Messaggi di puntoliberatutti

    Stamattina sono scoppiato in un pianto disperato. Quando mi succede, poi è accompagnato da una voce dal profondo, anche quella disperata, spesso ripetitiva, che si domanda perché devo soffrire in questo modo. Indubbiamente avrei bisogno di uno psicologo, anche se non ve ne trovo il senso, a meno della prospettiva di un cambio radicale di vita, perché questa è diventata solo sofferenza quotidiana. Tra poco andrò allo stadio. Odio andarci, ma è rimasta una delle poche cose che mi mette in contatto con delle persone. È un po' che sto pensando di iniziare a scrivere un diario qui sul forum. Forse potrebbe farmi bene.

    I miei genitori lo sanno, ma ho molto sminuito la gravità. Ovviamente loro non si allontanerebbero, ma non voglio dargli dispiacere, in quanto sono anziani. I parenti non lo sanno, gli amici solo quelli che possono capire, i colleghi non lo sanno. È pur vero che si vede, ma è sempre meglio non confermarlo. Ha ragione il tuo psicologo.

    Mia madre a un certo punto lo ha scoperto. Ai tempi vivevo ancora con i miei e, siccome gli indumenti da lavare li metteva lei in lavatrice, trovò un biglietto dello studio di psicologia con l'appuntamento dimenticato nei miei pantaloni. Mi ricordo precisamente dove stavo, sdraiato su una panca. Mi porse il biglietto e mi diede una carezza sul viso. Non ho ricordi fino a quel momento della mia vita di un suo gesto di affetto, un abbraccio, o per lo meno che niente del genere fosse mai avvenuto in età adulta, né da parte mia nei suoi confronti né da parte sua nei miei confronti. Ebbi come la sensazione di uscire da una campana di vetro, come se ci fosse una trasformazione improvvisa a livello di percezioni. Poi, in giornata, la vidi salire un paio di scale a tre gradini alla volta. La ricordo felice quel giorno e penso che ciò fosse dovuto a questa scoperta, al fatto che avessi finalmente cercato aiuto, perché io credo che un genitore lo veda il disagio, soprattutto se ci vivi insieme.


    Poi, ovviamente, il fattaccio: quello che mi era stato sconsigliato di fare e il mio entusiasmo per non sentirmi solo con il mio segreto. Quella voglia di gridare la mia sofferenza uscì fuori come un fiume in piena con una serie di ricordi dolorosi che mia madre non era in grado di sostenere né comprendere, tanto che la mattina dopo la trovai in camera sua a letto fino a tardi. Sembrava una maschera di dolore. Mi confessò di non averci dormito tutta la notte per tutte quelle mie parole.

    Sto cercando per l'ennesima volta di sistemare quella maledetta stanza, si riesce a malapena ad aprire la porta. Penso che se chiamassi delle persone a svuotarla di ogni cosa non me ne accorgerei nemmeno. Poi inizio e cerco di salvare il più possibile, di fatto restando punto e a capo e perdendo un sacco di tempo.

    Trovo appunti di 20 anni fa del lavoro del tempo, note che ho preso un gelato con qualcuno, un bigliettino a mo di pizzino che mi aveva lasciato una ragazza con cui c'era stata una frequentazione durata un'estate, biglietti di viaggio significativi. Son cose prive di valore e di senso ad oggi eppure non riesco a staccarmene ma al tempo stesso non riesco a trovarci uno spazio. Che spazio dovrebbero avere che son cose/persone che non esistono più? Eppure non riesco a liberarmene. Ok li ho rivisti, letti e quant'altro, mi hanno rievocato ricordi piacevoli, perchè non li faccio sparire? Forse li consideravo anni felici anche se al solito incasinati, forse perchè una vita al tempo esisteva, anche se non felice. Il mio errore è stato quello, non accettare una vita infelice, l'illusione di poter cercare una felicità mollando di botto, di testa, forse semplicemente non ce la faccio e sono da sempre fuori strada in questa vita per la quale spesso mi son sentito inadeguato e fuori luogo. Rivedo un sacco di cose sbagliate, errori. Ci sarà un motivo per cui si viene incitati a non mollare, io non l'ho trovato. Le cose a volte vanno accettate e si deve andare avanti, qui invece si guarda solo indietro.

    Forse non serve nemmeno gridare, si grida per rabbia, quando si sentono le distanze, basterebbe semplicemente parlare, tutt'altro che semplice quando non sei abituato a farlo, quando sai che nessuno ti ascolta, quando addirittura non ti lasciano nemmeno lo spazio per farlo perchè ti parlano sopra. E non credo che sbagli ad avere queste paure.

    Accidenti, è la stessa storia mia. Sono spariti tutti non appena ho accennato della depressione, solo accennato.
    Voglio sperare che la gente non sia tutta così.

    Ora dovrò ricominciare da capo.

    Ricordo che ai tempi in cui stavo facendo le sedute di psicoterapia avrei voluto gridare al mondo della mia sofferenza. Il mio psicologo mi sconsigliò di farlo e credo che avesse ragione proprio per il motivo che citi tu. Immagino che la gente si spaventi, tanto che non lo informai nemmeno i miei genitori né altri parenti.

    E finisce anche questa settimana. Son riuscito a uscire anche questo pomeriggio, più che altro me lo sono imposto. Son stato al lago. Stendo l'asciugamano sul prato, osservo vicino a me un papà con un bambino sui 5 anni: sta seguendo qualcosa sul cellulare, il bambino commenta a pappagallo quello che sente. Poi arriva la moglie con l'altro figlioletto, che di anni ne avrà 6, ed un cane enorme. Sembrano una bella famiglia.


    E partono i miei pensieri: il rimpianto, l'inadeguatezza. L'unica cosa che a un certo punto riesce a distrarmi è fissare l'aereo in cielo fino a quando finisce inghiottito dalle nuvole.


    Son passate circa un paio d'ore e, nel bar lì vicino, hanno iniziato a suonare musica dal vivo. Il sole ormai è sparito, nascosto dalle nuvole, ed un'aria fastidiosa si sta alzando. Mi decido a riportare le mie cose alla macchina e vado a prendere una birra al bar.


    Mi sento stranamente sicuro, postura sciolta. Non pensavo sarebbe successo passando in mezzo a 50-60 persone che stanno sui tavoli all'aperto. I pensieri lasciano spazio al guardarsi intorno e ascoltare la musica. Diciamo che ho parzialmente salvato questa domenica.

    Scusate, capisco che accodarmi a questo mood di negatività non porta da nessuna parte.


    Lo scorso anno, nonostante fossi in una relazione, la mia compagna non è stata in grado di deviare dalle sue solite abitudini, che prevedevano una vacanza all'estero con la sua amica in un altro periodo. E così, io, la settimana di Ferragosto, ho preso la bici e me la sono vagata per il centro Italia per alcuni giorni ed è stato bello. La bici è una delle mie passioni, ma quest'anno da alleata sembra essere diventata un'estranea, nonostante sia ad aprile che a giugno abbia fatto qualcosa di interessante, da solo e in compagnia. Ma ora davvero non avrei le forze.


    Visto il mio stato attuale, mi sto domandando se non potrebbe essere utile qualcosa di totalmente alternativo. In realtà me lo immaginavo già lo scorso anno, anche se poi, al solito, non porto avanti l'idea: la visita a qualche "guru" alternativo con modi di vivere semplici ed essenziali. Vorrei vederli da vicino e indagare su questo tipo di vita. Alcuni vivono in comunità, altri in solitaria, ma ho visto che ospitano in cambio di offerte. Li ho scoperti da un canale YouTube piuttosto seguito.

    Mi ritrovo nella stessa condizione. Mai come quest'anno non ho alcun progetto e le due settimane di ferie che avrò a partire dal fine della prossima settimana mi spaventano parecchio. Una la potrei dedicare a sistemare parecchie cose a casa, ma dei giorni lontano da qui li vorrei proprio fare. I viaggi organizzati sarebbero anche interessanti, ma ho visto mete molto lontane, tipo il Sud-est asiatico, per cui ci vorrebbe il passaporto. Oltre a mancare quello, manca proprio la spinta vitale. Una coppia di amici, un paio di settimane fa, mi aveva consigliato un viaggio itinerante in Portogallo. All'inizio la cosa mi aveva suscitato interesse, poi, quando si è trattato di prendere l'iniziativa in autonomia, mi sono letteralmente spento.

    A volte la disperazione sembra pervaderti, ma quanto basta poco per tornare in connessione con la vita e ritrovare momenti di serenità: una passeggiata, incrociare delle persone, addirittura riuscire a scambiare qualche battuta con qualcuno.

    La solitudine ingrandisce i malesseri. Ok, sono cose estemporanee, ma possono davvero alleggerire il peso che hai dentro.

    Poi, stasera, un concerto inaspettatamente da brividi. Non sarei mai riuscito a uscire di casa da solo. Sono venuti a prendermi, mi hanno preso il biglietto... insomma, davvero un regalo inaspettato.