A poco più di 40 provo la stessa cosa, un grande bisogno di una mamma che mi voglia bene e soprattutto me lo dimostri con gesti di accudimento e cura, quelli che ho ricevuto da altre figure, come mio padre, mia nonna, mia sorella, mio marito. Non da lei.
In questi anni ho avuto modo di rifletterci a lungo, l'accudimento di una mamma è una cosa speciale, insostituibile, e quando manca per qualche motivo la ferita che si ha nel cuore è quasi incurabile, o meglio bisogna imparare a conviverci.
Io ho attraversato diverse fasi; c'è sicuramente un dolore, ma più che dolore direi un dispiacere per la mancanza che ha pervaso la mia vita sin dall'infanzia, questo dispiacere ha accompagnato in qualche modo e misura tutta la mia vita, e come una musica di sottofondo a volte è stata così bassa che non l'ho nemmeno percepita, altre si è fatta sentire in modo straziante, come quando sono a mia volta diventata mamma. Ancora ci convivo e ci combatto con questo dispiacere, la consapevolezza di esso l'ho elaborata e maturata tardi, ma averla è già un passo avanti perché si può tenere a bada, si può imparare ad amarsi un po' di più, a darsi da soli quell'affetto che manca, e a non cercarlo in altre figure che non devono e non possono sostituirsi a una madre.
Dei dolori che ho affrontato nella vita questo è il più profondo e pervasivo; ho sofferto quando ho vissuto dei lutti importanti, ho sofferto quando sono finiti degli amori, ho sofferto quando ho attraversato una malattia debilitante. Ho affrontato e superato queste cose, ma non ho superato l'avere una madre vivente che non mi ama, è una circostanza troppo innaturale per potersela lasciare alle spalle. Oggi ho 40 anni, non credo che ne bastino altri 40 per superarla.