"più andrai in crisi e più sarai libero "
Che frase confortante... non so perchè, mi ha fatto sorridere. Rassicurazione, ecco.
nel senso che la crisi e l'incertezza non devono fare così paura, è vero, ci si sente persi, privi di identità, senza tutti quei bei palettini che ci dicevano dove andare e cosa pensare.
può essere un modo per rinascere, accettando senza ansia il fatto di non avere certezze si ha agio di osservare ogni piccolo movimento e cosa e apprezzarli nell'immediato.
senza cercare significati reconditi, il qui e adesso, insomma, che ogni tanto ci sta proprio bene.
Non avere fretta Keiji....il fatto che ti piacciano tante cose è indice di vitalità interiore, non hai bisogno di cercarla in altri
Messaggi di hallison
-
-
-
-
La serenità è un uomo anziano, un pescatore col volto cotto dal sole e dalla salsedine...che al tramonto vorrebbe ancora disporre le sue reti..
ma non è più tempo per lui. Così si limita a guardare il sole che sparge le sue ultime carezze e ne gioisce per l'ennesima volta -
Io ho difficoltà a rispondere alla domanda "cosa vuoi fare?" in quanto mi pare che tutto ciò che mi pare desiderabile, tutto ciò che potrei volere è fuori dall'orizzonte delle mie possibilità. Fossi neodiplomato (ma con la mente che ho adesso, differente da quella che avevo quando mi diplomai) penso che desidererei laurearmi in ambito economico e puntare su una carriera nel mondo del business - ora è tardi perchè dovrei partire da zero e fra cinque anni sarei troppo vecchio per essere preso in considerazione da chi fa recruiting per profili aziendali di alto livello. Ai tempi del mio diploma invece volevo studiare letteratura e filosofia e lavorare nell'industria culturale come giornalista, creativo o pubblicitario; ed oggi è tardi anche per questo perchè la gavetta richiesta per lavorare in questi settori è lunga e semigratuita e io non voglio rinunciare all'indipendenza economica che mi sono costruito col mio lavoro...
"carriera accademica o lavorare?" Lavorare....la carriera accademica, almeno in Italia, prevede anni semigratuiti e poi i posti sono pochissimi, non penso di essere abbastanza bravo per spiccare fra gli aspiranti dottori e per costruire quel feeling necessario che devi avere con un docente che ti prende come discepolo e ti porta a diventare dottore.
Insomma io sono insoddisfatto perchè dal mio punto di vista è tardi per costruirmi un Sapere tale da poter svolgere un lavoro davvero gratificante, ovvero un lavoro dove usi la testa e ci metti la tua persona. Sono destinato a lavori impiegatizi routinari, amministrativi, a seguire procedure che non ho scelto, ad ammuffire tra le scartoffie. E non ho alternative perchè di licenziarmi e farmi mantenere dai miei genitori per cinque anni di nuova università non ci penso proprio...I risultati non brillanti sono stati causati dalla mia sociofobia che mi ha impedito di stringere relazioni con i colleghi di corso, dopo un paio di anni fatti di giorni interi nelle aule universitarie passati senza parlare con nessuno stavo impazzendo...per questo il percorso è andato a ramengo....
Però non so se era la scelta giusta, fondamentalmente io nella vita ho sempre provato curiosità per tutto e amore profondo per niente. Per cui gli esami mi interessavano (più che a tanta gente che si è laureata per caso) ma non erano la vera passione, che non ho, per nulla.Abbi dubbi...cantava bennato, ma cavolo..una volta nella vita... devi guardare la foresta e scegliere il sentiero, costi quel che costi...
-
Ciao Aldebaran, innanzitutto complimenti per il tuo senso dell'umorismo
(febbre/ansia)
Poi cerco di risponderti...
Il sabato sera per me è la serata di massimo relax, perchè la domenica è l'unico giorno completamente libero che ho.
Perciò..comunque vada..me la godo. Se trovo qualcuno con cui condividere un aperitivo, una pizza o altro...bene
altrimenti leggo, navigo, guardo un bel film...tante sono le cose che mi piacciono.
Il valore simbolico è innegabile, come è innegabile che ognuno lo onori come meglio gli si confà.
Mi pare di capire che tu sia molto giovane, e quello che ti manca, sia una giusta compagnia.
Una cosa che quasi tutti sentiamo, la solitudine, la difficoltà di interagire con persone affini...
col tempo ci si adatta, si impara ad apprezzare un po' anche chi non ci è così simile...
e ad avere meno paura di esporsi.
Bon...forse sono fuori tema...
Ti faccio compagnia per una birra
Una eh.... -
Il titolo già dice tutto, tuttavia proverò ad esporre la mia preoccupazione.
Solitamente in un rapporto se ne vedono di cotte e di crude almeno nei primi tempi condividendo momenti gioiosi e altri decisamente no. In tutto questo cosa c'è di strano? Niente a prima vista, ma se scendiamo nel particolare notiamo che quello che è stato vissuto negli anni viene come dire annullato, dimenticato, caput dalla persona che si ha accanto. Diciamo che è come se il passato mio e suo venga volontariamente rimosso ogni volta che diventa ieri o l'altro ieri, giorni, mesi e così via. Infatti a una mia domanda "ti ricordi..."? lui risponde " non mi ricordo" e questo mi fa stare male, perchè lui rimane poi in silenzio e io ci sto male non riuscendo alla fine a capire un bel niente. Se invece gli chiedo delle sue "ex" si ricorda tutto alla perfezione. Non so darmi una spiegazione.Forse ricorderà quando anche tu sarai una ex.... ci sono persone che apprezzano e danno importanza solo a quello che non hanno più e vivono il presente come una certezza che non ha bisogno di ulteriore impegno.
Oppure avete un tipo di memoria diversa...non vi soffermate sulle stesse cose. Prova a chiedergli cosa gli viene in mente di significativo riguardo al vostro rapporto dal passato fino ad oggi...magari ti sorprende -
ho voglia di ..uno scambio intelligente e non impegnativo con una persona consapevole
-
Mi piacerebbe sapere come "siete messi" ad abbracci.
Esclusi i figli piccoli/ i nipoti piccoli/ il vs. compagno.... abbracciate mai i vs. familiari adulti ( genitori, fratelli, sorelle, nonni ecc.)?Raramente. Quando capita...è sempre un'emozione... frutto spontaneo di un impegno fortemente voluto, bisogno primario direi...