Buongiorno, spero di non essere off topic e di scrivere nella sezione giusta. Ultimamente mi sento molto abbattuta e incapace sul mio posto di lavoro, e sta diventando un problema.
Voglio dare un quadro generale della mia condizione da un paio d'anni a questa parte: provengo da una famiglia di origine (madre e padre) estremamente disfunzionale che mi ha portato tanto dolore, al punto di trasferirmi all'età di 19 anni in un'altra città e prendere le distanze. Da allora ho continuato a vivere la mia vita lontana dai miei genitori e negli anni i rapporti sono sempre stati complicati ma esistenti. Nel 2023 mia madre, a soli 66 anni, muore improvvisamente in un modo per me traumatico. Dopo 8 mesi mio padre muore anche lui improvvisamente mentre io ero al settimo mese di gravidanza. Ad oggi ho molti nodi irrisolti e problematiche che sto cercando di affrontare con la terapia, e tanto dolore su cui lavorare. Sono mamma di un bambino di un anno, senza aiuti.
Questo è il quadro che tengo a dare perché penso sia importante per capire il mio stato psicologico ed emotivo.
Veniamo alla questione lavoro: a febbraio decido di dare le dimissioni dopo 2 anni in un posto di lavoro dove non mi sono mai sentita a mio agio, dove quando sono morti improvvisamente i miei genitori non ho neanche ricevuto condoglianze dal mio datore di lavoro (alla morte di mia madre, che ripeto è stata inaspettata e traumatica, sono stata a casa solo 6 giorni per poi rientrare) e durante la mia gravidanza, alla fine del sesto mese mi veniva chiesto di fare straordinari per un totale di 12 ore. A volte accettavo, a volte no. Insomma un posto con molte luci e ombre, soprattutto tenendo conto che ad oggi ho ancora stipendi arretrati non ancora saldati. Mi dimetto con l'idea di dare un cambio di rotta alla mia vita, rimanere a casa con mio figlio (potendomelo permettere) per poi decidere più avanti quando ricominciare a lavorare. Avevo bisogno di dare una svolta e dedicarmi a me, non avere più a che fare con quell'ambiente e concentrarmi sulla mia salute mentale e ovviamente sul mio bimbo che fino ad allora era stato con una tagesmutter quando io e il mio compagno lavoravamo (io 36 ore, lui 40/45).
A inizio marzo, quindi, con l'idea di dedicarmi alla terapia con la mia psicologa, eventualmente riprendere la terapia farmacologica che avevo interrotto appena saputo di essere incinta e provare dopo tanti anni a fermarmi lavorativamente.
Succede però che ad aprile decido di accettare un lavoro a me nuovo, di 20 ore settimanali dal lunedì al venerdì solo al mattino, pensando che potesse essere una buona soluzione, così da poter io stessa avere il mio spazio senza togliere nulla al mio bambino.
Il lavoro in questione è in una tabaccheria molto frequentata dove le mansioni da imparare sono molte: dai servizi quali pagamenti di bollettini, tributi e così via, al servizio di ritiro pacchi con tutti i corrieri esistenti e relativi procedimenti sia per ritirarli che per evaderli. In più tutto il mondo, a me estraneo (comunicato in fase di colloquio), dei giochi quali Lotto, SuperEnalotto ecc. e quello dei tabacchi (non sono neanche fumatrice). Insomma un vero e proprio centro servizi a 360 gradi, con annessi giochi e rivendita tabacchi.
Ora, io sicuramente ingenuamente ho pensato di potermela cavare, in quanto ho sempre lavorato con il pubblico (il mio precedente lavoro era come receptionist e precedentemente ho sempre lavorato in negozio), ma ho anche sempre precisato che non ho esperienza nel settore specifico e che quindi tenevo molto a ricevere molta formazione.
Per farla breve, dal 10 aprile sono operativa in tabaccheria con effettive 25 mattine lavorate, visto il periodo ricco di giorni festivi e quindi di chiusura. Io credo che 25 mattine "buttate" in un nuovo lavoro, oltretutto molto variegato e articolato, siano poche per poter essere autonomi, ma questo non è il pensiero (non esplicitato ma evidente) del titolare e anche della clientela, che non manca mai di lamentarsi delle mie incertezze, lentezze ed errori.
Sto soffrendo tantissimo questa situazione: mi sento estremamente sopraffatta da tante informazioni e procedimenti diversi da fare e soprattutto da capire. Questa condizione mi fa vacillare e dubitare di me, e sentendomi sempre sotto pressione, quando penso di aver fatto un passo in avanti, puntualmente ne faccio sei indietro il giorno successivo. Tra clienti che mi danno rispostacce perché sono lenta nello svolgere un passaggio, se li faccio attendere per chiedere aiuto su qualcosa, se banalmente ho bisogno di tempo per fare i conti visto che non conosco a menadito prezzi di centinaia di cose diverse e non c'è l'ausilio di un registratore di cassa ma solo di una calcolatrice. Per non parlare della difficoltà di tenere a mente l'organizzazione del magazzino e dei prezzi dei servizi che sono i più disparati.
Io sono una persona organizzata e ho sempre avuto la necessità di scrivere tutti i passaggi così da essere tranquilla sul mio operato, ma i ritmi in tabaccheria sono così serrati (anche file fin fuori la porta, in certi momenti) che non riesco a farlo e, se anche ci riuscissi, non avrei il tempo per consultarli.
Ora, questo mio sentirmi profondamente piccola e incapace, questo mio avere sempre molta ansia nel recarmi a lavoro, questo mio overthinking sull'argomento che mi spreme, rovina in toto le mie giornate che già sono molto pesanti perché con un bimbo di un anno sempre con me. La mia vita mi sembra un incubo e me la sono cercata io.
Sto molto male per questa situazione, e comincio a chiedermi se sono io estremamente incapace e mi sto seriamente mettendo in discussione. Dal mio voler aprire un nuovo capitolo di vita dove pensare anche a me stessa e "fermarmi" anche con la testa, mi ritrovo come quando a scuola si aveva ansia di entrare in classe per la verifica di matematica e mi chiedo se davvero sono un'inetta.
Questo stato d'animo sento che peggiora il mio stato psicologico che è già traballante.