Domanda da una nuova utente

  • Buon pomeriggio a tutti,
    sono iscritta da qualche giorno ma solo ora trovo il coraggio di scrivere.
    Volevo chiedervi se vi è mai capitato di sentire di aver lavorato su voi stessi "a vuoto". Mi spiego...
    Sono stata seguita da uno psicologo per quasi dieci anni. Mi sentivo meglio e negli anni sono riuscita a laurearmi, e fare cose che mai avrei pensato: viaggiare da sola, andare a concerti da sola e sopravvivere in mezzo a tante persone, stare su tram, treni, ecc... E tutto in maniera naturale, senza farmi troppi pensieri. Negli anni sono diventata una che "prendeva e faceva" senza farsi tante domande e problemi, avendo la stima di alcuni amici, che invece erano più riflessivi. Sono ricordata come quella che "si butta" e "ama le sfide".
    Poco prima della laurea (ormai un anno fa) ho iniziato a soffrire di attacchi di panico, ciononostante ho continuato a lavorare pur usando un ansiolitico al bisogno. Ho frequentato una psichiatra per un paio di incontri e mi ha parlato di "depressione ansiosa", ma ho rifiutato di prendere le medicine pensando "Se ce l'ho fatta una volta, ed ero molto più piccola, perchè ora no?!".
    Però ormai da un mese ho lasciato il lavoro (che comunque mi metteva di fronte a problematiche nuove e non era ciò per cui avevo studiato - non per fare discriminazione ma per fare capire che tante volte ho avuto paura sul posto di lavoro) e mi sto trovando a non uscire più di casa. Non mi va, ho paura, esco solo con la promessa di stare vicino a casa, e ho cancellato all'ultimo alcuni colloqui perchè il giorno prima ne ero entusiasta e il giorno stesso ne ero terrorizzata. O meglio, sentivo che non mi andava di alzarmi dal letto! Sentivo che non ne valeva abbastanza la pena e non ero pronta.
    Allora in questo periodo vuoto, cos'ho fatto? Ho aperto i diari che scrivevo anni fa (ne avrò più di una ventina) e ho scoperto che alcune frasi e alcuni sentimenti sono gli stessi di oggi. Insicurezza, senso di inutilità, paura di fallire, e più in generale non sapere cosa fare della mia vita e non vedere nessun futuro.
    Questo mi fa arrabbiare: possibile che in 10 anni io non sia cambiata? E se le paure sono le stesse che mi bloccano oggi come allora, significa che non ho lavorato bene su me stessa?
    A questo punto mi sento in colpa ad aver lasciato l'ultimo lavoro, almeno poteva essere un'occasione per prendere più sicurezza, e almeno fino a un mese fa uscivo di casa!

    Vi ringrazio per l'attenzione e soprattutto grazie a chi vorrà raccontare la sua.
    clearness_

  • Ciao!
    mi colpisce quello che scrivi perchè è grosso modo la stessa cosa che sto vivendo io, con la differenza che per me sono passati circa tre anni di terapia,e non dieci.
    Quando ho iniziato stavo "bene" tra virgolette perchè sostenuta dai farmaci, tuttavia avevo una via lavorativa e sociale non all'altezza di una donna di 35 anni perchè a causa della mia ansia ho sempre fatto fatica a fare praticamente tutto. Grazie alla terapia ho capito perchè sono così, ho lavorato molto sulla mia autostima e in questo ho fatto grossi progressi, ho preso più sicurezza anche nel parlare con la gente e nel lavoro che pur continuando a non piacermi, perlomeno non l'ho abbandonato e anzi ho fatto anche dei passi avanti.
    Insomma dopo questo periodo di lavoro interiore ho iniziato ad uscire un pochino di più e a fare cose che prima mai e poi mai avrei fatto, tipo prendere mezzi, andare fuori città o invitare a casa delle amiche, oltre tutto lo facevo senza farmaci perchè ero arrivata a smetterli.
    Ma perchè allora ti sto scrivendo sto papiro? perchè l'estate scorsa mi sentivo bene, pensavo che ancora poche sedute e avrei smesso la terapia. Non ero andata in vacanza ma avevo giurato che era l'ultimo anno, perchè io volevo uscire, viaggiare, fare cose......solo che dopo pochi mesi, verso ottobre, ho avuto una ricaduta pazzesca, e stavolta l'ansia ha preso a manifestarsi come paura di avere brutte malattie. Inizialmente ho dato la colpa alla sospensione del farmaco e al fatto che fossi senza da mesi e il mio corpo non fosse abituato (li avevo presi per tanti anni!), ma la situazione non migliorava, così ho iniziato a farmi le tue domande:
    -i miglioramenti erano solo apparenti?
    -perchè sono regredita?
    -ho lavorato male con la psicologa? non è la terapia adatta? non sono io adatta?
    Ho sospeso quindi la terapia, ma la psicologa ha sempre continuato a contattarmi, molto delicatamente, senza insistere, e pian piano mi sono decisa e ci sono tornata...praticamente dopo sei mesi, quindi ho proprio appena ricominciato.
    Morale della favola, secondo la psicologa il mio crollo è derivato dal fatto che finalmente iniziavo a camminare e a fare la vita da donna normale, uscite, legami, lavoro, cose che io non avevo mai fatto perchè mi avevano sempre creato ansia. Ora avrei dovuto iniziare, e questo mi ha fatto paura, di conseguenza mi sono "inventata" una forma di ansia nuova, per usarla come scusante per non fare le cose. In pratica ho paura ad affrontare una vita senza ansia, con tutto quello che comporterà, e quindi mi faccio venire l'ansia per avere la scusa per non fare le cose.
    Mi ha anche parlato di una fortissima resistenza che io ho sempre avuto, sia ad aprirmi completamente con lei, sia a cambiare proprio.
    A me sembra di non averle mai nascosto niente, ma se ci penso bene ci sono tante cose su cui non ho mai scavato, dicevo a me stessa che la cosa non mi fa più soffrire e invece non è vero.

    Ti ci ritrovi?

  • Sarò sincero per come la penso io è un secco si, si è lavorato male. Quello che noto sempre più è che perfino in terapia non si spinge verso la risoluzione profonda e reale del problema ma si cerca solo di accontentare e smuovere il paziente per portarlo in qualche modo a fare quello che non riesce a fare, si lavora strategicamente sulla richiesta del paziente, lo si supporta e lo si sostiene ma di fatto il problema resta lì e dopo un po' inevitabilmente si ripresenterà.
    Se i tuoi schemi disfunzionali di pensiero sono rimasti vuol dire che grossomodo tu sei la stessa persona con i disturbi di dieci anni fa, esperienza acquisita a parte. Una risposta da darti non ce l'ho, anche io sono amareggiato per l'inadeguatezza a volte di quei professionisti a cui ci si affida e si rivelano incompetenti, anche perché una persona come può difendersi da questi? Ci si fida e basta, non si potrebbe fare altrimenti e dopo dieci anni è inaccettabile che accada roba di questo tipo.
    A quale tipo di psicologo ti sei rivolta? Che lavoro avete svolto insieme?
    L'unica cosa positiva che ho da dirti è che c'è sempre tempo per fare un lavoro costruttivo su di sé, specialmente se si trova il professionista giusto per farlo.

  • Grazie per le risposte.

    mademoiselle_moi: sì mi ci ritrovo. Anche la psichiatra da cui andai mi disse una cosa del genere: nel momento in cui avevo raggiunto il mio obiettivo, la laurea, e in qualche modo avevo chiuso i conti con il passato, con il dover dimostrare qualcosa agli altri e soprattutto a me stessa, ero rimasta senza obiettivo. Ma soprattutto avevo PER LA PRIMA VOLTA la possibilità di vivere una vita normale, e quindi fare progetti come tutti gli altri, vale a dire anche lavorare e cominciare a guardare di qualche appartamentino per essere indipendente. Ecco, secondo lei questo mi ha spaventata!! E quando è stato il momento di poter avere in mano la mia vita, sono ri-crollata. Quindi sì, mi ci ritrovo.

    Morpheus88: non credo che si sia lavorato male, o meglio. Fino a punto in cui io ho "tenuto botta" abbiamo lavorato e raggiunto qualche traguardo. Evidentemente c'è in me qualche altro meccanismo più complesso e profondo su cui è stato impossibile lavorare. Ti posso dire che alcune volte ho proposto io gli argomenti che ritenevo ostici. Ma altre ho avuto resistenze.
    Il sito dello psicologo riporta "psicoterapia intensiva dinamica breve", io all'epoca non ho avuto tanta possibilità di scelta e non conoscevo le correnti. Però essendomi trovata bene non mi sono mai posta problemi.

  • Non per fare polemica ma una terapia che contiene la parola "breve" e fa durare la terapia 10 anni già di suo mi sembra una presa per i fondelli, aggiungici che i problemi reali (quelli profondi) non sono stati risolti per me vuol dire una cosa sola, ma è solo la mia opinione.
    Per rispondere a mademoiselle_moi, se prendiamo questo genere di casi per me si, non si può arrivare a trascinare un rapporto così per le lunghe, un professionista serio si sarebbe fermato molto prima dicendo "guarda noi non riusciamo ad arrivare ad un traguardo concreto, fai troppe resistenze o la mia terapia si sta rivelando inefficace in questo caso, ti indirizzo verso un'altra persona o ti lascio comunque libera di scegliere il da farsi".

  • Non per fare polemica ma una terapia che contiene la parola "breve" e fa durare la terapia 10 anni già di suo mi sembra una presa per i fondelli, aggiungici che i problemi reali (quelli profondi) non sono stati risolti per me vuol dire una cosa sola, ma è solo la mia opinione.
    Per rispondere a mademoiselle_moi, se prendiamo questo genere di casi per me si, non si può arrivare a trascinare un rapporto così per le lunghe, un professionista serio si sarebbe fermato molto prima dicendo "guarda noi non riusciamo ad arrivare ad un traguardo concreto, fai troppe resistenze o la mia terapia si sta rivelando inefficace in questo caso, ti indirizzo verso un'altra persona o ti lascio comunque libera di scegliere il da farsi".

    Hai ragione, a ripensarci ora è quasi tragicomico :D "breve"

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