Se decidesse per un altro terapeuta, le consiglio un uomo questa volta.
Ironia a parte, se si è rivolto ad una psicologa per dimenticare una donna, forse c'era qualcosa di più profondo che l'ha mossa in questa direzione, lo stesso meccanismo che si è riversato sulla psicologa. Il transfert erotico è abbastanza comune in terapia ed è solitamente un segnale che si stanno toccando dei punti focali ma che c'è anche della resistenza nell'affrontarli, in poche parole ora ha lasciato il lavoro a metà e una parte di lei vorrebbe finirlo, per questo resta legato emotivamente alla psicologa.
Coe siete rimasti con la psicologa?
Messaggi di Dott.ssa Roncallo
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Buongiorno Moleskine,
anzitutto vorrei farle i complimenti per come sta portando avanti le sue cose (lo studio, il lavoro) in modo adulto, contando anche la giovane età e la possibilità di vivere in famiglia.
Da ciò che scrive percepisco il (legittimo) bisogno di autonomia e di essere considerata una giovane donna, staccandosi dal ruolo di adolescente anche da un punto di vista del "controllo" genitoriale, visto che lo ampiamente fatto nel versante dell'assunzione delle proprie responsabilità. E' un suo diritto, non c'è che dire.
I suoi genitori le vogliono molto bene e si capisce, tuttavia faticano ad accettare il fatto che sia cresciuta ed ora sia indipendente e adulta. Nella vita tutti abbiamo dei passaggi evolutivi e quello di un figlio che diventa adulto e si stacca dal nido (anche solo metaforicamente, non è necessario che vada via fisicamente da casa) è un passaggio difficile e doloroso per un genitore. Che però deve essere affrontato perchè i figli non sono un prolungamento dei genitori, ma delle personalità a sè, che devono perseguire i propri sogni e i propri obiettivi autonomamente.
I figli non devono qualcosa ai genitori perchè sono stati cresciuti e accuditi, perchè l'accudimento è un gesto di amore puro e gratuito, non un investimento a lungo termine. Questo sua madre lo sa nel profondo ma la sua paura in questo momento è più forte di questa consapevolezza.
Come può fare lei a comunicare tutto questo a sua madre? Bella domanda! Prima di tutto cerchi di comunicarlo a se stessa, se ritiene giuste e lecite le piccole e grandi scelte che compie (dall'andare al concerto al fidanzato), non è necessario che si nasconda per non far soffrire sua madre, ma le ponga come un dato di fatto, sua madre dovrà accettarle. Fino ad ora è stata sua madre ad accompagnare lei nei passaggi evolutivi, ora lei si ritrova a fare il contrario e non si aiuta una persona a "crescere" assecondando le sue paure e soffocando le sue legittime esigenze per paura di ferirla, ma accompagnandola di fronte alle situazioni, che devono essere gestite (da sua madre intendo).
Le soluzioni sono due: o se ne va e adotta la terapia d'urto, ma mi sembra che non sia il suo caso, oppure cede sempre meno ai ricatti affettivi sostenendo le proprie scelte e il proprio stile di vita, argomentandole in maniera adulta e, se il messaggio non arriva, ponendole come dato di fatto, che piaccia o no. Proponga anche di mettere una parte economica nella gestione della casa, in modo che sia chiaro che non è più la bambina sotto il tetto dei genitori, ma una persona adulta che partecipa alla vita famigliare e che, come tale, possiede i propri spazi di vita che devono essere rispettati.
Il tutto gradualmente, ma con fermezza.
Spero che il mio parere le sia utile, se ha qualche domanda continui pure a scrivere. -
Grazie per le belle parole nei miei confronti..
Sono contenta che si stia muovendo concretamente per valorizzarsi, anche questa è progettualità!
Riguardo alla sua domanda, può essere che lei debba cogliere l'attimo, quando le si crea un'immagine in testa fermi tutto e faccia uno schizzo, poi lo migliorerà in un secondo tempo; può essere anche una resistenza al cambiamento, in tal caso provi a forzarsi un po' (senza esagerare), provando lo stesso a buttare giù quell'idea, anche se nel momento non ne ha voglia. -
Buongiorno Beautiaddicted,
il tipo di terapia che tratta l'esposizione graduale alle situazioni stressanti è quella cognitivo-comportamentale, la quale prevede delle tecniche specifiche che offrono solitamente dei buoni risultati in un tempo accettabile. E' necessario essere seguiti da un professionista perchè può valutare, in base alla situazione e alle sue caratteristiche personali, il tipo di tecniche più adatto allo scopo, i tempi e i modi, accompagnando il tutto con delle riflessioni indispensabili al buon esito della terapia.
Le consiglio di rivolgersi ad un terapeuta cognitivo-comportamentista se la sua agorafobia le sta impedendo di avere un soddisfacente margine di autonomia, anche perchè queste fobie, se non trattate, tendono a peggiorare perchè per la sua psiche lo spostamento dell'ansia su situazioni specifiche e il conseguente comportamento di evitamento di tali situazioni risultano una strategia efficace nella gestione del problema originario e quindi le utilizzerà sempre più di frequente. E' necessario invertire il meccanismo.
In bocca al lupo. -
Buongiorno 120Celle,
sono d'accordo con lei quando scrive che è meglio perseguire la felicità secondo la propria idea di felicità e non secondo ciò che può essere opinione comune, in quanto ognuno di noi secondo il proprio carattere, i propri valori e le proprie aspirazioni, costruirà il suo personale modo di realizzarsi, che è differente per ciascuno.
Per il resto vorrei specificare cosa intendeva Freud con la frase che ha citato: Freud parte da un presupposto (a mio parere condivisibile) secondo cui la vita non può essere fatta solo di felicità, ma anzi sarà un percorso in cui si alternano momenti di benessere (felicità, serenità, gioia etc..) a momenti di crisi e di tristezza. E' la vita ed è una condizione umana, è per tutti. Detto questo, opera un distinguo tra l'infelicità comune e quella nevrotica: l'infelicità comune è appunto dovuta ad eventi esterni che non sempre sono favorevoli, che siano delusioni, lutti, eventi negativi di vario genere. Essere sani è non appunto il non provare infelicità (un pazzo anzi sarebbe felice per un lutto), ma l'avere una psiche forte che permetta di affrontare, vivere e infine superare tali eventi negativi, senza che questi devastino l'intera esistenza della persona. L'infelicità nevrotica che intende Freud è una condizione di sofferenza che viene dall'interno, da qualcosa che si è rotto dentro, che non è stato risolto; in tal modo la persona soffre a prescindere dagli eventi esterni ed è, nel contempo, più fragile nell'affrontare gli eventi negativi provenienti dall'esterno perchè ha una struttura psichica più fragile.
Quindi posso dire di essere d'accordo con Freud.
Con lei sono d'accordo con la riserva che la felicità pura è un'utopia, il vivere in modo soddisfacente a mio parere è saper coltivare e godere i momenti di felicità sapendo che non sono costanti, saper accettare ed affrontare i momenti di infelicità sapendo che non sono eterni e per il resto cercare di portare avanti una condizione di serenità che permetta l'equilibrio e il raggiungimento delle proprie aspirazioni di vita. -
E' difficile rispondere perchè mancano molti elementi. Anzitutto il tenore delle mail, l'obiettivo della seconda persona, la situazione emotiva in cui versa la seconda persona etc...
Letta così si potrebbe pensare che la prima persona ispiri fiducia e la seconda sia stata imprudente, ma è solo un'illazione. -
Sono davvero molto contenta per questo importante passo avanti!
Cercate di ritrovarvi un po' in questa vacanza, provate a comunicare con tranquillità in modo da ristabilire il legame.
Mi faccia poi sapere com'è andata,
buone vacanze. -
Buongiorno Morning,
si è spiegata benissimo.
Possiamo partire dal fatto che possiamo considerare "patologico" ciò che non ci permette di avere una vita soddisfacente, che blocca il normale corso dell'esistenza, la progettualità, lo sviluppo di interessi personali, la qualità delle relazioni sociali.
Io direi, da ciò che mi ha scritto, che la sua sia una risorsa, forse da gestire in modo meno coinvolgente, però resta una risorsa.
La mentalità della società odierna mette alla prova molte persone, c'è maggior solitudine anche per chi è in apparenza forte e aggressivo, questo glielo dico per riflettere sul fatto che non c'è un modo in assoluto migliore per stare nel mondo, nel senso che si può cercare di trovare un proprio spazio anche in un mondo che non ci riflette appieno, in particolare per chi, come lei, sente questa caratteristica in sintonia con il proprio sistema di valori e con l'idea di vita che intende portare avanti.
Le amicizie vere sono rare, il fatto che lei abbia un legame solido è molto importate, per il resto allarghi il giro delle conoscenze, può scoprire di trovarsi bene anche in rapporti più superficiali, cogliendo il buono che le persone sanno offrire e non è detto che da queste conoscenze non possano nascere dei rapporti più significativi.
L'aspetto da rafforzare potrebbe essere proprio quello dei confini fra dentro e fuori, più che altro perchè assorbire tutto ciò che le sta intorno può essere emotivamente stressante, allo stesso modo avere uno spazio privato in cui gestire le proprie emozioni ed esprimerle solo quando lo ritiene opportuno, è una buona difesa nei confronti del cinismo esterno. Provi a riflettere su cosa la spinge a non avere confini e analizzi le situazioni in cui ha espresso più di ciò che voleva, cercando di riconoscerle in futuro ed imparare a gestirle in modo più consono a ciò che vuole.
In bocca al lupo. -
Se trova una farmacia che tratta anche rimedi fitoterapici è meglio perchè le competenze del farmacista sono più controllate rispetto a quelle dell'erborista, in mancanza di questa alternativa si rivolga in erboristeria ma si confronti comunque sempre con un medico e approfondisca su internet, a volte gli effetti collaterali di questi rimedi vengono sottovalutati ma ci possono essere.
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Mi faccia sapere poi come è andata.
Beh, la gratifica che ha ricevuto è per il suo lavoro complessivo, non certo per quel momento in cui era impegnato a giocare, se non ha trascurato i suoi doveri per prendersi un attimo di pausa direi che non ha nessun motivo di sentirsi un ladro, no?