L'ingiustizia di come sono stata cresciuta da mia madre

  • Come scrivevo altrove, ritengo di aver subito una grave ingiustizia per come sono stata cresciuta da mia madre.


    La mia crescita è stata segnata dal suo disprezzo, dalle sue urla, dai suoi silenzi punitivi, dalle sue reazioni spropositate rispetto a ciò che accadeva, dal suo (seppur raro) lancio di oggetti. Da notare che, anche se in casa c’erano anche i miei fratelli (tra cui una sorella) e mio padre, il capro espiatorio della rabbia di mia madre ero sempre solo io. Con mia madre, da anni, ho pochi contatti proprio perché non ritengo giusto il modo in cui mi ha cresciuta.


    Il mio carattere, con tutti i suoi difetti, penso derivi molto anche da tutte quelle situazioni.


    E, pur volendo io ora vivere una vita migliore, non riesco a lasciar andare la memoria di quel passato.


    Penso che una delle cose che più mi fanno male sia il fatto che nessuno riconosca questa ingiustizia che ho subito.


    Mia madre si ritiene sanissima, in quanto è andata a fare una (sì, una!) visita da uno psicologo e questi non le ha rilevato nulla. Tuttavia, dubito che lei si sia messa a urlare o a tirare oggetti durante la seduta...


    Mio padre e i miei fratelli, pur riconoscendo il non semplice carattere di mia madre, non dicono altro e mi fanno pesare la decisione di voler avere pochi contatti con lei.


    Le amiche a cui ho raccontato alcuni episodi mi guardavano un po' allibite e mi hanno incitato a "risolvere le incomprensioni" con mia madre. Avrei voluto vedere se gli stessi episodi avessero avuto per protagonista non una madre, ma, per esempio, un ipotetico fidanzato, se mi avrebbero lo stesso consigliato di riappacificarmi o mi avrebbero magari detto in quel caso di scappare a gambe levate... Nessuna mi ha più chiesto nulla successivamente.


    Mio marito mi ascolta sempre quando racconto episodi del passato e mi dà ragione, ma mi sembra poco interessato all’argomento, e so che pensa che dovrei lasciarmi tutto alle spalle e guardare avanti.


    Ma com'è possibile accettare l’ingiustizia di essere stati cresciuti così?


    Non voglio dimenticare perché mi sembra farei uno sgarbo alla me bambina. Io lo so cosa ha vissuto, io non la dimentico.


    Certo, per la me di adesso è probabilmente un atteggiamento controproducente, perché distrae energie dal presente e dal futuro. In effetti, ragionandoci ora mentre scrivo, non so se la me bambina, vedendomi ora, sarebbe contenta di me.


    Qualcuno di voi ha vissuto situazioni simili?


    Siete ancorati alle ingiustizie del passato o riuscite a vivere una vita focalizzata sul presente?

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Ciao, niente da ridire...hai subito una vera e propria ingiustizia. Tua mamma non ha giustificazioni!

    Non voglio dimenticare perché mi sembra farei uno sgarbo alla me bambina. Io lo so cosa ha vissuto, io non la dimentico.

    La risposta è tutta qui.


    La te adulta sta cercando di proteggere la te bambina, ma nel mentre la te adulta rimane bloccata con quella bambina.

    L'ideale sarebbe che tu riuscissi a prendere per mano la te bambina e accompagnarla in questo percorso doloroso.


    Hai mai provato a scrivere una lettera alla te bambina? Dirle tutte quelle cose che avresti voluto sentire dire da tua mamma?

  • Alcune ferite del passato sono molto profonde e sanarle risulta quasi impossibile. Ci sono dei momenti dove a ondate ritorna il dolore di ciò che si è vissuto, il senso di ingiustizia e di impotenza. Forse queste ferite non saranno mai guarite del tutto ma è possibile rendere i loro effetti più contenibili, circoscritti. A volte a me arrivano come ondate che devastano tutto, dover ricominciare da capo è molto faticoso, alla fine sei esausta, sfiancata. Che dire, parli di un marito con cui ti sfoghi e avere attorno una rete di persone fidate e amorevoli, che ti ascoltano, ti supportano e ti fanno sentire protetta, amata, è molto importante. Per il resto, aiuta tanta, tanta terapia.

  • Ciao Ludo, ti ho letto l'altra volta, ma in quel momento non me la sentivo di risponderti. Lo faccio ora.

    So di cosa parli e il mio racconto è lungo, quindi cercherò di riassumerlo.

    Sono stata cresciuta anch'io da una madre che non è stata capace di amarmi. Ho subito maltrattamenti e indifferenza fin da piccolissima, tanto è vero che ho rimosso tanti episodi, ne ricordo pochi.

    Ma la nostra parte emotiva ricorda tutto, se la vogliamo chiamare così. Da qui tutta la mia vita, cresciuta in compagnia dell'ansia.

    Non ne sono stata consapevole fino a quando non ho iniziato ad andare in terapia. Il 90% delle mie problematiche viene da lì, dal famoso attaccamento materno disfunzionale.

    Ora, cercare appoggio nei familiari o compagni non risolve molto, perché loro non hanno il tuo vissuto, ne hanno altri.

    L'unica cosa che mi sento di consigliarti è di andare in terapia, e te lo dico con il cuore, perché so quanto dolore ci si porta dentro.

    Per qualsiasi cosa, io sono qua.

  • Vi ringrazio per le risposte.

    Ho fatto anni di psicoterapia con diversi psicoterapeuti; uno di questi percorsi comprendeva la terapia EMDR. Purtroppo nessuno di questi percorsi mi ha fatto stare meglio, e non ho mai trovato uno psicoterapeuta con cui mi sia sentita veramente capita. Con l’ultimo psicoterapeuta, poi, a fine percorso mi sentivo peggio che all’inizio…

    Ora mi ritrovo "nel mezzo del cammin di nostra vita", con una vita che non sento del tutto mia. C’è sempre più fatica nel vivere la vita quotidiana (ho dei notevoli problemi di ansia e, anche se nessuno me l’ha diagnosticato, personalmente penso di avere tutti i sintomi di un complex PTSD, derivante da come sono stata trattata durante l’infanzia) e vedo sempre meno opportunità all'orizzonte

    (quando ero più giovane almeno avevo mille sogni, anche se poi ne ho concretizzati ben pochi, ora mi sembra di non avere nemmeno più quelli).

  • C'è stato un periodo della tua vita in cui ti sono sembrati piu sopportabili?

    No, purtroppo direi di no.

    Speravo che sentendo meno mia madre le cose sarebbero migliorate - anche perché il suo atteggiamento nei miei confronti è rimasto tale e quale anche quando io ho raggiunto l’età adulta, e speravo che riducendo i contatti con lei sarei stata meglio, lontano dalla sua critica costante. Ma è da qualche anno che sono low contact con lei e le cose per me non sembrano essere migliorate.

  • Stavo ripensando, forse il momento in cui sono riuscita a pensarci meno è stato il momento in cui mi sono trasferita al mare (dove abito tuttora), molti anni fa.


    Era un mio grande sogno a prescindere da tutto, e contemporaneamente mi aveva consentito di mettere molti km tra me e la mia famiglia. Mi sembrava un nuovo inizio, vedevo così tante possibilità all’orizzonte.


    Eppure, nel tempo ho visto quante mie risposte automatiche (e controproducenti) agli eventi derivavano da come ero stata cresciuta, quanta ansia avevo nella vita quotidiana, quanto appariva impossibile cambiare - anche cercando aiuto nella terapia - e credo che tutto ciò abbia riportato sempre più a galla quel sentimento di aver subito un’ingiustizia.


    Avevo anche pensato che quel sentimento persistente fosse in parte dovuto al fatto che, anche se a molti km di distanza, sentivo spesso mia madre per telefono, e avevo con il suo comportamento di allora un promemoria costante di ciò che avevo passato anche da bambina. Ma appunto, come dicevo in un messaggio precedente, da qualche anno la sento di rado eppure quel sentimento di aver subito un’ingiustizia non si è affievolito.

  • Ciao Leila, mi spiace.

    Per quanto mi riguarda, ho provato per decenni a parlare con mia madre.

    Quando le faccio una critica puntuale su una cosa specifica, lei parte all’attacco citando tutti i miei difetti e le mie mancanze da quando sono nata.

    Quando le ricordo episodi del passato, lei nega tutto, dicendo che non si ricorda, che avevo capito male, che lei non potrebbe mai fare una cosa simile, o che se per caso ha fatto una cosa simile è perché io l’ho portata a comportarsi così.

    Per questi motivi, e per i mille episodi successi (con sue urla, derisioni, accuse ingiuste, eccetera eccetera eccetera), anni fa ho smesso di voler cercare di avere un rapporto costruttivo con lei. Ho contatti minimi, derivanti dal mio voler mantenere rapporti con il resto della famiglia.

    Con tristezza, ammetto che quando non la sento non mi manca. Ciò che mi manca è la madre che non ho mai avuto, una madre comprensiva, accogliente e amorevole.

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