovunque.
Sotto la finestra della persona che ha ucciso il tuo egoismo con uno sguardo.
In un deserto, per accudire un fiore sotto i petali del quale vive e si riposa all'ombra una formica.
In una biblioteca ascendente le nuvole.
Insieme ad un violinista di strada nel cuore dell'inverno russo.