Messaggi di Kylo

    Ciao Kylo!

    Che dire, leggendo questa tua confessione mi è parso quasi di guardarmi allo specchio e leggermi dentro.

    Ho 34 anni e da almeno 14 convivo (prima un po' più ossessivamente, ora per forza di cose meno) con i tuoi stessi "tarli" [...] ma questo non importa. Ha rappresentato e rappresenta una piccola realizzazione dei miei desideri più intimi, mi fa respirare, e tanto basta.

    Ma che meraviglia questa storia!

    Mi fa piacere che qualcuno si rispecchi nel mio percorso e che comunque sia in grado di strutturarsi in qualcosa di più solido (il lavoro decennale) con anche qualche nuova soddisfazione personale (il self publishing) :)


    Al momento sto piantando i piedi per terra e puntando a un lavoro più stabile, tanto per (ri)iniziare, perché davvero sento di poggiare sulla carta velina.

    Dopodiché spero di ritrovare quello slancio per dedicarmi ai miei progetti personali, fermo restando che ho bisogno comunque di darmi una direzione precisa altrimenti continuo a pensarne cento e realizzarne mezzo.


    Grazie, comunque, per questa splendida condivisione e in bocca al lupo per i tuoi, di progetti! ;)

    Probabilmente fai un genere di nicchia.

    Appunto.

    E ho troppi interessi.

    Oggi parlo di amore e relazioni, domani faccio cose umoristiche, dopodomani parlo di comunicazione.

    Il mio problema, o uno dei vari, è che non riesco a specializzarmi in nulla perché ho troppi interessi diversi, alternati in momenti della vita diversi.


    E torniamo al discorso sull'avere un solo obiettivo e seguirlo fino alla fine.
    Io non ce l'ho, se non molto fumoso e generico (appunto: diventare "qualcuno" riconosciuto e con una propria visione autoriale, con un proprio pubblico, vuoi per le sue doti comiche o per i suoi scritti su amore e sentimenti).


    Per questo sto male: riconosco i miei problemi interiori ma non trovo una soluzione, al momento.

    Resta il fatto che questa persona ce l'ha fatta o comunque ce la sta facendo.

    Pubblicata col suo vero nome per la casa editrice italiana per eccellenza (e in precedenza da un'altra comunque importante) e con uno pseudonimo su Amazon, in questo secondo caso appunto scrivendo romance. Ci ha messo una decina d'anni, mi ha detto, ma ce l'ha fatta anche su Amazon, segno che ha studiato il mercato e ha intercettato i gusti del pubblico, e ora "sfonda" anche lì con quello pseudonimo.


    E come autrice vera e propria, col nome vero insomma, negli anni ha vinto anche premi prestigiosi (non lo Strega ma comunque prestigiosi).

    Insomma, una persona di successo e riconosciuta da almeno 10mila persone (cifra a caso basandomi sui suoi social) quale io non sono.

    Chiarisco: non ambisco a vivere d'arte, non mi vedo come un artista.

    Come un creativo, però, sì.


    Ci fosse un incontro tra mie doti e mercato, in qualsiasi ambito della comunicazione, dei media o dell'editoria, ci metterei letteralmente la firma.


    Ma parlo anche di molto meno di tutto ciò: parlo di chi ha una propria impresa che funziona, parlo di chi vive scrivendo come autore per programmi televisivi o radiofonici, parlo di chi ogni giorno pubblica video sui social finché non si crea un suo pubblico (e da lì possono nascere nuove opportunità), e così via.


    Io so di avere le carte per fare buona parte di tutta questa roba qui, solo che non succede.

    Pubblico un reel divertente... mi becco tre like.

    Zero nuovi follower.


    E lo stesso vale se creo podcast o altra roba online.


    Non c'è verso di spiccare, quale che sia il modo.

    Sono apprezzato molto, moltissimo, ma da pochi, o comunque resto invisibile.


    E nel frattempo non mi interessa nessun lavoro "normale", perché mi discosterebbe da queste mie ambizioni.


    Lo so, sembra tutto un enorme capriccio ma vi assicuro che soffro molto di questa cosa.

    Voglio realizzarmi, nel pieno senso del termine, non voglio "solo" avere un maledetto lavoro con cui sopravvivere.


    Solo che le mie ambizioni sono tutte in campi in cui uno su mille ce la fa.


    Non ce la faccio ad accontentarmi di ciò che sono al momento, mi sento schiacciato dal senso di fallimento e il confronto con personalità come quella ragazza in questione (così vicina a me, anche come stile di vita, eppure con un successo così enorme) mi devasta, non riuscendo a ignorarlo.


    Vorrei crearmi un mio pubblico, un mio seguito, essere apprezzato per le mie idee, per i miei contenuti, per ciò che ho da dire al mondo e il mio modo di interfacciarmi con esso.

    Crescere anche un po' alla volta ma crescere.


    Invece resto fermo a quel migliaio di follower e non si accenna a crescere, e nel frattempo non so che inventarmi per fare delle mie doti creative (ammesso che ci siano) una fonte di guadagno.

    Stando a quanto dice lei, sì.

    Scrive anche sotto pseudonimo autopubblicandosi su Amazon e i veri soldi, o comunque almeno metà del suo reddito, li fa pure da lì.

    Insomma, lavora sodo ma ottiene risultati pressoché garantiti, vivendo in pratica di rendita quasi passiva (che chiaramente, presumo, si rinvigora di pubblicazione in pubblicazione).


    Non voglio confrontarmi con lei e lei ma è come un tarlo nel mio cervello da mesi: il suo successo è una prova tangibile che "ce la puoi fare" anche se non sei "figlio di".


    Il problema, appunto, è la motivazione e, prima ancora, avere un'idea lucida.


    Nella vita vorrei diventare tante cose e nessuna nello specifico.

    Non mi identifico in nessuna etichetta professionale esistente o, se è così, non ho una motivazione così forte da andare oltre le prime, primissime barriere.


    I miei risultati sono quasi sempre stati "inbound", come si dice nel marketing, ossia: io "espongo" la mia "merce" e le mie qualità, i clienti vengono. Fine.

    Nel mezzo, mi sono anche auto-proposto io più volte e ho ottenuto diversi successi in tal senso (lavori o collaborazioni, riconoscimenti anche di stima e così via) ma tutta questa roba la sento "perduta", perché il settore che ho bazzicato è super saturo e al tempo stesso mi dà ormai la nausea.


    Io non invidio il successo altrui.

    Io invidio, e ammiro, la motivazione altrui.

    La chiarezza dei propri obiettivi e la determinazione nel raggiungerli.


    Se vuoi diventare medico, attore, astronauta prima o poi un modo lo trovi.

    Io non so cosa voglio diventare se non scoprirlo sperimentando, come ho sempre fatto.


    Sono un esploratore, non un viaggiatore: mi do una meta di massima ma poi lungo la navigazione esploro qualsiasi isola o isoletta che mi ispira, specie se nel frattempo vedo che la meta originale è lontana o magari manco esiste.


    Per ripartire mi basterebbe una realtà, una sola, che guardasse un mio "prodotto" (un mio video, un mio podcast, un mio testo) e mi dicesse "Ok, ci piace come operi: lavora per noi".


    E' già successo in passato ma non succede più, anche perché ho così tanti interessi e una tale dispersione di obiettivi, appunto, che oggi faccio un reel umoristico, domani ne faccio uno serio e dopodomani ancora penso di tornare sul mio podcast (anzi, più di uno).


    Ecco, vorrei essere una di quelle persone che ha UNA sola passione fortissima e sceglie di seguire quella e solo quella.

    Ti piace cucinare?

    Bene, pubblica video sul cibo a non finire. Prima o poi qualcosa succede.


    Io no, non sono così.

    E, specie Internet, funziona molto a nicchie.


    E' raro spiccare esclusivamente per la propria personalità... eppure succede anche questo!


    Tutti, intorno a me, mi dicono che sono un genio.

    Un artista.

    Una fucina di idee e di creatività.


    Il problema è che a Tizio piace quel reel umoristico, a Caio quel podcast sull'amore e la sessualità e a Sempronio quel post, boh, sulla crescita personale.

    Non riesco ad aggregare un pubblico intorno a un unico interesse e questa cosa mi devasta.


    Mille potenziali, nessuna compiutezza.

    Purtroppo le personalita' molto creative e sognatrici hanno un sacco di problemi, anche e soprattutto a livello pratico. E' comune ad esempio avere un qualche tipo di ADHD, cioe' disturbi attenzione, oppure compulsioni, ossessioni, e dipendenze. Non ho soluzioni da darti, perche' se le avessi molto probabilmente non sarei qui a risponderti in un mercoledi' di ottobre ad ora di pranzo.

    ...e hai toccato un altro tema focale: ho l'ADHD?

    Ci penso da mesi e sono sempre più intenzionato a farmi un benedetto test.

    Solo che, di nuovo, costa un botto per le mie finanze attuali e vorrei prima un po' più di stabilità.

    Ma forse è un cane che si rincorre la coda e, ahimè, dovrò ricorrere ai miei risparmi per provare almeno a individuare un punto di partenza per sbloccarmi.

    Se scopro che ho l'ADHD almeno parto da qualcosa per comprendermi meglio, in primis, e per lavorarci, in secundis.

    Se sei un vero artista non potrai mai accettare consigli dagli altri. Per quanto tu possa volerne ricevere ed ascoltare, alla fine farai sempre e comunque di testa tua. Il problema ovviamente e' che gli artisti normalmente hanno la testa bacata. Non c'e' niente da fare, ti tocca soffrire, anche perche' forse l'arte deriva proprio da un qualche tipo di (in)sofferenza.

    Grazie per questa prima risposta :)

    Ti dico questo: sono un "artista"?
    Non mi sono mai visto come tale e forse solo di recente inizio a confrontarmi con questa possibile "definizione".

    Non ho mai voluto diventare un artista in senso stretto, semmai, appunto, un creativo.

    Un creativo al servizio del mercato, se vogliamo, e al momento è così che lavoro (sfrutto le mie capacità vocali per dar voce a contenuti di intrattenimento o di marketing).


    Però, sì, vorrei da un po' lasciare la mia voce (in senso lato, metaforico) come autore.

    Autore di podcast, di libri, di quello che sia: c'è un mondo di contenuti, lì fuori, e sempre più strumenti e media con i quali crearli o veicolarli.


    Voglio emozionare, far riflettere, divertire, e al tempo stesso crearmi un pubblico e una riconoscibilità grazie a tutto ciò.

    Non la "fama" in senso vuoto ma, appunto, una riconoscibilità anche professionale.


    O anche, senza scomodare il pubblico, formarmi una mia reputazione come consulente in qualche settore nel quale sono bravo.


    Solo che al momento mi parte subito il classico "Ma dove mi avvio che non sono nessuno e non so fare nulla?" e mi rimane nelle vene per giorni, settimane, mesi.

    Salve a tutti :)

    Manco da anni su questo Forum e ho pensato di tornare per sfogarmi un po' e cercare un po' di conforto, o almeno un confronto, nelle vostre parole.


    Mi avvio verso i quaranta, anche se manca ancora qualche annetto, e al momento sono profondamente insoddisfatto della mia vita.


    Amore: assente o disastroso, con recente, ennesima delusione.

    Stabilità: non pervenuta.


    Ho sempre ripudiato i lavori "classici", ho sempre sognato l'eccezionalità, il lavoro creativo, "nuovo", possibilmente nel digital, e posso dire che negli anni sono riuscito a cucirmene uno addosso, da freelance, in un campo che è un po' una intersezione tra marketing/pubblicità e doppiaggio (o per meglio dire speakeraggio).

    Ho avuto le mie soddisfazioni e i miei piccoli (ma significativi per me) riconoscimenti ma è da oltre un anno che le cose non vanno più bene.

    I settori nei quali mi sono concentrato sono in declino e sto provando a reinventarmi pressoché in toto ma è difficile rinunciare ai propri sogni.


    Sogni lucidi, mi verrebbe da chiamarli.

    Non mi confronto con Musk e nemmeno con Montemagno: vorrei solo la mia fetta di mercato, di clienti, di notorietà almeno nel mio ambito.


    E, non lo nego, ho sempre sognato di lasciare la mia firma su questo mondo.

    Che sia con un libro, con un podcast, con un film, con qualcosa di creativo e autoriale.


    Insomma, non ho mai avuto un solo singolo sogno specifico (esempio: diventare un attore) ma tante ambizioni più o meno interconnesse tra loro e questa è stata sia la mia risorsa (ho fatto tante cose diverse, sia pure "piccole", anni fa impensabili) sia, forse, la mia "fregatura".

    Non riesco a focalizzarmi su un singolo scopo, al massimo su una visione generale che però al momento mi manca.


    Non mi vedo come stagista o impiegato qualsiasi in azienda qualsiasi a fare cose qualsiasi.

    Reggo male lo stress, gli orari imposti e sogno di lavorare da casa o comunque in autonomia come ho sempre fatto.

    Mi basterebbe poco: una piccola casa editrice che crede in una mia idea di libro, una piccola media company che mi affida un podcast (ho avuto ruoli simili in passato ma non ne trovo più), un ente di formazione anche privato nel quale tenere lezioni su comunicazione, marketing, public speaking o altre mie competenze.


    Ma ho due ostacoli: non ho una visione precisa, appunto, e disperdo i miei obiettivi.

    E, soprattutto, ho una sindrome dell'impostore grande quanto una casa, specie in questo periodo.

    Non ho la "faccia tosta" nemmeno di mandare un CV, anzi al momento mi fa schifo il mio CV.

    Vorrei fare il consulente o il formatore, appunto, ma mi dico "Consulente di che? Formatore in cosa? Sei solo un incapace che non ha alcuna specializzazione".


    Razionalmente so che ho tanto, tantissimo potenziale ma emotivamente ho un freno a mano tirato al massimo, da mesi, e mi smonto prima ancora di iniziare.


    Infine, ed è la parte più dolorosa, provo una cosa mai provata prima: invidia.

    Invidia verso chi ce l'ha fatta o chi ce la sta facendo, specie se persone "comuni" attorno a me e non "VIP" visti sui social.


    Il mio ultimo coinvolgimento romantico, tra l'altro, è stata una scrittrice di successo.

    Una ragazza partita dal nulla, dalle periferie, che una dozzina d'anni fa ha vinto un concorso letterario e ora è una delle autrici più amate dalla sua fetta di pubblico, pubblicata dalla casa editrice italiana per eccellenza.


    Ed è la stessa ragazza che è stata nel mio letto qualche volta, che frequenta i miei stessi locali tutto sommato modesti e per nulla chic o elitari.

    La stessa ragazza acqua e sapone che non mi ha mai fatto sentire minimamente "sbagliato" o "indietro", pure se alla sua età vivo ancora con dei coinquilini in una casa che non sento più mia, con un lavoro che fa sempre più acqua e quattro spiccioli in banca.

    La stessa ragazza che, però, può permettersi di comprare un appartamento in cash, o quasi, e che oggi vedo in tutte le librerie e che mi fa pensare "Quando vorrei essere anch'io su un cartonato, fare presentazioni, tenere conferenze sui miei libri o su argomenti che mi stanno a cuore".


    Ho fatto tante cose, ho conseguito successi importanti anche se "senza rumore".

    Ma al momento mi sento un totale fallito verso chi, invece, ha successo per davvero.

    Verso i freelance veri che, sia pure con difficoltà, SANNO davvero come generare e mantenere un giro di clienti degno di questo nome e di una relativa stabilità.

    Verso gli imprenditori (digitali o non) che SANNO cosa vuol dire fare impresa e non, come me, che ho una partita IVA da anni e ancora non ci capisco un'acca, affidandomi al mio commercialista incrociando le dita.

    Verso gli autori, attori, videomaker, influencer (specie quelli "sani" e non "vuoti" o "pompati" da agenzie) o in generale chi, davvero, è riuscito a crearsi un proprio pubblico e una propria visibilità pubblica, che sia recensendo film o parlando di fisica.

    O, appunto, scrivendo libri.


    Voglio trovare la mia voce, la mia vocazione e sì, sogno il riconoscimento pubblico.

    Sogno di esser cercato per le mie capacità e non di cercare io il lavoro (cosa che, in piccolo, è già capitata; ma al momento dovrei reinventare da zero un mio brand e non so di cosa occuparmi).


    Sogno, insomma, di trovare la quadra tra lavoro per mangiare e aspirazioni creative, che siano di ispirazione per altre persone lì fuori.

    Amo intrattenere, divertire, far commuove e riflettere, che sia con un testo scritto, una interpretazione, un podcast, una battuta, qualsiasi cosa.


    Non vorrei essere l'impiegato depresso che torna alle 9 di sera a casa sfinito e senza alcun senso di realizzazione personale, se non l'aver portato a casa la pagnotta (che dovrà mangiare entro un paio d'ore libere per poi ripetere il ciclo il giorno successivo).


    Non mi spaventa la fatica o il lavorare tanto, anzi: quando sono mosso da un fuoco creativo, da una visione, da un obiettivo chiaro sto anche fino alle 3 di notte su un progetto.

    A volte dimenticandomi anche di mangiare.


    E' quel fuoco, che cerco.

    E vorrei anche addomesticarlo, come in parte ho fatto in passato, dandomi degli orari e dei paletti io stesso (altrimenti si rischia il burnout).


    Solo che non lo trovo e più vedo tanti Mozart grandi o piccoli intorno a me (questa sorta di quasi-ex è per me l'esempio più eclatante: la ammiro tanto e la invidio vergognosamente al tempo stesso), più mi sento meno di un Salieri che non potrà mai ambire a più di così.


    Che posso fare per ricostruire da zero la mia fiducia in me stesso e, quindi, tutta la mia figura professionale?


    Se dovessi individuare dei punti su cui lavorare sarebbero questi:

    - autostima da ricostruire

    - obiettivi definiti (altrimenti ogni giorno me ne do uno diverso)

    - costanza da ottenere e mantenere (altrimenti al primo ostacolo o giornata storta butto via tutto e torno al punto di partenza)

    - confronto con chiunque DA EVITARE


    In ogni caso vi ringrazio per qualsiasi spunto.

    Io vado controtendenza e dico che, avendo vissuto represso per quasi tutti i miei 30 e passa anni, invidio drammaticamente chiunque riesca a viversi un sesso "freddo".

    Sul serio, lo invidio in modo viscerale.

    Perché per me il sesso è sempre stato qualcosa di complicato, difficile, vergognoso, ostile, sporco, problematico e ansiogeno prima che un piacere.

    Farlo con chicchessia, per quanto attraente in astratto, mi è sempre stato letteralmente impossibile.


    Nel sesso ci si spoglia in pressoché tutti i sensi, ho bisogno di farlo con una persona di cui mi fido, da cui non mi sentirei giudicato qualora fossi goffo, impacciato o avessi delle défaillance.


    Insomma, per me è molto più complicato "fare sesso" che "fare l'amore".

    Solo che trovare l'amore è molto più difficile e più raro che trovare una semplice attrazione fisica.


    Questo significa che, nella vita, ho fatto sesso così poche volte che per me è ancora tutto molto problematico.

    Persino quando trovo una persona speciale di cui mi fido e con cui inizio a costruire qualcosa (condizione necessaria per me affinché ci sia del sesso).


    Invidio chiunque riesca a godere del proprio corpo (e di quello del proprio partner, sia occasionale o stabile) senza problemi.

    Invidio chiunque riesca a farlo con Pinco Pallino o Pinca Pallina senza nemmeno conoscerne il nome.

    Invidio chiunque non abbia ansie da prestazioni o paure del giudizio.


    Insomma, invidio chiunque abbia una vita sessuale libera e senza pensieri, perché nessuno mi restituirà mai gli orgasmi dai quali sono fuggito poiché "Sì, quella ragazza mi fa un sangue pazzesco ma mi fa anche paura".

    Salve :)


    Ho uno strano rapporto con la sessualità.

    In 33 anni e passa ho avuto una scarsissima attività sessuale: perlopiù rapporti "incompleti" (senza penetrazione), molto di rado.

    Ho fatto sesso penetrativo con solamente due ragazze, con lunghissimi periodi di astinenza tra loro (4 anni).

    Ora sono mesi che non ho alcun tipo di rapporto.


    Il punto è che di occasioni, volendo, ne avrei.

    Ma se non mi sento iper-attratto da una ragazza, non ho alcun desiderio di provarci con lei.


    Quindi il mio desiderio sessuale passa da: "quella lì mi fa sangue" a "quella non mi dice nulla".

    Le situazioni del tipo "Sì, è caruccia ma..." non mi dicono niente, non riesco a vivermele, non provo alcun interesse né stimolo.


    E' un po' come col cibo, quando non mangi per fame ma per semplice appetito: se non ho fame, non ho voglia di mangiare qualcosa che non sia "sexy".

    Piuttosto, resto digiuno o comunque non mangio.


    Direte voi: "E qual è il problema?"

    Il problema è che non mi vivo granché.


    Non dico di avere la fila, ma un po' di persone che mi orbitano intorno (in senso buono) ne ho.

    Voglia di sessualità, francamente, ne ho.

    Voglia di esplorarla, di vivermela, di scoprire cosa mi piace e cosa no, di vincere una serie di blocchi e così via.


    Però nessuna delle persone in questione mi fa particolarmente sangue.

    Non provo attrazione.


    Viceversa, tutte le volte nella vita in cui sono riuscito a "fare cose" con qualcuna (a maggior ragione se con penetrazione), era perché ne ero estremamente attratto.

    Al punto da vincere ogni timore e lanciarmi.


    Insomma, di ragazze che mi fanno sangue (e soprattutto che ricambiano questa attrazione) ce ne sono una su mille.

    Di ragazze "carucce, ma..." (e ben disposte) ce ne sono molte, molte di più, ma non provo alcuna attrazione verso loro.

    E considerando che non ho molta confidenza con ciò che accade sotto alle lenzuola, non mi va di buttarmi in una situazione in cui, con molta probabilità, potrei fare cilecca.


    E quindi niente: fare sesso, per me, continua ad essere un terno al lotto, e in buona parte solo perché sono io ad avere gusti difficili.


    E' normale, secondo voi, essere così istintivamente selettivi?

    Com'è che tutto il mondo riesce a far sesso bene o male con chiunque, come fosse una qualsiasi altra attività, mentre io "o brucia o niente"?


    Com'è che non riesco a "cibarmi" di un piatto di riso, aspirando esclusivamente ad appagare i miei appetiti con una bella pizza, un prelibato tacchino al forno o una succulenta bistecca?