Vita sessuale quotidiana con mia madre

  • Nemmeno io sono molto d'accordo sul tenore dei termini e infatti leggevo, senza intervenire, con crescente perplessità. A mio avviso termini teatrali usati per enfatizzare concetti che potevano passare anche senza aggiungere del phatos. Per me non è il modo migliore di affrontare una situazione così delicata, soprattutto sapendo che la vittima legge. L'abuso non andrebbe mai gettato in faccia. E' necessario ascolto, accoglienza, assenza di giudizio in generale. Deve essere la persona coinvolta a prendere gradualmente coscienza, non deve essere forzata ad associare alla figura della madre quella di un "mostro".


    Il fatto che non si abbia percezione del possibile danno che si può fare con un approccio vistosamente "sconcertato/sconvolto" a chi fa una confessione di questo tipo (probabilmente superando un difficile senso di colpa nel decidere di raccontarla), è che non siamo appunto dei professionisti.


    Chiaramente alla base dell'incesto vi sono forme di censura, di negazione, complessi di colpa: tutti aspetti che vanno affrontati nel modo adeguato (e in tempi opportuni) e non possono essere scardinati in modo tranciante e tramite l'uso di parole forti così da persuadere. La persona abusata certamente lo sa, ma ammetterlo non solo a sé stessa ma anche al di fuori di sé, come in questo caso, è un altro discorso.

  • Nemmeno io sono molto d'accordo sul tenore dei termini e infatti leggevo, senza intervenire, con crescente perplessità. A mio avviso termini teatrali usati per enfatizzare concetti che potevano passare anche senza aggiungere del phatos.

    Concordo pienamente. Invito pertanto tutti a mantenere il tono della discussione su binari adeguati, evitando "teatralità" o espressioni enfatiche che non aggiungono nulla di costruttivo, ma che anzi rischiano di appesantire una conversazione di per sé già delicata.


    Ailene per lo Staff di moderazione

  • Nemmeno io sono molto d'accordo sul tenore dei termini e infatti leggevo, senza intervenire, con crescente perplessità. A mio avviso termini teatrali usati per enfatizzare concetti che potevano passare anche senza aggiungere del phatos. Per me non è il modo migliore di affrontare una situazione così delicata, soprattutto sapendo che la vittima legge. L'abuso non andrebbe mai gettato in faccia. E' necessario ascolto, accoglienza, assenza di giudizio in generale. Deve essere la persona coinvolta a prendere gradualmente coscienza, non deve essere forzata ad associare alla figura della madre quella di un "mostro".


    Il fatto che non si abbia percezione del possibile danno che si può fare con un approccio vistosamente "sconcertato/sconvolto" a chi fa una confessione di questo tipo (probabilmente superando un difficile senso di colpa nel decidere di raccontarla), è che non siamo appunto dei professionisti.


    Chiaramente alla base dell'incesto vi sono forme di censura, di negazione, complessi di colpa: tutti aspetti che vanno affrontati nel modo adeguato (e in tempi opportuni) e non possono essere scardinati in modo tranciante e tramite l'uso di parole forti così da persuadere. La persona abusata certamente lo sa, ma ammetterlo non solo a sé stessa ma anche al di fuori di sé, come in questo caso, è un altro discorso.

    Secondo me, quegli interventi avevano lo scopo di far prendere consapevolezza che la situazione accaduta ha a che fare con quei termini forti, visto che, nel caso in questione (donna su ragazzo), è forse più difficile da distinguere con chiarezza rispetto al caso inverso, anche per la vittima.

    your mind is a powerful thing, but what happens when it turns against you ?

  • A proposito della reazione fisica vorrei chiedere una cosa a voi uomini.

    Io penso che la reazione fisica, nel maschio ragazzino, sia legata alla fisicità e alla nudità molto più di quanto possa esserlo nelle ragazzine. Sbaglio?

    Cioè credo che la nudità maschile non evochi proprio niente nelle bambine, o forse anche un po' di "ironia sul brutto", mentre il nudo femminile evoca sempre una qualche eccitazione nei maschietti.

    Potete dirmi se è un'idea non corretta?

    È difficile rispondere a tutti e ogni cosa giusta che mi consigliate di fare, cercherò per quanto mi è possibile di farla! Voglio partire da questo suo pensiero gloriasinegloria: credo che un po' a tutti i maschietti il nudo femminile in età adolescenziale evochi qualcosa (anche da adulti ovviamente, ma in casi normali). Il primo corpo femminile che si nota è proprio quello della propria madre, in modo particolare quando una madre si mostra in maniera per lei normale senza pudore in casa nella quotidianità davanti al proprio figlio. Premetto una cosa (che ovviamente non giustifica in assoluto tutto ciò): mia madre è una bella donna, si tiene in forma fisicamente per l'età che ha (non è proprio magra, ma in carne nel modo giusto), cura tanto l'aspetto esteriore, anche nell'abbigliamento abbastanza trasgressivo. Per darvi un'idea del suo aspetto diciamo che assomiglia a Valeria Marini, sia di fisico che di volto.


    Racconto due aneddoti (non l'ho detto prima per imbarazzo), il primo è forse il più brutto, il secondo rispetto al primo è meno grave, ma non normale comunque. Il primo riguarda la sfera sessuale dei miei genitori: facevano sesso senza preoccuparsi di me, non si guardava se io ero in casa, lasciavano pure la porta aperta... Mio padre (che tra l’altro lasciava molto libera mia madre, purtroppo), una volta sentii che le disse "sarebbe meglio forse chiudere la porta?" lei gli rispose "ma che c’è di male? È nostro figlio, che guardi pure". Io la prima volta che li vidi fare sesso avevo 14anni, certo ero imbarazzato, entravo e uscivo dalla mia camera, avevo attimi di imbarazzo totale ma anche attimi di curiosità. A quell'età potete capire che si inizia ad interessarsi alla sessualità, quindi questa cosa è rimasta impressa nella mia mente adolescenziale. Ammetto che in atti di masturbazione per forza di cose pensavo al suo corpo. Crescendo ci pensavo un po' meno, ma visto il suo aspetto fisico, per me rimaneva sempre la più bella. L’altra cosa che faceva, parlo sempre in età mia adolescenziale, dai tempi della scuola quando non mi svegliavo da solo, veniva in camera a svegliarmi indossando una vestaglia aperta con i soli slip, e dopo che mi svegliava si chinava e mi baciava in fronte, senza rendersi conto che con la sua vestaglia aperta mi ritrovavo il suo seno sul volto, non pensando che magari questa cosa mi turbava.


    Scusate per questi particolari, ad oggi provo imbarazzo. Racconto questo per darvi un’idea più precisa della mia vita quotidiana in casa, soprattutto in quella fase adolescenziale che è quella che rimane impressa. Ma per mia madre è sempre stato tutto "normale", lei non si sente in torto di qualcosa, né per le cose passate né per il presente!


    Collegandomi a questo, rispondo a chi dice che io ho dato il "consenso" all'atto sessuale. Purtroppo, anche se è una cosa sbagliata e insana, siamo d’accorddissimo, nel contesto in cui mi sono trovato, a causa del suo modo di essere e di porsi nei miei confronti, il fatto che siamo rimasti soli, tutto ha preso ancora più piede, il suo essere verso di me ci ha portati in maniera non "forzata" ad andare oltre. Ammetto, anche se è sbagliato, che questa cosa per un po' piacque anche me. Vedevo lei con altri occhi, forse... Il suo corpo comunque molto attraente... (ripeto non giustifica il fatto di avere rapporti sessuali, senza dubbio!), però essendo un giovane ragazzo, in quel periodo ero convinto di essere in una condizione privilegiata. Infatti come ho già scritto precedentemente, la prima volta tremavo per paura e per piacere perché ero in confusione, la vedevo con gli occhi di un uomo e cioè una donna attraente, ma con il pensiero sapevo che era mia madre. Era una sensazione nuova che non avevo mai immaginato di provare.


    Capisco che il tutto è una cosa complessa purtroppo, ma è ciò che è successo in me. La cosa che si può salvare in lei è che non mi ha mai fatto mancare niente. I suoi "compiti" tra virgolette da madre gli ha svolti tutti. Adesso c’è solo da trovare un bravo specialista per questo suo insano rapporto con me che lei reputa "normale" con leggerezza. Anche io proverò a cercare qualcuno, così da capire perché mi sono compiaciuto in questa situazione, e ho capito molto tardi l'errore che ho commesso facendomi coinvolgere! Sicuramente la mia adolescenza ha influito molto sul presente.


    Grazie a tutti per i consigli e la vicinanza!

  • Nel post di apertura l'opener ha affermato di avere 35 anni. Non è un ragazzo.

    Sì, ho 35 anni e mia madre 56. Quando parlo di adolescenza, mi riferisco dai miei 13 ai miei 17 anni avanzati. Poi, appunto, fino a 6 anni fa, quindi tra i miei 29-30 anni, seppur vivendo insieme ai miei genitori non ci sono stati episodi eclatanti. Anche se il suo modo di porsi e di mostrarmi affetto è sempre stato molto "spinto" (non so il termine preciso).

  • Nemmeno io sono molto d'accordo sul tenore dei termini e infatti leggevo, senza intervenire, con crescente perplessità. A mio avviso termini teatrali usati per enfatizzare concetti che potevano passare anche senza aggiungere del phatos. Per me non è il modo migliore di affrontare una situazione così delicata, soprattutto sapendo che la vittima legge. L'abuso non andrebbe mai gettato in faccia. E' necessario ascolto, accoglienza, assenza di giudizio in generale. Deve essere la persona coinvolta a prendere gradualmente coscienza, non deve essere forzata ad associare alla figura della madre quella di un "mostro".


    Il fatto che non si abbia percezione del possibile danno che si può fare con un approccio vistosamente "sconcertato/sconvolto" a chi fa una confessione di questo tipo (probabilmente superando un difficile senso di colpa nel decidere di raccontarla), è che non siamo appunto dei professionisti.


    Chiaramente alla base dell'incesto vi sono forme di censura, di negazione, complessi di colpa: tutti aspetti che vanno affrontati nel modo adeguato (e in tempi opportuni) e non possono essere scardinati in modo tranciante e tramite l'uso di parole forti così da persuadere. La persona abusata certamente lo sa, ma ammetterlo non solo a sé stessa ma anche al di fuori di sé, come in questo caso, è un altro discorso.

    Grazie Juniz e grazie alla moderazione.

  • Sì, ho 35 anni e mia madre 56. Quando parlo di adolescenza, mi riferisco dai miei 13 ai miei 17 anni avanzati. Poi, appunto, fino a 6 anni fa, quindi tra i miei 29-30 anni, seppur vivendo insieme ai miei genitori non ci sono stati episodi eclatanti. Anche se il suo modo di porsi e di mostrarmi affetto è sempre stato molto "spinto" (non so il termine preciso.

    Vainar, stai tranquillo, per me sei ancora un ragazzo :) e te lo dico in modo affettuoso, come se fossi mio figlio. Anche io ho 56 anni e un figlio di 29 anni. Ti sei spiegato benissimo e non hai motivo di giustificarti. La situazione è chiara. Mi fa piacere leggere che andrai da uno psicologo e vedrai che saprà aiutarti. Per qualsiasi cosa, continua a scrivere.

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