Intervengo in risposta a White soprattutto perchè leggere dei giudizi cosi duri verso di lei, mi ha letteralmente disgustata.
Cara White: premetto che, come diverse persone qui, anche io faccio fatica a capirti, a comprendere quelle che sono e sono state in passato le tue scelte di vita, un po' perchè non ti conosco, un po' perchè i miei sbagli, le mie esigenze, la mia vita e il mio modo di viverla, sono completamente diversi.
Ma voglio dirti questo: mi è capitato di sentire racconti molto simili al tuo- in particolare recentemente per la tua strada ci sta passando ora una mia amica (per un attimo ho pensato persino fosse lei a scrivere, tanto il suo caso somiglia al tuo). Si trova nella tua situazione e sta soffrendo moltissimo, perchè sostanzialmente si è persa, ed è una magnifica persona, verso la quale, nonostante l'immenso stupore che provo ogni volta nello scoprirla tanto differente da me, io mi sento di essere estremamente indulgente.
Si: perchè queste situazioni non sono frutto di freddezza, di calcolo, di egoismo, come apparentemente, facilmente può sembrare. Sono invece, un precipitato di eventi, di aspettative, speranze e desideri mai riconosciuti con la necessaria chiarezza più probabilmente, con cui ci si trova a fare i conti a un certo punto dell'esistenza, con grande sofferenza di chi è coinvolto. Non serve darsi le colpe l'un l'altro, semmai serve cercare di capire meglio le dinamiche.
Per aiutarti in questo, che secondo me è la cosa più importante da fare, se hai voglia di leggerle, ti riporto le parole della psicologa Silvia Vegetti Finzi:
"Uno dei motivi più forti che spingono le persone a vivere insieme e a sposarsi è cosi evidente che passa spesso inosservato: il timore della solitudine. Anche quando non esistono ragioni obiettive, vi è un impulso profondo a stare vicini, a condividere la vita quotidiana nonostante le mille difficoltà che questo comporta. Secondo Aristotele noi siamo animali che vivono in coppia e la prima forma di socialità consiste proprio nel metter su famiglia.
Finchè i problemi pratici assorbono le energie della coppia, i conflitti psicologici passano in secondo piano. Giunge però il momento in cui, soprattutto una volta cresciuti i figli, si resta relativamente soli ed è allora che marito e moglie si osservano reciprocamente, si giudicano e si confrontano col presente e col passato. La valutazione, spesso deludente, sembra obiettiva, ma si dimentica che i ricordi sono cangianti: cambiano colore in base alle lenti con cui li osserviamo e le lenti utilizzano inoltre filtri differenti a seconda dei nostri stati d'animo.
Non è mai possibile che una moglie, dopo venti o trent'anni di matrimonio, si ritrovi accanto un marito arido, spento ecc.: se sono rimasti insieme cosi a lungo, gli elementi positivi hanno senz'altro prevalso su quelli negativi. Ma quando il patto di solidarietà che li aveva resi alleati sembra non aver più ragion d'essere, può darsi che tutto si spezzi e stati d'animo contrastanti, sentimenti ambivalenti, pensieri contraddittori, finiscono per implodere nella tensione immobile che chiamiamo "noia". E quando i motivi per separarsi divengono tanti, forse troppi, finiscono paradossalmente per paralizzare ogni iniziativa e tutto continua secondo la formula: nè con te, nè senza di te. Inizia cosi un rimpallo di accuse più o meno velate che rischia di rovinare il presente e sommergere il passato sotto un cumulo di detriti.
Se questo accade, non è solo perchè il coniuge è avvertito inadeguato, inadempiente, ma anche perchè non sempre riusciamo ad attribuire alla nostra vita, alla sorte che abbiamo condiviso nel bene e nel male, il senso e il valore che merita.
[....]
Rispondendo in proposito alla lettera di una lettrice:
Cara XXX,
sposando tuo marito hai fatto scelte ritenute giuste e opportune, e ti senti ora in diritto di riscuotere il premio: provare un senso di completo, totale appagamento. Ma non è cosi: provi, invece, dolore, insicurezza. Nostalgia non di un luogo ma probabilmente del tempo in cui si mescolano la giovinezza e l'amore, il possibile e l'impossibile.
Intreccio che hai semplificato contrapponendo ora la ragione alla passione, l'uomo che ti è accanto all'altro, quello che "riaffiora" costantemente. Tra il protagonista e l'antagonista, al centro della scena, hai collocato te stessa, il tuo profondo dilemma esistenziale: la donna che sei e quella che vorresti essere, la concretezza e l'illusione, il certo e l'ignoto. In termini di ricchezza interiore ottieni indubbi vantaggi. Invece di rimanere invischiata nella quotidianità, di esaurirti nella ripetizione, ti consenti forse per la prima volta di volare alto, di sfidare l'irreversibilità del tempo, di mantenere ancora aperta la narrazione della tua storia. Possiamo sempre scegliere se metterci in gioco sul tavolo verde della vita o proiettarci solo nelle simulazioni. Nel primo caso si tratta di puntare forte, perseguendo grandi felicita a costo di grandi infelicità, nel secondo di attenerci a un convalidato calcolo delle probabilità, limitando sia gli obiettivi sia le possibili perdite. Valuta quali sono i motivi oggettivi -se ce ne sono- per idealizzare un'alternativa a scapito di un'altra.
Alla fine è una questione di temperamento, di carattere, di stile di vita. Inutile cercare di giudicare se sia meglio tuo marito o l'altro, se siano preferibili le sicurezze o le emozioni. DEVI PIUTTOSTO INTERROGARE TE STESSA, riconoscere il filo rosso del desiderio nella matassa dei conflitti, impossibilità e contraddizioni in cui tende a disperdersi l'esile traiettoria della nostra vita".
Tanti in bocca al lupo, un abbraccio.
Separazione dopo 20 anni di matrimonio
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accidenti! c'è stato molto accanimento in questa discussione...
che ci sia stata superficialità e una buona dose di immaturità nelle scelte di White è innegabile ma non capisco il perché di tutti questi commenti in difesa del coniuge. dal suo intervento iniziale è emerso abbastanza chiaramente che il marito fosse al corrente della situazione: lei non lo amava e il matrimonio era una scelta di comodo.
innanzitutto se è vero che la legge non ammette ignoranza è altresì vero che non puoi fingere un sentimento che non esiste, quindi il coniuge, che fosse stato informato o meno, se ne sarebbe dovuto accorgere in tutti questi anni ma il fatto è.. che lo sapeva, quindi al limite si sono usati a vicenda e coscientemente. questo è così abominevole? si è fatto così per secoli e le cose, quasi sembra che funzionassero meglio, ora che ci siamo "evoluti" è diventato inammissibile? lei ne ha tratto dei benefici iniziali, ovviamente (perché non poteva essere altrimenti) poi sfociati in insoddisfazione.. lui, sembrerebbe aver sposato la donna dei suoi sogni (all'epoca - e non dimentichiamocelo - giovanissima) a discapito della consapevolezza che nella zucca guidata dai topini, c'era entrato da solo. beh? mi sembra uno dei tanti e vari accordi che intercorrono tra due persone. non è edificante? indubbiamente. non è romantico? ehh.. pazienza. i pic nic e le canzoni d'amore li hanno inventati per questo.
io qui vedo solo due persone che egoisticamente hanno sfruttato un'opportunità. la differenza, al limite, si è manifestata nei tempi di accettazione. lui si è adagiato nella scelta, lei ha finito per ribellarvisi.
è come sposare uno che ti tradisce durante il fidanzamento e poi lamentarsi se lo fa ancora dopo sposati. cos'altro c'era da aspettarsi? non poteva che andare in questo modo. le scelte che ogni giorno compiamo vanno ponderate proprio perché prima o poi ti arriva il conto da pagare e per farlo occorre maturità e discernimento ma, ahiloro, non ne hanno dimostrata molta. ma questo, dal mio punto di vista, vale in eguale misura per entrambi.
ora, Lola, nonostante il casino in cui ti sei infilata sei ancora fortunata perché puoi nuovamente scegliere cosa fare: salvare la famiglia e la coscienza o remare verso la passione?
il mio consiglio? libera tutti. l'amante non lo ami davvero altrimenti non avresti dubbi sul da farsi (e un'altra relazione senza amore non ti salverebbe dalla ghigliottina), tuo marito continua a dimostrare passività quindi finiresti per ripudiarlo ancora più aspramente e tutti siete ancora abbastanza giovani per cercare qualcosa che abbia toni più decisi.
ecco.. per tutto questo non mi sento di biasimarti ma non capisco davvero la scelta di mettere al mondo dei figli partendo da basi così fragili. hai parlato di desiderio di maternità. 'nnaggia. fosse per me lo estirperei dalle donne. un figlio non è un prodotto, non è una ricompensa, non è un rimedio e non è una proprietà. un figlio è evoluzione, un miracolo, è vero amore ed è la più grande delle responsabilità. abbiamo questo grande dono di generare la vita e lo usiamo troppo spesso con tanta leggerezza. proprio non capisco.
mi dispiace affondare il coltello quando sicuramente stai già soffrendo, e non lo dico con retorica, ma questa convinzione generalizzata che "si debba fare" mossi da quello che troppo frequentemente è solo un vezzo, proprio non mi va giù.
due dubbi:
- la famiglia dell'amante sa che sei sposata? come ti hanno accolta?
- perché hai scritto che la storia con lui (pensi) sia finita se poi lo includi nelle opzioni possibili?
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