Colleghi infastiditi dal fatto che non abbia la laurea, consigli?

  • Non ho detto che studiare sia inutile. Ho ipotizzato che potrebbe essere la conclusione a cui sono giunti i colleghi di Tanja. E potrebbero essere giunti a tale conclusione perché alla fine del mese, alla fine della loro carriera, studiare non è servito per fare quel mestiere, non è servito per fare carriera e non è servito per guadagnare qualcosa in più.

    Si, è un aspetto possibile, e avevo capito cosa intendessi; quello che volevo anche dire è che il mondo del lavoro ha troppe variabili ed è sbagliato pensare che il titolo dia diritto a carriere più rapide o vantaggiose, spesso anzi non è così. Nel mio settore molti dirigenti non sono laureati perchè vengono dal passato, dove nemmeno serviva, ma poi ti fanno la vivisezione per assumerti, non basta più nemmeno una buona laurea.

  • Avevo anche io questo problema.

    Con gli anni il problema si è via via più assottigliato fino a quando man mano i 3 "luminari" in questione se ne sono andati tutti... E sai perché? Perché quelli con cui lavoravo si sentivano "soffocati" dalla loro saccenteria.


    Vedi, la conoscenza si acquisisce, ma l'esperienza nemmeno lei la compri al mercato. Solo che sovente la prima ti rende dogmatico, la seconda no (principio galileiano). Ci vuole tempo, e il tempo è galantuomo fidati.


    Ora, 39 anni, senza laurea, gestisco un reparto di R&D. E sì, sotto di me ho degli ingegneri, scelti da me. E lavoro divinamente con loro perché bramosi di sapere "sul campo" e non solo dai dogmi scientifici.


    Mi auguro finirà cosí anche per te.

  • Tutta invidia, io invidio moltissimo i miei colleghi che sono entrati con la licenza media, andranno in pensione prestissimo e guadagneranno più o meno lo stesso mensile di quando lavoravano, io invece dovrò vivere in macchina e rimpiangerò per sempre tutti quegli anni sprecati che mi hanno rovinato.

  • Lavoro in un settore dove i laureati hanno due tipologie di impiego e responsabilità diverse, benchè entrambi dirigenziali alcuni hanno un ruolo apicale e gli altri no di tipo dipendente ma con una certa autonomia di azione, e poi ci sono i diplomati che non hanno nè responsabilità e nè autonomia, ma contribuiscono in maniera determinante allo svolgimento delle faccende quotidiane.
    Gli stipendi variano dal molto alto del ruolo laureato apicale, ai quasi allineati fra loro dei ruoli laureato dipendente e diplomato dipendente.

    Cosa ho capito finora?

    Che nessuno rispetta l'altro e il ruolo dell'altro. Tutti e tre pensano che gli altri due profili differenti dal proprio non capiscano nulla.
    Il laureato apicale infatti crede che il laureato dipendente ne sappia qualcosa del settore, ma che comunque è inferiore come capacità e competenze, mentre invece il diplomato dipendente è uno a cui impartire soltanto compiti.

    Il laureato dipendente invece crede che il 70% dei laureati apicali molto spesso non capiscano una mazza di quel che fanno, mentre l'altro 30% sia effettivamente meritevole di rispetto; i diplomati dipendenti invece sono ottimi gregari, ma a cui vanno sempre impartiti compiti e a cui non va mai lasciata una iniziativa personale.

    I dipendenti diplomati invece credono che il ruolo apicale non sia nemmeno da mettere in discussione poiché il loro stipendio è 2 volte il proprio e una volta in più quello dei laureati dipendenti; mentre i laureati dipendenti sono persone che vogliono darsi un tono perchè rispetto a loro hanno il pezzo di carta in più anche se lo stipendio poi è di un paio di 100€ in piu' al proprio, e questo sarebbe significativo che fra le due professioni non ci sia poi questa enorme differenza di responsabilità e competenze.

    Ecco l'errore di molti dipendenti diplomati è rapportare le loro capacità lavorative allo stipendio che altri ruoli percepiscono. Invece non capiscono che il laureato apicale e il laureato dipendente hanno una cultura del settore in cui tutti e tre sono impiegati di molto superiore alla loro. E' difficile da spiegare, ma il lavoro di un settore non è solo "saper fare" pratico o relazionale ma è anche "saper essere" e prima ancora "sapere".
    Nell'amministrazione pubblica ad esempio abbiamo il dirigente laureato apicale, il funzionario laureato dipendente e il dipendente pubblico cat. C ossia il diplomato dipendente. Il primo organizza il lavoro di tutti e fa partire procedimenti mettendo la sua firma, il secondo se ha una laurea in giurisprudenza o di profilo economico si occupa del dettaglio tecnico del lavoro e controlla che tutto sia conforme, il terzo invece si occupa di eseguire praticamente le indicazioni dei primi due scrivendo le pratiche a computer ed inviandole telematicamente nel sistema. Il terzo quindi ha la percezione errata che è lui quello che fa praticamente tutto il lavoro anche degli altri due, perché è quello che materialmente conclude un lavoro già impostato da altri. A volte poi nella prassi quotidiana potrebbe darsi che il diplomato dipendente riesca anche ad impostare da solo una richiesta, perché leggendone molte si rende conto quando vada utilizzata una in luogo di un'altra, ma questo non fa di lui una persona esperta del settore che può avere le stesse competenze di un ruolo apicale o di un dipendente laureato.
    Credo che sia questa la distorsione principale oltre al rapportare il discorso sugli stipendi. Purtroppo oggi in qualsiasi settore lavorativo le lauree quinquennali o triennali che siano servono per professionalizzare i lavoratori.

    - "Lei non si sente mai solo?" - "Solo in mezzo alla gente."

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