Non so stare bene, forse non voglio. Ogni tanto mi sembra di voler morire.

  • Buonasera, sono nuova qui e volevo chiedere un parere.
    Ho vent'anni e sono una ragazza altamente sensibile, mi feriscono le più piccole cose, interiorizzo tutto, assorbo la negatività, il dolore e la rabbia di chi mi circonda, tento quando posso di aiutare il prossimo perché non riesco ad aiutare me. O meglio, ultimamente mi sembra di aver capito che non voglio aiutarmi. Ogni volta che sto bene, e solitamente accade perché mi aggrappo ad una situazione nuova che sembra positiva, questa poi si rivela negativa, portandomi ulteriore stress, sconforto, negatività. Anche se capisco dall'inizio come una data situazione andrà a finire, non me ne tiro fuori, persisto, sperando sempre migliori e/o di essere in grado di migliorarla.
    Negli ultimi mesi sono stata come bombardata da aspettative altrui, problemi pvunque, scuola, università, studi, famiglia, "amicizie", "relazioni"; non c'è un unico ambiente che sia effettivamente sano e che riesca a darmi tranquillità. Dopo aver accumulato troppo stress, troppo dolore, cado in uno sconforto disarmante. Non riesco mai a tirarmene su, comincio a non dormire, non mangiare, ad avere frequenti attacchi di panico, non intendo alzarmi dal letto e se lo faccio trovo un posto in cui stazionare per ore senza muovermi o fare qualcosa di produttivo.
    Le problematiche sono numerose e mi dispiace se non risulto ordinata, ma ho deciso di scrivere su questo forum per chiedere un parare e sono nel pieno di questo "sconforto"... Durante questi periodi di sconforto in cui cado e sono completamente assorta dalla mia negatività, l'unico pensiero fisso che ho è di sparire. Pensiero che, mi spiace anche ammetterlo, ho anche quando non raggiungo questo limite che mi porta a questi comportamenti eccessivi riguardo il cibo, il sonno, il controllo dell'ansia... Non voglio parlarne con nessuno, non vado più dalla mia psicoterapeuta da diverso tempo perché non riesco ad essere sincera e lo ritengo controproducente ed una perdita di tempo per lei, ma è ora da due settimane che non penso ad altro: e se sparissi? Non sono in grado di aiutarmi, non voglio chiedere aiuto, non so gestire la mia sensibilità e soffro costantemente, causando dolore e preoccupazione in chi mi sta accanto: e se invece sparissi?
    Due/tre anni fa ho avuto una sorta di crollo psicologico, non credo di essermi mai realmente ripresa, sto tentando di lottare per costringermi ad alzarmi dal letto e a fare alcuni pasti coi miei famigliari, ma sta diventando sempre più faticoso, sempre più stancante. Vorrei sparire e basta, smettere di soffrire, di sentire, di assorbire, capire, accettare... Smettere tutto. Morire. Non so se metaforicamente, "spegnendo" la mia insensibilità, o meno...

  • Dopo aver accumulato troppo stress, troppo dolore, cado in uno sconforto disarmante. Non riesco mai a tirarmene su, comincio a non dormire, non mangiare, ad avere frequenti attacchi di panico, non intendo alzarmi dal letto e se lo faccio trovo un posto in cui stazionare per ore senza muovermi o fare qualcosa di produttivo.

    Non sono in grado di aiutarmi, non voglio chiedere aiuto

    Vorrei sparire e basta, smettere di soffrire, di sentire, di assorbire, capire, accettare...

    Ciao, mi trovo più o meno in una situazione simile alla tua, simile nel senso che nell'ultimo periodo tutto quello che credevo fosse il mio mondo non esiste più. Amici, relazioni, uscire di casa, divertirsi, ora non ci sono più e anche per me è difficile alzarmi da letto la mattina (ho scritto un thread a riguardo). Purtroppo su questo non sono la persona più adatta ad aiutarti o darti un parere, però vorrei farti notare una cosa: Dici di voler sparire, che non vuoi aiutarti, che non vuoi chiedere aiuto ma lo stai facendo proprio ora. Se non volessi aiutarti (o essere aiutata) non saresti qui a scrivere, no?

    The day before your whole life changes forever, seems like any other day.

  • Non voglio essere aiutata direttamente, nel senso che non riesco a permettere a qualcuno di aiutarmi concretamente. Vedi la psicoterapeuta, ho cominciato ad andarci quando il mio malessere era arrivato per me al limite a 17 anni e il mio vivere non era vivere, nemmeno sopravvivere, ma nonostante tutto il dolore accumulato in quei 3/4 anni fatidici precedenti, non sono mai riuscita a dirle "spesso penso a come sarebbe morire" o "una volta ho ingurgitato tot pasticche sperando in non so bene cosa".
    Sono consapevole che se io non voglio uscirne, non posso. Ma il punto è questo: non voglio uscirne. Stare male è diventata la mia quotidianità, il mio malessere è la cosa a me più nota ed è grazie ad esso che riesco ad entrare in contatto con gli altri, ad aiutare, a far loro capire che c'è una soluzione e se ne può uscire… è solo che per ogni persona, c'è un bagaglio, anni e anni di dolore represso che inevitabilmente io assorbo e diviene il mio dolore… come ho detto, vorrei non sentire più niente. Spegnermi, essere come tutti quelli che non vedono, non capiscono, non sanno, non sentono

  • Citazione da Emmi

    Sono consapevole che se io non voglio uscirne, non posso. Ma il punto è questo: non voglio uscirne. Stare male è diventata la mia quotidianità, il mio malessere è la cosa a me più nota ed è grazie ad esso che riesco ad entrare in contatto con gli altri, ad aiutare, a far loro capire che c'è una soluzione e se ne può uscire… è solo che per ogni persona, c'è un bagaglio, anni e anni di dolore represso che inevitabilmente io assorbo e diviene il mio dolore…

    Scusa se le prime righe potranno sembrarti un po' sgarbate ma è quello che arriva a me.
    Parli del tuo stare male come una cosa che ti fa quasi stare bene, però lo definisci come "un male". Da come scrivi sembra che questa situazione ti dia stabilità e da un lato posso anche capirti. Dall'altro lato però vedo una persona che chiede un "parere" su un forum di ansiosi e persone che non se la passano bene, quindi, o sei venuta qua a dare una mano a tutti noi oppure, anche se dici che non vuoi uscirne, sei qua perchè stai comunque cercando un supporto da qualcuno che possa capire la tua situazione e che possa darti una, seppur piccola, mano.
    Vuoi far capire alle persone che una soluzione c'è, è una bella cosa però la stessa cosa perchè non può valere per te? Non può esserci soluzione per te?
    Se vuoi consola le persone, stalle vicino, aiutali con i problemi, ma cerca di non sostituirti a loro addossandoti il loro dolore, non fa bene né a loro né tantomeno a te.
    Purtroppo bisogna anche essere un pochino egoisti e pensare anche a se stessi ogni tanto perchè TU sei la cosa più cara che hai, non le persone che incontri!

    The day before your whole life changes forever, seems like any other day.

  • Sono consapevole di come risulti il mio malessere quando ne parlo a terzi, vuoi perché "spiegazione" imparziale, vuoi perché non so davvero esprimere certe cose, e vuoi perché sì, l'ho detto, il mio malessere è a me cosa nota ed è quasi un rifugio. Io non capisco quale sia la soluzione per me, mi sento come bloccata, dal chiedere aiuto, dal non chiederlo, in qualsiasi cosa.. Sì, cerco un parere, un confronto, un supporto, perché in questi anni l'unica persona che è riuscita a capirmi e a starmi vicina in questo mio continuo cadere in questi periodi di buio, è una persona che sta peggio di me.. e ora non mi sento di gravare su di lei. So che ci sono altre persone che stanno male e se riuscissi a trovare qualcuno che possa dirmi qualcosa oltre alle solite frasi di circostanza, per me sarebbe non lo so.. forse d'aiuto, o forse un sollievo perché continuo a sentirmi sola e incompresa in questo mio modo (sbagliato) di affrontare le cose.. mi dispiace se sono sembrata "altezzosa" nel dire che voglio aiutare gli altri e che questo mio stare così mi consente di avvicinarmici, era solo per dire che anche a causa di questa vicinanza faccio fatica a trovare una soluzione per me che comprenda il riuscire ad abbandonare questo mio crogiolarmi nel dolore..

  • Sono consapevole che se io non voglio uscirne, non posso. Ma il punto è questo: non voglio uscirne. Stare male è diventata la mia quotidianità, il mio malessere è la cosa a me più nota ed è grazie ad esso che riesco ad entrare in contatto con gli altri, ad aiutare, a far loro capire che c'è una soluzione e se ne può uscire… è solo che per ogni persona, c'è un bagaglio, anni e anni di dolore represso che inevitabilmente io assorbo e diviene il mio dolore… come ho detto, vorrei non sentire più niente. Spegnermi, essere come tutti quelli che non vedono, non capiscono, non sanno, non sentono

    Ciao Emmi. Credo di capire come ti senti. Ho vissuto anch'io diversi anni fa questa situazione e avevo poco più la tua età: non mi alzavo dal letto, ero lontano da casa, non andavo a lezione, non studiavo.. Posso dirti quello che ho fatto io e cosa mi ha aiutato.
    È importante capire (con il cuore, non con la testa) che una situazione apatica è altrettanto distruttiva di una situazione negativa. Capisco benissimo la sensazione dello "stare bene stando male", ma credimi, è come una goccia in più di veleno che entra nel tuo corpo ogni giorno. Nel tuo primo post parli di un bombardamento di cose che mi sembra di capire abbiano un certo spessore nella tua vita. Il mio consiglio è quello di concentrarsi sulle cose più a breve termine, se è possibile. Lo so, suona controproducente, ma pensa anche che in uno stato del genere non so quanto tu (e chiunque altro) sia abbastanza lucido da poter prendere decisioni importanti.
    Sparire e/o fuggire altrove non funzionano. Se sparissi, il problema non si risolve, anzi, vince; e chi è vicino a te starebbe male per anni. Se fuggissi, i tuoi problemi verranno con te ovunque tu vada. Ascoltati, invece, prendi ciò che hai di buono e abbraccialo, curalo. Anche se a primo impatto pensi che una tua certa qualità non valga granché. È il tuo tesoro! Anzi, coltivala. Parti da qui.
    Si sta molto meglio a stare bene che a stare male :)
    PS: non voglio scoraggiarti ma ovviamente è una battaglia continua. Mi senti parlare così, ma non credere che ne sia uscito del tutto. Ho i miei giorni nei quali ripiombo molto in basso. Ma ora accade in un contesto diverso dove rialzarsi vuol dire davvero rialzarsi, e non scalare una montagna :)[size=10]

  • Ciao Emmi. Conosco - e credo che qui tutti conosciamo - quello sconforto di cui parli, quel desiderio di sparire definitivamente dal mondo. Quel malessere è un campanello d'allarme importante e utile. Come dice il post qui sopra "è una battaglia continua". Occorre quel tanto di coraggio un più per vincere le piccole battaglie quotidiane, talvolta si vince, talvolta si perde. E le sconfitte sono a maggior ragione occasioni per rialzarsi. Perché alla fine affrontare la "battaglia" è già di per se una piccola vittoria.
    Ho notato che qui i pochi post che ho letto, al di là delle ovvie differenze, hanno qualcosa in comune. Tutti diciamo che pur parlando del nostro problema, in fondo sappiamo di non poterci esprimere esattamente per come dovremmo. La discrepanza tra ciò che sembra (o ciò che a noi sembra che sembri, scusa il bisticcio) ci da quel senso di incomunicabilità che ci porta a erigere muri.
    Io direi che forse potremmo lasciar stare questo problema, che poi problema non è.
    Forse il problema di farsi capire dagli altri è solo un escamotage della mente, forse solo per me è così, forse per molti o per tutti. Forse il problema è non capire se stessi. Il dolore ci difende, esiste apposta. Crogiolarsi nel dolore significa solo questo, che lui ritiene di doverci proteggere, a volte più del dovuto. Non ha senso andare contro il dolore, occorre invece avvicinarlo, viverci assieme e superarlo. Emanciparsi dal suo controllo.

  • Non puoi rendertene conto al momento, ma hai già imboccato la strada che ti porterà a trasformare questa tua peculiarità in qualcosa di positivo. Semplicemente perché sei riuscita a guardare la situazione "dall'esterno" e a valutarla lucidamente, cosa che, credimi, non è assolutamente facile. È il primo passo, e il primo passo è sempre il più importante in qualsiasi circostanza.

    Il tuo malessere, per il momento, è il tuo rifugio, perché non hai alternative, ma allo stesso tempo ti nutre. Non devi vedere tutto ciò come negativo perché si tratta di un processo di apprendimento e di crescita personale, il dolore che stai provando adesso si trasformerà (è brutto parlare al futuro, perché certi processi esistenziali sono in fondo atemporali, ma lo faccio per usare un linguaggio convenzionale) in un bagaglio di esperienza e soprattutto ti fornirà una "lente" inedita attraverso la quale guardare la realtà per comprenderne gli aspetti più sottili e altrimenti misteriosi.
    Il dolore, come ho sempre detto, è uno strumento importantissimo, guai se non ci fosse. È l'unica cosa che ci permette davvero di crescere e diventare creature evolute nel vero senso della parola, creature capaci di lasciare un segno importante nel mondo che ci circonda, facendo quindi automaticamente del bene anche a noi stessi: ogni singolo aspetto del mondo appartiene anche a noi stessi, perché ogni singola parte di noi appartiene al mondo.
    Senza dolore non esiste spinta a migliorarsi; l'essere umano è pigro e tende a crogiolarsi nella spensieratezza, continuando a imbrutire e degradare se stesso ogni giorno di più.

    Le religioni dicono che il dolore è un dono. Spesso pongono questo concetto come dogma ma credo che, imparando a conoscere se stessi e a osservare la realtà con una mente aperta si arrivi presto a capire, prescindendo dal contesto religioso - anche adottando un punto di vista prettamente umano e "terreno" - quanta verità sia racchiusa in tale affermazione, che sulle prime è difficile da accettare e comprendere fino in fondo o, per meglio dire, che è impossibile da capire finché non si è fatta personalmente esperienza di come il dolore sia un trampolino di lancio verso una condizione di conoscenza e serenità psicologica di livello più profondo rispetto a quanto si possa ottenere con le semplici soddisfazioni della vita quotidiana, basate su schemi convenzionali predeterminati.

    Spegnermi, essere come tutti quelli che non vedono, non capiscono, non sanno, non sentono

    Ecco a cosa mi riferisco. Questa riflessione è molto significativa perché, come tutte le persone vive e intelligenti, ti sei accorta che la società odierna è composta per la maggior parte da veri e propri cadaveri che vanno su e giù piattamente, tutti spinti dagli stessi impulsi istintivi e dagli stessi finti obiettivi e desideri che non hanno mai scelto - e non avrebbero mai scelto - attraverso la propria volontà.

    I vivi, al giorno d'oggi, sono rimasti in minoranza. Sii fiera di te stessa, non morire anche tu, questo mondo continua a essere meraviglioso proprio grazie a persone come te. :)

  • Sono consapevole di come risulti il mio malessere quando ne parlo a terzi, vuoi perché "spiegazione" imparziale, vuoi perché non so davvero esprimere certe cose, e vuoi perché sì, l'ho detto, il mio malessere è a me cosa nota ed è quasi un rifugio. Io non capisco quale sia la soluzione per me, mi sento come bloccata, dal chiedere aiuto, dal non chiederlo, in qualsiasi cosa.. Sì, cerco un parere, un confronto, un supporto, perché in questi anni l'unica persona che è riuscita a capirmi e a starmi vicina in questo mio continuo cadere in questi periodi di buio, è una persona che sta peggio di me.. e ora non mi sento di gravare su di lei. So che ci sono altre persone che stanno male e se riuscissi a trovare qualcuno che possa dirmi qualcosa oltre alle solite frasi di circostanza, per me sarebbe non lo so.. forse d'aiuto, o forse un sollievo perché continuo a sentirmi sola e incompresa in questo mio modo (sbagliato) di affrontare le cose

    Il tuo malessere é capibilissimo. Non volevo attaccarti anche se poteva sembrare cosí. Quello che volevo farti notare negli altri messaggi era che dici non voler chiedere aiuto ma inconsciamente vuoi che qualcuno cari dia una mano a liberarti di questo peso. Anche se ti sembra ti dia stabilità si capisce che vuoi cambiare questa situazione. Credo non ci sia nulla da vergognarsi nel chiedere un aiuto, nella cercare di alleggerirsi con la mano di qualcuno.
    Penso che le frasi di circostanza derivino da persone che non hanno vissuto le stesse cose che hai vissuto tu. Penso che se tu voglia un aiuto, un confronto, un supporto qua lo troverai. Perché buona parte delle persone che scrivono sa di cosa si sta parlando. Non so se la stessa cosa vale anche per te ma per me già il solo parlarne (anche se dietro ad uno schermo) con gente che penso capisca la situazione aiuta moltissimo.

    mi dispiace se sono sembrata "altezzosa" nel dire che voglio aiutare gli altri e che questo mio stare così mi consente di avvicinarmici, era solo per dire che anche a causa di questa vicinanza faccio fatica a trovare una soluzione per me che comprenda il riuscire ad abbandonare questo mio crogiolarmi nel dolore..

    Non ho pensato che fossi "altezzosa". Come ho detto prima ogni tanto cerca di pensare anche anche a te stessa non solo agli altri. Se per avvicinarti alle persone devi stare male tu forse è meglio che lasci stare e inizi a pensare di avvicinare te stessa, a curare te stessa.

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