Messaggi di Tentativ1

    Cari voi che forse mi leggete, sono ancora in un pantano che sembra aumentare. Penso di aver sprecato la mia vita e le mie energie in percorsi che non mi hanno portato a concretizzare nulla. Dal lavoro alla vita sentimentale... è stato tutto un fallimento pur mettendocela tutta. Lo sapete, da gennaio cerco di trovare soluzioni o almeno un po' di pace ma farmaci e psicoterapia mi sembra che non mi stiano aiutando come avevo sperato. La psicologa mi dice di avere fiducia nel processo... ma io mi sento mancare la terra sotto i piedi e mi accorgo di non saper capire come reagire... cosa fare...

    Negli ultimi quattro giorni sono tornata in uno stato di prostrazione quasi totale, ancora in malattia dormo molto in modo poco sano, a volte tutto il giorno e ho perso ormai in tutto 8 kg. Dormire così tanto è ovviamente una fuga per non vivere l'ansia che mi logora e ne ho paura, davvero, perché so che è segno di una ulteriore degenerazione del mio stato... è come dire 'non voglio più vivere', non credo più che lavorare sulla mia sofferenza mi porti a qualcosa perché non ne vedo i frutti... continuo a morire ogni giorno e ogni giorno non riesco a zittire il persecutore interno che mi devasta.

    Ho sprecato tutta la mia vita, nessuno ha il coraggio di dirmelo, non ho costruito nulla e tra non molto tutto tornerà a precipitare intorno a me, perché non ho niente di solido, di sicuro neanche il tetto sulla testa... grazie di avermi letto, vorrei smetterla di morire ma non so come, la realtà mi schiaccia e non sono sicura neanche più di saperla leggere e vedere.

    Carissimi, mi sembra di non arrivare a nulla, cerco di studiare o almeno leggere sull'impotenza appresa, metodi per uscire da uno stato ansioso e depresso, cerco di disattivare i vortici di pensieri negativi e svalutanti su di me ma è una lotta sfiancante che spesso mi lascia sconfortata e in uno stato d'ansia a volte acuta. Ho tanta paura di dover rientrare a lavoro e non aver trovato neanche qualche strategia per difendermi dalle meschinità che certamente si verificherebbero, non ce l'ho, non mi sembra di star riuscendo a costruirla.. praticamente arrivo dalla psicologa a pezzi e quasi la imploro di indicarmi una strada... Purtroppo non ho buone notizie, non posso rivalermi come avevo sperato perché non ho testimoni...l'ultima volta la stessa psicologa mi è sembrata disarmata di fronte all'effettiva situazione che mi condanna ancora all'impotenza...era arrabbiata con gli avvocati e il sistema che non tutela situazioni come le mie.

    Avrei voluto leggerle negli occhi oltre quel po' di sgomento e indignazione anche un po' di iniziativa per riuscire a pensare come andare avanti. Invece no, mi è sembrato non sapesse che dirmi, schiacciata anche lei dall'impotenza.

    Così questo ulteriore limbo dove sperimento ancora impotenza mi riporta incubi, sonno disturbato, stati d'ansia, mi sembra una conferma di non avere alcun potere e la mia persona alcun valore.

    In questi giorni la solitudine mi chiude lo stomaco e soffro l'assenza dell'uomo che frequentavo, la bellezza che in quel rapporto non ho saputo difendere e nutro rabbia verso me stessa per aver perso anche lui.

    Oscillo realmente tra il punirmi e il cercare di imparare a andare avanti nella speranza di riscoprire il mio valore. Mi spiego...ho perso 4 kg in una settimana anche pensando a quanto non sono più desiderabile (lui mi diceva che non sentiva più passione ma che mi amava molto, mi ha sempre lasciato intendere fra le righe che il mio corpo che gli piaceva tanto ora non lo attraeva più) però, allo stesso tempo, cerco di camminare ogni giorno per ore sperando che questo mi aiuti a zittire la voce squalificante che si scaglia contro di me.

    Non riesco ad accettare questa impotenza perché farlo sarebbe una vera disintegrazione ulteriore del mio io ...vorrei invece trovare un modo per rafforzarmi ma continuo a non trovare appigli. Forse devo arrendermi? Smettere di dimenarmi, di fare tentativi per respirare un poco, farmi paralizzare da queste onde emotive che arrivano piuttosto che cercare sempre di farle passare?

    Non credo che galleggerei se smettessi di muovermi questo minimo che ancora riesco a fare. Credo che sprofonderei, come stavo facendo prima di andare a camminare...ma come trovare modo di riconoscere valore alla mia persona? Il persecutore interno mi dice che terribile persona solitaria, poco interessante e arida sono diventata e quanto sia giusto che mi ritrovi così senza nessuno, la sua voce continua a sovrastare i miei tentativi.

    Vorrei ritrovare almeno una piccola traccia di me stessa ma forse è giusto così... sto cedendo perché non merito nulla e non ho avuto abbastanza cura di qualcosa, di varie cose, di me...forse penso tanto a lui perché da lui avevo un po' dell'amore che non riuscivo a darmi da sola...o forse perché era ed è molto più semplice amare e desiderare lui...

    Dipende da che punto di vista vedi la cosa; tu non lo sai ma forse ti si è appena aperta una nuova opportunità, e se agisci accogliendo il cambiamento in modo positivo magari ti cambierà in meglio la vita!


    O meglio è quello che dice una mia collega, stessa identica situazione tranne la perdita del lavoro, il marito l'ha lasciata da un giorno all'altro, lei è una persona molto positiva e attaccata alla vita, è stata male un paio di mesi ma poi non so come sia stato possibile, ha trovato un'altra persona, migliore della precedente, con più sintonia fisica e mentale e perfetto per lei!


    Nessuno ci credeva, personalmente pensavo restasse single a vita, visto che era una persona di gusti molto difficili, sto iniziando a crederci anch'io ad avere un atteggiamento e pensiero positivo!

    Capisco quello che dici, la mia fatica più grande adesso è tenere socchiusa questa porta, cerco di interrompere i miei pensieri negativi dicendomi "non puoi essere sicura che domani non possa migliorare un po' la situazione". Ecco, me lo ripeto ma dentro di me so che può peggiorare oltre che migliorare ma che oltre a questo potrei avere un punto di vista diverso, in grado di (forse) farmi dare un peso diverso a tutto, non voglio escludere questa possibilità sebbene sia fino agli occhi immersa in una sofferenza mai provata, so che ci sono varie possibilità per quanto remote e per quanto sia quasi disperato mantenere l'idea che il mio sguardo possa modificarsi. Ci provo, per ora con scarso successo...


    Ti leggo e non può non venirmi in mente Ekart Tolle o Sahdguru, care letture che fino a poco tempo fa mi hanno aiutato nel quotidiano. Condivido tutto quello che mi scrivi, vorrei potermi abbandonare a questa modalità di essere sebbene sia complesso riuscirci se non sporadicamente. Sicuramente fa riprendere fiato ricordare le tante cose che citi, l'impermanenza dei sentimenti, dei pensieri, l'influenza enorme del passato e del futuro sulla sola cosa che davvero abbiamo, il presente.

    Quanto è difficile stare/sostare qui ed ora, con i bambini è dimensione quotidiana ed anche per questo amo il mio lavoro, anche la meditazione cerca di allenarci in questo, mi ci rifugio quando riesco (di rado) ma è chiaro che il suo potenziale è enorme.

    Come è enorme l'impegno richiesto per abbandonare l'abitudine di vivere costantemente nel passato e/o nel futuro per più di qualche buona seduta di meditazione al mese, le aspettative sono frutto della mente che cerca di prevedere e controllare, è il suo lavoro del resto, la mia si sbaglia poco spesso oltretutto, ma è chiaro che essendo la mente continuamente alla ricerca di significati nel passato e ossessiva nell'ipotizzare il futuro cerca così di risparmiarci qualche sorpresa, di prepararci. Ho paura di smettere di permetterglielo perché sarebbe rinunciare all'illusione minima di controllo, l'illusione che anticipare possa difendere.

    Dentro di me ho un terrore feroce che senza questo lavorio continuo e quasi commuovente cadrei ancora più giù, non galleggerei annaspando come mi sento di stare a fare ora. "Le cose se possono si mettono male" diceva mi sembra la legge di Murphy, vorrei avere ancora un grammo di fiducia e lasciarmi andare ma troppe volte non ne è venuto nulla di buono, è un discorso spinoso per me, tra non molti giorni dovrò tornare al lavoro e avrò davvero poco da stare rilassata e fiduciosa in quell'ambiente reso malsano da alcune. Perdona se non vedo nulla di garantito, hic et nunc è uno stato di grazia, con i colpi che ho ricevuto non credo sia anomalo faticare a confidare nel tutto più grande di noi. Grazie per la tua risposta, avverto l'intento benevolo anche dell'ultima frase. Devo forse imparare a difendere me stessa meglio e soprattutto ritrovare una ragione per farlo...

    Ciao, al momento non ho una risposta alla tua domanda. Penso sia importante fare un percorso volto a farti capire il tuo valore come persona, come lavoratrice, come donna. A dirlo sembra facile ma non lo è. Mi sento come te quindi ti mando un abbraccio.

    Esatto Angela, mi sembra di non avere più rispetto e amore per me...non credo di avere valore così come di fatto le cose suggeriscono, un abbraccio.

    Tentativ1 ... tempo determinato/naspi in un loop infinito ho chiuso tutto nel 2019. Non avevo più la voglia di ascoltarli di quanto potevo fare al caso loro, ...

    Tutta questa premessa per dirti che io non ci speravo più, avevo perso la fiducia in tutto, oggi non è perchè sono un indeterminato ho cambiato il mio approccio alla società, che vedo profondamente malata e pronta a creare mostri.

    Dalla mia sensazione ti sei lentamente marcita, ma d'altronde come potevi non farlo, io ti capisco e non è una frase fatta, mi ero marcito pure io, lo sono tuttora dovrò levarmi molte scorie addosso...

    Un'altra cosa che già saprai e che hanno già scritto altri utenti, oggi 2023 non è come il 2003 o 1993, la gente cambia lavoro come mai si era visto storicamente, quindi per quanto questa sì può sembrare una frase fatta hai ancora delle possibilità.

    Cerca di non buttarle via e di non buttarti via

    Giak85 grazie per le tue parole mi risuonano molto, ho tentato con tutte le mie forze di trovare le energie e non fare marcire il rapporto con l'uomo con cui stavo...pensavo che l'amore che esprimevo e la gioia che provavo nello stare con lui e seguirlo per viaggi, socialità e progetti fosse qualcosa che non avrebbe permesso al rapporto di capitolare. Più che marcita non riuscivo ad essere al mio massimo, la mia autostima sempre bersagliata a lavoro era certo diventata traballante... ma ecco speravo che una relazione potesse invece dare sostegno e anche motivazione ...ma forse ero spesso solo io che ci investivo tanto...

    So che se una persona è onesta non cambia il punto di vista sulla società con un indeterminato, vorrei poterti credere quando dici che oggi si cambia più spesso lavoro ma credo che sia questo molto condizionato da vari fattori, non ultimo il genere...

    Le tue parole mi toccano perché sì...vorrei trovare un motivo per riprendermi e non lo trovo...credo questo sia buttarsi via... Non vedere/sentire che si merita di stare meglio...

    Grazie.

    Ciao, hai amici e familiari che, ovviamente, saranno presi dalle loro vite, come tutti quanti, però non sei sola. Chiedi aiuto e conforto a chi ti vuole bene, non avere paura di sbagliare anche in questo. In questi momenti restare soli è la cosa peggiore da fare, la mente continua a girare in tondo e ti sembra di impazzire. Se sono 3 settimane che non vai al lavoro, forse è arrivato il momento di fare un piccolo cambiamento, magari cominciando a cercarne un altro. Ti garantisco che non è mai troppo tardi per ricominciare: io ho 52 anni e ho cambiato lavoro 8 mesi fa, in un settore totalmente ignoto per me, eppure ho imparato. Ed è stato un arricchimento, sia professionalmente che a livello personale. Ho chiuso anch'io da poco una relazione di 8 anni con un uomo che mi ha dato veramente tutto se' stesso, solo che io, pur amandolo molto, non provavo e non volevo le stesse cose che voleva lui. Anche a me manca il suo calore, lui e il suo amore, però a volte bisogna fare delle scelte dolorose oggi per un domani, si spera, più sereno. abbraccio.

    Grazie nuovAlba, non riesco a chiedere aiuto, mi sembra di stare sempre sull'orlo di un abisso, e come dici bene tu, anche se non dovrei ho paura di domandare troppo a chi mi vuol bene, non reggerei altri voltafaccia e non voglio pesare più di quanto già non faccia...so che è un problema e che questo allontanarmi non mi fa stare meglio ma ho troppa paura.

    La mia mente rimane incastrata a pensieri terribili e svalutanti su di me e non so uscirne, mi detesto per non essere abbastanza...per tutto.

    E bravo danielegb... bella risposta!


    Per quanto riguarda Tentativ1 da quanto leggo vedo una persona che per anni ha subito senza reagire, che si è tenuta dentro molte cose e ora c'è il conto da saldare per quelle non dette. Il vero problema non è subire mobbing, essere precari od essere lasciati, la questione è come si reagisce a questi eventi: puoi subire, piangere e stare a letto tutto il giorno pensando che la vita è ingiusta (presente! Io l'ho fatto per 10 anni) o puoi reagire iniziando a farti rispettare dicendo quello che pensi.


    Alla fine ne è valsa la pena di subire senza reagire? Svendersi per un titolo su un contratto che ti lega per sempre ad un'azienda senza valore? Per avere il mutuo o la scritta indeterminato su un foglio? Che senso ha? Nessuno ti rispetta se tu per prima non hai rispetto per te stessa, e per avere rispetto devi per forza agire mettendo in primo piano i tuoi valori ed accettandone le conseguenze.

    Ringrazio anche te Non lo so per il tuo tempo e la tua attenzione.

    Capisco quello che dici e ammetto di accoglierlo meglio sapendo che hai vissuto qualcosa di simile.

    Non ho mai scritto però che non ho reagito al mobbing, anzi effettivamente è stato più di un anno e mezzo durissimo perché ho sempre assertivamente espresso quello che ritenevo fosse corretto, non ho lasciato che mi si urlasse contro senza sottolineare che quello non dovevano permettersi di farlo, non mi sono lasciata trattare da capro espiatorio senza dire la mia e spesso riuscendo a sbugiardarli ma forse proprio per questo si sono accaniti perché non mi piegavo, non mi prendevo colpe che non avevo, non permettevo mi facessero passare per incompetente o negligente. È stata durissima e forse continuerà ad esserlo, sono ancora sotto contratto ma in malattia...posso sperare timidamente e timorosamente che qualcosa cambi forse nei prossimi tempi per una sostituzione dei superiori...ma non ho il coraggio di sperare.

    Ho affrontato pagando un prezzo altissimo per avere un'illusione di stabilità, per poter costruire qualcosa di più certo del resto perché la precarietà ti consuma, non ti permette di fare progetti sul lungo periodo e dare così spazio ad altre dimensioni della vita. Se si è precari si sa bene che non è un optional avere la sicurezza di un lavoro, di una entrata perché c'è chi non ha proprietà di famiglia e vorrebbe e avrebbe diritto a un posto e ad una serenità minima per sviluppare, accudire e godere della propria vita senza stare perennemente in bilico.

    La precarietà non ti porta a volere astratte sicurezze ma a desiderare di poter -un po' di più- programmare qualche cosa, una vacanza, una convivenza, un accoglienza con meno ansia di non farcela.

    Io credo che, inoltre, chi come me non ha proprietà neanche in famiglia ma anzi problemi ad aver cura di parenti, capisca l'importanza di raggiungere apparenti certezze, anche se apparenti perché nulla è certo e permanente nella vita.

    Abbiamo diritto tutti, così come abbiamo dei bisogni primari, di avere un tetto, del cibo, la possibilità di prendersi cura di sé e degli altri in modo dignitoso.

    Grazie per la risposta danielegb. Si le frasi fatte non avrebbero aiutato e condivido il tuo osservare che questa società non ti permette di essere libero.

    Ho lo Xanax a fianco ma esito e continuo a sentirmi immersa nell'angoscia, è una agitazione continua, le mani tremano, dentro di me una voce mi dice che non avrò giustizia, non avrò conforto, sono impotente ancora una volta di fronte a eventi enormi, schiaccianti.

    Io non valgo nulla, me lo ricordano al lavoro, me lo ha fatto capire l'uomo che amo... ed è colpa mia perché non mi sono mai riuscita ad amare più di tanto, non ho ambizioni e la vitalità negli ultimi anni di stress continuo mi ha quasi del tutto abbandonata.

    Credo che facciano bene a respingermi, a disprezzarmi, a volermi allontanare... quello che davo non bastava sebbene tentassi di fare del mio meglio.


    Ricordo lui così vivo e spensierato, capace di sognare e di inseguire i suoi sogni, grazie ai soldi poteva lavorare come e quando piaceva a lui... non capiva il mio desiderio ormai distrutto di essere assunta per poter avere un mutuo e una casa (lui ne aveva già una)... forse gli sarà sembrato davvero poco sexy... Attraversando le vessazioni a lavoro sto e stavo affaticata ma mai portavo troppo di quell'inferno nel rapporto, difendevo la nostra relazione da quel veleno che però stava intossicando me lentamente... e forse sì non sono stata sempre al massimo... eppure ci provavo perché comunque vederlo mi dava molta gioia. Essere colpiti nella propria dignità, dopo aver lottato tante battaglie è stato il colpo di grazia, la relazione che era il mio conforto è andata in pezzi perché non ho giocato abbastanza a farmi desiderare, a fare mistero dei miei sentimenti... una stupida ingenua con bassa autostima, come si fa a desiderarla?


    Ho paura di non riprendermi perché non so perché dovrei riprendermi, non importa neanche a me. Non ho più interessi, piango forse per la vergogna che ho di me.

    Non meritavo di averlo vicino, gli ho espresso tutto l'amore che potevo ma anche quello non vale nulla evidentemente. Io sto cadendo sempre più giù e non trovo appigli, vorrei un aiuto ma so che lo Xanax non lo sarà. Fatico ad alzarmi dal letto, a volte non lo faccio... vorrei che lui perdonasse la mia pochezza, perdonasse che non sono stata alla sua altezza, alle sue aspettative, eccitante e bella quanto voleva lui. Odio questa cosa informe e contorta che sono diventata ora che mi ha lasciato, ora che non ho più neanche un rifugio identitario ricavato dal lavoro... non ho più amore per me... Non mi sono accorta che stavo spegnendomi sotto tutti i colpi di questo lungo periodo. Odio la mia pelle che chiama il suo calore e io so che starà ridendo lui invece, che sta bene e non mi pensa... Sono uno schifo e non perché dovrei, né come potrei essere/stare meglio...

    Sono una persona di quasi 50 anni, amo il mio lavoro (ambito educativo con i piccoli) ma sono precaria da sempre.

    Dopo un anno e mezzo di mobbing mi sono ritrovata, qualche mattina fa, ad apprendere che il posto indeterminato che mi sarebbe spettato era stato dato ad un'altra persona con meno esperienza e venuta molto dopo di me nel contesto lavorativo dove sto dal 2019... il tutto fatto alle mie spalle e facendomi trovare di fronte al dato di fatto comunicatomi solo dalla 'fortunata' (davanti ai dolci portati per festeggiare) che mi invitava a chiedere spiegazioni in segreteria.


    Ho faticato a restare a lavoro perché questa ennesima mancanza di considerazione e rispetto (i superiori potevano avvertirmi ed eticamente dovevano) mi ha fatto crollare. Colleghe mute, quella che credevo più sensibile mi ha colpevolizzata perché si vedeva che ero tesa e arrabbiata visto che rispondevo a monosillabi (agli adulti).


    Non sono più andata a lavoro da allora, sono passate circa tre settimane, sono seguita da psicologa e psichiatra.

    Inoltre pochi giorni prima di questo evento, il mio compagno (da circa un anno) mi dice che non sente più passione per me pur provando tanto amore, chiedendogli cosa allora volesse profondamente ottengo un 'non lo so'.

    Ho dovuto, in ginocchio, recidere questo rapporto che ormai mi stava facendo solo sentire sbagliata e non concedeva sbocchi, ma sento di essermi come mutilata, non ho avuto altra scelta, lo amo eppure mi ha costretta a mettere la parola fine, lui non sapeva, non voleva perdermi ma... nel pianto di entrambi ho constatato la fine del nostro rapporto più che sceglierlo.


    Ho iniziato a prendere quello che lo psichiatra consiglia ma ho paura ad assumere lo Xanax nei momenti più acuti come adesso... mi manca l'aria, l'angoscia è persistente, i familiari e gli amici più cari tutti impegnati nei loro guai in questo periodo. Ho fallito in tutto nella mia vita, credo di non meritare nulla e vorrei tanto sparire, affrontare le giornate è sempre più difficile, mi manca il calore della relazione che avevo, mi sento molto sola... Non riesco ad immaginare di poterne uscire, passo le giornate a cercare di dormire il più possibile, ho mille paure e non ce la faccio più... mi si riempie la testa di domande e penso spesso a chi si procura tagli e mi chiedo se davvero trovino conforto. Devo essere in qualche modo una persona indegna per combinare così tanti disastri, a volte mi sembra di odiarmi...