È una questione di fisiologia umana, se mai non di sistema socioeconomico.
CheroFobico, finora non sono intervenuta, ma se si parla di natura umana ti do ragione. Tipo, ogni cosa che non funziona perfettamente deriva dalla natura umana. Pure il sistema socioeconomico, per come è impostato, è frutto della medesima: non l'ha creato il vento.
Il discorso però, a mio avviso, è che non si combatte la natura umana – non in modo sufficiente – con regole imposte dall'esterno, ove manchino all'interno della coscienza del singolo. È il singolo che deve prendere coscienza: non assumere questo o quello, non fare questo o quello, se realmente lo ritiene di per sé dannoso, per presa di coscienza ed autodisciplina di sé.
Il problema dell'autodisciplina è che richiede fatica individuale, ma la fatica non ci piace, sempre per via della stessa natura di cui discuti, in quanto la natura ha un meccanismo di risparmio energetico: economizza l'energia.
Tra una via perfetta che richiede maggior energia e una raffazzonata che ne richiede minore, si sceglie istintivamente quella raffazzonata. Fare fatica consuma energia. Avere coscienza, lo sforzo di coscienza individuale, brucia energia come il pellet. E le nostre risorse di energia individuale sono limitate, anche se possono essere coltivate. Ma di certo non nella frenesia moderna, che già brucia l'energia dei singoli.
Se si impone una regola dall'esterno, deresponsabilizza dalla fatica di una presa di coscienza individuale e può anche risultare più o meno problematica, perché in alcuni casi, e solo in alcuni, serve la plasticità di poter spezzare una regola di senso comune per ottenere un risultato. Ma è un discorso collaterale al tema in argomento, per cui, salvo eccezioni, mi fermo qui.