Ho avuto la stessa tua situazione, solo che era mio padre il carnefice. Mi ha impedito di continuare gli studi, mi umiliava e tutto diventava una guerra o un dramma a causa sua, come te ho subito bullismo e spesso mi rendo conto che il mio carattere generalmente mite e tranquillo, attrae persone che tentano di usarmi. Non sono stata graziata nemmeno a livello di salute o di fortuna, ma ho sempre lottato per ottenere qualcosa.
Credo che tutto sta a come reagisci al dolore in base al carattere che hai, non puoi cambiare queste cose ma puoi cambiare i pensieri negativi che ti generano, nel senso che forse potresti almeno lavorare su questo non sentirti all'altezza. Io credevo di non essere capace in nulla ma grazie a una psicologa il mio modo di ragionare in tal proposito è migliorato e ciò mi ha dato la forza di reagire.
Purtroppo la vita su alcune persone rincara un po' la dose ma dobbiamo continuare a stringere i denti e a non darla vinta agli altri.
Grazie Artemisia per le tue parole.
Si, concordo: siamo noi a determinare i fatti e non viceversa.
Il problema è quando siamo giovani, periodo in cui dipendiamo giocoforza dai nostri genitori. Purtroppo siamo argilla da plasmare, e tante volte veniamo plasmati nel modo sbagliato, o diversamente da quello che la nostra natura ci dimostra di essere.
Da adulti poi questo plasmare, che in teoria dovrebbe essere finito, viene condizionato dagli amori e dalle amicizie.
Tutto sta a capire quanto dura è diventata l'argilla che ci compone una volta plasmati... se siamo rimasti morbidi è un problema, se ci siamo induriti a sufficienza magari riusciamo a non essere condizionati... ma non sempre questa regola funziona.
Tutto sta a noi.
Mostra di PiùCiao Manta13S
Spero che qui troverai un po' di quel conforto che cerchi, o almeno un rifugio, uno spazio protetto in cui riversare le tue ansie e malinconie.
Mi ha colpito il tuo thread perché esordisci con la perdita di tuo padre, purtroppo mi sento chiamata in causa perché probabilmente perderò il mio (sto piangendo...) dopo anni di malattia. Chi non ci passa magari non comprende le brutture della malattia, perché la malattia è brutta, ti porta via dalla tua casa, e giorno dopo giorno ti sottrae le facoltà fisiche e mentali... ti cancella l'esistenza che a fatica avevi costruito. Non si è mai preparati a ciò, e ho già chiaro che poi, ci sarà un prima e un dopo, due parti rotte da una spaccatura profonda.
Le difficoltà non vengono mai da sole, e tu direi che ne hai sopportate la tua grossa parte.
Ho riportato quella tua frase in particolare perché mi ha colpito, cosa di quell'evento di sgretola l'anima? Ti riferisci alla malattia della tua bimba o proprio alla genitorialità in sé? L'avere un figlio non dovrebbe mai essere un capriccio da accontentare, ma posso solo immaginare quanto sia difficile trovarsi di fronte a una volontà così ferrea come quella di un'aspirante madre e dover compiere una scelta forzata, per amore magari.
Con la tua compagna come stai? C'è supporto reciproco tra voi?
Ciao Saritta, mi piange il cuore a leggere ciò che hai scritto. La perdita di mio padre è stata molto triste, ma ho sempre fatto un ragionamento a riguardo che condivido con te, se può servirti: intorno a noi ci sono persone che hanno perso un padre talmente presto da non aver potuto godere appieno della sua presenza, del suo affetto, delle sue parole. Quindi, nella disgrazia, il mio pensiero è: ritieniti orgogliosa di aver potuto godere di un padre, e ritieniti fiera di essere stata una figlia che lo ha amato. Lui lo sa, anche se non te lo dirà, e potrà morire felice e orgoglioso di te.
Mio padre me lo disse, e credimi... lui è morto felice, e a me ha dato forza.
Sulla paternità, è che io lavorando così lontano e per paura di vedere poco mia figlia, nonché con il pensiero perenne che questo mondo stia deteriorandosi sensibilmente di valori e di sentimenti, temo possa diventare una casa per mia figlia orribile. Queste cose sono state completamente eluse e imposte (e si torna al discorso che ho fatto sopra inerente mia madre), ed ho ceduto alla voglia di maternità della mia compagna. Lei supporta le mie cure, quello sì, ma non mi ascolta. E sovente finisce tutto in feroci discussioni. In altre parole: lei vuole, io accontento, anche se non sono d'accordo.
Ad oggi il mio rapporto con lei è passivo e turbolento. Vi confesso che a volte vorrei troncare, ma non posso farlo per amore della mia bimba, di cui sono padre solo due giorni a settimana e con cui ho paura di non poter mai avere un rapporto forte, viste le mie necessità professionali. Ho provato anche ad avvicinarmi cercando un lavoro più vicino, ma tutti mi hanno chiuso la porta in faccia a causa di un "profilo professionale troppo elevato" e del famoso "costi troppo".