Messaggi di Nishinotoin

    Ciao, non ho letto nulla dei tuoi post precedenti.

    Sappi però che ci siamo passati in molti per quello che è capitato a te, e per esperienza personale ti dico che si può tornare "quasi come prima". Dico quasi perché nella vita comunque si cambia, perciò non si è mai uguali a sé stessi.

    Quindi ieri sera, dopo quasi due anni, ti sei sentito finalmente "bene"?

    Cosa hai fatto per riuscire a superare le crisi di panico?

    Per superare le crisi di panico sono tornato in terapia e a piccolissimi passi si è visto un miglioramento. Mi pare di capire che anche tu ci sia passata per questo tipo di situazioni, sai cosa vuol dire uscire dalla comfort zone e sai come quel meccanismo che ti porta a "restare nel tuo brodo" ti faccia male quando ti da l'illusione di protezione (pazzesco come l'ansia ti manipoli).


    Questo post voleva essere la simbolica risposta a tutte quelle domande che ho sparso su internet riguardo alla possibilità di ritornare a stare bene; un specie di chiusura di un cerchio.

    Credo che con il tempo l'idealismo possa mutare in base a ciò che si vive sulla propria pelle. E io non credo siano inutili gli ideali. Credo siano inutili solo se non ci si ragiona mai su, se non vengono utilizzati. Sono inutili anche con la consapevolezza che domani gli eventi mi potrebbero portare ad agire contro i miei ideali e probabilmente a mutarli in seguito, per non cadere nell'ingiusto, in ciò che è al di fuori del permesso.

    Gli ideali sono leggi di Dio in quel nostro momento storico, ma se mi guardo indietro, vedo tanti ideali morti. Per qualche anno ho considerato i trentenni già vecchi. E alle medie dissi al mio prof di ginnastica che fumava: "Io mai berrò e mai fumerò". Non sono astemio, ma potrei quasi dire di aver mantenuto la promessa sull'alcol. Quantomeno bevo poco e non è un mio vizio. Sul fumo ho cambiato ideali crescendo, ho dovuto, mica potevo più considerare i fumatori degli "schiavi maleodoranti, pensa quanti soldi risparmieresti per non parlare della salute". Però ecco, alcuni ideali sono importanti: "Non si uccidono persone innocenti". Però basta che divago un po' e già mi sento di modificarlo in "non si uccidono intenzionalmente persone innocenti". E divagando e divagando: "Non si uccidono intenzionalmente persone innocenti quando si vogliono colpire persone che hanno intenzione di uccidere molte persone innocenti", e ancora sento che si potrebbe fare molto per migliorare questo ideale. Ma non potevo avere semplicemente come ideale "Non si uccide"? No, decisamente troppo generico e non mi trovo d'accordo in termini assoluti.


    Nel caso più terrestre di provarci, non provarci, perché l'idealismo vorrebbe sentimenti nobili e puri, il pragmatismo vorrebbe che stessi zitto e agissi per arrivare al sesso, anche contro i tuoi ideali, penso che anche lì il vissuto faccia la sua parte. Ciò che farei oggi con Valentina non è quello che avrei fatto 20 anni fa, 15, 10 e così via. Sta a te quanto e come scendere a patti con gli ideali. Ecco, io all'età dell'università, se Valentina fosse stata una semplice ragazza bella che mi sarei fatto, non avrei fatto niente perché imbranato totale. Se invece Valentina mi fosse piaciuta davvero, avrei fatto di tutto per mettermi i bastoni tra le ruote perché imbranato totale. Pochi anni dopo, forse, se avessi incontrato Valentina, bella ma non "per sempre", magari mi sarei buttato consapevole del fatto che non sarebbe durata. Ma ehi, voglio provare anch'io il sesso e finora, senza scendere a patti, non l'ho provato. Proviamo il pragmatismo com'è.

    Non ho morali da trarre. Forse la vita è cercare di oscillare il meno possibile tra l'idealismo e il pragmatismo, vivere in un equilibrio tra i due e capire quando si sta sbandando troppo da una parte o dall'altra, rimettersi nella corsia centrale.

    Eh, non contraddirsi e non essere ipocriti verso sé stessi è una bella rogna quando si parla di ideali. "Gli ideali sono leggi di Dio in quel nostro momento storico..." è proprio vero.

    Vivere di ideali può essere pericoloso come può esserlo vivere di pragmatismo; mi pare che l'unica cosa sensata che si possa fare a questo punto sia quella, effettivamente, di vivere non facendosi crocifiggere da una lotta interna come questa! Dovrei allenarmi ad agire di impulso, chissà che un ridotto tempo per pensare non tolga questo impasse!

    Questa è davvero la domanda principale.

    Mi è capitata, molto tempo fa, una cosa simile ed ho seguito strettamente i miei ideali fino ad arrivare, alcune occasioni mancate dopo, a cedere alla tentazione di approfondire finalmente la conoscenza con "la mia Valentina".

    Era passato troppo tempo, eravamo cambiati, io ero cambiato troppo per poterla apprezzare come prima e la cosa non è andata.

    Col senno di poi penso che avrei dovuto assecondare la sensazione iniziale e, forse, sarei stato più felice. Magari lo sarei ancora oggi.

    Quindi per me, sì, vale la pena scendere a patti con i nostri ideali se c'è la possibilità di essere più felici.

    Mi fa molto ridere che questo sembra essere l'esatto continuo di quello che stavi dicendo destat.


    Onestamente non penso ci sia una risposta (o perlomeno una ricetta completa) e non me ne aspettavo una. Come in fondo dite entrambi, se non è successo un motivo c'è e me la faccio andar bene così.


    Grazie a tutti per le risposte.

    Quando faccio visita a questo forum o non è un buon momento o mi sento particolarmente introspettivo. Stanotte è diverso però.


    La prima volta che sono venuto in questo sito ero sul fondo del barile, avevo cercato su internet ovunque e ho trovato voi. Mano a mano mi sono raccontato (il mio diario è pubblico) e in quel primo post racconto del mio attacco di panico; vi spiego quanto orribile sia stato e come mi abbia atterrato nella vita. Ho ripreso piano piano terreno, ma non mi sono mai sentito bene, non mi sono mai sentito meglio di "com'ero prima": la domanda ricorrente infatti era se si potesse tornare indietro. Ora so che non sarebbe né giusto né saggio compararsi a quel prima.


    In quel primo post racconto che l'attacco di panico era avvenuto in macchina e dopo (qua) racconto proprio di questo problema. Ti toglie autonomia, ti fa sembrare peggiore agli altri. Magari ora puoi uscire e fare praticamente tutto, ma quel piccolo (ma enorme) dettaglio non si vuole risolvere.

    Ho provato e riprovato, soprattutto giri a vuoto, ma nulla. Ogni volta mi irrigidivo, mi sembrava di svenire, agli incroci impazzivo, e non essere lucido non è esattamente l'ideale. Quando piove o fa troppo freddo non si esce... quando vuoi andare in montagna non puoi andare... se devi uscire a una distanza più lunga della bicicletta, devi sempre chiamare qualcuno (e alla lunga pesa, fortuna che vivo in città).


    Stasera però ho pensato che ho fatto cose estremamente più difficili e complesse. Ho preso la macchina e sono andato dal solito amico. All'andata è andata così così, al ritorno niente.


    Pazzesco.


    Stanotte non sto solo bene, è il primo giorno in cui mi sento meglio di quando è iniziato tutto questo... meglio di come stavo prima.

    Quell'attacco di panico è stato il 21 agosto 2023, sono passati 626 giorni.

    Ahahah, mi sono espresso male io. Parlavo di Barbero, ma mi hai comunque risposto! Andrò a recuperarmi De Felice.

    Grazie a tutti per le risposte e scusate per questi giorni di assenza. Andiamo con ordine:

    Ciao Nishinotoin. Premetto che non sono sicuro di aver capito cosa intendi. E premetto che, anche se non saprò sviluppare il concetto, mi stona il fatto di mettere in contrapposizione "idealismo" e "pragmatismo". Ma cerco di ridurre all'osso quello che credo sia il tuo dilemma.


    A te Valentina piaceva, al passato, nel passato avresti intrapreso una relazione con lei, motivato da un'attrazione fisica e caratteriale. Oggi, al presente, Valentina caratterialmente non ti attrae più tanto, forse non la stimi più come un tempo per le sue scelte di vita.

    E ti chiedi, oggi, visto che l'occasione lo permetterebbe, se è "giusto" che tu ci provi con lei, pragmaticamente, anche se non provi l'attrazione caratteriale di un tempo. Hai questo dilemma etico?

    Questo è uno dei dubbi, sì. Da lì poi si è sviluppata una riflessione più ampia. Chi fa massiccio uso di ideali è molto facile all'illusione e al non vivere nella realtà, e mi sto quindi chiedendo se effettivamente non sia tutto un'illusione e se gli ideali siano sostanzialmente inutili.

    Hai ragione anche tu: però idealismo e pragmatismo possono essere all'opposto, ma possono anche non esserlo.

    Io e lei abbiamo fatto le superiori insieme e ora l'università (lì non ci vediamo ogni giorno, ma capita di incontrarci o di confrontarci per qualche esame). Sì, forse hai ragione: è solo nostalgia di qualcosa che ho idealizzato per molto tempo. Direi che tu abbia fatto centro: caratterialmente non mi piace più e, se la conoscessi oggi da zero, sarebbe solo una bella ragazza. Quello che c'è in più è la nostalgia.

    Ora come ora lei sta con uno; la riflessione era rivolta ad un annetto fa, quando eravamo di nuovo molto stretti.

    Direi che tu abbia fatto centro sulla prima questione.

    Interessante Manta13S, questa metafora sulla macchina sportiva. "Uno non preclude l'altro" è un concetto a cui devo sicuramente pensare di più; sarebbe molto più comodo se fossero due cose che fanno pace fra di loro.

    Grazie, grazie.

    Il quesito inizia da questa breve storia – ma potete anche andare direttamente alla domanda sotto –


    Quando ero ai primi anni di superiori si trasferì da un'altra scuola una ragazza, Valentina. Mi piacque sin da subito. Inizialmente lei stava con uno, ma noi comunque diventammo amici. Un giorno, non molto lontano, Valentina si fece subito più ammiccante e, per vie traverse, scoprii che da poco si era lasciata. La situazione decollò subito: io sapevo di piacere a lei e lei a me, ma stava arrivando l'estate e lei sarebbe andata via per tutto il tempo. Mi ricordo ancora che, negli ultimi giorni, una mia compagna di classe mi disse di andarle a dire qualcosa (perché la situazione era palese a tutti)... ma per l'imbarazzo non le dissi quello che provavo. Quell'estate fu una delle più belle: conobbi in vacanza un'altra ragazza, Sara, e lei fu la mia prima fidanzata. L'estate passò, ritornai a scuola, lei ovviamente venne a sapere di Sara e immagino non ne fosse troppo contenta. Però Valentina mi piaceva troppo e mollai Sara, nonostante fosse una persona molto cara per me, un po' per colpa della distanza, un po' per Valentina. Un mese dopo, Valentina si mise con un tipo e ci restò per tutte le superiori.

    Tuttavia, abbiamo scelto la stessa università. In cuor mio speravo che prima o poi Valentina si lasciasse con il tipo e, nonostante io abbia avuto un'altra storia, l'ho sempre guardata un po' da lontano sperando che eventualmente qualcosa sarebbe successo. Quando il primo anno di università era ormai giunto al termine, lei mi disse che qualche mese prima si era infine lasciata con il fidanzato anche lei.

    Ora, quando qualcuno conclude una lunga relazione, tendenzialmente fa dei grossi cambiamenti: lei ha deciso che l'università non le piaceva poi così tanto (i suoi genitori l'hanno un po' obbligata a finirla) e quindi, alle 6 di mattina, va in palestra per poi saltare le lezioni.

    Ha preferito il suo aspetto fisico allo studio, mentre io ho molta passione per quello che faccio (di gran lunga di meno della palestra, mi piace andare a correre ma nulla di più); quindi, crescendo, le nostre strade, pur essendo tuttora collegate (entrambi siamo ancora all'università), si sono separate.


    Avrei avuto l'occasione di approfondire quella relazione, ma ora non provo più l'interesse che avevo prima, anche se, per un vecchio riflesso, mi piace ancora. So di essere una persona molto più ideale che pragmatica e questa è tutta una questione ideale: mi piace Valentina, ma penso (per come sono stato educato e per le mie passioni) che questa sia una scelta non tanto interessante (ognuno è libero di fare quante scelte "non interessanti per me" quanto vuole :D; mi sono volutamente astenuto dalla parola "stupida") e quindi lei è diventata molto meno interessante per me.


    Mettendo da parte tutta questa sfortunata questione di tempismo: nel forum ci sono persone molto diverse fra loro e da me. La maggior parte di voi ha anche un po' più esperienza di me nella vita, quindi, secondo voi, cosa è meglio tra il pragmatismo e gli ideali? Bisogna essere come si è e non snaturarsi mai oppure si possono rompere le proprie regole interne per, forse, essere un po' più felici? Questo è solo un episodio, ma non è l'unico che mi porta a farmi questa domanda e sono sicuro che verrò messo di fronte a questa scelta molte altre volte, quindi vi prego, come persone esterne, siate onesti. Mi sto facendo un'enorme quantità di s*ghe mentali e dovevo decisamente buttarmi di più (e chiaramente questo non vale solo per andare a letto con qualcuno, si parla in generale), oppure tutto quello che vi ho raccontato ha un senso per voi?

    Allora l'autocrate Orbán che ci fa nell'Ue? Se è talmente diverso dai democratici stati europei, a tal punto da essere ritenuto impresentabile, perché non lo cacciano dall'Unione?

    Beh, Orbán non è sempre stato il capo di Stato dell'Ungheria. Ad ogni modo, averlo nell'Ue è un vantaggio se conti che non averlo lo trasformerebbe in un nemico. Gli diamo un sacco di soldi e sta calmo. La speranza è che si ravveda? Il popolo ungherese prima o poi capirà che può avere di meglio? Nel tempo l'Ungheria si standardizzerà per forza alla democraticità europea? Boh, mi pare di capire che il progetto europeo sia stato un po' trascurato negli ultimi anni, non credi? Se ci fai caso, ora una delle discussioni maggiori nel Parlamento Ue è quella di togliere la possibilità ad alcuni paesi di avere il diritto di veto per le decisioni europee.

    Ad ogni modo, la mia domanda verteva sulla volontà degli europei: insomma, 'sti europei vogliono la guerra o le trattative di pace?


    Perché se vogliono la guerra, allora non ci dovrebbero nemmeno voler andare a discutere con Putin e non offendersi perché Trump non li invita. Se invece vogliono partecipare alle trattative, allora non dovrebbero continuare a dire che sostengono l'Ucraina contro la Russia e magari essere pronti a mandare soldati quando gli americani se ne saranno andati.

    Chiaramente, non essendo uno Stato unico, ci sono tante voci e i nostri media ci mettono la loro bella dose di c***** caos.


    Direi che nessuno di logico, di per sé, vuole la guerra (complotti a parte).

    Sarebbe bello volere la pace, ma cosa comporta questo? Un 5 Stelle ti direbbe che la loro pace sarebbe abbandonare l'Ucraina dal giorno zero (dove il loro periodo al governo è come fosse a.C. e il giorno in cui sono diventati opposizione d.C.), ma nel complesso il loro "volere la pace" significa abbandonare l'Ucraina, e se diventa tutta Russia fa lo stesso.


    Volere la pace significa che la fa Trump? Mmmhh... Non mi sembra si sia fatto tutto 'sto casino per poi concludere in maniera ignota. Trump alla fine parla, ma non mi sembra abbia fatto molto.


    Quindi continuiamo ad oltranza? Per ora non sta portando vantaggi particolari all'Ucraina. Certo, i russi all'inizio pensavano di concluderla in qualche mese, ma da un annetto stanno retrocedendo (di poco, ma stanno retrocedendo).


    Direi che l'Europa sia spaccata fra queste opzioni e, appena arriva qualcuno di un po' più risoluto, ci si mette anche l'Ungheria (o altri) e, per ragione X, dice che non se ne fa nulla. Ho saltato qualcosa?

    Ne avesse il potere certo no. Ma la volontà credo ci fosse.


    Ad ogni modo il mio discorso era un altro: all'epoca, i leader Ue potevano sostenere Orban in quel suo tentativo di porre fine alle ostilità tramite la diplomazia, anche se magari era votato al fallimento. Ma si sono rifiutati, e ne hanno preso le distanze.


    E oggi pretendono un posto proprio al tavolo delle trattative, e si offendono perché vengono lasciati ai margini.

    Fammi capire, tu pensi che i leader di nazioni democratiche avrebbero dovuto sostenere un autocrate (o pressappoco) nel tentativo di fermare un secondo autocrate e porre fine a una guerra?


    È ovvio che hanno preso le distanze, è un suo alleato in pratica!

    La mia psicologa una volta mi disse che al contrario di quanto si possa pensare il suicidio non avviene quando si sta peggio: quando la depressione è massima non ti alzi dal letto e non pensi a nulla. Il suicidio avviene quando stai migliorando e "logicamente" pensi che quella sia l'unica via d'uscita.


    Nota come ho usato il termine logicamente fra virgolette; se una delle pulsioni più potenti che c'è nell'uomo, quella di autoconservazione, viene meno non c'è nulla di normale né logico in senso stretto, si è semplicemente arrivati ad un estremo.

    Per questo motivo non penso possa essere un atto coraggioso oppure codardo, sicuramente è estremo e sicuramente è dettato da condizioni non giudicabili dall'esterno.