Convivere con una narcisista patologica

  • Hai ragione, ogni situazione è unica.
    Ora capisco quando dicevi che c'è un lato positivo.. in effetti il lavoro che si fa su se stessi per accettare certe cose è per certi aspetti positivo e ti fa scoprire delle risorse nuove che non sapevamo di avere. Grazie all'amore incondizionato per i nostri figli. Spero che tua figlia sia serena nonostante la situazione, per quanto possibile. Vai ancora a parlare con lo psicologo? Tua moglie si comporta nello stesso modo di come l'hai descritto nel 1° post? Mi piacerebbe sapere come vedi tua figlia , se ha dei comportamenti particolari oppure se la situazione sembra tranquilla..
    spero di non essere stato troppo invadente.
    un abbraccio.

  • no, non sei affatto invadente, rispondo pubblicamente anche nella speranza di essere di aiuto a qualcuno.
    Hai centrato a pieno il punto sui lati positivi. E' una grande sfida, ma se, come me, non si hanno alternative, può essere una grande opportunità. A patto ovviamente che abbia una fine. A volte, considerata la nostra età, risulta difficile pensare a tempi tanto lunghi, l'idea di vivere così per almeno altri 10 o 14 anni e pensare di cominciare a trovare una via d'uscita così avanti sarebbe devastante. Invece focalizzarsi sul concetto che la via d'uscita è qui ed ora, inizialmente è moto difficile da capire, ma col tempo si hanno tante conferme. Poi si impara a conoscersi meglio, a trovare i propri ritmi e riscoprire il proprio talento. Diciamo che tutto questo tempo non è proprio buttato.

    Per quanto riguarda mia figlia che ormai va verso i 4 anni, è l'ennesima conferma che sono sulla giusta strada. Certo, un po' ci sono cose che si sarebbero potute evitare, ma anche la perfezione può essere dannosa, pertanto va bene così.
    E' una bambina molto sveglia, intelligente, attenta e precoce. Sia al nido che ora alla materna sono sempre stati contentissimi di lei tanto da considerarla più grande della sua età. Parla molto bene, esprime molto bene i suoi sentimenti, è molto sicura di se, ha poche paure ha cominciato a 3 anni e 2 mesi ad andare in bicicletta senza rotelle, certo, non sarà merito mio, probabilmente è anche una questione genetica, ma per me denota un senso di sicurezza in quello che fa. Ovviamente non è per niente timida.

    Col tempo ho capito che il problema di sua madre non è un disturbo narcisistico ma sono ben altri. Gli psicologi li ho abbandonati anche a seguito di una CTU, alcuni hanno rinunciato visto la situazione insostenibile e la totale mancanza di collaborazione, altri pensano solo a sfruttare la situazione per denaro. Pertanto mi sono rimboccato le maniche ed ho cominciato a studiare.
    Gli psicologi vedono questa cosa peggio di un insulto, il paziente non si deve occupare del loro lavoro, anni di studi, di ricerche e di esperienza non dovrebbero secondo loro andare in mano a chiunque.
    In parte è vero, occorre essere molto concentrati quando si studiano queste cose per risolvere un proprio problema o una propria situazione complicata, ed in effetti mi sento di consigliare a chiunque lo fa di non trarre subito a conclusioni affrettate (ovviamente). Sembra tanto logico e scontato, ma quando si tratta di psicologia e della propria mente, l'inganno è sempre dietro l'angolo più che in ogni altro settore. Ci saranno alti e bassi anche molto forti, ma sempre sostengo che tutto serve per portare un certo equilibrio.
    In fondo a nostra figlia serve solo un padre equilibrato e quanto più presente possibile. Poi se è stanco o non conosce tutti i metodi educativi ha poca importanza. Se c'è empatia e comprensione, difficilmente si fanno dei danni ai propri figli che sanno essere davvero molto comprensivi quando vedono spontaneità, onestà e impegno.

  • certe volte sopportare tutto è così difficile soprattutto quando non vedi una via d'uscita se non quella di mandare giù grossi macigni.
    Il fatto è che , se in certe situazioni, dicessi veramente come la penso , manderei tutto a rotoli e a quel punto mia figlia la vedrei con il contagocce , con tutto quello che ne conseguerebbe per me e per lei. E certe volte ci sono andato vicino.
    Io non so se ci sia dietro una patologia o meno, però sicuramente c'è una mancanza di empatia verso di me e verso mia figlia e le manca lo spirito materno.
    Lavora a più non posso e non capisce che la bimba essendo ancora piccola ha bisogno della madre.
    Inoltre certi argomenti non si possono trattare e si va sempre a litigare, le disussioni non sono mai costruttive ma quasi sempre cerca di imporre la sua idea;
    lei non sbaglia mai e se sbaglia è stato per colpa mia.
    Altro grosso problema sono i rispettivi genitori.. è sempe una guerra.. una guerra fredda! Perchè bisogna trattenersi anche in questo caso.
    Lo psicologo con cui avevo parlato dice che mia moglie ha una personalità rigida (e narcisista) a cui manca lo spirito materno probabilmente perchè le è mancato qualcosa da piccola.
    Ma con tua moglie è migliorato il rapporto?
    Dal tuo primo post del 2012 come si è evoluta la situazione? sia tua sia in famiglia..
    grazie e un caro saluto.

  • Per essere brevi e sintetici devo necessariamente essere un po' crudo e diretto.
    Hai principalmente due strade. O molli tutto o resti li. Le sfumature dipendono dal tuo carattere e dalla disponibilità economica.

    Ti dico cosa ho fatto io. Ho combattuto, attraverso tutte le strade, i suoi genitori, i miei, psicologi e avvocati. Ed ovviamente ho cercato anche di lavorare su di me oltre che cercare di capire lei.
    Per ora mi sono "arreso". Ho fatto bene a provare tutte le alternative prima di arrendermi, era doveroso. E sempre bene arrendersi dopo aver almeno provato a combattere. E' più facile e logico mettersi il cuore in pace. Ora sto cercando di lavorare solo su di me. Se sto bene io, starà bene anche chi è vicino, compresa mia figlia.

    Il mio consiglio è più o meno lo stesso. Prova a combattere finché riesci e finché trovi qualcosa per cui combattere. Poi, non è detto che nel tuo caso trovi una soluzione, non è da escludere.
    Tieni però presente che se non sei preparato, equilibrato e sufficientemente forte (per forte intendo una forza interiore) sappi che rischi grosso e rischia anche tua figlia. Se cadi in depressione o una qualunque forma di dipendenza compensativa, cadi nella trappola peggiore. Per fortuna questo non mi è capitato, ma ne ho visti i rischi.

    Ottenere un affidamento esclusivo di tua figlia così piccola lo puoi praticamente escludere a meno che non subentrano gravi motivazioni. E devono essere davvero gravi.
    Poi, obbiettivamente, ancora ha bisogno della figura materna.

    Se ti dessi il classico consiglio di "tenere duro" o "mandare giù", non farei altri che irritarti di più. Ma se ti concentri bene e vuoi veramente trovare una via d'uscita, sappi che non è comunque quella la strada. Già le affermazioni implicano una forzatura che inevitabilmente crea degli scompensi e delle compensazioni solo negative.
    Al contrario, hai la grande opportunità di imparare a lasciare andare. Sempre se la cosa ti piace o ti senti portato. Ma se vuoi anche tu avere tutto sotto controllo, preparati alla guerra più lunga e spietata con te stesso e gli altri. In generale penso che non ne valga la pena cercare di avere tutto sotto controllo.

    Di nuovo, ribadisco che dipende dalla singola persona. Non fa male a nessuno cercare di viziarsi un po', trovare i propri spazi, imparare ad accontentarsi dei pochi momenti di "pace", imparare ad accettare che non puoi programmare praticamente nulla e che tutti i tuoi piani saranno sempre e quasi sicuramente sconvolti.

    Certo potrai arrivare a pensare, come me, di essere condannato e chissà se ti rimarrà abbastanza vita per gioirne. Ma lo saprò solo in futuro. Potrai arrivare a pensare che è meglio un carcere perché non l'hai scelto tu e non hai alternative. Mentre questo carcere l'hai scelto tu e teoricamente puoi liberartene quando vuoi. Questo non fa altro che aumentare tutti i possibili conflitti interiori. Ma come tutti i conflitti, puoi vederlo di nuovo come una opportunità per fare chiarezza con le tue "parti interiori" che tutti abbiamo, non siamo una sola persona sempre uguale e costante, ma questo se vorrai ci arriverai. Proprio come un litigio tra persone mature, sagge e responsabili può portare a migliorare tantissimo i rapporti, così accade dentro di noi.

    Mi porto sempre dietro la famosa affermazione di Einstein: è nel mezzo delle difficoltà che nascono le opportunità.

    Come puoi leggere, non mi riferisco quasi mai all'esterno, se vuoi concentrarti su qualcosa, concentrati su di te. Non dico che sia la soluzione, che sia l'unica, che sia la migliore, la definitiva. Non lo so. Ho solo trovato miglioramenti in questa direzione, ho avuto diverse conferme, ma cerco sempre di avere pensieri nuovi, di non fossilizzarmi, di osservare soprattutto i conflitti, quando c'è qualcosa che non va, anziché ribellarmi, cerco di capire con tanta pazienza. Se ci vuoi provare anche tu... Non ti garantisco che sarai la persona più felice del mondo. Come mi disse una volta una psicologa a cui chiesi come fare a convivere con una situazione del genere, mi disse che è come chiedere come fare a non bruciarsi e continuare a stare davanti al fuoco. O un'altra che mi disse che il problema non sono io, è l'ambiente che è tossico, pertanto sarà normale avere momenti in cui probabilmente sentirò di avere bisogno di aiuto...

  • certo che resto.
    Ora non ci sono alternative.
    Conosco bene il concetto del "lasciare andare".. avevo letto anni fa un libro intitolato proprio così.. e mi aveva illuminato nei periodi di smarrimento adolescenziale.
    E' vero , bisogna essere forti dentro per non rischiare di venire risucchiati in certi vortici emozionali.
    Una delle mie paure è che a lungo andare questo atteggiamento possa veramente farmi del male, ma probabilmente, come dici tu, l'atteggiamento del "lasciare andare" può far defluire tutti questi pensioni/emozioni negative, può sostituire il "trattenersi" e il "mandare giù" .. lasciare andare è la soluzione, l'unica al momento.
    Volevo chiederti una cosa.. da quando la bimba è cresciuta e ha inziato a parlare (la mia ha 1 anno e 2 mesi) , la situazione per qualche aspetto è cambiata ?

  • Ogni bambino ovviamente ha i suoi tempi. La mia è stata molto precoce in tutto, ma dire quando ha realmente cominciato a parlare è difficile. All'inizio sono poche parole e tantissime incomprensioni e difficoltà di comunicazione. Penso che fino ai 3 anni sia il periodo più difficile per un padre. Dopo, piano piano si comincia ad instaurare un vero rapporto, giorno dopo giorno, sempre più "speciale".
    Certo, sarà sempre dura, dipende dal carattere della bambina, la mia è molto vivace, espansiva, solare e giocosa. E' molto bello vederla sempre così vivace ma è anche moooolto stressante.
    Visto che anche tu sei della "filosofia" del lasciare andare, credo che sia la cosa migliore. Piano piano tua figlia percepirà la tua serenità e sicurezza ce l'avrai dentro. Un altro consiglio che probabilmente saprai già ma che molti fanno fatica a comprendere: cerca di non mettere mai contro la mamma e di essere sempre più diplomatico possibile anche quando ti sembra assurdo. Col tempo anche tu te ne farai una ragione e ne capirai la necessità.

  • ho appena capito di avere una madre che oltre a tutto il resto è pure narcisista. Da figlia ti dico che mi auguro che vostra figlia abbia tanta forza...io me ne sono andata e ho ritrovato mio padre dopo 18 anni. Mio padre ha deciso di separarsi da lei quando avevo più o meno 4 anni...non ho ricordi dei momenti passati insieme a lui...ma una forza dentro mi ha sempre spinta a credere che tutto quello che mia madre diceva su di lui fosse falso. la stessa forza che mi ha spinta a cercarlo raggiunta la maggiore età. Ammetto che un po' sono i∙∙∙∙∙∙∙a con lui per avermi lasciata nelle sue mani...ma non credo che sarebbe cambiata di molto la mia vita se lui fosse rimasto. Certo avrei apprezzato che mi avesse dato un cenno con più forza della sua presenza..ma non credo avesse capito fino a che punto mia madre era in grado di mentire e manipolare le situazioni. Non c'è qualcosa che la legge possa fare tipo definirla incapace di intendere e di volere?

  • ho appena capito di avere una madre che oltre a tutto il resto è pure narcisista. Da figlia ti dico che mi auguro che vostra figlia abbia tanta forza...io me ne sono andata e ho ritrovato mio padre dopo 18 anni. Mio padre ha deciso di separarsi da lei quando avevo più o meno 4 anni...non ho ricordi dei momenti passati insieme a lui...ma una forza dentro mi ha sempre spinta a credere che tutto quello che mia madre diceva su di lui fosse falso. la stessa forza che mi ha spinta a cercarlo raggiunta la maggiore età. Ammetto che un po' sono i∙∙∙∙∙∙∙a con lui per avermi lasciata nelle sue mani...ma non credo che sarebbe cambiata di molto la mia vita se lui fosse rimasto. Certo avrei apprezzato che mi avesse dato un cenno con più forza della sua presenza..ma non credo avesse capito fino a che punto mia madre era in grado di mentire e manipolare le situazioni. Non c'è qualcosa che la legge possa fare tipo definirla incapace di intendere e di volere?

    Questa tua esperienza sono certo che aiuterà tantissimo tutti i padri che si trovano in queste situazioni e non hanno la forza o le capacità di trovare una via d'uscita. Anche se capisco che scoprire queste cose inizialmente provoca tanta rabbia e tanto rancore, sono contento che siano venute a galla, perché solo in questo modo può iniziare il processo di cambiamento.
    Ti ringrazio perché in questo momento mi trovo in una situazione praticamente identica, mia figlia ha quasi 4 anni ed a volte penso seriamente di mollare tutto, ma poi, con le tue parole ho di nuovo la conferma che non ne vale la pena.

    Certo, se un padre deve rimanere per fare il martire, la vittima e subire, forse farebbe più danni. Credo che rimanere e reagire, dimostrando alla propria figlia di esserci e con l'esempio diretto, insegnarle a come difendersi e rendersi immune da tutte le persone malintenzionate. Senza ovviamente fare intendere che la madre è malintenzionata, lo capirà se lo dovrà capire. Perché è dura da ammettere, ma loro (le madri) in fondo, sentono di fare del bene e a loro modo di vedere non sono affatto malintenzionate.

    Per darti un piccolo aiutino, tuo padre probabilmente non aveva la forza, le capacità e/o il sostegno per affrontare la situazione, di conseguenza avrà optato per la sua sopravvivenza sperando di rimandare. Questo lo saprai conoscendolo.
    Ma purtroppo il bambino non perdona e se percepisci questa rabbia è normale e forse un po' ci dovrai convivere. Perché è reale, è vero, sei arrabbiata perché ti ha abbandonato, la bambina percepisce questo e non è in grado di trovare scuse o capirne le ragioni profonde. Da adulti possiamo metabolizzarli, ma la ferita spesso rimane per sempre. Dipende da quanto siamo disposti a lavorarci sopra e le occasioni che abbiamo.

    In quanto alla legge, purtroppo non si può fare davvero nulla. Per la legge non sono malati di mente ma semplicemente sono fatti così. Se fossero nevrotici, ossessivi, maniaci dell'ordine e della pulizia, sarebbe la stessa cosa. Pertanto la legge ti dice solo: se sei in grado di reggere la situazione, vai avanti, altrimenti possiamo solo proporti questo. Ed in fondo, è dura ammetterlo, ma non ci sono davvero tante alternative. Se anche fosse accaduto il contrario, saresti rimasta senza la madre o, ancora peggio, con soggetti del genere, avresti vissuto in una guerra interminabile tra le figure che avrebbero dovuto essere il tuo riferimento, il tuo esempio di vita. Certo, sarebbe meglio poter vivere con il genitore più equilibrato, ma poi bisognerebbe preoccuparsi di isolare quell'altro e togliendogli i diritti di vedere e contribuire alla crescita del proprio figlio.

    E' davvero una situazione complessa, al limite della sopportazione, al limite della tolleranza, al limite della giustizia, della legalità e della moralità. Ma soprattutto una situazione che mette davvero a dura prova quanto una guerra vera e propria tra nazioni. Perché di fatto è quello che accade all'interno ed all'esterno di chiunque la viva.

    Buona Fortuna e soprattutto grazie per la tua testimonianza.

  • Ciclicamente torno qui .. perchè ciclicamente tornano a galla certe brutte sensazioni.
    Tornanndo a noi..
    vorrei chiederti un parere su questo articolo:
    http://www.ilruoloterapeuticod…e-vittime-di-narciso.html
    Ed in particolare su questo passaggio:
    La vittima deve assolutamente al più presto liberarsi dell’oggetto
    interno malato, cioè dell’immagine del narcisista amato, ormai
    introiettata. Quest’ultima, infatti, prende via via la forma di un
    fantasma persecutorio e angosciante che nel dolore e nell’inquietudine
    tiene costantemente viva la sua immagine.
    Per tali ragioni la vittima
    continuerà a sperare che l’altro guarisca, credendo che solo così si
    potrà salvare dalla sofferenza. Ma un’autentica guarigione sarà
    possibile solo comprendendo che ciò che deve guarire è il narcisista
    “oggetto interno”, ovvero, una parte di sé che è stata infettata dal
    narcisista, indipendentemente dal destino di questi.
    Grazie mille e a presto.

  • Per me è più o meno quello che tentavo di dirti anche io. Anche se espresso molto meglio.
    Il concetto è che anche la vittima deve fare un suo percorso interiore.
    Certo, prima di fare qualunque cosa, il primo passo è di staccarsi da quell'immagine idealizzata del proprio compagno/a.
    Altrimenti ogni lavoro su se stessi è inutile in quanto si ricade sempre dentro allo stesso vortice.
    Poi occorrerà lavorare sulle proprie paure, insicurezze, fragilità ecc...
    Infine, per me la parte più dura perché ci sono dentro in pieno, è la convivenza con queste persone.
    Sopportare o non sopportare? Accusare i colpi o schivarli? Quando e come? Come reagire alle loro sempre nuove provocazioni? Come "nascondere" la menzogna nei confronti dell'atro, di se stessi e forse anche nei confronti dei figli? Come convivere con lo stress accumulato ed in che modo ognuno di noi può trovare una gratificazione? Come riuscire a conciliare le difficoltà quotidiane con questo stile di vita?
    Ovviamente sempre mettendo da parte ogni pensiero correlato a: ma chi me lo fa fare?

    Personalmente la parte che trovo più difficile è sapere che ho un'alternativa. Se per esempio fossi condannato a 10 anni d carcere, oltre a pensare che comunque dovrei scontare la mia pena, penserei che non ho alternative, ma devo trovare un'armonia in quel contesto. Questa situazione è come vivere in un carcere con le porte aperte. Vedere la libertà lì davanti e sapere che hai scelto di non prendere quella strada porta a dei profondi conflitti interni. Esserne consapevole di tutto ciò che accade aiuta a far si che tutto questo non degeneri (forse), e soprattutto permette di poter approfondire queste dinamiche molto complesse.

    Nel tuo caso, quali brutte sensazioni tornano a galla?

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