Ciao a tutti, ogni tanto scrivo qui sul forum, ma sintetizzo la mia situazione. Ho 40 anni, vivo nella periferia di Roma con i miei genitori (lo so, è considerato "da sfigati", termine che non mi piace e non serve ribadirlo). Sono in cura per depressione maggiore da quando avevo 23 anni (ma avrei dovuto iniziarla prima), con alti e bassi, sospensioni di farmaci decise di mia iniziativa e non. Ho ripreso la psicoterapia circa due anni fa, dopo una precedente esperienza di tre anni dai 23 ai 26. Attualmente prendo Zarelis 225 mg la mattina.
La mia malattia è dovuta sia a fattori ereditari (mia madre soffre della stessa condizione e credo la abbia tuttora, anche se segue solo la terapia farmacologica) sia a traumi del passato, che qualcuno definirebbe di lieve entità ma che per me non lo sono stati. Ho vissuto bullismo spinto e ho avuto un padre sminuente e rabbioso. Nonostante tutto, ho avuto diverse relazioni amorose, più o meno tossiche (probabilmente troppe), senza mai arrivare a convivenze prolungate, e ho avuto una discreta vita sociale. Non mi posso troppo lamentare del mio passato, nonostante il mio carattere e i miei "drammi". Questo percorso non è stato facile, soprattutto considerando che molte persone depresse con cui mi confronto dicono che io non ho nulla, forse perché sono considerato di bell'aspetto. Ma conta poco.
Ultimamente mi sento vuoto, con una sorta di apatia fragile. Se le cose dovessero peggiorare, sento che crollerei. Quasi quattro mesi fa sono stato lasciato. La relazione durava otto anni con una ragazza di dieci anni più giovane di me. Questo evento mi ha fatto crollare, mi è mancata la terra sotto i piedi, perché avevo dei progetti con lei. Da lì, tutto mi sembra diverso. Sto facendo i conti con tutte le mie fragilità e problemi, che si sono ingigantiti anche a causa del mio costante giudicarmi.
Ho cercato di tirarmi fuori dalla situazione riprendendo alcuni legami sociali, ma non ho molti amici e nessuna amica. Ho diversi conoscenti, ma non mi sento soddisfatto. Così ho iniziato a frequentare una ragazza conosciuta sui social. Mi sono stranamente sentito coinvolto e l’ho vista tre volte, durante le quali siamo arrivati anche a fare sesso e a trovarci bene, per quel poco che tre uscite possono permettere. Lei, però, non era convinta, non si sentiva presa e mi ha lasciato tramite chat. Lo capisco, ci conoscevamo da poco. Il vecchio me non avrebbe quasi battuto ciglio, ma questa situazione si è rivelata pessima per via del “mostro” e delle modalità con cui è finita la mia precedente relazione, che non ho ancora elaborato.
So che era troppo presto per frequentare un’altra persona, ma è successo. Le modalità di questa rottura, molto simili a quelle passate, hanno influenzato il mio stato attuale: sfiducia totale in tutto e in me stesso. Non riesco a darmi alcun merito, non esisto per me stesso. Questo mi fa intristire e piangere. Non riesco ad amarmi e non so come fare. Mi considero fortunato a non vivere da solo, perché questa prospettiva mi terrorizza. Ora ho momenti in cui non mangio, non ho fame, non dormo e mi sto lavando poco. Sono senza energie, e quelle poche le uso per lavorare. Vorrei isolarmi il più possibile, e già lo sto facendo.
Mi sento quasi un hikikomori. Sto cercando di capire, attraverso video e libri (alcuni dei quali mi spaventano), cosa mi prende e cosa posso fare per stare meglio con me stesso. Per ora non ci riesco. Mi distraggo come posso e faccio poche cose per inerzia. Sento un vuoto totale. E penso che potrebbe andare peggio, che potrei essere solo. Non credo di poter affrontare tutto questo da solo, vivendo da solo. Prima o poi succederà e questa prospettiva mi angoscia. Non ho obiettivi. Tutto è piatto e senza senso. La vita sembra priva di significato.
Non posso fare esercizio fisico, perché ho dolori alla zona lombare dovuti a una protrusione alla colonna vertebrale, che mi dà molto fastidio. Mi capita di lavorare al PC dal letto, spesso al buio. Ho difficoltà a metabolizzare e riconoscere le emozioni. Le ho tenute nascoste e camuffate per troppo tempo, interpretando altri ruoli. Ci sto lavorando in psicoterapia, ma i progressi sono lenti. Io sono lento. Ho 40 anni, ma credo di avere la sindrome di Peter Pan. Non è sempre stato così.
Alla fine un lavoro ce l’ho, a tempo indeterminato. Economicamente e dal punto di vista dello stress è accettabile, anche se sedentario. Forse non mi piace più come prima, ma attribuisco questo giudizio alla mia condizione attuale.
Sono avverso al cambiamento, ma so che è inevitabile. Questo mi spaventa, mi blocca, e non riesco ad arginare questo terrore. Per lo meno qui posso sfogarmi un po’. Mi dispiace aver scritto uno sproloquio quasi incomprensibile, ma tant’è. Sicuramente manca qualcosa, qualche tassello, qualche trauma irrisolto. È difficile consolarsi così.
Accetto consigli, libri, integratori, parole, qualsiasi cosa. Chiedo solo la cortesia di non trattarmi come uno stupido. Questo è uno sfogo, ma non mi considero stupido e non accetterei di essere trattato come tale.
Grazie a chi avrà la pazienza di leggere e cercare di argomentare con me. Vi abbraccio virtualmente.