Messaggi di Cielo & Abisso

    Poi volevo aggiungere una cosa orrorifica.

    Un discorso di Emma Bonino:

    Qualche stralcio: “Io – spiega Emma – uso un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce “il contenuto dell’utero”. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”. Un’allegra scampagnata: “L’essenziale per le donne è fare l’aborto senza pericolo e senza soffrire, non sentirsi sole e angosciate”. Già perché mai? “


    Quello che più' mi fa orrore è l'orrorifica leggerezza con la quale viene praticato un aborto.
    Usare barattoli di marmellata(giusto per farsi 4 risate e per allentare la tensione.....e per far tacere la coscienza,aggiungerei)
    una pompa da bicicletta, e un vaso, leggete bene, in cui finirà IL CONTENUTO DELL'UTERO. Era il periodo in cui l'aborto era illegale, suppongo.


    Già semplicemente un CONTENUTO. Roba da non credere. Farsi 4 risate.

    Queste NON sono donne.

    Piuttosto che farsi 4 risate o dire: "è stata per me una sofferenza abortire" riflettere abbondantemente su cosa si va a fare.

    Essendo questo un Forum per persone depresse, il fatto che legga o intervenga qualcuno che l'ha vissuto realmente non è così improbabile.
    Sorry,non ci avevo pensato. :)

    Per non guardare in faccia la realtà? Quale? Forse quella realtà è proprio chi la guarda in faccia direttamente che si augura la morte (la sua) piuttosto che doversi trovare davanti a certe scelte.

    Scusa papaveroviola, non so come si chiama la ragazza che ha avuto due gravidanze particolari,la chiamerò Elena.
    Contrariamente a quanto può sembrare non ha semplicemente commesso un atto brutale ed egoistico,o perverso.
    Ha solo fatto una cosa: portato avanti la gravidanza. Perché ha portato avanti la gravidanza? Perché non si è fermata alle apparenze. Credo che abbiamo perso il senso del giusto e dello sbagliato, la pietà, la maternità, il valore della vita umana.
    Quello che io trovo brutale è questo: chi compie l'aborto volontariamente. Per aborto s'intende semplicemente UCCIDERE una creatura umana.(sana e non)
    Non si può sopprimere una creatura solo perché gli mancano le gambe per esempio.
    Non si può vedere solo il lato negativo del bambino. Che ne sappiamo se crescerà con doti eccellenti superiori alla norma? Che facciamo sopprimiamo tutto i bambini senza gambe solo perché non corrispondono ai nostri canoni estetici? Ed io ho postato l'esempio del ragazzo senza braccia e senza gambe che ha molte doti, in primi la bellezza del viso, la bellezza della voce e del modo di esprimersi, l'amore per la vita,il credere in Qualcosa di più' grande di noi e soprattutto ha insegnato molte cose. Questo ragazzo a 8 anni si voleva suicidare,lo spiega nel secondo video. E' perfettamente umano, comprende la sofferenza. Non è un innaffiato di dogmi sofferenti,anche lui si è posto delle domande, il perché,il senso. E nel 2° video spiega tutto, il suo rapporto con i genitori, cosa ne pensavano i genitori quando scoprirono la sua malformazione. Siamo umani papaveroviola. Io diffido di chi usa la sofferenza e la esalta ai limiti del sadismo.

    I bambini con trisomia 13 o con anencefalia sono bambini sfortunati, che non sopravvivono a lungo.
    Vedendo dall'ottica della fede le cose cambiano,non in senso perverso del tipo:creatura da sacrificare, da far soffrire per salvare anime(toglietevi dalla mente questi concetti errati). Nessuna madre,compresa quella cristiana, vorrebbe un bambino con queste gravissime malformazioni.

    Bisogna riflettere su questo punto: chi siamo noi per decidere sulla disabilità altrui?
    Siamo sicuri che sopprimere bambini (perché di soppressione si tratta) sia la strada giusta?

    E' più' comodo voler mettere al mondo bambini sani e buttare nella spazzatura bambini malati?

    Non è forse selezione umana, un pò come giocare a Dio ed a sindacare sulla vita degli altri, che non è nostra e non ci appartiene?


    Qui c'è la testimonianza di una madre con bambina anancefalica:

    e ci sono altre testimonianze.

    Credo che questi bambini non muoiano tra atroci sofferenze come si vuol far credere. Capisco comunque il tuo sconcerto sul veder morire il proprio figlio. Ma è proprio questo il bello del cristianesimo ma anche di tutto il mondo intero e del destino umano, la vita non finisce qui, quello che noi viviamo in questo momento e che noi siamo (sani o malati) non ci delineano come persone,noi non siamo la disabilità, siamo PERSONE. Gli handicap non sono il nostro ESSERE,noi non siamo la malattia o la malformazione, bisogna andare oltre l'apparenza.

    Ah, ho già detto che stiamo parlando di TUO FIGLIO?


    Se vogliamo vedere tutto dall'ottica materiale, corporea, se vediamo solo in nostro figlio LA SUA DISABILITA'( e non il suo essere creatura bisogna di amore e di attenzioni) allora vuol dire che non siamo capaci di amare interamente la creatura, con i suoi alti e bassi.


    Choupette:La vita di questa persona dimostra solo l'incredibile capacità di adattamento degli uomini, che riescono (a volte) a sovvertire completamente situazioni già segnate. Nel caso specifico inoltre non si è trattata di una scelta abortiva o meno, dato che nessuno era a conoscenza delle sue malformazioni. Certamente la sua determinazione può essere un esempio per gli altri, lui non ha avuto scelta ed ha cercato di tirare fuori il meglio dalla sua vita nonostante lo scoramento ma questo non può essere preso come punto di riferimento per tutti i casi analoghi e non dimostra certo una volontà divina, anche se ha abbracciato Dio per trovare conforto per la sua terribile condizione.

    Dissento.

    A parte l'aver avuto genitori meravigliosi che hanno imparato a vedere oltre le sue apparenze...(cosa fondamentale per un figlio disabile) questo ragazzo è semplicemente uno di noi, si è adirato con Dio, a 8 anni ha tentato il suicidio , poi qualcosa in lui è cambiato. Ha capito. Non so se hai visto il 2° video.(che consiglio perché più' completo)

    Se non avesse creduto in Qualcosa di più' grande, se non avesse avuto l'amore e l'appoggio dei genitori, non sarebbe neanche sopravvissuto dal dolore e dalla rabbia. Si sarebbe semplicemente suicidato.

    E in quel dolore ,in quella incomprensione umana: "Perché proprio a me??" qualcosa è nato, ha avuto delle risposte.

    Dio non è una fiaba dove appoggiarsi per illuderci come sottilmente hai fatto intendere. Sbaglio? Lo deduco da qui:

    Choupette:Anche se ha abbracciato Dio per trovare conforto per la sua terribile condizione.

    E' successo molto di più' Choupette che un semplice arrampicarsi a qualcosa che ispira speranza e forza.

    Sfido chiunque ad essere in quelle condizioni e tirare fuori il meglio di sé, è umanamente quasi impossibile.

    Come una tizia ultradevota(ripeto vera credente) che si da tantissimo da fare per le processioni religiose,che incoraggiato fortemente la figlia ad avere piu bambini(ne ha gia 3) ecc ma che poi non ha problemi a cercare in tutti i mezzi da fare in modo che gli appartamenti vicini siano liberati dai romeni(innocui e in regola)perche le rovinano la zona.

    Scusami Svogliato,ma ti confondi. Una persona che si comporta in questo modo non può essere né mai sarà una credente autentica. Semmai "bigotta" ed anche razzista.

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    Mi rendo conto che leggendo questa discussione e su questi casi "gravi" ,che non hanno senso, rimango turbata.
    Proprio perché anch'io non ci vedo il senso di tutta questa sofferenza.
    Però mi sto rendendo conto che noi non siamo nessuno per giudicare ,etichettare vuoto ed inutile un essere umano.
    Non siamo nessuno per decidere sulla vita degli altri.

    Avevo scoperto tempo fa la storia di un ragazzo senza braccia e senza gambe. Appena l'ho saputo mi son detta: che orrore, come farà a vivere??? Sicuramente sarà infelice, frustato, etc..

    Mi sono informata meglio e ho scoperto tutto il contrario.
    C'è la sua testimonianza e mi stupisco della voglia di vivere che emana questo giovane.
    Spesso vedo (mi ci metto pure io) ragazzi infelici , stanchi di vivere, nonostante tutte le qualità e buona salute.

    Quindi, come mai nonostante tutte le nostre abilità e salute ci lamentiamo lo stesso? Percepiamo la morte in noi?
    Perché semplicemente non riusciamo ad andare oltre questa benedetta APPARENZA. Non ci rendiamo conto che non siamo soli, che Qualcuno da lassù' ci ama nonostante tutto. Che un dolore può trasformarsi in gioia.

    Posto il video tanto per far capire la delicatezza di un decidere direttamente sulla vita degli altri.
    Se i genitori di questo ragazzo lo avessero soppresso sul nascere non starebbe qui a raccontarci la sua esperienza e di come sia grato del dono della vita. Alcuni hanno commentato con un:poverino.
    Invece i poveri sono coloro che non riescono ad accettare il dono della vita e maledire la vita per qualche mancanza(anche piccola). Il ragazzo senza braccia e senza gambe si chiama: Nick Vujicic.

    http://www.youtube.com/watch?v=uMb7oKgVz5E&feature=related



    http://www.youtube.com/watch?v=90OG-DWzAhc&feature=related

    Non giudico la scelta di chi si sente in grado di farlo. Dall'altra parte mi piacerebbe vedere una maggiore apertura da parte di chi questo dilemma insostenibile non lo vivrà mai se non (e non lo auguro a nessuno) indirettamente.

    Sono d'accordo, potrei chiamarlo tranquillamente "cinismo".
    Ma è ovvio che ,essendo questo Topic, un semplice dibattito virtuale e non un confronto reale tra madri con figli sani e madri con figli malati, assume toni diversi,semplicemente ognuno esprime il proprio parere,chi difende la vita e chi per non guardare in faccia la realtà preferirebbe la morte.
    Anche perché un bambino malformato E' UN FIGLIO.
    A mio avviso non può trasformarsi in un discorso del tipo: Ma se fosse mio figlio non gli farei patire le pene dell'Inferno.
    E' un discorso certamente umano,ma nato dalla paura. Un discorso che si ferma inesorabilmente all'apparenza. Ma il FIGLIO NON E' APPARENZA.
    Ci sono madri (per esperienza conosciuta) che hanno figli disabili, alcuni molti gravi e disabilitanti, che sono felici(nel senso di "serene") perché hanno semplicemente accettato la realtà. La realtà diventa invivibile quando i genitori non accettano la disabilità del figlio e di conseguenza quest'ultimo sentirà chiaramente di non essere amato né accettato, cosa che è ben più' peggiore della disabilità stessa.

    Tutti vogliono figli sani, e questo è un bene. Nessuno si sogna un figlio disabile.
    Ma quando, per cause genetiche,biologiche, farmacologiche ,nasce un figlio malato bisogna accettare la realtà.E in realtà non è così difficile..Dolore e gioia vanno sempre a coppia, non esiste dolore senza gioia, né gioia senza dolore.
    Personalmente m'infastidiscono discorsi troppo astratti quando si vengono a toccare queste "tragedie".
    Piuttosto bisogna essere realistici.

    Io mi trovo d'accordo anche con i "dissidenti",perché c'è un sottofondo di verità, e cioè il cinismo che molto spesso dilaga tra i credenti.
    Queste cose, prima di sindacarci e fare prediche sul mistero della sofferenza etc etc come già spiegato prima, bisogna viverle.

    Io credo che , quando si discute di temi delicati come questo, bisogna cercare di non scadere nel cinismo né attribuire a Dio la colpa che il bambino nasca in un certo modo od in un altro,ovviamente parlo in generale.
    Il fatto che due bambini abbiano avuto due malformazioni gravi indica che la genetica di uno dei due genitori era piuttosto scombussolata,o almeno credo.
    Poi la ragazza ha avuto un tumore alla lingua, un colpo dietro l'altro, evidentemente di salute non era molto fortunata.
    Questo per dire che Dio non manda la sofferenza, e diciamocelo una volta per tutte, la sofferenza non è gioia,la sofferenza semplicemente fa parte di un quadro spirituale molto più' complesso e non è causale.
    Se succedono disgrazie, perché di disgrazie si tratta, è unicamente perché la nostra natura è soggetta a maggiori o minori debolezze.

    La sofferenza si collega alla gioia quando viene totalmente compresa. Quante persone hanno imparato ad amare la vita proprio grazie alla sofferenza? Una volta compresa fino in fondo ci si renderà conto che può trasformarsi in una vera e propria lezione,non per morire,ma per vivere,per imparare a vivere veramente.
    Diamo per scontato che il nostro cuore batta senza la nostra forza di volontà.
    Diamo per scontate tantissime cose.
    Il fatto stesso di respirare,camminare, parlare, è vita.


    Dio ci ha creati per la vita,non per la morte e ci insegna a vivere ,nella buona e cattiva sorte.
    E questa certezza dà gioia perché un cristiano,come la ragazza, sa che la vita non finirà solo lì.
    Per questo la ragazza ha fatto nascere i bambini, perché, malformazioni gravi a parte, sono in primis creature umane e viventi, suoi figli, e ha dato loro l'opportunità di vita,seppure breve.
    E sono morti in modo naturale. Se avesse abortito avrebbe semplicemente "ucciso",non avrebbe permesso loro l'opportunità di essere figli di qualcuno.
    E' molto pericoloso e facile cadere nel "pietismo" ,ovvero pensare di fare del bene alla creatura sopprimendola perché: ha una gravissima malformazione.

    Noi siamo stati creati per la vita e per generare la vita,quando queste creature muoiono la natura stessa è clemente e mette fine alle loro sofferenze. Dio non permette pesi al di sopra delle nostre forze, sia quelle del bambino sia quelle dei genitori.
    A volte la sofferenza ,l'offuscamento della ragione e dell'intelletto ci impediscono di vedere veramente la realtà delle cose.
    E si preferisce sopprimere per non vedere in faccia la crudeltà del dolore.

    Il dolore e la morte non sono situazioni create da Dio.

    C'è anche un altro caso, cioè la dottoressa(ora santa) Gianna Beretta Molla.

    Questo per far capire che Dio NON vuole il male da noi per castigarci(è un'idea piuttosto diffusa e comune),ma che permette certe cose,che provengono dalla nostra stessa natura umana. E quel dolore può diventare veicolo di qualcosa di più' grande, che fa comprendere come l'essere umano sia una creatura non solo animale ma anche spirituale.

    Nel settembre 1961, verso il termine del secondo mese di gravidanza, è raggiunta dalla sofferenza e dal mistero del dolore: insorge un voluminoso fibroma all’utero.
    Prima dell’intervento operatorio, eseguito nell’Ospedale S. Gerardo di Monza (Milano), pur ben sapendo il rischio che avrebbe comportato il continuare la gravidanza, supplica il chirurgo di salvare la vita che porta in grembo e si affida alla preghiera e alla Provvidenza.
    La vita è salva. Gianna ringrazia il Signore e trascorre i sette mesi che la separano dal parto con impareggiabile forza d’animo e con immutato impegno di madre e di medico. Trepida e teme anche che la creatura che porta in grembo possa nascere sofferente e prega Dio che così non sia.
    Alcuni giorni prima del parto, pur confidando sempre nella Provvidenza, è pronta a donare la sua vita per salvare quella della sua creatura, e dice al marito Pietro: “Se dovete decidere fra me e il bimbo, nessuna esitazione: scegliete – e lo esigo – il bimbo. Salvate lui”.

    Il pomeriggio del 20 aprile 1962, venerdì santo, Gianna viene nuovamente ricoverata nell’Ospedale S. Gerardo di Monza, reparto di Ostetricia e Ginecologia, dove le viene provocato il parto, per espletarlo per vie naturali, ritenuta la via meno rischiosa.
    Il mattino del 21 aprile 1962 nasce Gianna Emanuela per via cesarea.
    Già dopo qualche ora le condizioni generali di Gianna si aggravano: febbre, sempre più elevata, e sofferenze addominali atroci da peritonite settica, che le fanno invocare ad ogni istante sua madre. Nonostante tutte le cure praticate, le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno. Nella sua agonia Gianna ripete più volte: “Gesù ti amo, Gesù ti amo”.
    All’alba del 28 aprile Gianna viene riportata, come da suo desiderio precedentemente espresso, nella sua casa di Ponte Nuovo di Magenta, dove muore, alle ore 8 del mattino, dopo aver udito la voce dei suoi “tesori”, svegliatisi per il subbuglio. Ha solo 39 anni.


    http://www.azionecattolica.it/aci/chi/testimoni/molla

    Le parole del direttore di Avvenire in risposta di una polemica:


    "In Piermario Morosini, il giovane calciatore morto in campo la cui storia ha commosso l’Italia, “c’era senso cristiano e un aggancio profondo e vero alla sua comunità’, alla sua gente: era un cattolico semplice, un uomo buono, uno che crede in Gesù’ Cristo, e che, magari, ama una canzone di Ligabue o dei Beatles tanto quanto una bella predica in chiesa (o una confessione) che tocca il cuore, mette in moto i pensieri e scomoda la vita”.

    “Ad Antonio vorrei dire fraternamente – scrive Tarquinio – che chi sa della vita, del dolore, dell’amicizia e della fede come lui sa, sa anche che ‘un’eccezione alla regola’, fatta per puro amore e puro dolore non e’ uno scandalo e che senza l’amore siamo solo cembali che risuonano”.


    Ma come fa a dire, innanzitutto, che la canzone di Ligabue è paragonabile ad una bella predica(che insegna esattamente il contrario della canzone??) ?
    O che è una specie di confessione?
    Canzone cantata per puro amore ,perché senza l'amore siamo solo cembali che risuonano??
    La canzone non trasuda nessun amore, trasuda pessimismo cosmico. In questo caso credo che sia stata proprio la canzone ad essere il cembalo risuonante,non il contrario.
    "Eccezione alla regola" ? Non ci deve essere nessuna eccezione in un funerale(in qualsiasi funerale che si rispetti vige la regola della dignità)non siamo nei cimiteri hollywoodiani..... specialmente in presenza della salma di un giovane morto sul colpo e dietro le sue spalle una tragica vicenda familiare(genitori morti, fratello disabile morto).
    Doveva essere piuttosto un inno di speranza, che la vita non finisce tutto lì, Dio ci ha creato per la vita,non per la morte.
    Ora posto qualche stralcio del giornalista Socci.
    Sappiate che Antonio Socci è un cattolico, fortunatamente di buonsenso. Che ha scritto l'articolo che citerò(il link in fondo alla pagina):
    Socci critica costruttivamente il direttore di Avvenire e sono dalla sua parte, anche perché Socci è padre di tre figli(uno dei quali ha rischiato la morte ed è stato in coma) quindi presumo abbia parlato più' da padre cristiano che da giornalista,eccone alcuni stralci che trovi importanti:


    Il povero Piermario Morosini era ed è un caro ragazzo, buono e forte, che merita ben altro e sono grato alla silenziosa suora francescana che nei giorni scorsi, alla Porziuncola, ha lucrato per la sua anima l’indulgenza. Così da regalargli la felicità.
    Questa è la pietà cristiana che la Chiesa insegna.
    ..

    A dire il vero la Chiesa prescrive che le messe funebri non siano spettacoli e le omelie non siano elogi biografici del morto, ma una meditazione sull’ estrema fragilità della vita, sulla necessità di convertirsi e un’esortazione a pregare per la salvezza dell’anima di quel fratello, perché tutti siamo peccatori e, davanti al giudizio di Dio, come poveri e umili mendicanti, abbiamo bisogno solo delle preghiere dei fratelli e della misericordia del Signore.

    Non so se il parroco abbia accennato a queste cose, ben più importanti dell’apologia. Di fatto agenzie e giornali non ne hanno fatto menzione e, soprattutto, neanche il vescovo ha sentito il bisogno di richiamare quei fondamentali.
    Il suo messaggio – perché quando ci sono i media è difficile che i prelati facciano mancare la loro voce – è stato anch’esso un panegirico (è riportato nel sito del giornale della diocesi).
    Solo alla fine del lungo discorso, composto di 290 parole, ha fatto capolino una volta – e molto formalmente – un fugace accenno alla resurrezione (“vivere nella speranza della resurrezione” per “rendere migliore questo povero mondo”).
    Da nessuna parte il prelato spiega che la vita sulla terra è fuggevole, che è una lotta per guadagnarsi la vita eterna, l’unica che vale, che il senso dell’esistenza terrena è questo.
    Da nessuna parte ha ammonito sulla serietà delle nostre scelte di fronte alla possibilità della dannazione eterna o della beatitudine.
    Da nessuna parte il vescovo ha ricordato a parenti e amici del giovane quella verità, così bella e confortante, proclamata dalla Chiesa nella liturgia, che recita: “ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata”.
    E’ questa verità che abbiamo bisogno di sentirci annunciare quando siamo sopraffatti dalla morte di una persona amata. Perché significa che abbiamo un’anima immortale e che rivedremo – dopo una breve pausa – coloro che amiamo e addirittura ci sarà restituito il nostro corpo, senza più limiti, lacrime e sofferenze.
    Questa impareggiabile consolazione la Chiesa dovrebbe gridarla. Invece i pastori la tacciono.
    Così come tacciono il fatto che i nostri cari, proprio perché continuano a esistere e sono davanti al giudizio di Dio e nella purificazione dei propri peccati, hanno bisogno delle nostre preghiere e sacrifici (per esempio hanno bisogno della pia pratica delle indulgenze).
    E’ la bellezza della comunione dei santi. Infatti, dopo Cristo, la morte non è più un abisso di lontananza, ma la nostra unione rimane e possiamo continuare ad aiutarci. Dal cielo possono aiutare noi e noi possiamo aiutare loro.
    Almeno di fronte alla morte vescovi e preti potrebbero dire una parola cristiana?

    http://lugopress.wordpress.com…orosini-si-canta-ligabue/

    Si,anch'io credo che non siamo soli Francyyy,certe cose superano la stessa nostra intelligenza e razionalità,l'importante è avere il cuore limpido per captare i "segni" o meglio gli accadimenti che hanno tutta l'aria di essere casuali ma non lo sono. Premetto che poi bisognerebbe fare distinzione tra pura casualità e casualità particolare senza scadere nella faciloneria. :)

    Ecco, io quando leggo notizie di parroci (ma anche approvazioni da persone professe cristiano -cattoliche,come per esempio il responsabile di Avvenire Marco Tarquinio)
    che permettono che in una Chiesa si canti "Il giorno di dolore che uno ha" di Ligabue al funerale del calciatore 25enne Morosini, mi cascano letteralmente le braccia.

    La spiritualità cristiana ci insegna una versione completamente diversa della vita(che non voglio approfondire) ed è estranea ai sentimentalismi e sensazionalismi.
    Mi limiterei piuttosto a pormi questa domanda: "Ma perché un parroco, Don Luciano Manenti che ha presieduto il funerale di questo giovane, ha permesso che i suoi amici cantassero una canzone come questa?":



    Quando tutte le parole
    sai che non ti servon più
    quando sudi il tuo coraggio
    per non startene laggiù
    quando tiri in mezzo Dio
    o il destino, o chissà che
    che nessuno se lo spiega
    perché sia successo a te

    quando tira un po' di vento che ci si rialza un po'
    e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no"
    quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà.
    Sopra il giorno di dolore che uno ha.
    Tu ru ru...

    Quando indietro non si torna
    quando l'hai capito che
    che la vita non è giusta
    come la vorresti te
    quando farsi una ragione
    vorrà dire vivere
    te l'han detto tutti quanti
    che per loro è facile

    quando batte un po' di sole dove ci contavi un po'
    e la vita è un po' più forte del tuo dirle "ancora no"
    quando la ferita brucia la tua pelle si farà.
    Sopra il giorno di dolore che uno ha.
    Tu ru ru...

    Quando il cuore senza un pezzo
    il suo ritmo prenderà
    quando l'aria che fa il giro
    i tuoi polmoni beccherà
    quando questa merd* intorno
    sempre merd* resterà
    riconoscerai l'odore
    perché questa è la realtà.




    Soprattutto l'ultima strofa... E' una canzone che stona tantissimo in un funerale ,manca completamente di speranza e di fiducia in Dio. Cantare "merd* merd*"con la presenza della salma è veramente impietoso. E' umano restare sconcertati quando la Morte colpisce una persona nel fiore degli anni,è umano restare attoniti e provare desolazione. Ma questa canzone, cantata in un funerale, è veramente di cattivo gusto. E mi chiedo perché un parroco, anziché incoraggiare o almeno fare la sua parte abbia permesso l'inserimento di questa canzone, condita di qualche parolaccia come questa particolare strofa:
    quando questa merd* intorno
    sempre merd*resterà
    riconoscerai l'odore
    perché questa è la realtà.

    Dico, ho letto non pochi commenti a favore di Don Luciano per la sua "trovata", da persone cristiano-cattoliche.
    Preferirei non esprimere pareri. Se poi vogliamo confrontarlo con il funerale di Chiara Luce, trasformato quasi in un matrimonio(con canti scelti da lei stessa), per simboleggiare l'anima che ritorna a Dio come la sposa che ritorna al Suo sposo..Mi verrebbe da dire... che la spiritualità sta andando a farsi benedire. Letteralmente.