Messaggi di Federico Baranzini

    Gentili Dseries, GuaritoreFerito e into_theAbyss999,


    mi fa piacere leggere le vostre riflessioni perché toccano un punto che troppo spesso viene trascurato, cioè quanto i farmaci possano incidere sulla sfera sessuale e quindi sulla qualità della vita. Non si tratta di un aspetto secondario e parlarne apertamente è già un passo importante.


    Dseries, quello che racconta della sua esperienza con Quetiapina e Olanzapina è un esempio molto chiaro di come due molecole appartenenti alla stessa categoria possano avere effetti molto diversi. L’Olanzapina tende ad agire più pesantemente su alcuni recettori della serotonina e questo, in diverse persone, si traduce in riduzione della libido o difficoltà erettive. La Quetiapina, pur avendo meccanismi simili, esercita un’azione più “bilanciata” e spesso risulta più tollerabile sotto questo punto di vista. Naturalmente la risposta varia da persona a persona: genetica, metabolismo e sensibilità individuale fanno sì che non ci siano due esperienze identiche. Se sta pensando a una reintroduzione di Olanzapina per i suoi effetti sul sonno, può avere senso procedere con cautela, valutando dosaggi minimi ed eventualmente considerare alternative più mirate all’insonnia. A volte, anche un approccio non farmacologico, come la terapia cognitivo comportamentale per l’insonnia, può affiancarsi ai farmaci riducendo la necessità di dosaggi più alti.


    into_theAbyss999, la sua preoccupazione riguardo all’uso combinato di Finasteride e SSRI è assolutamente fondata. Entrambi i farmaci sono noti per possibili ripercussioni sulla sessualità e, seppur non esistano studi specifici sulla loro associazione, è ragionevole pensare che gli effetti possano sommarsi. Con la Finasteride il rischio riguarda soprattutto calo della libido, disfunzione erettile e, in alcuni casi, sintomi che persistono anche dopo la sospensione (quella che viene chiamata sindrome post-Finasteride). Per gli SSRI il discorso è analogo: molti pazienti sperimentano alterazioni della risposta sessuale in corso di trattamento e una parte, purtroppo, continua a riportare difficoltà anche a distanza di tempo (PSSD). La buona notizia è che non tutte le persone sviluppano questi problemi e molte recuperano del tutto dopo la sospensione. Per ridurre i rischi il suggerimento è di parlarne con il medico prima di iniziare o proseguire il trattamento, discutendo anche di eventuali alternative che abbiano un impatto sessuale minore, come il Bupropione o l’Agomelatina. È utile inoltre monitorare attentamente i sintomi e segnalare subito eventuali cambiamenti.


    Capisco che leggere esperienze negative su forum e gruppi possa aumentare la paura e dare la sensazione che il rischio sia altissimo, ma la realtà clinica è più sfumata: la maggior parte delle persone tollera questi farmaci. La differenza sta sempre nella risposta individuale e nella possibilità di adattare la terapia in modo personalizzato. Il messaggio che vorrei lasciarvi è che non si è mai senza alternative e se un farmaco crea problemi, di solito ne esistono altri che possono funzionare senza gli stessi effetti collaterali.


    Un saluto cordiale,

    Federico Baranzini

    Psichiatra e Psicoterapeuta a Milano

    Gentili utenti del forum,


    mi unisco a questa discussione, anche se avviata nel 2022, perché la Sindrome dell’Intestino Irritabile (IBS) è una condizione che colpisce molte persone e che spesso viene sottovalutata o gestita con difficoltà. I vostri interventi riflettono esperienze molto comuni: sintomi invalidanti come gonfiore, dolore addominale e distensione, la frustrazione di non trovare soluzioni definitive e la consapevolezza di un legame stretto tra intestino e stato emotivo.


    nuova, la sua testimonianza è particolarmente significativa. Il fatto che i sintomi siano migliorati durante l’assunzione di paroxetina — un antidepressivo — conferma quanto la ricerca scientifica abbia ormai dimostrato: l’intestino e il cervello comunicano costantemente attraverso l’asse intestino-cervello. Lo stress, l’ansia e la depressione possono esacerbare i sintomi dell’IBS, e viceversa. Non è un caso che molti pazienti riferiscano un peggioramento dei disturbi intestinali in periodi di tensione emotiva.


    Questo non significa che l’IBS sia "tutto nella testa", ma che la gestione dello stress e del benessere psicologico può giocare un ruolo chiave nel controllo dei sintomi. Tecniche come la mindfulness, la terapia o lo yoga possono essere utili complementi alle cure tradizionali.


    Come sottolineato da repcar, è fondamentale che la diagnosi sia confermata da uno specialista. L’IBS è una diagnosi di esclusione, cioè si arriva a definirla solo dopo aver scartato altre patologie (come celiachia, intolleranze, malattie infiammatorie croniche intestinali, ecc.). Se non l’avete già fatto, potrebbe essere utile ripetere alcuni esami (come il test per la celiachia o il breath test per le intolleranze al lattosio o al fruttosio), soprattutto se i sintomi sono cambiati nel tempo.


    Per quanto riguarda i farmaci biotecnologici anti-TNF, questi sono generalmente riservati a patologie infiammatorie croniche (come il morbo di Crohn o la colite ulcerosa) e non sono indicati per l’IBS. Tuttavia, nuove ricerche stanno esplorando terapie mirate per l’IBS, come i probiotici specifici o farmaci che agiscono sui recettori della serotonina intestinale. Se la vostra sintomatologia è particolarmente invalidante, potrebbe valere la pena chiedere al gastroenterologo se ci sono novità terapeutiche adatte al vostro caso.


    Molti di voi hanno menzionato l’importanza della dieta, e infatti l’alimentazione è uno dei pilastri nella gestione dell’IBS. Tuttavia, non esiste una dieta universale: ciò che funziona per una persona può non funzionare per un’altra.

    • lariacherespiro, il fatto che i sintomi migliorino in vacanza suggerisce che lo stress e il ritmo di vita abbiano un impatto significativo. Potrebbe essere utile provare a identificare quali alimenti scatenano i sintomi tenendo un diario alimentare per alcune settimane.
    • mayra, l’eliminazione del latte è un passo comune, ma l’IBS può essere scatenato anche da altri cibi come FODMAPs (carboidrati fermentabili presenti in molti alimenti, tra cui cipolla, aglio, legumi, alcuni frutti e dolcificanti). Una dieta low-FODMAP, se seguita con l’aiuto di un nutrizionista, può portare benefici significativi.
    • Zaraki, la sua domanda è molto pertinente: un dietologo o un nutrizionista specializzato in disturbi gastrointestinali può essere di grande aiuto. Questi professionisti possono guidarvi in un percorso di eliminazione e reintroduzione degli alimenti, evitando di procedere solo per tentativi. Inoltre, possono suggerire integratori specifici (come probiotici o enzimi digestivi) che in alcuni casi aiutano a ridurre i sintomi.

    Per quanto riguarda Valpinax (contiene Ottatropina metilbromuro, Diazepam una benzodiazepina), è vero che può essere prescritto in casi di IBS severo legato all’ansia, ma va usato con cautela e solo sotto stretto controllo medico, a causa del rischio di dipendenza.


    Altri integratori che possono essere valutati (sempre con il parere del medico) sono:

    • Probiotici specifici (come ceppi di Bifidobacterium infantis o Lactobacillus plantarum), che in alcuni studi hanno mostrato di migliorare il gonfiore e la regolarità intestinale.
    • Fibre solubili (come la psillio), che possono aiutare in caso di IBS con stitichezza, ma vanno introdotte gradualmente per evitare effetti opposti.
    • Enzimi digestivi (come la lattasi per l’intolleranza al lattosio o l’alfa-galattosidasi per i legumi).

    So che vivere con l’IBS può essere estenuante, soprattutto quando i sintomi sembrano non rispondere a nulla. Tuttavia, la ricerca avanza, e sempre più specialisti stanno adottando un approccio multidisciplinare (gastroenterologo, nutrizionista, psicologo) per gestire questa condizione.


    Un cordiale augurio e saluto a tutti,


    Federico Baranzini

    Psichiatra a Psicoterapeuta a Milano

    Gentile MyDarkSoul , gentile Penny2014 e cari utenti del forum,


    mi rivolgo a voi anche se il thread originale risale ad aprile 2024, perché la domanda sollevata da MyDarkSoul sulla possibilità di utilizzare integratori come Pineal Tens per sostenere il tono dell’umore è oggi più che mai attuale. Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un aumento significativo dell’uso di nutraceutici e integratori per gestire stress, ansia e stati depressivi lievi. Spesso, però, questa scelta avviene senza una guida adeguata, e il rischio è quello di affidarsi a soluzioni "fai da te" che potrebbero non essere né efficaci né sicure.


    Pineal Tens è un integratore che contiene 5-HTP, un precursore della serotonina, insieme a vitamine del gruppo B e altri componenti che, secondo la letteratura scientifica, possono favorire la produzione di neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione dell’umore. Tuttavia, è importante sottolineare che gli studi su questi principi attivi non sono univoci. Alcune ricerche ne evidenziano potenziali benefici in casi di depressione lieve o disturbi del sonno, mentre altre non riscontrano effetti significativi. Questo significa che l’efficacia può variare molto da persona a persona.


    MyDarkSoul, nel suo caso, Pineal Tens era stato prescritto in associazione alla paroxetina, un antidepressivo. Questo rende difficile valutare l’effetto specifico dell’integratore, poiché i due trattamenti agivano in sinergia. Se sta considerando di riassumerlo da solo, senza il supporto di un farmaco, è bene tenere presente che potrebbe non essere sufficiente, soprattutto se i sintomi che sta vivendo sono intensi o persistenti.


    Penny2014, la sua testimonianza è preziosa perché conferma che, in alcuni casi, questi integratori possono offrire un certo sollievo. Tuttavia, è fondamentale ricordare che non sono privi di rischi. Ad esempio, il 5-HTP può interagire con farmaci antidepressivi, come gli SSRI, o causare effetti collaterali come nausea, sonnolenza o, in casi rari, la sindrome serotoninergica. Per questo motivo, anche se si tratta di un prodotto naturale, è sempre consigliabile consultare un medico o uno specialista prima di iniziare l’assunzione, soprattutto se si stanno già assumendo altri farmaci.


    Un altro aspetto da considerare è la durata dell’assunzione. Se decide di provare Pineal Tens, sarebbe utile monitorare gli effetti per almeno 4-6 settimane, annotando eventuali cambiamenti nel tono dell’umore, nel sonno o nei livelli di energia. Questo le permetterà di valutare oggettivamente se l’integratore sta avendo un impatto positivo o meno. In caso di peggioramento o comparsa di effetti indesiderati, è importante sospendere l’assunzione e rivolgersi a un professionista.


    Vorrei anche sottolineare un punto che Penny2014 ha toccato con grande sensibilità: non c’è nulla di sbagliato nel cercare un supporto più strutturato se ce n’è bisogno. Spesso, per paura dello stigma o per la convinzione di dover "farcela da soli", si tende a rimandare il momento di chiedere aiuto. In realtà, rivolgersi a uno specialista non è un segno di debolezza, ma un atto di responsabilità verso se stessi. La salute mentale è un percorso, e ogni strumento — che sia un integratore, una terapia o un farmaco — può essere utile se utilizzato nel modo giusto e al momento giusto.


    Per concludere, se state valutando l’uso di Pineal Tens o di altri integratori simili, vi invito a farlo con consapevolezza. Condividere le proprie esperienze, come avete fatto voi, è importante perché aiuta gli altri a farsi un’idea più chiara. Tuttavia, ogni persona è diversa, e ciò che funziona per qualcuno potrebbe non funzionare per un altro. Per questo, il consiglio più prezioso che posso darvi è quello di affidarvi sempre a un professionista per una valutazione personalizzata.


    Un cordiale saluto a tutti,


    Federico Baranzini

    Psichiatra a Psicoterapeuta a Milano

    Buongiorno, il mio psichiatra mi ha prescritto il Brexpiprazolo, per problemi di depressione con fobia sociale e apatia.

    Volevo chiedere info sul farmaco, se dà acatisia e qualcuno lo ha utilizzato e come si è trovato...

    Ringrazio anticipatamente.

    Buongiorno 1988,


    il Brexpiprazolo, noto anche con il marchio Rxulti, è un farmaco approvato dalla FDA per il trattamento di:


    • Schizofrenia: Aiuta a ridurre i sintomi della schizofrenia, come allucinazioni, deliri, pensieri disorganizzati, comportamento disorganizzato e mancanza di emozioni o interesse (unica indicazione approvata in Italia sino ad oggi dalla AIFA)
    • Disturbo depressivo maggiore: Viene usato in aggiunta ad antidepressivi per trattare i sintomi della depressione maggiore negli adulti. Quindi come terapia di potenziamento e immagino appunto il caso che la riguarda.
    • Trattamento dell'agitazione associata alla demenza nei pazienti affetti da Malattia di Alzheimer


    L'incidenza dell'acatisia con il Brexpiprazolo varia a seconda della dose e della popolazione studiata.


    L'acatisia è stata segnalata come una delle reazioni avverse più comuni nei pazienti trattati con Brexpiprazolo, con una incidenza del 5,6%. Questa percentuale sembra aumentare con dosi più elevate del farmaco, suggerendo una correlazione dose-risposta. Specificamente, l'incidenza di acatisia è stata del 3,0% per la dose di 1 mg/die, 4,6% per 2 mg/die e 6,5% per 4 mg/die.


    Tuttavia, è importante sottolineare che questi dati derivano da studi clinici controllati e potrebbero non riflettere l'esperienza nella pratica clinica reale. La comparsa di acatisia può essere influenzata da altri fattori, come l'età, il sesso, la presenza di altre condizioni mediche e l'assunzione di altri farmaci.


    La invito a rivolgersi al suo specialista di fiducia per ogni ulteriore chiarimento sulla cura.


    Un cordiale saluto,


    Federico Baranzini



    Bibliografia:

    https://www.accessdata.fda.gov…el/2023/205422s009lbl.pdf

    https://www.torrinomedica.it/e…xulti-effetti-collaterali

    https://www.dailyhealthindustr…di-alzheimer-ID28080.html

    Gentile Giulia,


    i cambiamenti importanti nella vita, anche quando positivi, possono essere fonte di stress e scompensi emotivi. È normale sentirsi sopraffatti da emozioni contrastanti in queste situazioni. Il fatto che lei si descriva come una persona ansiosa e ossessiva di natura rende questa fase di transizione ancora più delicata.


    Riguardo alla fluvoxamina, si tratta di un antidepressivo appartenente alla classe degli SSRI, spesso utilizzato anche per il trattamento dei disturbi d'ansia. È un farmaco generalmente ben tollerato, con un basso rischio di effetti collaterali rilevanti nelle prime settimane di assunzione. Ovviamente ogni persona può reagire in modo diverso.


    La decisione di intraprendere una terapia farmacologica non va vista come una sconfitta o una mancanza di forza di volontà. Anzi, è un passo responsabile per prendersi cura di sé stessi nel modo più appropriato quando se ne presenta la necessità.


    Detto questo, solo lei può decidere cosa fare, "tenere duro" o fidarsi e affidarsi. In quest'ultimo caso, la fluvoxamina potrebbe essere d'aiuto per superare questo periodo critico, eventualmente integrandola con psicoterapia di supporto.


    La rassicuro sul fatto che episodi di forte stress emotivo e scompenso ansioso sono comuni nella vita di molte persone, soprattutto in concomitanza di grandi cambiamenti lavorativi, familiari o di vita in generale. Non deve sentirsi "sbagliata" per questo.


    La invito ad avere fiducia nei consigli dei professionisti che la seguono e a mantenere un atteggiamento di apertura verso il percorso di cura suggerito, senza porsi limiti preconcetti. L'obiettivo è ritrovare la serenità e la capacità di gestire al meglio questa nuova fase della sua vita.


    Un caloroso incoraggiamento.


    Federico Baranzini

    Buongiorno a tutti, circa un mese fa ho subito un intervento chirurgico a causa del quale ho dovuto interrompere l'assunzione di Brintellix (lo assumevo da qualche settimana per un problema di forte ansia generalizzata). Avrei poi dovuto ricominciare ad assumerlo gradualmente ma non me la sono sentita perché nonostante sembrava funzionasse per l'ansia, mi dava effetti collaterali poco sopportabili (prurito, problemi di stomaco e reflusso che tuttora persistono).

    Ho scritto alla psichiatra che mi vede ogni 2/3 mesi chiedendo se posso prendere eventualmente Delorazepam mi ha risposto "ok". L'ansia è tornata molto forte ma non so se prendere Delorazepam "al bisogno" mi possa aiutare o no.

    Mi potete dare un parere? Molte grazie :)

    Gentile Nuova2024,


    mi dispiace sapere del forte ritorno dell'ansia generalizzata dopo l'interruzione del Brintellix (vortioxetina) a causa dell'intervento chirurgico subito. Comprendo le sue perplessità riguardo alla possibilità di assumere delorazepam, suggerita dalla sua psichiatra.


    Il delorazepam è un farmaco appartenente alla classe delle benzodiazepine, che viene comunemente utilizzato per il trattamento dell'ansia, dell'insonnia e di altre forme di disagio psicologico. Tuttavia, le benzodiazepine sono tipicamente considerate terapie di breve termine per i seguenti motivi:


    1) Possono causare assuefazione e dipendenza se assunte per periodi prolungati e a dosi elevate.

    2) Possono avere effetti collaterali come sonnolenza, confusione mentale, perdita di coordinazione, etc.


    Nel suo caso specifico, la psichiatra potrebbe averle suggerito il delorazepam da utilizzare "al bisogno" per gestire gli episodi acuti di forte ansia in attesa di riprendere una terapia più mirata e di lungo termine, come il Brintellix o altri antidepressivi/ansiolitici.


    Tuttavia, data la sua precedente esperienza con effetti collaterali importanti legati al Brintellix, sarebbe opportuno avere un consulto approfondito con la psichiatra prima di assumere qualsiasi nuovo farmaco. Potreste valutare insieme altre opzioni terapeutiche più tollerate.


    Un ulteriore suggerimento potrebbe essere quello di associare alla terapia farmacologica un percorso di psicoterapia che si è dimostrata efficace nel trattamento dell'ansia generalizzata.


    La invito a non esitare a esporre tutte le sue perplessità alla sua psichiatra in modo da trovare insieme la soluzione più idonea al suo caso.


    Un cordiale saluto


    Federico Baranzini

    Caro Invisibile,


    la ringrazio per aver condiviso la sua situazione in modo così aperto e dettagliato. Apprezzo molto la sua onestà nel descrivere le difficoltà che sta affrontando, senza cercare giustificazioni o lamentarsi, ma con un atteggiamento oggettivo.


    Mi dispiace sapere che sta attraversando un periodo difficile, caratterizzato da isolamento sociale, mancanza di relazioni significative, difficoltà a trovare un lavoro soddisfacente e a perseguire con costanza interessi o hobby. Queste sono situazioni che possono certamente minare la motivazione e portare a un senso di noia e insoddisfazione nella vita.


    Vorrei però complimentarmi con lei per aver provato diverse strade per migliorare la situazione, come la terapia e l'utilizzo di app di incontri, nonostante i risultati finora deludenti. Questo dimostra che non si è arreso e che sta cercando attivamente delle soluzioni.


    Allo stesso tempo, comprendo la frustrazione di non vedere progressi significativi nonostante gli sforzi profusi. È una situazione che può portare a demotivazione e scoraggiamento.


    Alcune considerazioni sulla sua situazione:


    Non giudichi troppo duramente se stesso definendosi "noioso" o attribuendo tutto alla sua presunta mancanza di attrattiva fisica. Spesso tendiamo a essere molto più critici con noi stessi rispetto a come ci vedono gli altri.


    Le relazioni sociali e di coppia sono sfide comuni per molte persone. Non è affatto un caso isolato ed è normale incontrare difficoltà, specie in un mondo sempre più "virtualizzato" come quello delle app di incontri.


    Potrebbe essere utile riconsiderare l'approccio alla terapia. Spesso ci vuole del tempo per trovare il terapeuta e la metodologia più adatti al proprio caso. Erano forse terapeute donne? Se fosse così allora si potrebbe capire parte dell'insuccesso?


    4) Concentrarsi su piccoli obiettivi e attività gratificanti un passo alla volta, evitando aspettative eccessive di cambiamento radicale da un giorno all'altro.


    Quindi non perda la speranza. Con impegno, pazienza e forse un cambio di prospettiva, sarà possibile imboccare un percorso di maggiore soddisfazione personale.


    Un caloroso incoraggiamento. :)

    Gentile Ipposam,


    mi spiace sentire della profonda mancanza e fragilità che sta provando in questo momento. Non avere, o aver perso, delle solide figure genitoriali di riferimento a cui potersi aggrappare è un'esperienza molto dura e dolorosa. È comprensibile che il vuoto lasciato da queste mancanze si faccia sentire in modo più forte nei periodi difficili della vita.


    Ciò che mi sento di consigliarle, innanzitutto, è di accogliere e validare i sentimenti che sta provando. La nostalgia per quei legami familiari calorosi e protettivi, il senso di abbandono e di non avere un saldo punto di approdo sono emozioni del tutto legittime. Non giudichi se stessa per quello che prova. Sono cicatrici che rimangono aperte e che a volte tornano a farsi sentire.


    Al contempo, provi a concentrarsi sulle risorse che ha dentro di sé e su quelle che può costruire intorno. Ha la sua famiglia, ha un lavoro, per quanto insoddisfacente possa essere ora. Questi sono mattoni su cui può provare a ricostruire un senso di stabilità e appartenenza.


    Potrebbe essere molto utile intraprendere un percorso di analisi personale per elaborare questi vissuti e trovare nuovi modi per relazionarsi con la sua famiglia d'origine, accettandone i limiti ma anche imparando a porre dei sani confini. Un terapeuta potrebbe anche aiutarla a sviluppare una maggiore fiducia nelle sue capacità e risorse interne.


    Nel frattempo, coltivi le amicizie significative che ha, creando una rete di supporto alternativa. E pratichi attività che le diano sollievo e piacere, come hobby. Queste possono essere valvole di sfogo importanti.


    Riguardo al lavoro, capisco le resistenze a cambiare una situazione per quanto insoddisfacente. Ma forse potrebbe iniziare ad esplorare, un passo alla volta, quali opportunità più stimolanti potrebbero essere disponibili per lei. Potenziali cambiamenti di questo tipo possono anche rappresentare una sfida positiva e un'iniezione di autostima.


    Con pazienza, determinazione e il supporto giusto, può assolutamente ritrovare un senso di sicurezza interiore e serenità. Passo dopo passo, ricostruendo mattone su mattone. Creda nelle sue risorse!


    Le auguro di trovare la forza e il coraggio di cui ha bisogno. Un cordiale saluto.


    Federico Baranzini

    Sono lieto che abbia deciso di rivolgersi a uno specialista per affrontare questi sintomi. È un passo molto importante.


    I comportamenti che descrive, come l'annotare ripetutamente pensieri e cose da fare, il rimandare compiti, il sentirsi sopraffatto da pensieri intrusivi e l'accumulo di disordine mentale, possono effettivamente essere indicativi di un disturbo ossessivo-compulsivo o di un disturbo d'ansia generalizzato. Tuttavia, solo una valutazione approfondita da parte di un professionista può fornire una diagnosi accurata.


    Riguardo alle piattaforme online di ascolto, possono rappresentare un primo passo utile per ricevere supporto emotivo e consigli preliminari. Tuttavia, per una diagnosi e un trattamento adeguati, è altamente consigliabile consultare uno specialista di persona, come uno psichiatra o uno psicologo clinico.


    Data la sua situazione lavorativa itinerante, potrebbe essere un problema trovare un terapeuta fisso. In questo caso, le suggerirei di valutare la possibilità di una terapia online con professionisti qualificati che offrano sessioni video o telefoniche. Sebbene non sia l'ideale, potrebbe essere una soluzione pratica per iniziare un percorso terapeutico.


    In ogni caso, la raccomandazione principale è di consultare uno specialista di persona, almeno per una valutazione iniziale approfondita. Solo un professionista qualificato può formulare una diagnosi accurata e pianificare un trattamento personalizzato per la sua specifica condizione.


    Cordiali saluti,


    Federico Baranzini

    Gentile Vaniglia76,


    comprendo perfettamente il senso di vuoto e apatia che sta attraversando in questo momento della sua vita. È una fase difficile, ma voglio rassicurarla che non è troppo tardi per apportare dei cambiamenti positivi.


    Gli attacchi di ansia e i sentimenti depressivi che sta provando sono segnali che non vanno ignorati. È importante affrontare queste difficoltà con l'aiuto di un professionista, come uno psicologo o uno psichiatra. Loro saranno in grado di fornirle gli strumenti adatti per gestire l'ansia, la depressione e le sfide emotive che sta affrontando.


    Riguardo alla sua relazione, capisco che sia una fonte di frustrazione e insoddisfazione. Tuttavia, prima di prendere decisioni affrettate, potrebbe essere utile provare a comunicare apertamente con il suo compagno e, se possibile, intraprendere una terapia di coppia. Se nonostante gli sforzi la situazione non dovesse migliorare, allora sarà necessario valutare altre opzioni, sempre tenendo presente il benessere dei suoi figli.


    Non si scoraggi riguardo alla possibilità di ricostruire una vita soddisfacente anche a 50 anni. Molte donne hanno affrontato situazioni simili e sono riuscite a trovare nuove opportunità e relazioni appaganti. L'importante è lavorare su se stessa, riscoprire i propri interessi e la propria autostima.


    Le consiglio di coltivare degli hobby, fare attività che le piacciono e cercare di ampliare la sua cerchia sociale. Potrebbe essere utile partecipare a gruppi o associazioni che condividono i suoi interessi, in modo da incontrare persone nuove e stimolanti.


    Inoltre, non si dimentichi di dedicare del tempo ai suoi figli, che sono una fonte di gioia e motivazione nella sua vita.


    Non si deve rassegnare, ma piuttosto essere determinata a migliorare la sua situazione un passo alla volta. Con l'aiuto giusto e una mentalità positiva, può ritrovare la serenità e la soddisfazione che merita.


    Ricordi che non è sola in questa battaglia. Ci sono persone e risorse disponibili per sostenerla in questo percorso di guarigione e rinascita personale.


    Le auguro ogni bene e le invio un caloroso abbraccio virtuale.