Sinceramente non capisco : cosa ti avrebbe impedito - a maggior ragione se definisci "palesemente ed evidemente assurde" le sue affermazioni - di riconfinarla in piena (tua) calma e lucidità, anche solo in poche battute ?
Se poi il rapporto non ti interessa (mi pare che sopra parlassi di una sorellastra, oltretutto) ma certo che la soluzione più pratica può essere quella di tagliare la frequentazione.
Ma credo converrai che una cosa è tagliare la frequentazione con la sorellastra da adulti ed autonomi, e ben altra cosa è tagliare la frequentazione con i propri genitori, e magari dalla condizione di ragazzi non aventi alcuna autonomia.
Ma poi, a prescindere dall'autonomia, io parto visceralmente dal concetto che chiudere il rapporto con un genitore...ma anche quando sia il peggiore pensabile...fa male soprattutto a noi stessi, e significhi costruire quel pesantissimo cadavere che ci porteremmo in spalla ovunque andassimo.
E quel cadavere si dissolve soltanto quando hai (o ti dai) modo di CAPIRE perchè il "carnefice" si sia rivelato tale con te.
Quello tra genitori e figli è un rapporto troppissimo essenziale PER TUTTI da poter essere "risolto" in questo modo categorico-sbrigativo e (secondo me) più che illusorio.
Pensa a quanti figli adottati, che ormai sono adulti e belle persone, cresciuti dalle belle persone che li adottarono e a cui sono devoti e riconoscenti...si trovano a ricercare madre e padre biologici...ma anche da cinquantenni sereni e con loro famiglie serene!
E quanti arrivano (nella loro maturità) a dire "mamma, papà...vorrei solo potervi abbracciare...Non ho nulla da recriminare, e da padre (o da mamma) so che se mi hai lasciato è perchè qualcosa di importante ti ha impedito di tenermi con te!" .
P.s. : il tuo rapporto con quella sorella mi ha ricordato quello tra mio marito e sua sorella (secondogenita).
Mio marito era INDISCUTIBILMENTE l'aguzzino (vero) di sua sorella. Pare che alla base ci fosse il suo complesso del "primogenito defraudato" che per ragioni ignote l'ha preso così di brutto da riviverlo anche verso i propri figli, in totale assenza di senso paterno.
In breve: ho assistito per un numero indicibile di volte a pranzi e cene di famiglia trasformati in platee per attacchi al vetriolo di mio marito a sua sorella, completamente gratuiti, che nascevano da nulla (o meglio nascevano da lui). Non di rado degeneravano in pianti di mia cognata. Altri loro parenti mi dicono che questa solfa era ancora peggiore quando i due fratelli erano ragazzini, tanto da rendere indesiderabile di stare a pranzo o cena con loro.
Da notare, fra l'altro, che mio marito per sua sorella era un mito, e ne era pure gelosissima!
Ebbene : quello che mi chiedevo ogni volta che assistevo a questi siparietti, credimi, non erano i perchè di mio marito (li conoscevo perfettamente e sapevo che lui non avesse per la sorella nessun affetto e nesssuna stima), ma erano i perchè di lei, del suo SUBIRE il giogo fraterno come un pesce che abbocca all'amo, del suo non saperlo riconfinare anche con una battuta, e del suo regolare finire in lacrime...quando per evitarle sarebbe bastato rendersi conto che tuo fratello non ti sta parlando da fratello amorevole, e quindi puoi smascherarlo subito e lasciarlo di sale sul posto. E invece no...quella abboccava e più lei abboccava e più lui infieriva...
Quante cose sarebbero andate diversamente se solo lei avesse CAPITO il problema del fratello e avesse saputo condursi di conseguenza?
Di sicuro avrebbe sofferto lei molto meno, e chissà...magari avrebbe potuto aiutare suo fratello a raddrizzare le proprie idee distorte, con vataggio di lui e di tutti...