Messaggi di gloriasinegloria

    Quello di cui non riesco a convincermi è come potrà succedere che lavorando su altro mi passi l'ipocondria. Mi spiego: a me verrebbe spontaneo di andare e parlare di cosa mi fa paura, del perchè temo la sofferenza, ecc ecc.....e invece lavoreremo su alcuni traumi del passato che non hanno nulla a che fare con la malattia, perchè secondo la psicologa queste cose mi hanno fatta sentire fragile, vulnerabile e da qui deriverebbe la mia paura ma anche idea di poter sviluppare qualche grave malattia.

    Chi ha avuto i miei problemi, si ritrova in quel che scrivo? avete prove del fatto che una fobia, paura o quant'altro ha delle ragioni che sembrano non c'entrare nulla, ma risolvendo quelle, si risolve anche la manifestazione pratica dell'ansia?

    Mi ritrovo moltissimo in quel che scrivi.


    Per dirla semplice : sono persuasa che i "traumi infantili" (SE CI SONO STATI) abbiano un ruolo nella nostra vita (che poi non è necessariamente negativo, dipende anche dalla nostra indole e capacità di reazione), ma non condivido nulla di quella psicologia (che è tanta) che tutto vorrebbe ricondurre a "traumi infantili"...e pure a costo di inventarseli!
    Voglio essere più precisa: non escludo che in alcune personalità possa sortire effetti benefici - della serie placebo - il fatto puro e semplice di "fidarsi ed affidarsi" e di rintracciare insieme al tutor la presunta "causa remota".
    In alcune personalità sono persuasa che possa funzionare.
    Ma altrettanto sono persuasa che non funzioni per qualunque personalità, e soprattutto che non funzioni affatto per le personalità a prevalenza razionale.

    Personalmente ho sofferto di attacchi di panico e soffro di ipocondria ai massimi livelli.

    Gli attacchi di panico li ho risolti (da qualche anno) proprio grazie al terrore di imbarcarmi nella ricerca dei "traumi infantili".
    Avevo visto troppe ottime persone di mia conoscenza caderne vittima e, purtroppo, restarne vittima sempre più grave mentre cercavano disperatamente il "trauma infantile" a costo di viaggi sanitari e parcelle platinum presso gli psicologi "migliori d'Italia".
    I miei attacchi di panico li ha risolti il mio medico di base, con venti minuti di attenzione e dialogo a cui resterò devota per tutta la vita, e con una prescrizione quasi omeopatica di SSRI a termine.

    Per l'ipocondria...credo di essere messa molto peggio di te. :blush:
    Non ho soltanto il sacro terrore delle malattie gravi e della sofferenza che possono portare in noi e in chi ci ama, ma ho anche il terrore della morte, almeno in relazione a chiunque abbia il tempo e i sensi per sentirla arrivare.
    Ovviamente ero tra coloro che avevano come lettura abituale le pubblicazioni mediche e come frequentazione abituale i medici.
    Poi...sono subentrati vari fattori, in qualche modo (paradossalmente) determinanti.
    Ho visto medici sbagliare diagnosi e terapie su tutta la linea (per altri che amo, non per me che in effetti non ho mai avuto nulla di grave o enigmatico a livello fisico).
    Ho visto amici e amiche autoflagellarsi lungo il percorso della "prevenzione ossessiva a tutti i costi". Qualcuno di loro non c'è più , malgrado prevenzione metodica-terrorifica-fissa, e qualcun altro avrebbe potuto godersi anni beati, ma...a furia di cercare in ogni cellula pur di stare "ancora più tranquillo" ha inevitabilmente trovato la cellula che non quadrava e da cui ha iniziato un percorso di chirurgia severa e chemio che sicuramente gli ha aperto e fatto vivere scenari orrorifici, e per di più in relazione a patologie che a tutt'oggi non avrebbe prognosi fausta.
    Il mio non vuole assolutamente essere un esempio ed è solo la condivisione della mia personale "follia", nella consapevolezza di essere assolutamente anti-storica e forse idiota.
    Ma...io ho "svoltato" (almeno per ora) in un modo che sembra il contrario dell'ipocondriaco e che, forse, invece, è quello dell'ipocondriaco esausto: non voglio seguire assolutamente alcun articolo o programma a sfondo medico-informativo. Tanto...non sono medico e ne capterei solo ciò che fomenta i miei terrori. Mi è profondamente invisa (e qui mi scuso con chiunque legga, sentendo il dovere civico di dire "NON FATE COME ME") , ma la mia verità è che non faccio nessunissima prevenzione e rifiuto categoricamente la sola idea di farla.
    Mi sembra di non stare male (fisicamente) e mi consolo pensando ai miei nonni che, forti e longevi, dal medico andavano quando proprio stavano seriamente male (e quindi quasi mai).


    Mutuo indegnamente una nobile frase detta per fini più alti : "chi non ha paura muore una volta sola, chi ha paura muore tutti i giorni".
    L'ipocondriaco è uno che ha paura ogni secondo, e in questo muore ogni giorno.
    Morire tocca a tutti.
    E allora (secondo me) ..meglio una volta, quella vera, piuttosto che ogni secondo!


    Un abbraccio. :S



    Oggi ne parlavo con un Ingegnere, prendendo spunto da una soluzione che ho visto attuata al centro de l'Aquila per mantenere agibili e in sicurezza gli edifici meno lesionati: strutture in acciaio che creano una "gabbia" di rinforzo interna ad ogni stanza; immaginando la tipica stanza rettangolare si ha un pilastrino d'acciaio che va da cielo a terra in ognuno dei quattro spigoli, e questi sono raccordati tra loro da altri pilastrini orizzontali lungo l'angolo tra parete e soffitto.
    L'Ingegnere mi confermava che la soluzione è sicuramente di facile attuazione, ragionevolmente economica, non richiede alcuna autorizzazione amminisrrativa, e sicuramente ha la sua santa efficacia nel supportare la struttura. Inoltre è attuabile nella casetta singola tanto quanto nel palazzone metropolitano.

    Ma...al legislatore italiano non piacciono le cose semplici, mai.
    Teorizza (e fantastica incassi) sempre sulle soluzioni faraoniche, ovviamente infarcite fino alla nausea di adempimenti burocratici-amministrativi-autorizzatori prima durante e dopo, con altrettanti balzelli durante tutto l'iter, e così si finisce per fare nulla o quasi.

    Basta ricordare il famigerato "piano casa" di berlusconiana memoria : ampliare casa di una stanzetta...tra progetti obbligatori e asseverazioni pubbliche...veniva a costare tremila euro di materiali e lavoro edile e ...30.000 euro di progetti, carte, cartacce e diritti erariali ! X(

    Però boh... Rimango titubante riguardo alla "mia eterosessualità"..

    Ok, ma...non hai mica nessuna fretta di arrivare a conclusioni!


    Importante è aver acquisito che se tu fossi gay (come siamo in tanti a dirti non sei) non sarebbe un dramma.
    E che, se invece non lo fossi (come tutto dimostra) avresti solo perso un po' di tempo in angosce comunque inutili, ma che... siccome sei intelligente (cocciuto ma intelligente) certamente capitalizzerai nella tua vita!

    Nel frattempo, e cioè in attesa delle conclusioni che sono già ovvie a tutti fuorchè a te), non importa se hai voglia di uscire oppure no. Però è forse importante che tu faccia quello che tutti abbiamo fatto quando al liceo ci impuntavamo su un problema di matematica che non ci ridava, e che più ricominciavamo daccapo e meno ci ridava: chiudere il quaderno del problema, strappare i fogli dei calcoli e...fare qualunque altra cosa che non fosse quel problema.
    Poi, dopo aver fatto tutt'altro, succedeva la "magìa" : si tornava al problema, lo si risolveva in pochi minuti, e ci si chiedeva "ma che razza di ragionamento avevo imbarcato, prima?" oppure "ma dove l'avevo preso il dato che non c'era e che sfallava tutto?"...

    ;)

    io voglio molto bene a mia sorella, la proteggerò sempre, a casa mia ci sarà sempre posto per lei. Più che altro sono dispiaciuta di vederla rovinarsi con le sue mani, quando potrebbe condurre un'esistenza normale, autonoma, se solo accettasse se stessa e i propri limiti.

    E questa è una grande e bellissima fortuna, per tua sorella e per te.

    Io ho perso questa fortuna, e non so neanche perchè...
    E' soltanto un lontano ricordo quello dei tempi in cui mi illudevo che io e lui ci capissimo con uno sguardo.
    Ci sono stati quei tempi, e mio padre ci scherzava compiaciuto e divertito, del fatto che mio fratello ed io ci capissimo anche senza parlare.
    Poi...gli anni passati sono tanti e i fatti spiacevoli ancora di più, e davvero non saprei dire cosa sia cambiato, ma è sicuro che - oggi e non da oggi - non credo più assolutamente a nulla di quel che mio fratello manifesta-dice-esprime.
    In realtà sembra non ci abbiano mai creduto neanche i vari psichiatri con cui ha sporadicamente dovuto confrontarsi nel tempo, tanti anni fa per questioni di tossicodipendenza e poi, risolta quella, per mai meglio identificate stranezze dall'apparenza molto vagamente depressiva, o anche soltanto per le certificazioni necessarie ad assicurargli un sostentamento.
    Mio fratello non "coinvolge" neanche gli psichiatri, così come non coinvolge più me.
    L'elemento che scassa tutti, invariabilmente, psichiatri inclusi, è che l'unico tratto che emerge nitidamente è quello che io definirei un "narcisismo-zombie" : mio fratello non ha nessunissima ragione di compiacersi di se stesso, ma è un narciso talmente narciso da essere capace di teorizzare che persino qualunque suo fallimento sia prova della sua superiorità elettiva rispetto ai comuni mortali, e comunque racconta e si racconta le sue impotenze e i suoi fallimenti totali come "scelte geniali" e ovviamente "volute".
    A queste condizioni...non si riesce a "voler bene e voler proteggere" nessuno, purtroppo.
    Non si riesce perchè non si ha più nessuna idea del contenuto e degli impulsi e della volontà che guidano una persona che ti illudevi di "conoscere" e che invece scopri ad un tempo sia come sconosciuta che come incomprensibile e, oltrettutto, come apparentemente determinatissima a non conoscersi essa stessa nè volersi far conoscere!!!
    (non a caso sono arrivata a dire che ho paura di lui, e che prima di me la ebbe mio padre, che per carattere e professione era assolutamente "uomo di mondo" e tutt'altro che facilmente suggestionabile o pavido)

    E dunque: purtroppo non posso dire di avere in comune con te questo bel sentimento verso il fratello o la sorella, ma certo è importante e solo positivo che possa viverlo tu.

    Sugli atteggiamenti delle nostre madri verso di noi...posso dirti che se copio-incollo quel che hai scritto di tua mamma...manca solo la mia sottoscrizione per essere anche il mio diario!
    L'ultima è di qualche settimana fa e te la riporto testualmente.
    Il mio lavoro (libero professionale) non è semplice e comporta molte responsabilità, ne sono consapevole, ma lo faccio con passione da parecchi anni e dopo aver fatto anche altri lavori, tutti rigorosissimamente autonomi.
    Qualche settimana fa si parlava tra me e mia mamma della possibilità che mio figlio entri nella mia attività, e (qui emerge anche una piega atavica su cui tornerò tra poco) mi fa "ma...è un lavoro talmente complicato che...mio nipote non ce lo vedo, ...anzi...CHISSA' COME HAI FATTO TU A FARCELA!!!"...

    Questa frase, ripeto, è di qualche settimana fa, e io vivo di mio da circa 25 anni!!!!

    Torno alla "piega atavica" : mia mamma ha voluto lavorare perchè...sotto sotto...di fare la mamma e moglie non le bastava, e poi aveva i suoi genitori come governante + maggiordomo, e quindi...meglio evadere, potendo.
    il suo lavoro era di tutto rispetto, ma era un lavoro dipendente, e mai e per nessuna ragione al mondo mia mamma avrebbe avviato un'attività autonoma, e forse ne aveva così tanta diffidenza da non sentirsi completamente sicura neanche con la libera professione di mio padre...

    Da questo vicolo tortuoso (perdonami) arrivo al punto dolente (tuo e mio) : abbiamo avuto madri da cui abbiamo atteso per tutta la vita quel "maternage" che noi abbiamo dato istintivamente ai nostri figli; non lo abbiamo mai avuto dalle nostre madri e con la morte nel cuore ci troviamo soltanto a temere il giorno in cui non potremo neanche più coltivare uno speranzoso "ma, vabbè, chissà domani, magari mi stupisce".
    Ok.
    E' così.

    Però...almeno nei loro confronti (delle nostre mamme) io scelgo di coltivare un dubbio assolutorio : posto che nessuno possa donare quel che non ha avuto in dote...queste mamme - chiedo - hanno dato a se stesse quel che noi lamentiamo non abbiano dato a noi?
    Io penso assolutamente di no.
    Esempio : mia madre svaluta me quando mi dice "chissà come sei riuscita a farcela tu", o - semplicemente - e proprio nella sua forma di amore (che è e resta "vestire i panni dell'amato") non fa altro che AMOREVOLMENTE (e anche ammiratamente) proiettare su me e su mio figlio i terrori e le impotenze che furono/sono suoi ?
    Allo stesso modo : noi ce la siamo cavata da sole, altri loro figli no.
    Sarà proprio incomprensibile che si immedesimino molto più istintivamente con il figlio che non ce la fa e che ha paura (come in tanti momenti della vita non ritennero loro per loro stesse di potercela fare ed ebbero paura), nella certezza che noi (siccome loro non hanno mai vissuto il nostro modo di essere) siamo per loro giganti autonomi di amianto e granito che non hanno bisogno di nulla?

    E insomma Ippo...certamente ci poteva anche andare meglio, ma... salviamoci queste mamme!!!

    Siamo adulte e siamo state capaci di essere mamme.
    E penso che oggi, dopo tante riflessioni, ci tocchi di capire che è bello per tutti noi riuscire ad essere le mamme delle nostre mamme, forse tanto meno audaci di noi e chissà...forse anche più tenere di noi, anche se non abbiamo mai vissuto quella tenerezza sulla nostra pelle.

    Un abbraccio.

    se tolgo l'ansia dalla mente, ci metto la mano sul fuoco, e addirittura azzarderei a dire che potrei passare i prossimi 15 giorni a cazzeggiare, e sarei sicuramente più riposata.
    Il problema è che io vado a cercare in internet materiale tecnico, per addetti ai lavori, e ci sono anche tante cose che non so, quindi penso che è gravissimo non sapere queste cose, che dovrei fare altri corsi di perfezionamento (io come studente) ecc ecc
    Invece i miei studenti sono lavoratori, non top- manager ed è già tanto se ascoltano i concetti di base....vedo miei colleghi che fanno corsi "pesanti" e non sono apprezzati, io sono sempre stata apprezzata.....
    quindi indubbiamente, togliendomi gli occhiali dell'ansia per vedere il mondo, ti darei indubbiamente ragione....ma l'ansia c'è, e mi fa sempre pensare al peggio!

    La mia tendenza è perfettamente identica, soltanto che la vivo da più anni.
    Qualche volta, in questi anni, è stata proprio la vita (non soltanto le ansie e le ipocondrie) a costringermi ad occuparmi di altro, molto problematico, molto serio, molto assorbente. E dunque...non avevo nessuna possibilità di scelta, fermo restando che gli impegni professionali da perfettina mi attendessero a scadenze immutate.

    E' stato proprio grazie al gioco combinato di "eventi assolutizzanti + impegni programmati e inderogabili" che mi resi conto che gli impegni "programmati e inderogabili" dovevo comunque affrontarli per dignità, ma anche che...affrontandoli nel concreto...ero assolutamente più che preparata anche se non avevo potuto dedicarci neanche un secondo!!!

    Ripeto : non penso sia "magìa", penso sia che a qualunque cosa ci pensiamo così tanto e così sempre che...quando ci tocca di parlarne/occuparceene siamo pronte anche se temiamo di non esserlo!

    ;)

    Penso di vivere (ma ho il vantaggio che non sia la mia prima volta) problemi molto simili .


    Dalle esperienze passate, però, ho imparato una cosa entusiasmante, e cioè che... gli ansiosi perfezionisti e iper-autocritici...si ritrovano perfettamente pronti a far fronte (più che dignitosamente) a qualunque aspettativa del prossimo, anche senza dedicarci ulteriori sessioni applicative, e probabilmente per il fatto che a tutto pensano (molto più del "nornale") anche mentre credono di essere monopolizzati da altro!

    Traduco : scommettiamo che le tue lezioni saranno comunque ottime, anche se ritieni di non averle preparate abbastanza? ;)

    Comunque non lo so.. Io con le donne non ho avuto una gran fortuna..
    Non c'è mai stata una donna che io abbia voluto con tutto me stesso..
    Non ho mai incontrato una donna "per cui ne fosse valsa la pena"..
    Lo psichiatra dice che io sono piuttosto esigente e che non mi accontento..
    Boh mi sembra tutto un costrutto su fondamenta di fango..

    Simo, perchè dovrebbe essere un costrutto su fondamenta di fango?
    Hai SOLTANTO 27 anni!!!
    E' anche abbastanza normale che tu possa non aver ancora incontrato una donna "per cui valga la pena".

    Statisticamente dovresti più o meno aver incontrato ragazze (più che "donne"), data la tua età.
    Mi sembra anche di ricordare che tu abbia scritto di sentirti brutto e indesiderabile.
    Poi scrivevi che i tuoi ti sono grati per essere stato il figlio che no ha mai dato problemi, e quindi è lecito pensare che tu sia riflessivo ed esigente anche verso te stesso.

    Sono tutte piccole annotazioni che, interpolate, già bastano a rendere plausibile il quadro tracciato dallo psichiatra : quello di un ottimo ragazzo che è allenato a riflettere e a puntare al meglio, molto controllato nelle sue emozioni, esageratamente timido nel proporsi o forse anche solo nel guardare chi riterrebbe degno, perchè è ingiustamente il primo a "non ritenersi degno"...

    Sinceramente sono contenta che tu non abbia risposto alla mia domanda di qualche post fa, e cioè : ok, facciamo che tu sei gay, e allora perchè non hai mai vissuto nel reale una intimità gay?

    Sono contenta perchè penso che ti sia risultato impossibile rispondere soltanto un surreale "perchè il paese è piccolo e la gente mormora" (ovvio che non ci sta, oggi più che mai).
    Sono contenta perchè penso che alla mia domanda ti sia venuta la stessa reazione che hai avuto col tipo della chat che ti chiedeva un incontro dal vivo, e cioè di soffocare un "ma sei fuori?".
    Sono contenta perchè tutto questo - ne sono certa - non solo non accadrebbe a nessun gay, ma non accadrebbe neanche a nessun bisex (quale che sia il pedaggio sociale da pagare, fidati, escono e vanno a viversi la loro natura, e a come "sistemarlo socialmente" - se necessario - ci pensano a latere, ma senza precludersi nulla che dia loro la GIOIA di essere quel che SANNO di essere).

    Se fossi mio figlio o mio fratello ti pregherei soltanto di fidarti e affidarti allo psichiatra, e tornare a vivere - per il momento - costringendo te stesso a non pensare a questo aspetto della tua vita.
    Se fossi mio figlio o mio fratello ti pregherei di uscire nel reale, di frequentare gente, di conoscere quanti più giri e persone possibile, senza alcun altro progetto che quello di rientrare nel circolo del reale.
    E vedrai che a 27 anni avrai la possibilità di conoscere Ragazze che sono già Donne (oggi, non quando avevano 17 anni) , e vedrai che ce ne sono di meno interessanti di quelle che frequentavi a 17 o 20 anni, ma ...che ce ne sono anche di meravigliose che non credevi potessero esistere, e che - proprio perchè sono ormai Donne - stimano quel che sei e possono assolutamente innamorarsene FACENDOTI INNAMORARE, proprio perchè sei un giovane uomo che riflette e che pretende (da se stesso in primis) più della media dei tuoi coetanei.

    :love:

    E dunque, Simo : lo psichiatra ti dice che sei in doc e ti prescrive farmaci.
    Di sicuro non si prescrivono farmaci per curare l'omosessualità, direi.

    Ancor prima, scusami, non credo tua mamma ti abbia messo nelle cure di uno psichiatra solo perchè avevi il dubbio di essere o non essere omosessuale, giusto?

    Poi in qualche post scrivevi di essere cocciuto, e ... questo lo vedo! :D


    Ma insomma...non ti fa (almeno) un po' strano di essere l'unico omosessuale al mondo che invece di viversi la sua omosessualità (se ci fosse) sta in terapia per farsi passare la paura di esserlo? ;)

    Ok! Allora possiamo giocare a ribaltare il problema : perchè non sei mai passato a vivere nel reale un incontro omosex?


    Ma credi davvero che ad impedirtelo, se davvero lo avessi desiderato, sarebbe bastato raccontare a te stesso che "il paese è piccolo e la gente mormora"?

    Fatti raccontare dagli anziani quale vita facessero i veri gay, anche soltanto 50 anni fa. Avevano vite terribili ed effettivamente erano costretti a miliardi di nascondimenti e/o compromessi umilianti pur di proteggere la loro natura, però la vivevano, perchè non sarebbe stata vita il non viverla!


    Ti sembra di riconoscerti in questo quadro?
    A me non sembra proprio...

    Fossi in te, come diceva Diana1492, mi farei una bella chiacchierata con uno psichiatra/psicoterapeuta e comunque con medico che possa prescrivere anche la terapia farmacologica di supporto, che è molto importante.