Ciao. Come sto? Al 70/80%. Ovvero, mi rimane il disturbo come sottofondo ed è aspecifico.
I medicinali fanno il loro lavoro, ma non hanno risolto il sottofondo per il quale – anche il mio dottore conferma – devo essere io ad impegnarmi. Aumentare le dosi avrebbe solo l’effetto di stordirmi, assonnarmi ulteriormente. Non è il caso. Peraltro, a un dosaggio basso ho recuperato pienamente l’aspetto di piacere sessuale, che non è di secondaria importanza.
La mattina, storicamente, è il momento più delicato. Ti comprendo. Per questo ho un approccio lento. Cerco di non fare subito full immersion in PC e telefonino. Dopo la routine del caffè apro. Cerco anche di darmi una scaletta quotidiana che aiuta appunto a combattere il “vuoto”, che genera in me fastidio ed accentua i disturbi.
La sera, tendenzialmente, si sta meglio. Negli ultimi anni, però, vedo che la tensione interiore si è abbassata la mattina, rimanendo però stabile – leggera – per tutto il giorno.
L’ansia è così. Siamo noi a produrla e, dunque, non vedo alternative al cercare di assumere un atteggiamento diverso. La psicoterapia è una palestra. Con il tempo dovrebbe aiutare a migliorare il nostro vivere in compagnia, con l’ansia. Pensare di eliminarla renderebbe la vita piatta.
Allo stesso modo, occorre impegnarsi un pochino per rompere i meccanismi inconsapevoli che l’hanno generata prima e continuano ad alimentarla.
È un lavoro che darà pienezza alla nostra vita. 