Messaggi di margheritadura

    Se la cerchia sociale tra te e lui, nonostante le distanze aveva delle seppur microscopiche impercettibili condivisioni: è possibile che tu possa aver dedotto quanto gli stava accadendo da un discorso percepito anche in una discoteca mentre chi ne parlava stava a 10 metri da te e con la musica a coprire il parlato.

    bruce0wayne Sì, ci avevo pensato, ma posso escludere del tutto, per ragioni materiali che non spiego, questa possibilità...

    Che storia forte quella che hai raccontato!

    A me successe con una mia cugina in più di un episodio, eravamo veramente connesse all'epoca, un'estate in particolare non potevamo dire niente che l'altra specificava che lo stava pensando proprio in quel momento ^^

    Sì, è stata una cosa forte...

    Apro questo thread perché mi piacerebbe sapere se qualcuno ha mai vissuto esperienze simili alla mia.

    Anni fa, avevo un rapporto molto forte con una persona ma, a un certo punto, abbiamo interrotto ogni comunicazione. Specifico che quando si sono verificati i fatti che sto per raccontare questa persona viveva a centinaia di km da me e io non avevo, da anni, nessuna notizia che lo riguardasse, né diretta né indiretta. Certamente, non avevo mai smesso di pensare a lui (e, sono sicura, lui a me).

    A un certo punto, all'improvviso, una notte lo sogno a lungo, angosciosamente, ma non c'era, almeno che io ricordi, alcuna trama precisa nel sogno, solo il suo volto davanti agli occhi e una sensazione, appunto, angosciosa. (Tra l'altro, non ricordo quasi mai ciò che sogno). Mi sveglio e mando un messaggio a un'amica: "Sai ho sognato Pinco, mi sono chiesta se sta bene, maledetta superstizione...", ridendo un po' di me stessa, insomma.

    Passano un paio di giorni e mi arriva notizia che lui era stato male, di punto in bianco, ed era andato in coma. Mi faccio due conti e capisco che quando avevo fatto il sogno la cosa doveva essere già avvenuta. Incredula, penso di avere costruito un falso ricordo e vado a rileggere la chat in cui avevo raccontato del sogno alla mia amica. Era vero. Non avevo inventato nulla. Era successo veramente.

    Lui poi è mancato e io ho letto quel sogno come una specie di comunicazione telepatica...un saluto. Inutile dire che la cosa mi ha scossa non poco perché sono scientifica, laica e compagnia cantante, tanto che ho avuto bisogno di andare a ripescare quel messaggio, controllare le date, fare conti...insomma non volevo crederci in alcun modo.

    A qualcuno di voi è mai capitato niente di simile?

    I comportamenti non deontologici o, in senso generale, non etici sono diffusi per ogni dove... quindi anche in questo settore. Le manipolazioni o scorrettezze possono essere varie. Conosco una persona che si è sentita chiedere piaceri dal medico presso il quale era in terapia, in virtù del fatto che faceva un lavoro importante, ad esempio. A fronte di ciò, devo dire che il mio terapeuta è una persona veramente perbene, corretta, in ogni senso. Certo, almeno a me, fa particolarmente effetto l'idea di una manipolazione da parte di un medico che dovrebbe curarti...per dirla con un eufemismo, proprio "bruttarella" come cosa.. è l'antitesi dell'idea di "alleanza terapeutica".

    ... comunque, fra i freni c'è il fatto che mi chiedo come sarebbe stare assieme... non dal punto di vista sessuale ma nell'interagire quotidiano... cioè se sarebbe nervoso, irritabile, etc. perché so che questo sì, mi peserebbe. Non sono i suoi problemi a spaventarmi/preoccuparmi ma l'atteggiamento che lui ha davanti ai suoi problemi.

    Bruce non è proprio vero. Io sono sempre stata donna di grande vivacità sessuale però mi sono capitati periodi anche lunghi in cui non pensavo per niente al sesso, non avevo neppure il desiderio di masturbarmi, e l' autoerotismo è sempre stata una pratica naturale e soddisfacente per me, anche quando stavo con un uomo.

    Confermo in toto.

    Bella domanda...


    Qualcuno mi ha fatto notare che devo starci attenta perché ho, di mio, una forte tendenza all'accudimento ed è vero. So, tuttavia, che mi piace la sua serietà, la sua intelligenza, il suo essere salace e il mare di dolcezza che sentivo muoversi dentro di lui prima che venisse fuori il problema "bdz e sesso". Poi, io mi innamoro molto raramente e quando succede sono così...questo dipende proprio dalla mia natura, credo.

    Frequentare il forum mi ha aiutata a capire tante cose di lui che prima non avevo capito o avevo solo intuito ma, appunto, in modo poco concreto. Mi è stato utile perché sono riuscita a mettermi ancora di più nei suoi panni. Vivo comunque sempre combattuta fra il rispettare ciò che mi ha chiesto, almeno a parole (cioè, in sostanza, di abbandonarlo al suo destino), e l'istinto di andare lì, prenderlo per le spalle e dire una cosa tipo quella che dice Jeremy Irons alla fine di "Lolita"...<<vivere con te e morire con te e tutto con te>>.

    Ciao Gretel , partendo dalla premessa che gli assoluti non sono possibili, ovviamente, e quindi anche i terapeuti non possono essere obiettivi in senso assoluto (non potrebbero neanche se, nel caso di cui parli, sentissero entrambe le campane), secondo me, c'è molta variabilità...se ci sono quelli capaci di "giocare" in modo tale da guadagnarci? Sì. Ciò però non deve spingerci a credere che non esistano i terapeuti perbene in senso professionale... anche perché c'è il rischio che un paziente si attacchi a un pensiero del genere (quello di essere manipolato) per uscire da fasi terapeutiche "scomode".

    Richard Lux, questo tema mi interessa molto. Ho letto ciò che avete scritto. Forse c'è una questione terminologica o, meglio, una questione relativa ai significati che si attribuiscono al termine "autostima". Se ho capito bene, tra questi ultimi per te c'è un'idea ben definita di giudizio, valutazione, etc. Ora non dico che l'idea del giudizio sia totalmente assente dal discorso ma, messa in questi termini, mi sembra un po' "dura" come cosa. Io passo per essere una persona che ha una autostima solida e probabilmente così è, tuttavia mi critico abbastanza spesso. È possibile che una differenza la faccia il fatto di avere accettato profondamente l'idea che tutti sbagliamo, che la nostra visione delle cose è sempre imperfetta etc. Questa consapevolezza ci consente, fra le altre cose, di essere assertivi (non arroganti), di buttarci etc. Non vogliamo chiamarla "auto-stima", perché la seconda parte del composto ci parla troppo di valutazione, giudizio, etc.? Chiamiamola allora "percezione di sé", "propriopercezione"...


    Posso aggiungere che la mia autostima, o come vogliamo chiamarla, mi ha letteralmente salvata più volte in situazioni da cui altri sarebbero usciti con le ossa rotte, quindi sì...penso sia fondamentale <3