Messaggi di La Marina

    Il pensiero che io devo andare da psichiatri,psicologi etc.,mentre le persone che conosco manco sanno cosa sia un ansiolitico a momenti,devo dire che mi da fastidio.Ma vabbè,ormai è andata così.


    Si vede che di gente ne conosci poca, visto che c'è pieno di persone che vanno da psichiatri, psicologi, prendono antidepressivi, ansiolitici etc.

    Non sei davvero l'unico ad avere problematiche di questa natura; prendine atto e cerca di fare quanto possibile per trattarle, puoi senz'altro migliorare sensibilmente la tua situazione!

    Io opterei per un'università tradizionale, le lezioni in presenza potrebbero aiutarti a darti un ritmo, mentre la troppa flessibilità può essere una trappola per chi fa fatica ad organizzare il proprio tempo. Oltretutto, è sicuramente più stimolante la lezione in presenza, con la possibilità di conoscere e confrontarsi con i colleghi di corso...

    Un metodo dovresti sforzarti di trovarlo perché la mole di studio di un esame universitario non può essere lasciata al caso: io ero solita farmi dei programmi di studio, con obiettivi intermedi (tipo, studiare un capitolo o tot. pagine del manuale tutti i giorni, lasciare gli ultimi 10 giorni per un ripasso generale etc...); penso possa essere utile anche fare gruppi di studio con i compagni di corso.

    Solitamente le università organizzano sportelli proprio per dare una mano con il metodo di studio.

    Penso che, nel nostro paese, vi sia un'ambivalenza di fondo: da una parte, gli anziani hanno una serie di tutele e privilegi acquisiti che noi più giovani ci sogniamo (basti pensare a pensioni ottenute a 55 anni e con il retributivo...), dall'altra la società spesso li mette ai margini. La giovinezza, con le sue energie, con la bellezza e l'efficienza fisica e mentale, viene considerata un valore, mentre l'esperienza degli anziani rimane, spesso, inascoltata. Concordo con te, è un peccato, si perde un patrimonio di conoscenze inestimabili ignorando quanto gli anziani hanno da insegnarci.

    Io devo dire che ho praticamente avuto soltanto dei medici burocrati: visite frettolose e successiva prescrizione di visite specialistiche, se necessario. In famiglia, se c'è qualcosa che ci preoccupa di più rispetto ai soliti malanni di routine, ci rivolgiamo ad un privato che viene a domicilio.

    Tra l'altro le visite domiciliari penso dovrebbero far proprio parte delle mansioni del medico di base, ma non le fa più nessuno...

    Non ho esperienze dirette, ma perché affrontare un percorso universitario (che richiede un notevole investimento di tempo e denaro) se non ti interessa in modo particolare e se hai più di 30 anni? Io proverei ad orientarmi verso percorsi che possano professionalizzarti in tempo più breve (formazione regionale, its ...)

    Il problema è che essere troppo disponibili comporta un circolo vizioso: se un amico deve chiedere un favore, si rivolgerà a chi glielo ha già fatto in passato o a chi non si rende mai disponibile? Va quindi a finire che l'amico disponibile viene subissato di richieste e che la sua gentilezza venga pure data spesso per scontata.

    Forse, ogni tanto, bisognerebbe proprio negare i favori, per evitare che la gente si abitui troppo bene...oppure cercare di far presente le cose in modo assertivo. Esempio dei soldi: da studentessa mi capitava di anticipare soldi per degli amici e odiavo ricordare il debito...in alcune occasioni mi sono però sforzata di fare presente la cosa, per evitare di rimetterci economicamente.

    Io i tuoi amici un po' li capisco: anch'io sono una persona che preferisce tenere le compagnie separate perché, spesso, mescolando persone che non si conoscono cambiano le dinamiche del gruppo, si creano imbarazzi e silenzi etc.

    Ad esempio, non gradisco nemmeno molto l'inserimento nel gruppo di nuovi partner: se tra amiche eravamo abituate a vederci da singles, risulta molto più naturale continuare a fare così piuttosto che costringerci alle uscite con i rispettivi compagni, che tra loro non hanno molto in comune e che costringono anche il gruppo originario a limitare gli argomenti di conversazione, perché magari non ci si metterebbe a parlare di persone o fatti noti alla comitiva ma non ai partner...

    Non vedo, invece, nessun problema se il contesto è allargato: se si tratta di una festa o occasione che coinvolge parecchie persone, si scambiano più facilmente un po' di chiacchiere con tutti, trascorrendo poi la maggior parte del tempo con le persone con le quali si è più affini.

    Sì, sono d'accordo che la vita possa riservare sorprese (in positivo o in negativo) a qualsiasi età, per quello dicevo che da adulti è "in parte tracciata": la possibilità di dare una svolta alla vita c'è sempre, ma non ci sono le infinite possibilità della giovinezza. Se mi sono laureata in lettere, è abbastanza improbabile che a 30 anni possa aspirare a diventare medico, se ho costruito famiglia con una persona sbagliata dovrò comunque confrontarmi con conseguenze più pesanti (divorzio, gestione dei figli in comune...) rispetto a quelle di una normale delusione amorosa della prima gioventù...insomma, a 20 anni io sentivo di avere una rosa di possibilità ben diversa rispetto a quella che ho da over trenta. Pensavo che fosse un sentire molto comune.