Quali strategie adottare per "dimenticare" l'ansia?

  • Con i colleghi e i superiori ho già parlato (sì, sono un insegnante) in realtà e ho ricevuto un abbraccio, oltre che comprensione... ma ho sempre paura che il problema diventi troppo più grandi me, ingestibile, e che quindi sia io costretto a dimettermi (la catastrofizzazione è per me il pane quotidiano).

    Ai ragazzi è capitato che io dicessi che non mi sentivo molto bene, senza entrare nei particolari... forse, alla loro età, scadrei ai loro occhi e perderei magari quel poco di autorevolezza che ho costruito, e non potrei permettermelo.

    Sono assolutamente d'accordo sul discorso distrazione. Non bisogna accorgersene, perché se si fanno tentativi mirati e consapevoli, il fallimento è praticamente certo.


    Grazie, sei stata davvero molto dolce, oltre che chiara ed esaustiva. Grazie per le righe e il tempo che mi hai dedicato.

    Allora, innanzitutto ritieniti fortunato per il fatto che hai ricevuto comprensione da parte dei colleghi e dei tuoi superiori. È difficile trovare persone di questo tipo. Per farti capire quanto sei stato fortunato, io una volta ho avuto un attacco di panico in classe e una professoressa ha iniziato a urlarmi addosso che io avevo ansia solamente perché sono stupida, insomma, la sensibilità di un tagliaerba. Però, ridendo e scherzando, non importa. Quindi considera questa disponibilità che ti è stata data come oro colato.


    Per quanto riguarda i tuoi alunni, dipende un po’ dall’età che hanno. Magari se sei un professore della scuola media è un po’ difficile parlare con loro, ok che ognuno ha il proprio livello di maturità e magari anche fra dei ragazzini della prima media si possono trovare persone con una sensibilità innata e veramente straordinaria, ma diciamo che, ripeto, dipende molto dal contesto nel quale ti trovi. Se invece sei un professore delle superiori, magari potresti parlare di questo tuo problema con gli alunni di quarta oppure di quinta. Comunque, se preferisci mantenere quell’autorità che dici di aver ottenuto nei loro confronti, non preoccuparti, devi fare quello che ti fa stare meglio. Io consiglio, per la mia personale esperienza, poi tu, ovviamente, hai tutta la libertà del mondo di modellare i miei consigli sulla tua persona.


    Non preoccuparti, anche io vado avanti ad acqua, pane e scenari catastrofici. A settembre devo iniziare la scuola, fortunatamente all’ultimo anno, poi, volo via, verso l’università. Anche io ho paura di ricadere all’inferno. Per farti capire, la scuola inizia a fra poco meno di un mese e io mi sto già immaginando mille scenari nei quali ogni mattina sono colta da conati di vomito e attacchi di panico e che poi puntualmente non vado a scuola. Il consiglio che mi sento di darti è di non fissarti su questa cosa. Scommetto che a giugno, luglio, non avevi paura di questa cosa. Ora che si sta riavvicinando l’inizio ti stai facendo terrorizzare da questi pensieri, che non sono altro che pensieri disfunzionali, intrusivi, orribili, ma pur sempre pensieri. Ricordati che la nostra mente ingrandisce tutto, fa di una formica un dragone pronto a sbranarci e a incendiare la nostra casa. Cerca di vivere nel qui ed ora, ricordati che quando sarai a scuola la situazione sembrerà molto più gestibile.


    Non riesco a citare solamente una parte del tuo messaggio quindi ti rispondo qui facendo riferimento alla parte alla quale vorrei rispondere: quando parli di questo senso di apatia, questo senso di mancate emozioni, non posso fare altro che dirti: eccomi qui, presente presente. L’ansia provoca apatia, questa è una cosa che ho imparato sulla mia pelle, ed è assolutamente normale che tu provi apatia e distacco emotivo anche nei momenti nei quali non sei in una crisi ansiosa. È assolutamente normale, l’ansia mangia tutte le tue energie e poi non ti lascia più tempo per nulla. Sei così tanto impegnato a controllare un attacco di panico, una crisi ansiosa, un pensiero intrusivo, un’ossessione ipocondriaca che non hai più energia per nient’altro, nemmeno per sorridere ad una battuta. Forse sono ossessionata dal tema ma avanzerei anche una lieve forma di derealizzazione che tra i suoi sintomi è anche l’appiattimento emotivo, ma non mi va di fare passi troppo grandi. Quindi, prendi queste mie ultime parole come semplici parole, per ora restiamo sull’appiattimento emotivo dato dall’ansia che è assolutamente normale e devastante.

  • Ciao a tutti.


    Mi chiedevo, in base alle vostre esperienze, se conoscete e avete praticato tecniche che consentano di uscire dalla spirale dei pensieri ossessivi e rimuginatori.


    Io, ad esempio, nonostante il farmaco, sono ossessivamente concentrato sui miei sintomi ansioso-depressivi, ai quali cerco di dare una spiegazione o diagnosi e così tentare di venirne fuori, ma so che è abbastanza inutile.


    La maggior parte delle volte in cui tento volontariamente di distrarmi, non riesco a disinnescare il meccanismo, perché monitoro volta per volta i miei stati interni, quanto sono giù di tono, quanto sono "connesso" con il mondo esterno. Viceversa, riesco a disinnescare il meccanismo del rimuginio e delle nocive conseguenze emotive quando mi distraggo senza accorgermene. E voi? Magari possiamo, come sempre, esserci di aiuto l'uno con l'altro.


    Grazie!

  • Ciao, per quanto mi riguarda, e la risposta può sembrare banale, distrarsi in effetti è la risposta.


    Ma non basta cazzeggiare sul telefono, parlo di qualcosa che ti prenda davvero mentalmente e fisicamente. Io, per esempio, sono tornato a leggere fumetti come da ragazzino, senza temere di essere giudicato.


    Invece, ultimamente, quando mi vengono i pensieri, soprattutto in casa, mi sdraio e faccio gli addominali. :D

  • Ciao, consiglio anche a te le tecniche della terapia ACT, descritte nel libro di Russ Harris citato più su. Sono onesta, io ero arrivata a un livello di ossessività che solo il farmaco ha curato, però rimangono tecniche utili.

    Cerca “tecniche di defusione”

  • Ciao a tutti! Io cerco di distrarmi con qualcosa che occupi davvero la mia mente, che dia quella sensazione di essere completamente assorto in quello che fai. Ognuno di noi ha qualcosa che lo fa sentire così, anche se ammetto che a volte è davvero dura.

  • Ciao a tutti! Io cerco di distrarmi con qualcosa che occupi davvero la mia mente, che dia quella sensazione di essere completamente assorto in quello che fai. Ognuno di noi ha qualcosa che lo fa sentire così, anche se ammetto che a volte è davvero dura.

    A me succede con i documentari crime, mi appassionano, non perché abbia un'indole violenta, proprio per niente, ma ho un'indole investigativa, sempre avuta. I misteri mi catturano. :)

  • A me succede con i documentari crime, mi appassionano, non perché abbia un'indole violenta, proprio per niente, ma ho un'indole investigativa, sempre avuta. I misteri mi catturano. :)

    Ottimo, se è qualcosa che ti piace e ti cattura la mente vuol dire che è ciò che fa per te. A me, ad esempio, piace disegnare o scrivere, mi aiuta, anche se a volte non funziona, ammetto. ^^

  • Ciao, consiglio anche a te le tecniche della terapia ACT, descritte nel libro di Russ Harris citato più su. Sono onesta, io ero arrivata a un livello di ossessività che solo il farmaco ha curato, però rimangono tecniche utili.

    Cerca “tecniche di defusione”

    Ciao e grazie per lo spunto. Conoscevo la tecnica, ieri ho approfondito ed è indubbiamente utilissima, ma non trovo da nessuna parte degli esercizi per metterli in pratica autonomamente, senza l'ausilio di un professionista.

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