Oggi va meglio in effetti, mi sembra di stare ridimensionando il personaggio... Grazie.
Messaggi di Amelia2014
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...Da quello che so i rapporti di manipolazione avvengono all'interno di qualsiasi tipo di rapporto e sono di diversa entità (gravità?). L'amicizia non ne è immune. Poi certo, dipende da come ognuno di noi vive e intende i rapporti di amicizia.
Penso, magari erroneamente correggetemi in caso, che chi vive l'amicizia semplicemente come la frequentazione di persone "per uscire la sera" (faccio un esempio), tendenzialmente vivrà questi rapporti con una buona dose di menefreghismo e sarà pronto e prendere e lasciare persone con più facilità di chi magari sviluppa un legame con i propri amici, della serie persone su cui contare, che si aiutano nei momenti di difficoltà, etc...
Io credo nell'amicizia vera, forse sono troppo idealista, ma con alcune (poche) persone ho sempre creduto che fosse possibile instaurare un tipo di rapporto, la philìa di virtù, per dirla con parole non mie. Questa persona era una di queste, mi ha fatto credere che potesse essere così. Mi ha colta, quando ci siamo conosciuti sul lavoro, in un momento in cui ero debole, fragile, instabile, confusa per tutta una serie di cose che mi erano successe (in pratica sono 4 anni che cado dalla padella nella brace e mi sto "riallineando" solo ora). Mi ha fatto il vuoto attorno, soprattutto a livello mentale, per cui mi ha portata a credere che la mia vita sociale (averne una o meno) potesse dipendere unicamente dalla sua volontà. Il fatto che in questo caso si tratti di un lui è casuale. Ho anche amiche, e proprio da loro lui mi ha distaccata, facendo leva su problemi e attriti che sentivo con un paio di loro ma che, in fondo, non erano nulla di irrisolvibile.
Il fatto poi che dovessimo fare squadra in ambito lavorativo, per organizzare e portare avanti determinati progetti contro condizioni avverse comuni (tagli di budget, collaboratori imposti ma incapaci, etc...) ha ovviamente aiutato il cameratismo e il sodalizio, anche fuori dall'ambito lavorativo (cercato da lui e al quale io mi sono prestata, ma questo perchè tendenzialmente non mi chiedo mai "perchè sì?", ma piuttosto "perchè no?").
Purtroppo solo tardi ho capito che una persona che si presenta fin da subito sciorinando tutti i suoi problemi psicologici e avanzando richieste su richieste di favori vari perchè "sta male" (quando poi, per cose che lo interessano davvero riesce a superare il suo "stare male" e fare le cose da solo, ma tu questo non lo sai...) sta usando questo suo malessere, non cerca semplicemente e linearmente aiuto e comprensione. La persona in questione ha condito il tutto con tanti bei discorsi sull'amicizia, sul valore delle cose, inizialmente magari comportandosi anche coerentemente con questi bei discorsi... per poi mutare atteggiamento una volta che è stato sicuro che io fossi dipendente, non c'è altra parola per descrivere ciò che è accaduto.
Per puntualizzare - in questo momento per motivi che non sto a sciorinare, non cerco fidanzati, storie e storielle di varia natura: quella parte della mia vita, per il mio bene, è stata congelata fino a data da destinarsi, ovvero finchè non saprò gestirla in maniera non autodistruttiva.
Spero tanto che ti sbagli orsetto, ma ormai credo di non potermi tirare indietro.
Chiedo scusa per i dilungamenti e gli excursus, ma volevo spiegare e spiegarmi... grazie. -
diverso La cosa si inserisce all'interno di un percorso personale che sto cercando di portare avanti.
Il quale riguarda sia la situazione specifica con questa persona sia i miei problemi psicologici che sto cercando di affrontare e, in qualche modo, risolvere.
Non è la prima volta che mi trovo in questa situazione con una persona, anche se non avevo mai raggiunto i livelli di totale sottomissione che, solo dopo aver preso le distanze, mi sono accorta di aver raggiunto qui. E stiamo parlando di un rapporto di amicizia.
Il potere non è rivolto a questa persona, ma a me. Il problema non è questa persona, ma come io riuscirò a comportarmi relazionandomi con questa persona, ora che in me diverse cose sono cambiate negli ultimi mesi.
Dopo aver avuto un primo scambio di messaggi per accordarsi sulla serata in questione, il suo modo di fare mi aveva davvero alterata e ho giudicato la cosa come un pessimo segno sulla mia presunta resilienza (ri)guadagnata e anche sull'andamento della serata in questione. (in realtà non posso saperlo, ovviamente, ma il timore gioca brutti scherzi). Per cui mi chiedevo se avesse senso "affrontare" una serata in compagnia di questa persona.
Non credo che una persona che abbia un po' di amor proprio, un'emotività riconquistata e abbia sviluppato una forte resilienza sia poi una preda così facile per i manipolatori. Non dico che ne sia immune, nessuno lo è, dico solo che ad un certo punto ci sono degli interrogativi che una persona si dovrebbe porre per riconoscere qualcuno che tenta di manipolarci. A me questi dubbi non sono mai venuti, anche se molto spesso di fronte a certi suoi atteggiamenti, discorsi e modi di fare provavo solo un senso di rifiuto e disapprovazione. Ma questo meccanismo va poi a sfociare in altre mie problematiche relazionali che non sto ad elencare.
Io di questa persona mi fidavo, ha creato una situazione in cui mi sentivo in colpa se non lo assecondavo in ogni cosa (facendo sempre leva sul tasto che lui "sta male" che lui "ha dei problemi"), allo stesso tempo si confidava, mi chiedeva pareri su ogni cosa, c'era un clima di cameratismo...e questo mi ha fregata, soprattutto perchè tutto si è verificato in un periodo della mia vita in cui già avevo problemi, diciamo così, di mio, per cui ero più fragile, instabile, emotivamente uno zerbino.
Sento di dover dimostrare qualcosa a me stessa, ma, in parte, anche a lui. Da qui l'accettare di vederci per le proverbiali due chiacchiere & un caffè. Ma da come ho reagito già leggendo i vari messaggi che ci siamo scambiati per accordarci per la serata ( e che mi hanno portata di impulso a scrivere qui cercando sostegno), ho capito di non esser poi così forte da affrontare una serata del genere: ho timore di avere una ricaduta emotiva, proprio ora che stavo iniziando a sentirmi un po' meglio.
Questo in soldoni l'accaduto, spero sia chiaro, in caso non lo fosse...be'... non so davvero che farci allora! -
@ Diverso: La questione esposta qui era in parte spiegata in altri thread (i primi che ho scritto qua) e gli utenti che hanno finora risposto avevano letto e seguito all'epoca... per lo meno Dora, così almeno ricordo. per il resto francamente mi cogli in contropiede: ho esposto di fretta, certo, e sicuramente ho pasticciato mangiandomi delle parole, ma credo di aver usato almeno un po' consecutio nell'esporre... e di italiano, almeno!
Il problema è come affrontare una persona manipolatrice che ti ha tenuto sotto scacco per mesi e che ora devi rivedere essendo tu una persona con tratti di personalità evitante, senza la minima autostima, che ha una paura irrazionale delle persone in generale nella speranza id non tornare a casa sentendoti emotivamente uno straccio.
@ Osrsetto: più che ferito mi ha manipolato. Non c'è altro modo di definire la cosa. Se fossi una persona "normale" non mi farei di queste domande, ma non è così purtroppo e sono purtroppo consapevole di che scossoni emotivi può causarmi passare anche solo due ore in compagnia di una persona e sono spaventata di ciò che può provocarmi un incontro del genere (forse perchè mi immagino il suo atteggiamento e i discorsi che farà) a livello emotivo.
Se stai cercando di capire (leggo in quel "solo un amico" un'allusione o mi sbaglio?) se da parte mia c'è un attaccamento più profondo o delle illusioni sentimentali ti dico subito: no. Vedo che vai sempre a cercare il risvolto amoroso anche la dove non c'è... per me gli amici sono importanti, sono persone importanti nella mia vita, non tutti, ma quelli buoni sì. Non credo che le relazioni importanti nella vita siano solo quelle amorose, una persona ha bisogno di tutto: famiglia di provenienza, famiglia che si crea, amici, compagno (o compagna), etc...
Dedico un thread perchè sono qui per confrontarmi e al limite chiedere del sostegno a chiunque sia disposto a condividerne...spero di non aver preso un altro abbaglio -
Grazie Dora! Coraggio e fiducia è ciò che mi servirà.
Sembro una frignona, lo so. Vorrei cambiare il corso della mia vita e questi fantasmi me lo impediscono, penso che se riuscirò ad affrontarli degnamente, come prima non sono riuscita a fare allora riuscirò anche ad andare avanti... forse è una mia convinzione... -
Devo aggiungere un appunto:
Specifico che non è un amico con le virgolette, un ex fidanzato o qualcuno con cui ho una relazione sentimentale di qualche genere: è un mio amico (gay per altro) con cui pensavo di poter avere un'amicizia normale (eravamo colleghi di lavoro e dopo siamo rimasti in buoni rapporti... sembrava almeno così, tanto da diventare davvero amiconi, per un periodo credevo fosse così...mentre invece mi son resa conto che lui voleva solo un appiglio, qualcuno con cui lagnarsi, lamentarsi, dir male di tutto e di tutti (compresi suoi amici, mie amiche e chi più ne più ne metta), criticare tutto e tutti, decidere quando uscire, cosa fare, a che ora, in che giorni e io avrei dovuto solo dire "ubbidisco!".
Molti pensano che siano le ragazze single a legarsi in maniera morbosa ai loro amici gay come palliativo di un fidanzato in un modo malato e insalubre...qui credo sia avvenuto il contrario invece. A me le situazioni poco chiare non piacciono affatto e i rapporti di amicizia per me solo quello sono: rapporti di amicizia.
Quando il disagio provocato da questa situazione è diventato intollerabile ho avuto una specie di sveglia e ho iniziato a prendere le distanze.In maniera camuffata, perchè uno così è capace di raccontare chissà che cosa in giro...
Per me era impensabile che una persona potesse operare in questo modo in relazione alla sottoscritta. In un rapporto di amicizia in cui davvero poi non ci sono i presupposti per agire così poi...
Di solito a me capita la situazione descritta da Orsetto: "Non lo riesco a gestire: classica situazione pietosa melodrammatica in cui tu davanti a lui fai la grande e poi a casa a deprimerti se non peggio."
ma questa volta vorrei davvero, davvero riuscire a vivere la situazione "Lo riesco a gestire? Se si allora mentre ci parli lo vedi per quel che realmente è ".
I bravi ragazzi come fidanzati vanno benissimo, ma non è questa la situazione in questione, spero che ora sia più chiaro -
Immagino di sì.
E infatti il mio mettermi alla prova era anche un po' questo... andare a questa serata di "qualcosa da bere & due chiacchiere" ed essere tranquilla, dimostrare anche a lui che A) Io non ho nulla da nascondere B) Non mi faccio più influenzare da lui C) Io non ho problemi per cui se lui si comporta stranamente e si fa dei film su situazioni strane dovrebbe iniziare a mettersi lui in discussione, non distruggere gli altri.
Ma già solo con dei messaggi ho praticamente perso mesi di lavoro... affrontare lui è affrontare la "bestia nera" in questo caso...colui che si è infiltrato nelle mie amicizie, che ha cercato di insinuarsi e di farmi terra bruciata così che fossi a sua disposizione... ho affrontato delle "bestioline" nell'ultimo mese e pensavo di esser pronta, ma invece che cosìcredo di essere ancora così
Specifico che non è un amico con le virgolette, è un mio amico (gay per altro) con cui pensavo di poter avere un'amicizia normale (eravamo colleghi di lavoro e dopo siamo rimasti in buoni rapporti... sembrava, tanto da diventare davvero amiconi, per un periodo credevo fosse così...mentre invece mi son resa conto che lui voleva solo un appiglio, qualcuno con cui lagnarsi, lamentarsi, dir male di tutto e di tutti, criticare tutto e tutti, decidere quando uscire, cosa fare, a che ora, in che giorni e io avrei dovuto solo dire "ubbidisco!".
Poi mi sono defilata.
Consigli per mantenere la calma? faccio bene ad andare ugualmente, e mettermi alla prova, tenendo duro per quelle 2 orette che serve?
Qualche strategia comportamentale... Mi sono sentita abbastanza soddisfatta di me nell'ultimo mese perchè sono riuscita a imporre il mio amor proprio in due situazioni che mi facevano, male da un po', non vorrei essermi spinta troppo oltre e "ricadere"... -
Salve a tutti,
posto qui questo quesito sperando nelle vostre opinioni sincere, soprattutto sul da farsi e nel mettere un freno alla rabbia e all'ansia che stanno montando anche ora che scrivo.
Non so chi ha seguito o ha letto per caso la discussione con cui sono apparsa qui, circa un manipolatore che mi aveva abbastanza distrutta e da cui ho preso le distanze circa, ormai 5 mesi fa.
La persona in questione, nemmeno a dirlo, ha smesso di cercarmi se non dare segni della sua presenza in maniera, alquanto strana, comportandosi come non vedersi (siamo amici e di solito gli amici, con più o meno frequenza si sentono o si vedono) ma parlando agli altri come se nulla fosse accaduto e io e lui fossimo amiconi che si frequentano ancora (si permette di parlare anche a mio nome ...mah).
Allora mi son fatta risentire io, decisa ad affrontare " la bestia" dopo aver "spezzato l'incantesimo". Ma non parlandogli direttamente dell'accaduto e di che razza id persona è, ma facendo qualcosa di diverso: ovvero cercando di tener testa sottilmente la suo modo di fare, di non cadere nelle sue trappole verbali, insomma dimostrandogli che mi sono liberata da qualsiasi influenza possa aver avuto nei miei confronti.
Chiamatela prova a cui voglio sottopormi.
Però. Già durante un primo scambio di messaggi solo per accordarci su giorno e ora mi sono cadute le braccia.
la cosa è stata più o meno così:
- "Ti propongo il giorno X perchè poi Y purtroppo ho da fare, a te va bene?"
- "Anch'io Y ho da fare, ma forse anche X".
Allora tu proponi Z. E a loro Z andrebbe bene, ma ti fanno sapere domani perchè Z va bene, ma forse anche no. E poi tu dici, ok. E aggiungi: "Ti propongo poca roba, giusto due chiacchiere e una cosa da bere se per te va bene, non vorrei far troppo tardi che poi il giorno dopo devo essere in un posto alla tal ora, scusa, so che non è lavorativo, ma mi han dato appuntamento questo giorno. Se fosse stato X sarei stata più ibera. Ma almeno così ti regoli anche tu con i tuoi orari...dimmi tu... E lui "No, ma anch'io il giorno dopo devo comunque fare delle cose, per cui anche per me va bene non fare tardi, anzi dimmi che ora è per te non fare tardi, così mi regolo anch'io per il giorno dopo in base agli impegni che ho".
E si poteva continuare così all'infinito. Alla fine gli ho risposto col sorriso che non serve il timer, si da un'occhiata all'orologio e si propone di rientrare semmai...si vede, voglio dire... sempre che abbia voglia, perchè ho notato che accordarsi stava diventando spinoso...
Per farla breve di quelle persone che vogliono avere come lo chiamo io "il bastone del comando" a tutti costi.
Lui fa così con tutti, la cosa buffa è che gliel'ho visto mille volte con i suoi spasimanti ...le persone lo devono riverire. Ed evidentemente il periodo in cui io mi sono allontanata per non impazzire sono diventata "il nemico" assieme a tutte queste persone che lo devono riverire. Avrò dei preconcetti riguardo alle sue modalità interattive, non ci piove, ma questi giochini su delle cavolate, glieli ho visti fare tante, troppe volte...così mi chiedo ...ma cosa mi è venuto in mente... niente, volevo mettermi inutilmente alla prova e ho fatto l'ennesima cavolata...certa gente meglio perderla che trovarla...
Pareri? -
Non saprei...mia madre è un po' così. Ogni volta che succede qualcosa (da sciocchezze come il cartone di latte vuoto a cosa ben più eclatanti) la prima cosa che chiede è sempre chi ha fatto questo? chi è stato? chi? chi?...etc... per lei è predominante il fatto di dare colpa /responsabilità a qualcuno. Mettendosi lei nel ruolo dell'accusatrice, quindi di fatto, automaticamente e in maniera implicita, togliendosi dalla cerchia degli eventuali colpevoli ed ergendosi a giudice.
La cosa tragi-comica è che se capita che sia lei la colpevole / responsabile di qualsiasi cosa, immediatamente l'accaduto viene coniugato impersonalmente: le cose succedono, il latte finisce, una cosa sarà stata spostata... quell'altra cosa è stata buttata via, ci si sarà dimenticati...generico...
e io lì che incalzo: questa cosa sarà stata buttata via da chi? le cose non buttano nella pattumiera da sole! E via dicendo. Ma lo faccio ormai con il sorriso. Perchè il ruolo, ora che sono adulta, me lo permette: ormai ci rido, ma in tempi passati la dinamica era drammatica e ti fa crescere con dei sensi di colpa perenni nei confronti be', di qualsiasi cosa, anche dove tu non c'entri...
Immagino che, se di questo si tratta, la tua situazione sia un po' più pesante... -
Aggiungo solo un'ultima cosa... durante l'ultimo colloquio ho portato un piccolo risultato raggiunto per ciò che riguarda la mia autoaffermazione ovvero l'essere riuscita a interrompere una collaborazione a titolo gratuito che mi portavo dietro / e portavo avanti saltuariamente da due anni, con la scusa di fare un favore ad un amico. La cosa mi faceva star male (sembra un'inezia, ma scatenava dentro di me una reazione a catena con pensieri orribili, svalutazione, frustrazione, insoddisfazione e chi più ne ha più ne metta: non devo spiegare che piega prendono i pensieri ossessivi e negativi...) e, mio parere alimentava un problema che mi porto dietro (direi che quasi mi identifica) da sempre: non riesco a farmi pagare affatto o a farmi pagare quanto dovrebbero per i lavori che faccio. Non credo di meritarmelo, mai. Non credo di poter opporre resistenza o se faccio domande o richieste mi sento in colpa come se andassi a rubare...
Sempre nello stesso periodo sono riuscita a dire "Grazie, ma gratuitamente non lavoro" all'ennesima offerta dell'ennesimo conoscente, quindi a fermare la cosa prima ancora che iniziasse.
Mi rendo conto che si fa fatica a capire in che modo questi dovrebbero essere dei grandi risultati, ma credetemi, visti i miei trascorsi e la mia storia personale, sono stati due gesti molto grandi per me.
La terapeuta, al raccontarle questi due episodi, ha sorriso e mi ha chiesto retoricamente: "Mi permette un gesto di giubilo?". Quindi devo dedurre che, nonostante questi argomenti siano stati sfiorati e mai davvero approfonditi, dal mio quadro generale, lei sapesse perfettamente in che situazioni di vanno a ficcare persone che rispondono al mio profilo e che, nel mio caso specifico, questa cosa si ripercuote sui rapporti interpersonali e suoi rapporti di lavoro come scritto sopra.
Ora però vorrei chiederle come mai, se la cosa è così topica, non abbiamo mai sciorinato questo aspetto fino in fondo. Per me è importante fare questi passi perchè, è vero che c'è crisi, ma in ogni caso se non riesco a mantenermi o a trovare un lavoro che valga la pena di essere chiamato tale, che sia remunerativo, duraturo e mi dia la possibilità di farmi una vita, è evidente che non dipende solo da fattori oggettivi economici della contingenza attuale.
Pensavo la prossima volta di chiedere spiegazioni e iniziare subito da questo punto che, vista l'importanza, direi che prima inizio a lavorarci è meglio è... che ne dite?
Tra l'altro devo aggiungere che questo piccolo risultato non l'ho raggiunto grazie all'intervento diretto della terapeuta, ma è stata una sorta di esplosione spontanea (dichiarata ai diretti interessati con diplomazia ovviamente ma sentita da me in questo modo)...opinioni?