non parlare, non provarci nemmeno

  • arrivo a fine giornata e mi accorgo che in casa non ho detto neppure una parola. ma lo so che sono così, è sempre stato un modo per difendermi. non mi piace litigare, non ci riesco. vivo in un deserto di incomprensioni e l'unica cosa che so fare è stare in silenzio. ore, giorni interi. perché dovrei parlare? ci ho provato quando avevo 14 o 15 anni. ci ho riprovato quando avevo 20 anni, ci ho riprovato quando avevo 25 anni. ora basta, non ci riesco più. attraverso le mie giornate muto come un pesce. ma non va bene, ovvio che non va bene, sento che i conti non tornano, sento il peso di tutto questo silenzio. quando esco di casa devo avere una bella faccia da zombi. c'è un silenzio che ti culla, che ti calma i battiti del cuore. e c'è il silenzio della solitudine, il silenzio che ti segue come un'ombra, il silenzio del respiro trattenuto, il silenzio che non ti lascia mai.

  • Non so a cosa, esattamente, tu ti riferisca, ma so che il silenzio è un modo per punire se stessi e gli altri.

    Perchè queste punizioni?

    I giorni e le notti suonano in questi miei nervi di arpa, vivo di questa gioia malata di universo e soffro di non saperla accendere nelle mie parole.

  • E' un silenzio che non ha niente a che vedere con lo sprecare il tempo.
    C'è chi parla e si diverte, c'è chi medita nel suo silenzio.
    In ogni caso, hai usato il tuo tempo nella maniera giusta che darà i suoi frutti lo stesso.

    Non si passa un solo secondo senza che si impari qualcosa, soprattutto con il silenzio.

    Chiaro che avere un contesto dove esprimersi con serenità è auspicabile da tutti, ma in mancanza di meglio, vorrà dire che anzichè conoscere chi ti sta intorno, conoscerai meglio te stesso.

  • il pensiero del momento che sto leggendo ora: se una persona non capisce un'altra persona, pensa che quest'ultima sia pazza.
    è quello che è successo a me a 15 anni. mia madre mi ha portato subito dallo psichiatra, da lì sono partito con gli psicofarmaci.

    se sto in silenzio sono compatibile con la mia famiglia, perché non mi esprimo, e quindi non posso dire nulla che sembri folle.
    sono accettabile se mi annullo

    patrizia, interessante questa cosa della punizione.

    pollicino scivola un po' ma come al solito ci mette la sua sensibilità, sfiora qualcosa di importante. da qualche parte nella bibbia c'è scritto che la verità non è come l'eufrate, non è un grande fiume, maestoso e fragoroso. è come le acque di siloe, che scorrono in silenzio. c'è un libro di thomas merton che si chiama così, le acque di siloe. merton passa buona parte della sua vita in un monastero, con la consegna del silenzio. allora vale quello che diceva patrizia, auto-punizione, oppure usiamo un altro termine, purificazione. interessante notare come alcuni ordini religiosi mettessero il silenzio sullo stesso piano della povertà, della castità, dell'obbedienza. quando mi impongo il silenzio, in realtà, di che cosa mi privo? cosa mi sto togliendo?

  • è tutto vero wkoa (ho abbreviato il tuo nik scusami), il silenzio è pausa, riflessione, pensiero, scoperta, ordine, e anche punizione, però troppo silenzio nasconde sempre qualcosa e si corre il rischio di non riuscire + a parlare. comunicare con il silenzio non è sempre facile, si rischia di non essere capiti ma solo giudicati. il sielnzio è necessario ma dovrebbe essere anche accompagnato dal gesto e dalla parola.

    capisco le tue difficoltà in familgia, ma fuori dal contesto familiare come va? da quanto scrivi mi sembra che non ci sia differenza, prova a raccontare qualcosa in +.

    La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta, ma di come danzare nella pioggia.

  • Citazione da what kind of angel

    arrivo a fine giornata e mi accorgo che in casa non ho detto neppure una parola. ma lo so che sono così, è sempre stato un modo per difendermi. non mi piace litigare, non ci riesco. vivo in un deserto di incomprensioni e l'unica cosa che so fare è stare in silenzio. ore, giorni interi. perché dovrei parlare? ci ho provato quando avevo 14 o 15 anni. ci ho riprovato quando avevo 20 anni, ci ho riprovato quando avevo 25 anni. ora basta, non ci riesco più. attraverso le mie giornate muto come un pesce. ma non va bene, ovvio che non va bene, sento che i conti non tornano, sento il peso di tutto questo silenzio. quando esco di casa devo avere una bella faccia da zombi. c'è un silenzio che ti culla, che ti calma i battiti del cuore. e c'è il silenzio della solitudine, il silenzio che ti segue come un'ombra, il silenzio del respiro trattenuto, il silenzio che non ti lascia mai.

    Mi hai colpito. Per me è la stessa cosa. Stessa identica cosa e va così non so da quando. Non so da quando ho imparato ad essere una mummia in casa.
    E' che non trovo niente di interessante da dire che penso che i miei possano capire.
    Mi sembra sempre che parlino di cose cretine, insulse o comunque superficiali e non sono discorsi che entrano nelle mie corde.
    Non mi domandano mai niente, se non quando hanno da farmi delle accuse o muovermi critiche..e anche lì sto zitta.

    Sai il silenzio è un alleato. E' una prigione, ma spesso aiuta tanto.
    Aiuta a salvaguardare il proprio mondo, ma lo rende anche più alienato.
    Sto cominciando ora a capire, che devo parlare di più, non mi importa se non vengo ascoltata. Devo farlo per me stessa.

  • Mi spiego meglio WKOA
    io ho passato 10 anni in silenzio. Dove per silenzio si intende la volontà di non parlare e di isolarsi dal mondo.
    Dai 13 anni ai 23 ho fatto così. Non mi interessava nulla se non starmene con me stesso.
    Finita la cura della meditazione sono tornato a frequentare persone e a vivere canonicamente.
    Ho fatto fatica a reinserirmi, ma ora ho un po' e un po'. Esperienze di vita in compagnia ed esperienze di vita meditabonda fatta nella mia solitudine.

    Credo di poter dire di non essere distante dalla tua esperienza.
    Il mio silenzio principalmente era rivolto alla famiglia, oltre che al mondo intero.
    Io ci stavo bene anche, poi mi ci hanno fatto stare male, il giudizio, l'odio e l'ignoranza.

  • Il silenzio può essere un modo per conoscere se stessi...ma non solo...

    Si impone , a scuola il silenzio, per lavorare , ma anche per punire, è un modo per vietare che l'uomo faccia la cosa per cui è nato ...comunicare con i suoi pari...

    Alle suore viene imposto il silenzio, per la meditazione , ma anche per allontanarle dal mondo, dai rapporti con i pari...

    Il silenzio è importante per l'uomo , per conoscersi...ma è anche un modo di punire e autopunirsi...

    -Ti punisco non parlandoti...cioè non voglio avere a che fare con te, non voglio comunicare con te, quando ti cercavo non

    c'eri ora sono io che non ci sono per te....

    -Mi punisco non parlando...ovvero sono chiusa nel mio dolore, sono sola, non mi interessa di nulla, non voglio parlare con

    nessuno, non voglio che questo dolore esca è mio e solo mio...(questa è anche la mia esperienza)

    Non so se ho reso l'idea!

    I giorni e le notti suonano in questi miei nervi di arpa, vivo di questa gioia malata di universo e soffro di non saperla accendere nelle mie parole.

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