Non riesco a fare pace, dentro di me, con mio padre: uomo tendenzialmente buono con grandi ferite che si porta dietro dalla sua infanzia. Emotivamente è sempre stato il classico padre assente, pochi consigli, zero interesse per gli studi/amicizie/esperienze di vita... diciamo che si è sempre occupato del lato pratico della famiglia, lavorando molto (troppo) e non facendoci mancare nulla sul piano materiale, seppur senza mai "eccedere" per via di una certa rigidità per cui occorre stare entro certi limiti.
Ha un lato molto dolce e affettuoso (che esterna poco) e un altro molto arrogante e fin troppo scuro di sé.
Probabilmente con marcati tratti narcisistici.
So per certo che c'è per me per qualsiasi cosa, qualora dovessi avere bisogno. Percepisco il bene che mi vuole, ma ci sono dei momenti in cui è preda a scoppi d'ira terribili in cui sembra perdere il lume della ragione. Da bambina questo mi terrorizzava, da adolescente l'ho odiato per questo, perché ne ero molto spaventata, crescendo ho imparato bene o male a prendere le distanze.
Qualche tempo fa, da una sciocchezza, è letteralmente scoppiato con me urlandomi le peggio cose, che sono un'idiota, che non capisco niente.
Non riesco a togliermi dagli occhi lo sguardo intriso d'odio che mi rivolgeva mentre mi urlava queste cose.
So che non pensa davvero queste cose, ma mi rendo conto - anche grazie alla terapia - che io ho introiettato profondamente dentro di me questa convinzione, e complice il momento di vita poco sereno, sto molto male e non riesco a superare questa cosa.
Oltre a questo dolore, anche il senso di colpa per provare questi sentimenti nei confronti dell'uomo che mi è padre.