Inquietudine ed inadeguatezza

  • Ciao a tutti.


    Ho 43 anni (a breve 44) e non so bene da dove iniziare per descrivere la mia inquietudine, poichè è un mix di cose che coesistono in maniera individuale e separata fra loro da molto tempo, ma che per un motivo ben preciso a me incomprensibile sono alla fine tutte collegate e concatenate.


    Potrei forse partire da un'orribile esperienza sentimentale di oltre dieci anni fa, durata quasi un anno, con una persona che poi ho scoperto essere una narcisista patologica. Da allora ho chiuso, non ho avuto più alcuna relazione con nessuna, ma senza soffrirne più di tanto o sentirne l'esigenza.


    Inoltre negli anni a seguire sia per ristrettezze economiche, sia per problemi familiari, sia per totale abbandono e sfiducia, ho iniziato a trascurarmi così tanto che ho finito per avere dei grossi problemi odontoiatrici ai quali ora molto lentamente sto cercando di porre rimedio. Altri dermatologici che mi hanno portato perfino ad un diradamento dei capelli, che ad oggi non ho ancora affrontato nella maniera giusta. Non so un motivo a tanta trascuratezza forse c'è stato perchè ho tentato inconsapevolmente di difendermi dall'avere altre relazioni, trascurandomi e rendendomi così poco attraente e interessante, o forse aver cura di me l'ho considerato proprio l'ultimo dei miei problemi.


    Ho combattuto sin da ragazzo con elevati livelli di stress e ansia indotti, forse derivati da una madre ipercontrollante, probabilmente anch'ella narcisista che mettendomi in una condizione di svantaggio economico e psicologico mi ha precluso l'aiuto per una crescita sana, fisiologica, e per la capacità di poter diventare autonomo e autosufficiente presto nei tempi giusti.


    Su questo ha gravato anche l'assenza di mio padre, morto oltre 23 anni fa.

    Per più di 20 anni mi sono ritirato in un isolamento via via graduale, dai miei familiari, dagli amici, dall'amore. Oggi mi restano solo poche relazioni di tipo lavorativo che non considero "amicizie" ma conoscenze. Ho tranciato i fili dei rapporti con amicizie di lunga data a volte per stupidaggini che consideravo gravissimi tradimenti della fiducia. Va detto che però le frequentazioni amicali che avevo, le trovavo da sempre noiose e mediocri, così spesso ingoiavo tanti rospi per farmele piacere visto che solo quelle avevo ed ero privo di altre alternative a loro.


    Prima ancora verso i 19 anni, in contemporanea con l'anno del diploma ho cominciato a soffrire all'improvviso di una forte sensazione di vuoto e sgomento immotivati, ero sempre stanco arrabbiato furioso coi miei, con mio padre e mia madre. Volevo scappare di casa e vivere da barbone, non volevo più diplomarmi. Ero depresso e nessuno se ne era accorto, nemmeno io capivo cosa mi stesse accadendo. Poi sono peggiorato l'anno seguente dopo la morte di mio padre. Per un mese non ho messo piede fuori dal letto. Ho avuto dei picchi di sprofondamento e dolore per i quali macchinavo sia teoricamente e sia praticamente sul come potermi suicidare in casa. Poi non so cosa sia accaduto, in qualche modo miracoloso, ho reagito e ho cominciato a venirne un po' fuori. Da solo e faticosamente.


    Son stato molto arrabbiato per molti anni con tutto e tutti, trovavo la mia vita inutile ed ingiusta. Questa rabbia però ha funzionato da "motore" e mi ha permesso di riscattarmi in tarda età, e dai 29 ad oggi di raggiungere degli obiettivi di autonomia, come avere un lavoro stabile, anche se oggi però abito ancora dai miei, sto cercando fra molte difficoltà di comprare casa.


    Ho da sempre un fisico magro, molto poco muscoloso, quasi androgino. In passato però non ho mai avuto problemi ad avere delle relazioni seppur brevi con delle ragazze. Certo non è che mi proponessi molto, anche per timidezza oltre che per una scarsa autostima di base, però nonostante ciò le mie ralazioni le ho avute. Spesso però ne uscivo a pezzi e molto deluso.


    Per tutti questi dettagli fisici, per il fatto di abitare ancora dai miei, e per il fatto di non avere mai approcci con altre, le persone che ne vengono a conoscenza si sono sentite e si sentono oggi in diritto di darmi dell'omosessuale. Spesso con continue battute sarcastiche ed imbarazzanti, altre volte proprio in maniera diretta.

    All'inizio ci stavo malissimo, adesso un po' meno perchè ho maggiore consapevolezza di me, so che mi piacciono esclusivamente le donne e di essere eterosessuale. Però resta il fatto che sia fastidioso ricevere battute del genere, soprattutto sul lavoro o in contesti esterni ad esso (sempre fra colleghi).


    A volte, soprattutto qualche anno fa, mi veniva detto di continuo persino che portassi sfiga.


    Attualmente non sento necessità di un rapporto sentimentale, non so dire se in questi anni non l'abbia più cercato un po' perchè dedito anima e corpo a raggiungere degli obiettivi fra cui la stabilità e la sicurezza lavorativa, e/o un po' perchè forse non mi sono mai ripreso per bene dallo stress post-traumatico subìto in seguito all'ultima relazione terribile di cui raccontavo più su.


    In questi anni mi è capitato di provare interesse per altre, ma è subito svanito un po' perchè per tutti i problemi estetici di cui vi dicevo, un po' per comportamenti che mi riportavano alla memoria l'esperienze passate con la narcisista cominciavo ad avere paura ansia e terrore tanto da chiudere in maniera preventiva, o di diventare esasperante, o di idealizzare l'altra. Emblematico è stato un episodio di quasi 3 anni fa in cui alla fine fui ghostato da una collega che si dimostrò inizialmente interessata, e quindi poi chiusi io in malo modo con tanto risentimento.


    Da un anno, sentendomi un po' più tranquillo emotivamente, sto tentando di recuperare i rapporti familiari con mia madre e mia sorella, con le quali non parlavo più da 10 anni, per degli episodi gravissimi che ora sarebbe lungo raccontare. Avevo molta rabbia nei loro riguardi, che ho trasformato in totale indifferenza per oltre 10 anni.


    Spesso chi mi conosce, anche persone più piccole di me di 10 anni, si rivolgono a me chiamandomi affettuosamente con un diminutivo o un vezzeggiativo come si fa con i bambini piccoli. Per capirci ad esempio "Impermanentino".

    Questa cosa mi da molto fastidio, ma non lo dico a nessuno e la faccio sembrare agli altri come se l'accettassi di buon grado. In verità non mi da fastidio solo se è detto da alcuni a cui riconosco una certa affettuosità e sincerità. In questo caso mi fa anche piacere.


    Oggi non so più chi sono, spesso mi guardo allo specchio e non credo di esser bello, ma nemmeno brutto, poi mi guardo in foto o video e mi vedo brutto ed impresentabile (anche per via della mia fisicità e delle mie problematiche estetiche attuali).

    Mi trovo abbrutito e meno simpatico rispetto ad anni fa. Incapace nel sostenere colloqui interessanti o che interessino veramente gli altri. Mi sento come uno da sopportare e che parla a vanvera.


    I miei colleghi sul lavoro mi rimproverano di essere uno che parla tanto e troppo, come se fossi noioso e petulante. Mi è stato fatto notare spesso anche in precedenza in altri contesti con altri colleghi. Quindi quando me lo dicono mi intristisco e smetto di parlare per giorni o comincio a controllarmi nel non parlare più di tanto finendo così per sembrare permaloso. Per fare questo divento refrattario a chiedere qualsiasi cosa o intavolare discorsi personali. Finisco per scocciarmi di dialogare su qualsiasi argomento. Non lo so forse è vero parlo tanto, e l'unica attenuante che potrei darmi è che stando isolato per molti anni sono stato troppo in silenzio.


    Ho da poco, un anno, cambiato ambiente di lavoro, e da qualche mese anche il team, i miei nuovi colleghi sono più giovani di me di una decina di anni. Quasi sempre ho lavorato con persone più giovani di me. Un episodio che mi ha dato molto da pensare è accaduto ultimamente, qualche mese fa, quando son stato inserito nel gruppo WhatsApp del mio team di lavoro, ed il titolo del gruppo era "Gli stupendi tranne uno". Ovviamente quel uno ero io. Ho incassato per qualche giorno una sensazione di dispiacere infinito perchè pensavo di esser benvoluto da loro, poi senza dir nulla mi sono cancellato, continuando il giorno dopo e quelli seguenti a comportarmi normalmente con loro. Non ne abbiamo mai parlato, ma credo che loro pensino di me che sia uno permaloso.

    Io non credo che in una situazione del genere, far come ho fatto sia un comportamento da permalosi, ma credo sia più che giusto, se non si sta bene in determinate situazioni, evitarle senza far troppo clamore o casino.


    Anche con altri colleghi che ho avuto nel corso degli anni, è quasi sempre capitata una situazione simile, in cui diventavo la persona su cui scherzare in un certo modo. Quasi sempre per la verità.

    Ho notato che spesso non riesco a far gruppo con le persone, proprio per la mia inquietudine e perchè non mi riconosco più in contesti di gruppo o branco.


    Insomma ad oggi sebbene non soffra tanto per esser solo e senza amici, o per non aver ancora una casa mia, soffro per altre situazioni in cui mi sento giudicato sbrigativamente a causa di queste circostanze in cui sono e finisco per questo alla fine per giudicarmi male anch'io. Sento un piccolo senso di fallimento o di inadeguatezza per non riuscire più ad essere socialmente considerabile dagli altri o a riconoscermi tale. Spesso mi sento un'etichetta addosso che però, al netto dei miei problemi, non mi appartiene. Un'etichetta che forse contribuisco in qualche modo a farmi appiccicare. Spesso per sdrammatizzare cerco di essere autoironico, ma mi rendo conto che altri l'autoironia la prendano come un'autorizzazione all'insulto e all'offesa, che ovviamente loro chiamano in maniera riduttiva "scherzo". Se faccio notare del risentimento per le loro battute sarcastiche, mi bollano subito come "pesante" e permaloso.

    A volte se faccio una battuta su me stesso o su un mio difetto, loro ridono e mi guardano come si guarda uno scemo o un fesso che si stia offendendo da solo.


    Ecco sento che i miei problemi descritti finora mi stiano condizionando a tal punto, da farmi sentire a volte deriso, a volte trattato come una persona marginale o di poco conto, a volte offeso, a volte compatito che è anche peggio. A volte ho il dubbio che sia io che non capisca più la realtà delle cose e che forse stia prendendo tutto troppo sul serio.


    In pratica non mi riconosco più nella persona che ero anni fa, quando al netto dei problemi ero ancora un po' più spensierato e interessato al mondo e intraprendente.

    Vorrei capirci qualcosa anche aiutato, da chi vorrà con me ragionarci su.

    Di esempi e situazioni da portarvi ne ho tanti, e credo ne avrò tanti anche in futuro dalla attuale quotidianità.


    Ovviamente non è tutto qui, di sicuro c'è anche altro che avrò omesso, ma che ora non mi vien in mente da scrivere.


    Grazie a chi ha letto fin qui e vorrà parlarne e ragionarci con me.

  • Tanta roba da affrontare. Mi soffermo sulla mancanza di cura personale perche dubito che siano 10 anni di "statemi distante, mi avete fatto soffrire". Non solo quello almeno.


    Hai ad un certo punto perso interesse nel guardarti allo specchio?

    Hai acquisito una ritrosia nel guardare negli occhi le persone?

    Non ti interessa più apparire in foto o ti da fastidio?


    Questi sono di solito segnali di distimia, svilimento, autocommiserazione.

    Non permettere a nessuno di entrarti nella testa... A cosa stai pensando?

    • Nuovo

    Ciao, grazie per la risposta

    Si c'è tanta roba, ho scritto forse troppe cose, ma è il segno che non so davvero da che lato cominciare a sbrogliare la matassa per avvolgerla in gomitolo.

    Hai ad un certo punto perso interesse nel guardarti allo specchio?

    Non so, sì di sicuro non sto lì e non son stato lì a guardarmi con attenzione in questi anni.


    Hai acquisito una ritrosia nel guardare negli occhi le persone?

    Credo di averla avuta da sempre, non riesco a guardare le persone negli occhi, spesso parlo guardando altrove e se ho da dire cose abbastanza impegnative emotivamente credo che spesso guardo in giù per terra.


    Non ti interessa più apparire in foto o ti da fastidio?

    Mi da fastidio, non faccio selfie e non ci partecipo volentieri, soprattutto a quelli di gruppo, dove quando capita mi tirano dentro. Non ho nemmeno la foto sui social e non ne pubblico mai di mie credo da molti anni, almeno una decina.


    Che vuol dire distmia, svilimento, autocommiserazione?


    Ciao e grazie ancora per avermi risposto. Lo apprezzo tantissimo.... aspettavo da ieri che qualcuno volesse commentare e dirmi la propria , ho pensato anche di aver scritto troppo e che gli altri si scocciassero di leggere, ho pensato anche di esser stato pesante e per questo che non vada più di tanto a nessuno di rispondere.

    Non è stato facile tirare fuori tutte quelle cose.


    Quindi grazie ancora solo per averlo fatto.

    • Nuovo

    ...che ti disprezzi :(


    Alcune delle azioni che fai potrebbero essere inconsciamente atte a confermare ed accrescere la tua bassa autostima.


    Lo immagino che non sia facile. Io il topic “butta fuori tutto quello che hai” ancora non me la sento di aprirlo. Ci giro intorno aprendomi un po nei topic altrui.


    Spero che il forum ti sia d’aiuto :mending_heart:

    Non permettere a nessuno di entrarti nella testa... A cosa stai pensando?

    • Nuovo

    Si non è facile perchè è tirar fuori cose che probabilmente si fa fatica a dire anche a se stessi.


    Devi affidarti un po' all'incoscienza e provare a stender giù tutto.


    No io non mi disprezzo, penso di non essere adeguato, e di aver fatto dei grossi sbagli che adesso è difficile correggere in alcuni casi impossibile... tipo i problemi odontoiatrici di cui raccontavo.


    È questo anche mi crea tanto senso di inadeguatezza.

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