Il difficile rapporto con mio padre

  • Non riesco a fare pace, dentro di me, con mio padre: uomo tendenzialmente buono con grandi ferite che si porta dietro dalla sua infanzia. Emotivamente è sempre stato il classico padre assente, pochi consigli, zero interesse per gli studi/amicizie/esperienze di vita... diciamo che si è sempre occupato del lato pratico della famiglia, lavorando molto (troppo) e non facendoci mancare nulla sul piano materiale, seppur senza mai "eccedere" per via di una certa rigidità per cui occorre stare entro certi limiti.


    Ha un lato molto dolce e affettuoso (che esterna poco) e un altro molto arrogante e fin troppo scuro di sé.

    Probabilmente con marcati tratti narcisistici.


    So per certo che c'è per me per qualsiasi cosa, qualora dovessi avere bisogno. Percepisco il bene che mi vuole, ma ci sono dei momenti in cui è preda a scoppi d'ira terribili in cui sembra perdere il lume della ragione. Da bambina questo mi terrorizzava, da adolescente l'ho odiato per questo, perché ne ero molto spaventata, crescendo ho imparato bene o male a prendere le distanze.


    Qualche tempo fa, da una sciocchezza, è letteralmente scoppiato con me urlandomi le peggio cose, che sono un'idiota, che non capisco niente.

    Non riesco a togliermi dagli occhi lo sguardo intriso d'odio che mi rivolgeva mentre mi urlava queste cose.


    So che non pensa davvero queste cose, ma mi rendo conto - anche grazie alla terapia - che io ho introiettato profondamente dentro di me questa convinzione, e complice il momento di vita poco sereno, sto molto male e non riesco a superare questa cosa.


    Oltre a questo dolore, anche il senso di colpa per provare questi sentimenti nei confronti dell'uomo che mi è padre.

  • Far "pace" dentro di sé, o perdonare richiede i suoi tempi e non bisogna forzare il processo, secondo me.


    Mio padre è più o meno come il tuo. Dal canto mio conoscere il problema (autismo) mi ha aiutato grandemente. Ci sono aspetti che però non credo possa capire, ossia perché a volte lo evito e devo necessariamente prendere le distanze quando ha delle stereotipie (ripetizioni di frasi modo ossessive) dal contenuto molto urtante ed estremo (fortunatamente non verso la famiglia, ma si attacca molto a temi generali, o di fronte la TV), però è destabilizzante (ci sono state anche liti, l'ultima un tre anni fa, ho risolto cambiando io atteggiamento ossia non discutendo, senza rispondere piccata e rimanendo sempre calma)... E dato che lui ha fatto molto per me, pure troppo, ed è stato anche un padre moderno che mi ha lasciato fare la qualsiasi cosa: dal fumare dentro casa con gli amici da adolescente, all'aver accettato i miei fidanzati tutti come figli, aiuto economico assoluto e senza fondo per la qualsiasi necessità (dico sempre che la generosità di mio padre è rarissima). Mi sento un po' in colpa per non riuscire a sopportarlo. Ma credo che sia fisiologico, ad un certo punto, che rimanga quella zona non risolta, forse è funzionale a cercare un distacco emotivo, che non vuol dire non voler bene ai genitori, ma al non aspettarsi emotivamente quella reciprocità emotiva che non c'è stata.

  • (ci sono state anche liti, l'ultima un tre anni fa, ho risolto cambiando io atteggiamento ossia non discutendo, senza rispondere piccata e rimanendo sempre calma)

    Anche nel nostro rapporto le liti si erano enormemente diradate, ma nell’ultimo anno questa da poco avvenuta è la seconda ad avere questa portata così grande e per me cosi difficoltosa da gestire nel post.

    Anche io come te mi sforzo a rimanere calma senza sembrare piccata anche se questo sforzo lo vivo con rabbia perché penso che anche se mi parte una risposta un po' antipatica non mi merito quella violenza e quegli insulti. Ma è sopravvivenza quindi devo sforzarmi di più.

    Mi sento un po' in colpa per non riuscire a sopportarlo. Ma credo che sia fisiologico, ad un certo punto, che rimanga quella zona non risolta, forse è funzionale a cercare un distacco emotivo, che non vuol dire non voler bene ai genitori, ma al non aspettarsi emotivamente quella reciprocità emotiva che non c'è stata.

    Io gli voglio bene, ma non lo sopporto, che fatica far coesistere queste sensazioni così distanti tra loro.

    Per quanto riguarda l’ultima frase cerco di impegnarmi e lavorarci su ma poi succedono queste cose che sono come un colpo di spugna su quanto faticosamente fatto in precedenza. Mi sento che tutto il lavoro svolto è andato a quel paese e ritorno a essere quella bambina piccola umiliata dal padre despota.

  • Paoletta da come ti poni nel forum mi sembri veramente una ragazza fantastica. Il problema è solamente di tuo padre, ormai hai 30 anni sei una donna adulta, certe uscite potrebbe veramente risparmiarsele.


    È un orso (buono) che in alcuni momenti magari sovrappensiero o di difficoltà tende ad avere questi atteggiamenti, ma rimane pur sempre tuo padre... lui sbaglia, ma sono sicuro che è fiero di te!

  • Grazie Ortles sono contenta traspaia questo di me ^^


    Anche io dentro di me penso di essere una bella persona ma questo fatto successo mi ha fatto risalire in superficie un sacco di sentimenti negativi, un’immagine di me brutta, distorta, di poco valore.

    Poi razionalmente so che non è vero ma mi sento così ora e non riesco a scacciare queste sensazioni.


    So che mio padre mi vuole bene e a modo suo sarà anche fiero di me (mai detta mezza parola di stima ma lui non ha mai espresso a parole i suoi sentimenti).


    So che rimane mio padre, ma ti assicuro che è destabilizzante vedere quanta cattiveria è capace di tirare fuori in questi momenti. Non sono le classiche sfuriate innocue ma proprio delle esplosioni di violenza. A volte in passato è successo che alzasse anche le mani, avrò fatto anche delle cose sbagliate ai tempi, ma ero solo una bambina.


    Ecco, è come se fossi tornata a essere quella bambina triste e non riesco a tornare alla Paoletta solita 30enne.

  • Tuo padre si aspetta qualcosa in particolare da te? Come vorrebbe vederti fra 20 anni? Magari aspira a qualcosa in particolare e ti da dei scossoni emotivi. Perché non portano a niente sennò, capisco se fossi una sbandata o con la testa sulle stupidaggini ma non è proprio il tuo caso.


    Invece se posso chiederti, tua madre invece che pensiero ha a riguardo questa faccenda, gliene hai mai parlato di come ti senti?

  • Mi dispiace molto Paoletta :red_heart: Comprendo il tuo conflitto interiore. Come hai detto tu stessa, è molto difficile perché diventa tutto una sorta di lotta con sé stessi. Da una parte c'è il bene che tuo padre ti vuole, dall'altro ci sono le ferite che si porta dietro e che hanno conseguenze su di te, che ti mandano in confusione. Il momento difficile ti ha resa più fragile da questo punto di vista. Prima di questo momento stavi un pochino meglio riguardo questa situazione? Riuscivi a sostenerla un po' meglio?

    Anche se visto dal fondo dell'acqua appare deformato, il cielo è cielo.

    Banana Yoshimoto

  • Ho come la sensazione che un po' tutti i padri siano così, mi è capitato spesse volte di vederli dipingere in questo modo da molte mie conoscenze. Credo possa essere anche un fattore "culturale". Forse sono cresciuti assorbendo quel concetto che un uomo non deve mostrare le sue emozioni e che al contrario deve essere sempre forte e responsabile e dedito alla famiglia. Anche il mio è un po' distaccato negli affetti, ma è sempre stato un padre presente, soprattutto economicamente. Anzi, ha sempre fatto grandi sacrifici per non farci mancare nulla ed è in questo che vedo la sua capacità di amare, più che in quegli abbracci che ho ricevuto in tutta la mia vita e che penso di poter contare sulle dita di una sola mano.

  • Sono stato fortunato perché ho avuto un padre fantastico. Non perfetto, ma fantastico. Peccato me ne sia reso conto tardi e ora non ho più la possibilità di dirglielo.


    Lavorava distante da casa. Tornava giù da noi tutti i venerdì, facendosi 2000 km andata/ritorno in auto tutte le settimane, e ripartendo tutti i lunedì mattina alle 6:00, ci svegliava di proposito solo per salutarci e darci un bacio prima di andare via. È una delle cose che mi è mancata di più in tutti questi anni. Gli ultimi anni, in cui eravamo un po' più grandi sia mia sorella che io, con la stanchezza di 20 anni di viaggi ed avendo cambiato lavoro quindi anche per ragioni economiche, riusciva a tornare da noi soltanto ogni 15 giorni, sempre il venerdì sera e restava per il solo sabato e domenica, poi il lunedì ripartiva. Il venerdì quando arrivava la sera lo aspettavamo, e ci portava delle tavolette di cioccolata prese all'autogrill, a mia madre invece sempre le confezioni più grandi di ferrero rocher.


    Erano anni in cui non c'erano le videochiamate, e il telefono era a tariffa quindi le interurbane si pagavano care, ma lui chiamava sempre più volte al giorno, ad orari prefissati, e si faceva la corsa al telefono per rispondergli, e voleva essere chiamato anche a notte fonda quando noi figli uscivamo e rincasavamo tardi, solo per sentirci, per augurarci la buonanotte e sapere che stavamo bene.


    Gli ultimi anni non ci siamo capiti per nulla. Io avevo i miei problemi, e lui non capiva cosa avessi. Per la verità non lo capivo nemmeno io e non avrei saputo spiegarglielo, nonostante me lo chiedesse di continuo perché secondo lui non mi mancava nulla per poter stare sereno. Quindi ce ne siamo dette di ogni tipo, e una volta stavamo anche arrivando alle mani. Lui, a causa della sua assenza da casa, non poteva nemmeno supporre cosa avvenisse in sua assenza in famiglia, tante cose disfunzionali che poi con tanto dolore e sofferenza ho scoperto da me, e che per il 90% erano la causa del mio malessere. Tra l'altro non c'era l'attenzione e la cultura che c'è oggi su tante problematiche psicologiche.


    A volte l'ho odiato perché mi sentivo anche da lui non considerato o insultato, o meglio non compreso. Nei litigi spesso dentro di me gli auguravo anche la morte, mantenevamo entrambi il punto, poi però la domenica sera lui, anche se spesso aveva ragione, veniva da me e si scusava dicendo: "Io lo so che non è facile per te, e probabilmente non dovrei nemmeno scusarmi io con te, ma lo faccio ugualmente perché ti voglio bene, e perché domani mi metterò su un'auto e sarò distante per molti giorni, non so come andranno le cose, potremmo anche non rivederci più, e non voglio che nessuno di noi domani possa avere rimorsi". Due minuti dopo da ragazzino stupido qual ero, mi vergognavo così tanto di essere arrivato perfino ad augurargli di morire.


    Poi pochi anni dopo è morto, ed io quel giorno ero talmente arrabbiato con i miei, che non sono nemmeno riuscito a parlarci prima che se ne andasse. Negli ultimi tempi ero sempre irrisolto e lui molte volte mi chiese di dargli una risposta su cosa avessi voluto fare nella vita se studiare o lavorare. Me lo chiedeva di continuo perché sapeva di non aver ancora molto tempo davanti a sé. Mi sono portato dietro per molto tempo tutta la pesantezza di non avergli mai risposto, perché non lo sapevo nemmeno io, ed in più per molti anni poi c'è sempre stata mia madre "amorevolmente" a ricordarmelo puntualmente per non averlo fatto. Credo che le parole esatte erano "Tu lo hai fatto morire dannato!"


    Credo di non essermi alzato dal letto per più di un mese, e non ho ricordi di quel periodo immediatamente successivo.


    L'ho odiato perché oltre ad avermi lasciato solo, era stato incauto in alcune cose e ci aveva lasciato in alcuni casini, durati anni, che riguardavano il suo lavoro e la sua famiglia di provenienza.


    Ma le cose se si vuole si possono sempre metterle a posto e dargli un lieto fine, o almeno io credo di aver avuto questa fortuna, e quella risposta alla fine sono riuscito a dargliela postuma anche se dopo molti tentativi e dopo molti anni. Tra l'altro è stato anche grazie a lui ed a una sua lettera che conservo ancora, se sono riuscito a riavermi.


    Mia madre e mia sorella dopo la sua morte per anni lo hanno glorificato e santificato con tutti e in ogni circostanza, era diventato per loro l'uomo perfetto. Per mia madre oggi lo è ancora, per mia sorella non saprei. Io invece credo di esser stato più onesto e realista, non mi sono voluto far portare via dalle loro illusioni, mio padre ha fatto tante ca∙∙∙te nella sua vita, e non ha capito molte cose della moglie e dei suoi figli, dei suoi soci a lavoro, e dei suoi familiari, ma era un uomo imperfetto e buono come me e come tutti, che mi ha amato tantissimo e ha sacrificato tanto di sé per la sua famiglia. È stato lontano, ma l'ho sempre avuto vicino, ed anche oggi in ogni cosa che mi capita o che faccio, mi è sempre accanto ed è accanto a mia sorella.

    L'ho sognato pochissime volte.


    Sbagliano i figli, perché non dovrebbero sbagliare i padri? L'importante però è sempre non restare mai col broncio, arrabbiati, indispettiti, arroccati sulle nostre ragioni, e quando si litiga, sia che si sia nel giusto o nel torto, bisogna sempre smarcarsi dall'orgoglio e dire quanto gli si vuol bene e quanto lo si ami incondizionatamente.

  • Cara Paoletta, mi spiace tanto per come ti senti. Si percepisce il tuo sentirti "divisa in due": da una parte l'affetto reciproco, che non è messo in discussione, e dall'altro il sentimento più immediato e prorompente (la rabbia e, di conseguenza, il senso di colpa).


    Onestamente non credo di poterti aiutare, perchè fortunatamente non mi sono mai trovata in situazioni analoghe; però vorrei portarti comunque uno spunto di riflessione (perdonami in anticipo se può apparire fuori luogo o eccessivo ma io, per esempio, a volte utilizzo questo "metodo" con mia madre, con cui non ho un rapporto idilliaco). Immagini mai cosa proveresti se lui venisse a mancare? Mi spiego meglio: se dovessi pensare alla sua morte, quindi un addio definitivo, irrimediabile, che metterebbe fine a qualsiasi vostro contatto/rapporto, cosa senti? Cosa ti mancherebbe più di lui? La rabbia che ti provoca, l'odio che vedi in lui durante i suoi scatti d'ira, ti diventerebbero più tollerabili se l'alternativa fosse un distacco definitivo e di cui nessuno avrebbe nè controllo nè colpe?

    Ovviamente non sto augurando la morte di nessuno, non fraintendermi, però pormi questa domanda a volte a me aiuta per cambiare punto di vista: immaginare di non poter più discutere, confrontarmi, sentire l'altro con tutta la rabbia che mi provoca, non dover più sopportare ciò che mi irrita e mi disturba, mi serve per ridimensionare il problema e capire cosa proprio non riesco/posso accettare e con cosa invece tutto sommato forse riesco/posso convivere (ti specifico che io ho perso mio padre dopo una lunga e dolorosa malattia, quindi per me il tema morte è purtroppo sempre presente e ci devo fare i conti quotidianamente).


    Un'altra domanda che ti faccio è: con tua sorella ha gli stessi atteggiamenti? (spero di non ricordare male... Ho in testa che hai una sorella maggiore, è corretto?)

    Sarebbe interessante capire se si comporta nello stesso modo anche con lei o se riserva a te il "privilegio" di certe uscite infelici.

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