Messaggi di SerenaB.

    Grazie mille, queste parole mi aiutano molto!

    È vero purtroppo mi faccio sopraffare dalle mie insicurezze, e i giorni no li vivo come dei macigni che condizionano il mio modo di pensare e sicuramente è una mia tendenza..ma al momento sono cosi tanto provata dalla stanchezza e dai dolori degli ultimi anni, che riesco ad attingere solo alla mia resilienza e ho difficoltà a convivere con tanta pressione e con il giudizio degli altri.

    Il lavoro che sto svolgendo non è una vera necessità, mi spiego meglio.


    Avevo deciso di dimettermi dal mio vecchio lavoro proprio perché ho la grande fortuna di poter fermarmi e dedicarmi solo alla famiglia, non ho problemi economici, un compagno che appoggia le mie scelte e so che sono fortunata.


    Non sono riuscita a portare avanti questo progetto a causa di una specie di senso di colpa, non saprei come spiegarlo meglio. Dopo quasi 20 anni di lavoro, è come se non fossi stata in grado di fermarmi, come se mi sentissi una delusione..non so perché e per chi ma è così. Se mi fossi fermata per fare SOLO la mamma cosa avrebbero pensato di me? Terribile da dire e pensare lo so.

    Ma questo è un'altro discorso.


    Questo part time è caduto dal cielo e mi è sembrata un'ottima opportunità soprattutto pensando ad un futuro poichè avere ogni pomeriggio e ogni finesettimana liberi sarà comodo per dedicarmi a tutti quelli che saranno gli impegni e le esigenze del mio bambino quando sarà un po' più grande.


    Il punto è che sto vivendo questa situazione in un modo che è sintomatico di un mio malessere e di una mia incapacità di volermi bene ed apprezzarmi ma è anche vero che secondo me qualcosa non va non solo in me.


    Si certo, mi scontro con clienti maleducati, si il mio titolare palesa insofferenza ma io so di valere e nonostante questo non mi sento all'altezza, ma non perché non creda di essere in grado di imparare, ma penso di poterlo fare nei tempi consoni per me, non in 30 gg sicuramente. Il punto è: perché nonostante questo mi sento così male? Perché non riesco a farmi scivolare addosso frecciate varie o riprese? Perché lascio che il pensiero di altri mi identifichi?

    Ma soprattutto..possibile che non ci si renda conto che i lavori vanno imparati e non si impara in uno o due mesi? Che sì, si può sbagliare ripetutamente se non c'è un'adeguata formazione?


    Questa cosa mi fa sbroccare. Ovvio che se un cliente entra in tabaccheria per un servizio e io lo canno possa storcere il naso. Ma ci si chiede mai se dietro una nuova assunzione c'è una valida formazione?

    Io non credo nel concetto del BASTA BUTTARSI E POI SI IMPARA. Così facendo succede il contrario, si assimilano informazioni incomplete e approssimative, si cerca di sopperire come meglio si crede e inevitabilmente ci saranno errori.


    Poi se chiedi aiuto una volta tutto bene, due volte così così e la terza già parte lo sbuffo o il semi rimprovero.


    Quindi non faccio che chiedermi se il "problema" sono io o se ci si aspetti sempre che un dipendente performi nel minor tempo possibile con formazioni approssimative e se questo non succede (visto che siamo tutti diversi ed il fatto che si abbia molta esperienza lavorativa alle spalle non vuol dire necessariamente che si riesca ad imparare nuove mansioni in un mese) il dipendente è un'imbecille.


    Perché è così che mi sento lì dentro.


    Questa situazione per me è logorante.

    Quindi ho ragione nel pensare che quella lontananza e quei nodi irrisolti peggiorano tutto? Mio marito si aspettava il contrario. Secondo lui ricordando i litigi e i "no" dovrei stare meglio. A me pare mi torni tutto in faccia.

    Sono esattamente nella stessa situazione e mi ha davvero colpito leggere questa domanda perché è come se mi fossi accorta di non essere sola e non essere l'unica a porsi certi quesiti. Il mio compagno come tuo marito e io piena di domande, per non dire sopraffatta, a cui non so dare risposte.

    Ho perso i miei genitori in 8 mesi l'uno dall'altro, mentre aspettavo il mio primo figlio. Genitori complicati, difficili. Ma il ricordo della loro aggressività, delle loro mancanze, delle incomprensioni non mi aiuta, non crea distacco. Anzi. Sono ancora più persa e più addolorata. Intuisco cosa provi, forse lo capisco. Non ho consigli ma ti abbraccio virtualmente.

    Buongiorno, spero di non essere off topic e di scrivere nella sezione giusta. Ultimamente mi sento molto abbattuta e incapace sul mio posto di lavoro, e sta diventando un problema.


    Voglio dare un quadro generale della mia condizione da un paio d'anni a questa parte: provengo da una famiglia di origine (madre e padre) estremamente disfunzionale che mi ha portato tanto dolore, al punto di trasferirmi all'età di 19 anni in un'altra città e prendere le distanze. Da allora ho continuato a vivere la mia vita lontana dai miei genitori e negli anni i rapporti sono sempre stati complicati ma esistenti. Nel 2023 mia madre, a soli 66 anni, muore improvvisamente in un modo per me traumatico. Dopo 8 mesi mio padre muore anche lui improvvisamente mentre io ero al settimo mese di gravidanza. Ad oggi ho molti nodi irrisolti e problematiche che sto cercando di affrontare con la terapia, e tanto dolore su cui lavorare. Sono mamma di un bambino di un anno, senza aiuti.


    Questo è il quadro che tengo a dare perché penso sia importante per capire il mio stato psicologico ed emotivo.


    Veniamo alla questione lavoro: a febbraio decido di dare le dimissioni dopo 2 anni in un posto di lavoro dove non mi sono mai sentita a mio agio, dove quando sono morti improvvisamente i miei genitori non ho neanche ricevuto condoglianze dal mio datore di lavoro (alla morte di mia madre, che ripeto è stata inaspettata e traumatica, sono stata a casa solo 6 giorni per poi rientrare) e durante la mia gravidanza, alla fine del sesto mese mi veniva chiesto di fare straordinari per un totale di 12 ore. A volte accettavo, a volte no. Insomma un posto con molte luci e ombre, soprattutto tenendo conto che ad oggi ho ancora stipendi arretrati non ancora saldati. Mi dimetto con l'idea di dare un cambio di rotta alla mia vita, rimanere a casa con mio figlio (potendomelo permettere) per poi decidere più avanti quando ricominciare a lavorare. Avevo bisogno di dare una svolta e dedicarmi a me, non avere più a che fare con quell'ambiente e concentrarmi sulla mia salute mentale e ovviamente sul mio bimbo che fino ad allora era stato con una tagesmutter quando io e il mio compagno lavoravamo (io 36 ore, lui 40/45).


    A inizio marzo, quindi, con l'idea di dedicarmi alla terapia con la mia psicologa, eventualmente riprendere la terapia farmacologica che avevo interrotto appena saputo di essere incinta e provare dopo tanti anni a fermarmi lavorativamente.


    Succede però che ad aprile decido di accettare un lavoro a me nuovo, di 20 ore settimanali dal lunedì al venerdì solo al mattino, pensando che potesse essere una buona soluzione, così da poter io stessa avere il mio spazio senza togliere nulla al mio bambino.


    Il lavoro in questione è in una tabaccheria molto frequentata dove le mansioni da imparare sono molte: dai servizi quali pagamenti di bollettini, tributi e così via, al servizio di ritiro pacchi con tutti i corrieri esistenti e relativi procedimenti sia per ritirarli che per evaderli. In più tutto il mondo, a me estraneo (comunicato in fase di colloquio), dei giochi quali Lotto, SuperEnalotto ecc. e quello dei tabacchi (non sono neanche fumatrice). Insomma un vero e proprio centro servizi a 360 gradi, con annessi giochi e rivendita tabacchi.


    Ora, io sicuramente ingenuamente ho pensato di potermela cavare, in quanto ho sempre lavorato con il pubblico (il mio precedente lavoro era come receptionist e precedentemente ho sempre lavorato in negozio), ma ho anche sempre precisato che non ho esperienza nel settore specifico e che quindi tenevo molto a ricevere molta formazione.


    Per farla breve, dal 10 aprile sono operativa in tabaccheria con effettive 25 mattine lavorate, visto il periodo ricco di giorni festivi e quindi di chiusura. Io credo che 25 mattine "buttate" in un nuovo lavoro, oltretutto molto variegato e articolato, siano poche per poter essere autonomi, ma questo non è il pensiero (non esplicitato ma evidente) del titolare e anche della clientela, che non manca mai di lamentarsi delle mie incertezze, lentezze ed errori.


    Sto soffrendo tantissimo questa situazione: mi sento estremamente sopraffatta da tante informazioni e procedimenti diversi da fare e soprattutto da capire. Questa condizione mi fa vacillare e dubitare di me, e sentendomi sempre sotto pressione, quando penso di aver fatto un passo in avanti, puntualmente ne faccio sei indietro il giorno successivo. Tra clienti che mi danno rispostacce perché sono lenta nello svolgere un passaggio, se li faccio attendere per chiedere aiuto su qualcosa, se banalmente ho bisogno di tempo per fare i conti visto che non conosco a menadito prezzi di centinaia di cose diverse e non c'è l'ausilio di un registratore di cassa ma solo di una calcolatrice. Per non parlare della difficoltà di tenere a mente l'organizzazione del magazzino e dei prezzi dei servizi che sono i più disparati.


    Io sono una persona organizzata e ho sempre avuto la necessità di scrivere tutti i passaggi così da essere tranquilla sul mio operato, ma i ritmi in tabaccheria sono così serrati (anche file fin fuori la porta, in certi momenti) che non riesco a farlo e, se anche ci riuscissi, non avrei il tempo per consultarli.


    Ora, questo mio sentirmi profondamente piccola e incapace, questo mio avere sempre molta ansia nel recarmi a lavoro, questo mio overthinking sull'argomento che mi spreme, rovina in toto le mie giornate che già sono molto pesanti perché con un bimbo di un anno sempre con me. La mia vita mi sembra un incubo e me la sono cercata io.


    Sto molto male per questa situazione, e comincio a chiedermi se sono io estremamente incapace e mi sto seriamente mettendo in discussione. Dal mio voler aprire un nuovo capitolo di vita dove pensare anche a me stessa e "fermarmi" anche con la testa, mi ritrovo come quando a scuola si aveva ansia di entrare in classe per la verifica di matematica e mi chiedo se davvero sono un'inetta.


    Questo stato d'animo sento che peggiora il mio stato psicologico che è già traballante.