Controllare gli imprevisti

  • Ultimamente, interagendo con molti di voi, alcuni hanno percepito la mia mania del controllo.

    Mi sono sempre fatto molte domande riguardo a questa tematica.

    Le domande sono molte, ma mi mancano alcuni pezzi che solo una o più persone esterne (voi) possono darmi.

    Spero abbiate voglia di andare a rileggere alcuni miei messaggi (o che li ricordiate, anche sommariamente). Partendo da ciò che ho scritto nel forum, potreste darmi qualche indicazione?

    Da cosa si vede che sono controllato? Questo controllo ostacola così tanto il dialogo, quanto meno nel forum? Potete aggiungere qualche considerazione ulteriore e/o qualche consiglio per aiutarmi?

    Grazie in anticipo.

  • Ciao, da parte mia non vedo ostacoli nel dialogo, anzi mi sembri sempre molto aperto al confronto.

    La mia percezione, è che invece tu abbia la tendenza al controllo (totale) della tua vita e degli eventi, anche quelli più improbabili. Ma non sono uno psicologo e magari la mia percezione è errata :)


    Avevo anch'io manie di controllo, che mi avevano portato, tra le altre cose, a sviluppare un'ipocondria piuttosto pesante da gestire. La psicoterapia mi ha insegnato a spostare il mio desiderio di controllo dagli eventi, alla reazione ad essi.

    Cerco di spiegare meglio: noi non abbiamo il controllo sulla maggior parte degli eventi, ma abbiamo pieno controllo sul modo in cui possiamo reagire ed affrontarli.


    Capire questo, per me, è stata una liberazione. E mi sono reso conto di quanto sia faticoso e stressante immaginare di avere un pannello di comando, con cui controllare tutta la nostra vita e tutti gli eventi che (statisticamente o meno) potrebbero accaderci.

    Come diceva la mia psicoterapeuta "la vita va presa anche con un pò di leggerezza" :)

    Accettare non significa rassegnarsi - Mai giocare a scacchi con un piccione

  • Tanto per cominciare, grazie ad entrambi. Volevo alimentare la discussione rispondendo alle argomentazioni di LeggeraMente.

    La mia percezione, è che invece tu abbia la tendenza al controllo (totale) della tua vita e degli eventi, anche quelli più improbabili.

    Esatto. I motivi sono due: temo sempre un attacco d'ansia e di essere giudicato male dal prossimo. Ironia della sorte, non è l'evento in sè a causare il controllo, ma la mia paura della reazione che potrei avere.

    noi non abbiamo il controllo sulla maggior parte degli eventi, ma abbiamo pieno controllo sul modo in cui possiamo reagire ed affrontarli.

    Per quanto mi riguarda, provo a reagire con calma. A volte, però, sono talmente stressato da cosa accade nell'evento che mi causa ansia. L'esempio classico sono le discussioni. Poniamo l'esempio che questa discussione sia fatta oralmente e non su un forum. Ognuno dirà la sua opinione. Spesso percepisco queste opinioni in modo errato: diciamo che le vedo come accuse nei miei confronti, come se dicessi a me stesso "Ho il tal difetto che devo correggere".

    E qui parte la reazione. Cerco di reagire con calma, esponendo il mio parere, ma poi....poi mi sembra di essere accusato solo di essere fatto in un certo modo. Lo so che non è reale, ma ....vallo a dire al mio inconscio ;). Hai presente la scena del biliardo nel primo Fantozzi e cosa accadde al 38° coglionazzo? Il mio collega (sono ragioniere anche io) reagisce quasi umiliando con un triplo filotto reale ritornato con pallino il Direttore Onorevole Cavaliere Diego Conte Catellami.

    Io, a differenza del collega, mi sembra di non avere qualcosa a cui appligliarmi per difendermi. Non riesco a dire "Sono fatto così: accettatemi".

  • È come se tu partissi già prevenuto e, siccome ti porti dentro questa paura del giudizio, vedi ogni intervento come un attacco alla tua persona. Vedi fuori ciò che tu hai dentro. Se non ti accetti tu per primo, come vuoi che gli altri ti accettino? Al tuo inconscio ci devi parlare tu. :)

  • Esatto. I motivi sono due: temo sempre un attacco d'ansia e di essere giudicato male dal prossimo. Ironia della sorte, non è l'evento in sè a causare il controllo, ma la mia paura della reazione che potrei avere.

    L'ansia si nutre delle nostra paura, se le togli questo elemento, l'ansia scompare.

    Se ho ben capito non è l'evento in sè che ti preoccupa, quanto la tua reazione. Beh ma su quella hai il pieno controllo, puoi decidre tu come reagire. O temi che potresti reagire in modo non ottimale?


    Per quanto mi riguarda, provo a reagire con calma. A volte, però, sono talmente stressato da cosa accade nell'evento che mi causa ansia. L'esempio classico sono le discussioni. Poniamo l'esempio che questa discussione sia fatta oralmente e non su un forum. Ognuno dirà la sua opinione. Spesso percepisco queste opinioni in modo errato: diciamo che le vedo come accuse nei miei confronti, come se dicessi a me stesso

    Tu hai per caso un 'giudice interiore' molto severo? Cioè tu ti giudichi in un certo modo (negativo) e temi che anche gli altri possano fare altrettanto. Se è così mi rivedo molto in questo atteggiamento, ero il peggior nemico di me stesso.


    E qui parte la reazione. Cerco di reagire con calma, esponendo il mio parere, ma poi....poi mi sembra di essere accusato solo di essere fatto in un certo modo. Lo so che non è reale, ma ....vallo a dire al mio inconscio ;). Hai presente la scena del biliardo nel primo Fantozzi e cosa accadde al 38° coglionazzo? Il mio collega (sono ragioniere anche io) reagisce quasi umiliando con un triplo filotto reale ritornato con pallino il Direttore Onorevole Cavaliere Diego Conte Catellami.

    Io, a differenza del collega, mi sembra di non avere qualcosa a cui appligliarmi per difendermi. Non riesco a dire

    Qui credo sia sempre colpa del tuo giudice interiore, che ti fa sentire inadeguato e senza difese.


    Tu hai un'idea da dove viene questo meccanismo di auto svalutazione e giudizio? Potrebbe esserti utile per capire anche come porvi rimedio.

    Accettare non significa rassegnarsi - Mai giocare a scacchi con un piccione

  • che ti fa sentire inadeguato e senza difese

    LeggeraMente la parte del tuo messaggio che ho citato si è manifestata nel week-end, assieme al controllo.

    Premetto: mio padre compirà 76 anni a metà ottobre.

    Ieri stavamo parlando del più e del meno. Ad una mia domanda mio padre ha risposto "Ho 76 anni: devi pensare anche a quando io non ci sarò più!".

    È una frase vera, probabilmente dettata dal fatto che nessuno di noi ha ancora superato la morte di mia madre, avvenuta nel 2022. Stamattina, invece, quando l'ho sentiton al telefono, abbiamo parlato di regali (per il titolo: da un estremo all'altro). Questo per dire che non è un argomento ossessivo da parte sua.

    So che la morte mi fa mortalmente paura: se non si tratta di tanatofobia, poco ci manca.

    Dal particolare (la morte) al generale, il passo è breve. Temo gli imprevisti più di ogni altra cosa. I motivi sono sostanzialmente due:

    1. Temo di avere un attacco d'ansia: mi comporto come una persona che ha una qualsiasi allergia alimentare non mortale. Se non si è masochisti, quell'alimento non si mangia. Siccome so che certe cose possono causarmi ansia, le evito. Da anni non ho attacchi d'ansia bloccanti, ma il ricordo del malessere è alto.

    2. Non posso essere preciso, sia perché non siamo nella sezione privata, sia perché non ho trovato una risposta dentro di me. Ogni tanto vorrei fare esperienze particolari, possibilmente in compagnia di qualcuno. Se qualcuno mi chiedesse quale esperienza mi piacerebbe fare, non saprei rispondere. Il mio cervello non memorizza l'informazione, che passa alla velocità di un fotogramma sullo schermo. Per dargli un nome, chiamiamo l'azione X. Ecco: il pensiero dell'azione X sbatte contro il muro della domanda "Se faccio X, cosa penseranno gli altri di me?".

    Per rispondere alla tua domanda

    Tu hai un'idea da dove viene questo meccanismo di auto svalutazione e giudizio? Potrebbe esserti utile per capire anche come porvi rimedio.

    Assolutamente sì. Sono nato in una famiglia con regole molto rigide, sono stato oggetto di bullismo. Questo ha fatto sì che sia a scuola, sia a casa, se facevo un qualsiasi errore venivo ripreso o schernito.

    Sul porvi rimedio, so cosa mi ci vorrebbe a livello pratico: io lo chiamo uno sparring-partner. Una persona più o meno mia coetanea, più spigliata di me, ovviamente amica, che capisse queste mie difficoltà e che mi aiutasse a sbloccarmi.

    Forse esagero, ma sarebbe meglio di qualsiasi psicologo. Le sedute hanno il difetto di essere - in questo senso - piuttosto teoriche: io ho bisogno dell'esperienza pratica e della compagnia di qualcuno. Potrei parlarne per anni con lo psicologo, ma poi sarei io a dover agire. Non è solo una questione di coraggio: cosa fare e con chi farlo è un altro problema, molto più pratico e meno psicologico.

    Un'ultima cosa, LeggeraMente: qualsiasi cosa penserai, ti devo ringraziare. Erano cose che volevo esprimere. Forse ce l'avrei fatta anche aprendo una discussione, ma la tua domanda mi ha reso il tutto più semplice.

  • Ciao Mpoletti, io frequento questo forum da poco tempo, per cui rischierò di dirti delle cavolate, ma te le voglio dire.

    Io ho notato nei tuoi commenti una certa "precisione" nel dire le cose, direi uno scrivere "tecnico" più che scrivere col cuore.

    Il tutto condito comunque da una grande conoscenza, una grande intelligenza. Insomma, fidati che chi legge i tuoi post (almeno vale per me) li legge con interesse e attenzione, proprio per capire e analizzare meglio i discorsi.

    Poi ovvio, va da persona a persona. Io ti ritengo un ottimo utente.

    Un saluto.

  • Andre73, ti ringrazio per aver utilizzato il tuo 100° messaggio per farmi i complimenti. Con le tue osservazioni, mi fornisci l'assist per aggiungere qualche elemento.

    Il mio scrivere in modo tecnico e preciso è dovuto alle paure: di essere frainteso, di offendere qualcuno (involontariamente, ovvio), di essere coinvolto in una discussione che - forse - non riuscirei a gestire emotivamente. Come se mi dicessi "Forza, coraggio e freddezza".

    Viceversa, temo la mia reazione emotiva.

    Naturalmente, c'è anche una questione più pratica: sono un informatico, sebbene abbia fatto (dopo ragioneria) studi umanistici. Non ho mai potuto usare appieno il mio umanesimo. Hai mai provato a riassumere la Divina Commedia ad un economista o ad un ingegnere? Alla fine, la riassumi così: Dante si fa un week-end nell'Oltretomba.

    Certe persone proprio non riescono ad assimilare questi concetti. Alla lunga, chi era più vicino a me emotivamente, mi ha abbandonato perché non riuscivo ad esprimere le mie emozioni.

    Forse ho anche paura ad esprimerle per una reazione esagerata da parte mia o del mio interlocutore, che non riuscirei a gestire.

  • ti ringrazio per aver utilizzato il tuo 100° messaggio per farmi i complimenti.

    Non me ne ero accorto, ma bene, son contento! ;)


    Il mio scrivere in modo tecnico e preciso è dovuto alle paure: di essere frainteso, di offendere qualcuno (involontariamente, ovvio), di essere coinvolto in una discussione che - forse - non riuscirei a gestire emotivamente. Come se mi dicessi "Forza, coraggio e freddezza".

    Beh, complimenti. A parte quello che ti ho scritto, è vero: leggo volentieri tutti i tuoi post o thread, e questo dovrebbe darti un senso di spensieratezza futura nello scrivere. Intendo dire che va bene così, e sono sicuro che altri (tanti) utenti la pensano così.


    Un saluto.

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