Messaggi di laformadelvuoto

    Una volta vidi un uomo che stava morendo di sete e intorno a lui altri uomini che discutevano su quale fosse il modo migliore per aiutarlo, che servivano fontane pubbliche, che l'acqua è un diritto di tutti. Si concentravano in eleganti e arguti ragionamenti che mostravano tutta la loro intelligenza, la loro generosità, la loro educazione civica.


    L'uomo fu salvato da un bambino che gli portò un bicchiere d'acqua.

    Non posso che concordare.


    E aggiungo:

    una persona con empatia cognitiva bassa e empatia affettiva alta potrebbe essere un bambino, nella rappresentazione comune sarebbe definita una persona "emotiva", "impressionabile", "sensibile", ma non riuscendo a mettersi nei panni altrui farebbe comunque fatica a comprenderne il punto di vista, le ragioni dietro le manifestazioni emotive delle altre persone, e anche le proprie.


    Ecco perché davanti alla sofferenza altrui che non riesce a comprende {empatia cognitiva bassa} può solo soffrire {empatia affettiva alta} e soffre molto.


    Vale per un Autistico come per un Neurotipico.


    Nell'autismo è una condizione molto diffusa la carenza di empatia cognitiva associata ad elevata empatia affettiva, sarei curioso di sapere quanto è diffusa a livello generale nell'umanità.


    Una scena classica:

    la persona si confida perché ha bisogno di parlare, sente la necessità di sfogarsi, la classica spalla su cui piangere e via dicendo, l'altra persona comprende perfettamente che sta male e lo comprende così bene che offre soluzioni proprio perché non vuole che soffra {empatia cognitiva alta} solo che in quel momento l'altra persona non vuole soluzioni, vuole solo qualcuno con cui condividere un dolore in maniera più istintiva, affettuosa, empatia affettiva.


    Da bambino gli animali mi hanno insegnato a comprendere e prendermi cura delle loro necessità {empatia cognitiva} e mi hanno insegnato a dare e ricevere affetto {empatia affettiva}.

    Aggiungo una piccola confessione.


    Anche se sono stato in grado, a lungo nella vita, di stare alle convenzioni sociali e di tenere una facciata per avere una socialità "neurotipica": a un certo punto ho deciso di smettere quasi del tutto, di non forzarmi più di tanto e di lasciare più spazio a quella parte di me che "neurotipica" non è, quella parte che se rispondo sinceramente al test per la sindrome di Asperger mi lascia fuori dal cerchio per pochissimi punti.


    Mi sforzo a tratti, per sopravvivenza e per adattamento, ma ho iniziato a sviluppare abitudini, passioni e contatti "compatibili" con un comportamento meno neurotipico. In questo processo di "rilassamento" mi è stato particolarmente utile in modo indiretto anche il lavoro di tutti quelli che hanno diffuso le informazioni riguardo gli Asperger. Persino la speculazione a riguardo che denunciavo in una risposta precedente è stata utile, poiché oggi mi basta dire una parola per ottenere maggiore comprensione dagli interlocutori neurotipici del caso.

    Inoltre vorrei sottolineare questo messaggio, mi ha molto colpito e lo trovo importante.

    Grazie.

    Relazioni interpersonali:


    in genere sono difficoltose e un punto da tenere in considerazione è lo sforzo che si compie rispetto al risultato, quindi in genere la persona Asperger per ottenere risultati, che un osservatore esterno potrebbe definire modesti, compie grandi sforzi.


    Da parte mia posso dire che non ho mai sentito dire {o letto testimonianze di persone Asperger} a un Asperger: non voglio nessuna relazione, passerò la mia vita in solitudine.


    Possono essere sposati/accoppiati, come i neurotipici, oppure sono da soli e ne soffrono, come i neurotipici.


    Non credo che i neurodiversi possano essere compresi solo dai neurodiversi e non credo che una relazione di coppia possa essere creata solo tra neurodiversi.


    Occorre imparare a conoscere le diversità altrui perché per un neurotipico un neurodiverso può essere strano, ma vale anche il contrario. Occorre capire che sono molte più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci separano.


    Credo che nessuno stia bene da solo, e quando stavo bene da solo non ero solo come lo sarebbe una persona che vorrebbe trovare compagnia ma non riesce. In quei momenti non esisteva la solitudine, non esisteva il problema, perché ero concentrato in attività che mi coinvolgevano e mi donavano soddisfazione e mi facevano sentire bene.

    Penso che la maggiore capacità di concentrazione e gli interessi assorbenti e la necessità di proteggersi da sovraccarichi sensoriali insieme alle difficoltà a relazionarsi con la maggioranza dei neurotipici in contesti neurotipici, possano aiutare un Asperger a valutare e vivere meglio la solitudine, valorizzarla in maniera differente da solito, ma quando invece di sceglierla la subisci allora può diventare devastante come per qualsiasi altra persona.


    Anche noi siamo felici nel dare e ricevere affetto, anche se magari le dimostrazioni potranno essere diverse: magari meno smancerie e puccipucci, quindi poche chiacchiere da quel punto di vista, e molte dimostrazioni concrete, pratiche


    Empatia ed emozioni [fonte esterna che ho reperito per mia comodità]:


    È un luogo comune quello che vede gli Asperger privi di empatia, come quello che li vede necessariamente dotati di capacità eccezionali.
    Dipende dalla persona, perché le differenze sono prima di tutto relative alla caratteristiche personali, alle proprie storie, alle proprie esperienze.


    Esistono due tipi principali di empatia, che possiamo chiamare empatia cognitiva ed empatia affettiva.


    L’empatia cognitiva è la capacità che abbiamo di metterci nella prospettiva di qualcun altro, di “metterci nelle sue scarpe”, è una cosa piuttosto complicata da fare, perché ci richiede di oltrepassare il nostro punto di vista, le nostre conoscenze, e di vedere il mondo da un’altra prospettiva. Alcuni la chiamano anche Teoria della mente. Essere capaci di inferire gli stati mentali delle altre persone è importante per comprendere e prevedere il loro comportamento.
    Sappiamo quali aree del cervello sono maggiormente coinvolte nell’empatia cognitiva (la corteccia prefrontale mediale, la giunzione temporo-parietale destra e il solco temporale superiore). La [maggior parte delle, N.d.R.] persone con autismo hanno difficoltà con l’empatia cognitiva e a volte possono avere molta difficoltà a vedere le cose dalla prospettiva di qualcun altro.


    L’empatia affettiva ci fa condividere le emozioni della persona con cui interagiamo o che osserviamo. È il processo per cui sussultiamo nel sentire la storia di qualcuno che si schiaccia le dita in una porta, o quando vediamo una persona con una siringa piantata nel braccio.


    Gli studi di brain imaging hanno dimostrato che tutte le aree che si attivano quando si avverte dolore (note anche come la matrice del dolore) si attivano in una certa misura anche quando osserviamo o pensiamo a questi eventi dolorosi. Questa capacità di "soffrire con qualcuno" non è [solitamente N.d.R.] alterata nelle persone con autismo, che sono sensibili come il resto delle persone alla percezione dell’espressione del dolore.


    In effetti, potrebbero essere anche più sensibili di quanto lo siano le altre persone, perché è difficile per loro prendere le distanze e non sentirsi sopraffatti nell’osservare il dolore e la sola ragione, per cui potrebbero non mostrare il comportamento premuroso e consolante come ci si aspetterebbe, è che provano una forte angoscia e hanno bisogno di prendere le distanze per non sentirsene sopraffatti.

    Fino a che useremo una sola parola per esprimere due realtà così diverse, avremo difficoltà a capirci e a comunicare l’uno con l’atro. Saremo confusi leggendo cose opposte, come, da un lato, che "l’empatia è una cosa negativa che esclude il pensiero razionale" (Paul Bloom), e dall’altro, che c’è un corso per migliorare la nostra empatia in 5/6 o 7 step.

    È estremamente importante esprimere i concetti chiaramente se vogliamo smettere di diffondere confusione, così come lo è evitare di parlare di nozioni molto diverse usando una sola parola. Dobbiamo riconoscere che l’autismo non è un disturbo dell’empatia, ma piuttosto una condizione in cui l’empatia cognitiva è ridotta, mentre l’empatia affettiva è aumentata, il che può portare a vivere situazioni molto stressanti nella vita quotidiana.


    Possono vivere le emozioni molto intensamente, una disregolazione emotiva più o meno accentuata può complicare la situazione.

    {una piccola integrazione, me ne sono ricordato sul letto e se non la scrivo chi dorme}


    Un bambino Asperger, con buona probabilità avrà uno o entrambi i genitori nello spettro compresi eventuali fratelli e sorelle, o comunque potrebbero spuntare fuori da una parte o dall'altra o da entrambi, nonne zii cugini "particolari" in famiglia se vai a guardare.


    Ne conosco personalmente più di una di famiglia così, e non sono uno psicoterapeuta/psicologo/psichiatra, li conosco e basta.

    Eh, la famiglia : D

    Penso che Bruce e molte altre persone qui dentro te ne potrebbero dire tante di cose.

    A volte, anzi molto spesso, si fanno danni senza volerlo e senza rendersene conto, pensando di fare il bene, e si subisce senza volerlo pensando che sia giusto.


    Comunque ti posso dire una cosa con certezza e quel libro che ho citato, essendo un riassunto storico degli eventi, chiamiamolo così, racconta tra le altre cose di come un tempo l'errore di credere che la teoria delle "madri frigorifero" e in genere ai genitori freddi e distaccati, professionisti laureati magari, fosse alla base dell'autismo e ne fosse la causa principale. E questo creò confusione e metodi errati di ricerca e di percorsi di "cura" e colpevolizzò moltissime famiglie che poverette avevano fatto quel che avevano potuto.


    Fermo restando che la famiglia, come qualsiasi ambiente e la famiglia è l'ambiente primario dopo la pancia della madre, è determinante sullo sviluppo del bambino.


    Un bambino che sia neurotipico o neurodiverso o neurochimera se viene cresciuto in un ambiente che non lo accetta e non lo aiuta e non lo valorizza non crescerà nella migliori condizioni.

    Però un bambino neurodiverso con genitori neurodiversi che gli vogliono bene, con tutte le difficoltà e le mancanze dei genitori, il mestiere più antico e difficile del mondo, crescerebbe bene in linea di massima.

    Come un bambino neurotipico con genitori neurotipici.


    Un tempo non riconoscendo alle cause genetiche il ruolo di cause, quindi indipendenti dall'ambiente e da sviluppi di vita successivi, ecco che sfociarono in teorie che fecero danni, e quel libro lo racconta : )

    Secondo me, in realtà lo pensavano anche latini e greci, il problema non è nel fenomeno in sé ma da come lo si vede, che tradotto ulteriormente diventa:


    ciò che una persona potrebbe superare più o meno bene, e questo non significa che non gli costerà fatica e sofferenza, potrebbe distruggere un'altra persona. Ecco perché dobbiamo usare cautela nei confronti degli altri, non sapendo quali fragilità e ferite potrebbero celarsi dietro una facciata sorridente.


    E racconto un episodio che mi riguarda e mi turbò all'epoca ma lo superai senza tanti drammi e anzi parlai per un periodo con la persona dopo la vicenda, amichevolmente.


    Credo avessi intorno ai 25 anni ed ero molto ingenuo, per certi versi lo sono ancora, conobbi una ragazza dentro una chat e iniziammo a scriverci su skype a quel tempo ancora si utilizzava. Dopo qualche mese se non ricordo male mi convinse a masturbarmi in cam e lo feci più di una volta, lei non si mostrava diceva di non avere cam, e che se l'avesse avuta non l'avrebbe usata.


    Tutte scuse, e simili scuse le potrebbe utilizzare una ragazza. Solo che nel mio caso era un ragazzo che aveva pochi anni meno di me.

    A prescindere da questo, comunque, io sono uno di quelli che crede che senza conseguenze del disturbo: il disturbo non ci sia, anche se ve ne sono tutti i comportamenti. Questa è la tesi che va (o che dovrebbe andare) per la maggiore tra chi valuta.

    Bruce io la penso come te, se vivi più o meno bene e hai accettato te stesso e hai imparato a gestirti, chiamarti Asperger o l'uomo Ragno o Ermenegildo quello strano in fondo alla strada non ti cambia nulla, anche se ciò non cambia il fatto che se fosse necessario le tue {tu generico} caratteristiche potrebbero essere inquadrate all'interno di determinati profili "particolari".


    La diagnosi serve a chi ha dei problemi che non riesce a risolvere da solo e crea problemi a sé stesso e a coloro che sono intorno a lui, e serve ai professionisti perché più precedenti si creano meglio si potranno trattare i casi successivi, come per il sistema legislativo.

    E questo non lo dico per te, tu lo sai ma stiamo parlando in pubblico.


    Ecco perché per molto tempo gli specialisti sono stati molto cauti, ed esisteva molta confusione, perché esistevano persone che erano riuscite a costruirsi una vita e stavano meglio di tanti neurotipici, mentre altri necessitavano di grande aiuto altrimenti sarebbero morti pur non essendo i classici autistici catatonici o quelli a basso funzionamento descritti da Vixen.


    Si dice sono Asperger o sono Autistico, il costrutto "sindrome di Asperger" è stato utilizzato sempre meno perché pur non essendo scorretto nella pratica orale avrebbe condotto ad ambiguità come "ho l'Asperger".


    Non sono malattie, non sono condizioni che risolvi con una cura e un percorso, anche perché ci sta di mezzo la genetica, e ricordo a tutti che io sono mister nessuno quindi parlo a nome mio.


    Sono differenti condizioni di funzionamento con deficit, ritardi a volte molto pesanti.


    Esistono studi e attenzione costante, esistono percorsi psicoterapeutici e cure farmacologiche che aiutano a gestire ma non risolvono, almeno per ora, esistono strategie di adattamento, esiste la possibilità di comprendere meglio una condizione particolare per comprendere meglio anche se stessi e l'essere umano in generale.


    In futuro chissà, è così grande e così distante e così pauroso il futuro a volte...come uno splendido animale selvatico, un leviatano, un...

    Hagumi nessuna ironia, quel wow è relativo ad una domanda bella e interessate e non meno complessa.


    Non sono "banalità" per nessuno, io ti ho risposto con sincerità e rispetto e passione, mettendoci il cuore e la mente e se tu hai percepito altro mi dispiace sinceramente.
    Vuoi parlare dal vivo? Vuoi la mia email? Non c'è problema per me.


    Ecco altre mie esperienze dirette, visto che sul momento sembra io sia l'unico Asperger presente.


    Spero possa essere utile a qualcuno, e aggiungo per chi non dovesse conoscere il tema:

    non prendete me come modello di riferimento, le differenze tra gli Asperger possono essere notevoli anche per via delle vite differenti che ogni individuo vive.

    Esistono dei tratti in comune che nel corso delle pagine precedenti sono stati raccontati, tratti comuni che permettono di creare una teoria generale, ma poi come sempre tutto va' contestualizzato e calato nel singolo caso specifico e quello può farlo solo la persona interessata insieme allo specialista competente.


    -di base non mi piaceva mangiare al tavolo con altre persone, non mi sentivo a mio agio soprattutto se il numero era superiore a poche persone, e non tolleravo se qualcuno mi fissava fosse stata anche mia madre, non ho mai chiesto e sottolineo mai a qualcuno di andare a cena fuori {preferisco stare a casa e cucinare} erano sempre gli altri a chiedermelo, persone che non erano del posto conoscevano ristoranti e locali meglio di me che ero nato e cresciuto lì...tuttora preferisco mangiare da solo o comunque con poche fidate persone e non mi viene proprio spontaneo il pensiero di andare a cena fuori, anche se comunque se mi porti in un bel posto dove si mangia bene lo apprezzo, amo la buona cucina anche se di base mangio quasi sempre le stesse cose ma sono pronto a cambiare e conoscere cibi nuovi prima di tornare ai miei cibi abituali, anche perché devo fare attenzione avendo una malattia diverticolare con substenosi del sigma


    -iperfocus, interessi assorbenti, e non è tanto ma quanto è strano l'interesse e quanto diventa strano anche un interesse comune quando non riesci a distaccartene e non mangi o dormi e non smetti di pensare o parlare di esso, poi c'è chi riesce a controllarsi con le persone e chi no e le investe con una valanga di informazioni non richieste che nemmeno interessano all'altra persona


    -da bambino la macchina mi uccideva se ci passavo troppo tempo dentro e il 90% delle volte vomitavo più di una volta e se non vomitavo stavo male, l'olfatto mi si acuiva in maniera spaventosa e anche le sfumature degli odori mi disgustavano, mi aggredivano, ad esempio le plastiche interne dell'abitacolo, i tappetini


    -ti viene da urinare come succede ai cani quando sono felici o impauriti e loro la fanno lì, io vado in bagno, e in periodi in cui ero stressato particolarmente era un calvario...potrebbe anche prenderti all'intestino...


    -quando ero particolarmente felice o nervoso per gestire quel "sovraccarico" {positivo o negativo che fosse} mi strofinavo le mani molto velocemente facendo delle smorfie ma ho capito presto da bambino che era meglio farlo solamente quando non mi vedeva nessuno o quando ero solo, così andavo in bagno e lì mi scaricavo ma quando non riuscivo a controllarmi per fortuna venivo preso in giro in maniera leggera...lo faccio ancora ma difficilmente non riesco a controllarlo come quando ero bambino e anche allora riuscivo almeno il 50% delle volte.

    Poi ci sono i movimenti rapidi delle gambe, quelli sono socialmente accettati quindi ne faccio largo uso quando sto seduto, ho dondolato pochissimo... solo in momenti molto molto stressanti ma sono episodi isolati, le mie stereotipie sono relative a mani gambe e smorfie e infatti anche mia nonna strofinava le mani emettendo smorfie e lei si molleggiava anche sulle gambe nel frattempo, ahahahahah era bellissima. Ovviamente lei non ha mai scoperto di essere autistica, ha messo al mondo 5 figli, ha vissuto la sua vita con tutto il carico di gioie e sofferenze che spetta ad ogni essere vivente e alla fine qualche anno fa è morta


    -anche in presenza di persone fidate che conoscevo molto bene e sapevo che non mi avrebbero mai fatto del "male": stavamo lì seduti, io ascoltavo di solito senza parlare e improvvisamente qualcosa cambiava, sembrava che non stessero ridendo con me ma di me, ma com'era possibile, ma cosa ti salta in mente e poi così all'improvviso da un secondo all'altro, eppure in quel momento non capivo, sembrava che stessero ridendo di me e mi rabbuiavo e mi incupivo, anche perché non chiedevo spiegazioni ero del tutto autoreferenziale all'epoca...fino a quando non dicevo qualcosa che gelava i presenti, che mi volevano bene e lasciavano stare, potevo essere spietato senza che me ne rendessi conto, anche perché quando volevo ero in grado di utilizzare molto bene il linguaggio e avendo anche un bagaglio ricco non è che ferivo con una parolaccia, anzi ero in grado di scendere sul personale e colpire molto duro e non sapevo nemmeno io come fosse possibile che capissi certe cose, comparivano nella mia mente e senza che mi sforzassi, eppure le capivo e ci prendevo e la persona veniva colpita duramente


    -non ero mai io ad andare verso gli altri, a cercarli o chiamarli al telefono o dal vivo, se non lo facevano loro io stavo da solo e al massimo mi incupivo pensando "perché nessuno mi cerca?". Si trattava delle poche volte in cui non erano gli altri a cercarmi e magari si sarebbero aspettati che per una volta lo facessi io lo sforzo... ma figurati, io ero quello che nemmeno ti rispondeva al telefonino, a volte lo spegnevo e lo lasciavo dentro un cassetto anche per una o due settimane, poi quando finivano le misure di isolamento che avevo predisposto nei confronti del mondo allora ero pronto e cercare contatti umani. Al telefono fisso avevo smesso di rispondere perché era ancora peggio, non avendo modo di capire chi fosse a telefonare, e poi quando spesso capitava il telemerketing e io non ero in grado di staccarmi e rifiutare, diventavo succube del venditore e accettavo tutto, quindi anche per questa ragione odiavo il telefono che per me è un mezzo innaturale, che mi crea più fastidi che altro ma per una serie di ragioni mi sono trovato costretto a possederne uno, fate conto che il primo smartphone lo comprai tipo nel 2015, altrimenti ne avevo uno che nemmeno si collegava ad internet, per me Internet era ed è il computer fisso o mobile che sia collegato ad una rete


    -ho preso a calci e pugni computer fissi e portatili, ho preso a pugni armadi, alberi, pareti, sangue tanto sangue, ho massacrato le mie mani che per fortuna ho indurito con le arti marziali... almeno resistono, ho distrutto cellulari, oppure mi veniva l'istinto di colpirmi tipo il classico "schiaffi in testa" ma non l'ho mai fatto a volte qualche schiaffo in faccia, forte, di quelli che lasciano il segno rosso, di solito quando esplodevo mi facevo del male attraverso gli oggetti e/o distruggevo oggetti, esplosioni incontrollate che rientrano nel "meltdown", accumuli accumuli e poi, boom... esplodi proprio perché tutta l'energia accumulata viene rilasciata tutta insieme in un tempo brevissimo


    -nello shutdown invece il cervello si protegge staccando, spegnendosi, per proteggersi dal sovraccarico sensoriale e emotivo, puoi anche addormentarti nell'arco di pochi secondi, hai bisogno di luci basse, un luogo calmo, insomma ridurre gli stimoli sensoriali al minimo se non puoi azzerarli


    -se io penso a quando "ho camminato lungo quel sentiero in campagna con tre margherite" vedo la scena come un filmato e posso aggiungere o togliere elementi, fermarlo, mandarlo avanti o indietro, e questo vale anche per i ricordi, se qualcuno mi racconta "oggi mi sono svegliato e sono inciampato sopra il gatto e sono caduto contro il cane che è caduto contro mia nonna", io lo vedo e lo sto vedendo anche ora mentre lo scrivo. Posso immaginare un carro armato e ruotarlo sull'asse cartesiano, smontarlo a pezzi e ricomporlo e, meglio, conosco i pezzi e la meccanica e maggiori saranno i dettagli, posso cambiargli colore, come posso cambiare gli abiti e qualsiasi altro aspetto all'immagine della persona che esiste dentro di me.

    I gradi di dettaglio sono differenti tra le differenti esperienze, i colori sono sbiaditi, di solito o comunque non dettagliati, i suoni sono esclusi e lo stesso gli odori.

    Questa però non è solo una modalità di pensiero è qualcosa che può assorbirti, diventano esperienze interiori molto molto vivide.

    Possono durare secondi e assorbirmi in maniera superficiale o possono durare molto di più e assorbirmi in maniera profonda e a quel punto io non sono più lì dove si trova il mio corpo, sto vivendo innumerevoli esperienze. Possono essere esperienze molto brutte o molto belle quindi possono colpire e sconvolgermi in profondità, e in quel momento sono più vere e intense della realtà circostante


    Ero convinto che tutti funzionassero come me, lo davo per scontato anche perché parlando e confrontandomi pochissimo con le altre persone non potevo certo capire come loro funzionassero, quando sono stato diagnosticato mi spiegarono che questo è un tratto che rientra nel Gifted, cioè quei doni/capacità particolari che non sono diffuse nemmeno tra gli Asperger.

    La situazione più tipica era quando vedevo un film: all'improvviso mi assentavo e senza che me ne rendessi conto, la consapevolezza del mio essermi assentato torna quando emergo da quello stato e mi rendo conto che ho perso gli ultimi 30 secondi o gli ultimi 20 minuti di film. A volte mi succedeva quando ascoltavo musica, oppure quando leggevo ma in questo caso era un problema che riscontravo subito e mi impediva la lettura e la comprensione, perché la lettura è attiva e richiede concentrazione e sforzo, non puoi pensare ad altro o almeno non puoi farlo se vuoi raggiungere un certo grado di profondità e comprensione riguardo argomenti complessi che mettono in moto ragionamenti complessi.