Il rapporto distruttivo con mia madre

  • A 19 anni mia madre mi manda via di casa, mi allontana e, sempre accusandomi e incolpandomi, mi esclude dalla famiglia.


    In quegli anni frequento l'università e sono molto sola. Mia madre mi aiuta con alcune cose e ogni tanto mi dà dei soldi. Le chiedo di poter usare la casa della bisnonna a Lecco, dove non vive nessuno, ma non me la fa mai usare. Passo addirittura un Natale con la famiglia del mio fidanzato perché il giorno della vigilia mi dice di non venire, che non mi vogliono. Mia sorella non ha una posizione; non ho un rapporto con lei, mi dirà soltanto ora che aveva paura di me, ma mi difendeva sempre e avrebbe voluto avermi vicina. Allora io non lo so, non riesco a parlarci e mia madre monopolizza il mio rapporto con tutti i familiari rimasti. Vivo il lutto di mio padre da sola, senza amici vicini.


    Nonostante questo, comincio a lavorare e anche in università prendo buoni voti. Accade il COVID e mia madre improvvisamente mi vuole vicina, mi accoglie di nuovo a casa e in mezzo agli amici di famiglia. Mi laureo con ottimi voti, il lavoro mi inizia ad andare benissimo, mi trasferisco a Roma per lavoro e mia madre mi viene persino a trovare. Ci sentiamo sempre e sa tutto, sembra essere un rapporto normale.


    Dopo tre anni decido di tornare a Milano. Le chiedo di poter stare nella casa di famiglia il tempo di trovare una casa e rifarmi il giro lavorativo, essendo una freelance. Lei acconsente e, dopo, saprò che mia sorella ha spinto per questa cosa. Torno a casa, ma ecco che, dopo una settimana, ricomincia la stessa storia: mia madre mi chiede ogni giorno quando ho intenzione di andarmene. Le ribadisco che sto cercando e vedendo case, e intanto ho ripreso col lavoro, ma non posso prendere e andare via da un giorno all'altro. Inizia a dirmi che deve affittare la mia camera a un amico e che entro una data devo andar via. Quando arriva, mi fa trovare le mie borse e i miei scatoloni davanti alla porta. Disperata, non sapendo cosa fare, carico la macchina e torno a Roma. Mi fermo a dormire di fianco all'autostrada per lo sfinimento. Il lavoro non riesco a finirlo.


    Ostracismo nuovamente. Mi accusa di averle mentito, di essermi "come sempre approfittata e pensato solo e solamente ai miei interessi", mi accusa di essermi "fatta solo gli affari miei a casa". Chiedo spiegazioni, non me ne vengono date. Nessuna ragione pratica, valida, reale. Tutto è sbagliato.


    A quel punto torno su col furgone del mio ex e vivo lì per due mesi, cercando casa e lavorando.


    Rivedo mia madre e le dico che sono stanca, che legalmente quella casa è in parte anche mia, essendo stata lasciata da mio padre, e che non può impedirmi di entrare. Se vuole farlo, mi paga la mia quota; se non vuole più vedermi, a me fa stare male e credo che mandarmi via per affittare la stanza per pochi soldi a un suo conoscente sia stato orribile e mi sia costato economicamente e anche personalmente molto.


    Lei si mostra contrita, mi dice che non vuole più perdermi, che vuole un rapporto bello con me. Io ci credo perché questa storia a me fa soffrire in maniera atroce: a 19 anni volevo uccidermi, passavo giornate intere a piangere senza riuscire a uscire dal letto, sono andata in terapia per l'insicurezza e per l'ansia.


    Questa volta le cose sembrano cambiare. Mi aiuta, viene a trovarmi e io vado da lei. Passano due anni più normali, fino a dicembre, quando muore mia nonna, sua mamma. Affrontiamo la cosa in modo molto unito: io, lei e mia sorella. Lei mi dice che erediterà la casa a Lecco, che ha un altro appartamento sopra e vuole darmelo così posso stare tranquilla dopo tutti questi anni di tormento. Sono grata della cosa ma ancora un po' diffidente, visti i precedenti. La casa ha dei lavori da fare che io e il mio ragazzo facciamo senza farle pagare niente. Le chiedo di potermi trasferire a giugno per non pagare altri mesi di affitto dove sto e lei fa in modo che accada, ma poi mi rinfaccia di aver insistito terribilmente e averla costretta. A febbraio faccio un incidente brutto e devo comprarmi una macchina, perdo vari lavori, inizia per me un periodo difficile, scopro di dovermi operare al fegato. Trasloco e cerco di sistemare tutte le cose. Ma lei si è indispettita: dice che ho solo pretese, che non l'ho ringraziata, che mi comporto come fosse tutto dovuto.


    Ho un periodo difficile col mio ragazzo e glielo dico. Lei si interessa, ma mi dice che è colpa mia, che tratto male tutti quelli che mi vogliono bene come lei e mia sorella, che sono spregevole e non ho riconoscenza. Le credo, mi scuso, sono totalmente distrutta. La rivedo quando mi fermo a Milano per il nuovo lavoro. Faccio la spesa, la doccia, vado a dormire, esco sempre presto, per due giorni a settimana. E di nuovo mi chiude fuori. Lunedì vado in ospedale, cosa che sapeva, per fare esami come il contrasto, che dopo mi fa sentire poco bene, e dovevo andare lì a casa per riposare.


    Non mi risponde e mi scrive su WhatsApp che a casa non ci entro più, dopo come mi sono comportata. Mia sorella, con cui avevo cenato due giorni prima, uguale: scrivo e chiamo e ricevo risposte tipo "non sei la benvenuta", "dammi i soldi che mi devi e basta".


    Mi sento male. Dopo mezz'ora, accasciata davanti alla porta chiusa, chiamo la centrale di polizia e chiedo di mettermi in contatto con mia mamma. Il poliziotto ci mette in contatto, lei ripete che non vuole né vedermi né saperne niente di me, poi la sento chiedere per denunciarmi per stalking. Da questo episodio ho vissuto due settimane di ostracismo e mutismo totale da lei e da mia sorella. L'ho intercettata sulle scale per chiederle ragioni di tale comportamento. La risposta è stata sempre "per via del tuo atteggiamento e come ci tratti". Ho fatto domande specifiche ma non ricevo risposte. Mi accusa di mentire ma non sa dirmi quali bugie ho detto, di non avere riguardo, ma quando le chiedo "cosa dovrei fare per dimostrarti riguardo e che ci tengo?" non sa darmi risposte chiare. Le cose che sbaglio non sa dirmele, è sempre "un insieme di tutte le cose".

  • Qubit

    Approvato il thread.
  • Ciao Mars, hai raccontato cosa ti sta succedendo partendo da adesso. Ma per capire cosa sta succedendo oggi bisogna sapere com'è stata la tua vita prima con tua madre, da quando eri piccina.

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