Quando si supera il limite

  • Ciao, provo a darti anch'io un consiglio partendo dalla mia esperienza.


    Nasco come educatrice (lavoro svolto in diversi contesti per anni), per poi decidere di spostarmi per due anni sul sostegno (tramite mad).

    Pensa che, dentro di me, avevo già deciso che non ce l'avrei fatta a sopportare per anni il casino e la maleducazione, l'ammalarmi da ottobre a marzo, l'ambiente prettamente femminile, le grosse responsabilità, i genitori, gli specialisti, i nonni, gli zii, ecc.

    Non ce l'avrei fatta perché sono una persona che ama il silenzio, ama lavorare per conto proprio, la mia mente si stanca facilmente e non sopporto dover alzare la voce o perdere tempo della mia vita dietro riunioni inutili.


    Allora ho tentato di capire (con l'aiuto della mia terapeuta) che bisogni soddisfava il mio lavoro. Perchè avevo scelto quella professione, ma soprattutto se i bisogni che avevo a 20 anni erano ancora gli stessi a 30 e passa (cosa da non sottovalutare).


    Ho passato un anno faticosissimo a livello mentale e trovato oggi la quadra attraverso vari passaggi.

    Mi sono chiesta se il problema fosse l'essere da sempre precaria e mi sono risposta di no.

    Mi sono chiesta quanto e come fossi cambiata in questi 10 anni e se la mia professione soddisfava ancora i miei bisogni e mi sono risposta "in parte". Amo ancora sentirmi utile, prendere in carico, aiutare, ma sapevo di voler cambiare target ma soprattutto ambiente. E non stare in mezzo a decine di virus tutto il giorno.


    Allora ho preso un master breve e fatto un corso professionalizzante abbastanza lungo, e nel mentre ho cambiato 3 lavori (mi sono letteralmente buttata in altri ambiti anche solo per fare esperienza, e per fare tutto questo sono tornata a casa da mia madre altrimenti non avrei potuto).


    Due giorni fa ho firmato un contratto da consulente semi-autonoma e molto probabilmente anche questo sarà un lavoro di passaggio fino a che non sarò completamente freelance.


    Non avrò più a che fare coi bambini (che sì carini e pacioccosi, ma ti tolgono molte energie soprattutto in gruppo), ma con ragazzi e adulti, e prenderò in carico le persone una ad una. Questo mi permetterà di soddisfare alcuni miei bisogni e di tornare a casa senza troppi pensieri (in questo lavoro mi dovrò focalizzare esclusivamente su un ambito della vita degli utenti).


    Mi sono dilungata, ma io se fossi in te partirei con lo scrivere su un foglio perché fai il lavoro che fai, che bisogni tuoi soddisfa, e se è ancora la modalità giusta di soddisfarli.

    Magari scopri che vuoi fare la fiorista o la parrucchiera, oppure un lavoro d'ufficio, dove stacchi e vai a casa senza lavoro arretrato.


    Il processo di Cambiamento è lungo e parte da lontano, non ci alziamo la mattina volendo cambiare professione.


    Se ne hai la possibilità ti consiglio di provarci, visto che il tuo problema non è il clima, nè l'ambiente lavorativo.

  • La scuola purtroppo è cambiata tanto, personalmente credo stia prendendo una direzione più vicina a quella di un centro sociale che non a un luogo depositario del sapere e dello scibile umano, e questo a mio parere genera molta frustrazione in chi vorrebbe lavorare in un certo modo, senza piegarsi a logiche di tipo aziendalistico

    Sono molto d'accordo.


    Oggi bisogna tener conto di variabili molto differenti rispetto al passato.

    Culture diverse.

    Gap linguistici.

    Certificazioni che fioccano come se piovesse.

    Classi pollaio.

    Nessuna considerazione per l'autorità intesa come adulto che può insegnarti qualcosa.


    E in tutto questo c'è l'insegnante che arranca per portare avanti il programma, ma sembra più una corsa ad ostacoli.

    Poi ci sono anche classi che per buone congiunzioni astrali, funzionano.

    Ma ne ho viste molto poche.

  • Grazie davvero a tutti per i vostri interventi, ognuno ricco di spunti di riflessione e soprattutto anche di comprensione.

    Diciamo che queste ultime due settimane le ho vissute in modo più sopportabile per una serie di "congiunzioni" che mi hanno aiutata a ridimensionare un po' il tutto. Spero di continuare con questa strada fino a giugno.


    Scacciapensieri82 hai colto proprio nel segno...capisco che chi non vive la scuola non si possa rendere conto di quello che accade lì dentro e di come nell'arco di 10 anni sia radicalmente cambiata la situazione. Il solo fatto di potermi confrontare e sfogare con qualcuno mi aiuta. So che in generale, tranne rare eccezioni, la scuola è diventata pesante per tutti, ascolto spesso anche gli sfoghi di colleghe più esperte di me. Su questo non c'è molto da fare credo, o meglio si potrebbe un pochino migliorare se ci fosse un ambiente coeso e unito tra colleghi perlomeno ma mi rendo conto che anche questa è un' eccezione moooolto rara. Ecco, ad esempio, non definirei il mio ambiente di lavoro tossico (sono stata in scuole dove veramente avevo il fiato sul collo) però comunque ci sono dinamiche tra colleghe che non sono il massimo (antipatie, ripicche, il mettersi in mostra, mancanza di condivisione, chiacchiere). Tutto questo sicuramente influisce, così come non avere colleghi che sento "vicini" anche proprio come approccio didattico e personale.

    Le incombenze, le responsabilità, il barcamenarsi tra duecento cose, le richieste da ogni fronte (terapeuti, genitori, situazioni da servizi sociali, ecc .) sono veramente tante e mi spaventano.


    Questi giorni ho potuto notare quanto riuscire a spiegare e vedere il riscontro positivo della classe mi faccia stare bene e, al contrario, quanto invece mi senta amareggiata, delusa e inadeguata quando, nonostante il grande impegno, mi ritrovo a dover urlare in continuazione per essere ascoltata 5 minuti. Ma ecco non posso fare dipendere la mia serenità da quello che accade in classe e che molto spesso esula anche da me (non ho la bacchetta magica per tutti i problemi che dovrei risolvere).

    E qui è rispuntato fuori l'altro grande "tema": ossia che a parte la scuola mi sento di non avere nient'altro. Ho pochi amici e ci vediamo pochissimo ormai, non ho una relazione (e sento questo vuoto), non ho una famiglia con cui poter davvero essere me stessa. Insomma mi sento terribilmente sola e credo che, invece, avere qualcuno con cui potermi sfogare della giornataccia, magari prenderla anche sul ridere stile Caccamo, distrarmi con pensieri diversi, organizzare cose piacevoli ecc sarebbe di grande aiuto. Queste settimane sono stata obbligata a distrarmi per impegni familiari, ho avuto più "contatti umani" al di fuori della scuola e mi è parso tutto più sopportabile.

  • Proxima Centauri anche tu ci hai preso in pieno...esigo tanto da me stessa, troppo direi. Ho sempre avuto il massimo dei voti, il massimo in tutto (con sacrifici enormi che non mi hanno permesso di godermi davvero i miei risultati e che non mi hanno neanche dotata di sicurezza e autostima). Purtroppo i miei genitori mi hanno fatta sentire un peso fin da piccola per le mie esigenze (normalissime esigenze di ogni bambino ma che loro non erano in grado di gestire/sopportare) e io ho imparato che se volevo essere amata dovevo meritarmelo non creando problemi e "portando prove" = ottimi voti. Ogni mio "problema" era visto come una richiesta spropositata da parte loro, venivo colpevolizzata persino se mi beccavo un raffreddore. Da adulta mi accorgo di quanto male, inconsapevolmente, mi abbiano fatto e di come questi meccanismi mentali continuino a fare parte di me. Oltretutto la mia difficoltà nel capire ciò che effettivamente voglio, la mia paura di essere rifiutata, la sensazione di essere un peso, di non andare bene, la difficoltà di aprirmi con gli altri ed esprimere il mio pensiero, il sentirmi da sola contro il resto del mondo, i sensi di colpa eccessivi credo derivino proprio dalla mancanza di una reale relazione con i miei genitori.


    BlueFox al momento non ho la forza per pensare a tutti questi cambiamenti. Per me ogni cambiamento è uno stress e già solo l'idea di dover cercare qualche altra cosa, ricominciare con mille dubbi mi fa sentire scoraggiata. Anche perché questo percorso è stato già il secondo (ho una laurea in un ambito completamente diverso, poi ne ho presa un'altra in formazione). Io vorrei solo una stabilità, una certezza. Non ti nego però che anche ascoltando persone dello stesso ambito spesso sento dire di voler cambiare proprio lavoro. Credo che con un lavoro ripetitivo (seppur noioso), con un orario di Ufficio sarei molto più serena. Non so se mai avrò il coraggio di ricominciare.


    Il fatto è che a me piacerebbe anche insegnare ma in condizioni possibili e con tempi più umani e distesi. Invece le condizioni reali lo rendono un lavoro estremamente faticoso e con una richiesta di energia esagerata. Vedremo come andrà e se riuscirò a equilibrare il tutto altrimenti credo che per la forza di sopravvivenza/disperazione proverò un'altra strada.

  • Leggo ora questo thread. Non sei tu che sei sbagliata, Melitta, è la scuola che è diventata un posto invivibile. Sono di ruolo da 20 anni, incredibilmente negli ultimi tre anni sto molto peggio e mi sento più insicura di quando ho iniziato. Purtroppo anch'io mi sono un po' isolata nel corso del tempo e questo non aiuta a non rimuginare e a minimizzare i problemi. Per quello che vale, riconosco e vivo tutti i problemi di cui hai parlato. Mi sveglio alle 5 per correggere I compiti perché nel pomeriggio sono troppo stanca e nel fine settimana cerco di ritagliarmi un po' di libertà. E comunque rimango sempre indietro. Ora sono allo stremo, e probabilmente se non avessi una quinta che deve fare l'esame di stato e per la quale mi sento responsabile cercherei un modo per staccare un po' perché davvero non so come riuscire a concludere l'anno e resistere fino a metà luglio.

  • Melitta12 ho letto solo oggi il tuo post essendo un neo iscritto in cerca di esperienze simili alla mia.

    Il tuo messaggio potrei averlo scritto io da quanto la tua situazione è simile alla mia. Anch io lavoro nella PA come dirigente medico e sono attualmente in pausa dal lavoro perché ormai era impossibile lavorare normalmente senza passare un giorno in balía di ansia, malumore e paura per i giorni lavorativi e i possibili compiti da sbrigare. Sono in cura per una depressione e di certo il lavoro ha contribuito a farmi avere una brutta ricaduta. Ogni giorno mi chiedo se è il lavoro sbagliato per me e se sto permettendo alla scelta sbagliata di un diciottenne di influenzare la vita di un quasi quarantenne.

  • Melitta12 ho letto solo oggi il tuo post essendo un neo iscritto in cerca di esperienze simili alla mia.

    Il tuo messaggio potrei averlo scritto io da quanto la tua situazione è simile alla mia. Anch io lavoro nella PA come dirigente medico e sono attualmente in pausa dal lavoro perché ormai era impossibile lavorare normalmente senza passare un giorno in balía di ansia, malumore e paura per i giorni lavorativi e i possibili compiti da sbrigare. Sono in cura per una depressione e di certo il lavoro ha contribuito a farmi avere una brutta ricaduta. Ogni giorno mi chiedo se è il lavoro sbagliato per me e se sto permettendo alla scelta sbagliata di un diciottenne di influenzare la vita di un quasi quarantenne.

    Grazie czln perché era un po' che pensavo di aggiornare questo topic ma poi tra una cosa e l'altra non riuscivo a trovare il tempo.


    Intanto vorrei dirvi che l'anno scorso è stato davvero uno dei miei anni più impegnativi e difficili... Sono arrivata a maggio stremata e in condizioni pessime. A giugno ho sostenuto la prova per l'immissione in ruolo ed è andata bene. O meglio diciamo che nonostante l'ansia, la stanchezza e i mille pensieri al momento di parlare ho trovato l'entusiasmo...ma le giornate prime sono state terribili. Mi sono chiesta più volte se non mi stessi condannando a una vita infelice, mi sono anche augurata inconsciamente di non passare l'anno di prova (ma sarebbe stato peggio forse), non volevo presentarmi. Ho dovuto combattere contro me stessa, cosa che mi capita spesso e mi disorienta perché alla fine non so se scappo per paura o perché davvero ho capito che quello non fa per me.


    Dopo è andata meglio anche se per varie settimane ho continuato ad avere pensieri che mi tormentavano: di fatto pensavo che non ero in grado di essere insegnante, che a settembre sarebbe ricominciato l'incubo. Ricordo che per tutto giugno e oltre mi addormentavo e di botto mi svegliavo credendo che fosse già settembre. Poi per fortuna sono riuscita a riprendermi grazie ai 2 mesi di stacco... Per me è stata la salvezza. Ho ricominciato a vivere, a godermi le più piccole cose, veramente ho cercato di recuperare tutto l'anno perso. Mi sono riposata, ho ricominciato a riprendere dei ritmi umani, a mangiare, a provare gioia. Ben vengano i 2 mesi di vacanza che tanto ci invidiano, io senza non sarei sopravvissuta credo.


    E poi veniamo a quest'anno. Devo dire che l'inizio è stato traumatico perché oltretutto c'erano tante incognite dovendo prendere una prima: non sapevo nulla dei bambini, della collega né delle materie. Alla fine di novembre mi sento di dire che rispetto all'anno scorso per adesso va molto meglio. Sono stata fortunata con la classe e questo fa tanto, anche l'aver ricominciato da capo con una classe mia dall'inizio e l'approccio più sereno e tranquillo (non devo fare prove e valutazioni).

    Ora quando vado in classe la maggior parte delle volte sono serena, a volte anche felice. Mi piace quello che faccio e mi sento un po' più capace. E so che si nota tutto.

    Purtroppo devo ancora imparare a gestire meglio il lavoro a casa e durante la settimana fatico molto. È pesante e avrei bisogno di più tempo per me ma rispetto all'anno scorso è già un enorme miglioramento.


    Mi chiedo comunque se a fronte di tanta fatica e impegno valga la pena...e soprattutto so che le cose potrebbero ripeggiorare cambiando qualche variabile. In più il lavoro comunque mi assorbe tanto e mi limita nel ricavare tempo per prendermi cura di me e nel cercare di ampliare le mie conoscenze e le relazioni. In più sono in mega ritardo nell'avere una relazione sentimentale e in questo c'entra anche il lavoro.

  • Leggo ora questo thread. Non sei tu che sei sbagliata, Melitta, è la scuola che è diventata un posto invivibile. Sono di ruolo da 20 anni, incredibilmente negli ultimi tre anni sto molto peggio e mi sento più insicura di quando ho iniziato. Purtroppo anch'io mi sono un po' isolata nel corso del tempo e questo non aiuta a non rimuginare e a minimizzare i problemi. Per quello che vale, riconosco e vivo tutti i problemi di cui hai parlato. Mi sveglio alle 5 per correggere I compiti perché nel pomeriggio sono troppo stanca e nel fine settimana cerco di ritagliarmi un po' di libertà. E comunque rimango sempre indietro. Ora sono allo stremo, e probabilmente se non avessi una quinta che deve fare l'esame di stato e per la quale mi sento responsabile cercherei un modo per staccare un po' perché davvero non so come riuscire a concludere l'anno e resistere fino a metà luglio.

    Come va quest'anno? Comunque hai ragione su tutto, mi sembra di rivedermi... E quanti stereotipi che vanno in giro poi. Vorrei tanto fare vedere quello che davvero accade nelle classi, le condizioni umane in cui si lavora e anche materiali (la mia scuola è senza termosifoni, spesso perde intonaco dal soffitto, porte e finestre rotte, si muore di caldo fino a ottobre e si congela da novembre ecc ), i corsi di aggiornamento, le riunioni, i verbali, i PDP, i pei e tanta altra burocrazia. E poi ti senti dire "beata te che ti fai le tue 5 ore e hai finito"... Che poi 5 ore in classe valgono per 2... E invece torno a casa e tra un cavolo e l'altro mi si fa notte.


    Comunque ora che ho una classe "bassa" mi trovo molto meglio. I bambini hanno un'età che apprezzo di più e almeno non perdo tempo a studiare lo scibile umano. Spero che anche a te vada meglio.

    Ti mando un abbraccio.

  • Come va quest'anno? Comunque hai ragione su tutto, mi sembra di rivedermi... E quanti stereotipi che vanno in giro poi. Vorrei tanto fare vedere quello che davvero accade nelle classi, le condizioni umane in cui si lavora e anche materiali (la mia scuola è senza termosifoni, spesso perde intonaco dal soffitto, porte e finestre rotte, si muore di caldo fino a ottobre e si congela da novembre ecc ), i corsi di aggiornamento, le riunioni, i verbali, i PDP, i pei e tanta altra burocrazia. E poi ti senti dire "beata te che ti fai le tue 5 ore e hai finito"... Che poi 5 ore in classe valgono per 2... E invece torno a casa e tra un cavolo e l'altro mi si fa notte.


    Comunque ora che ho una classe "bassa" mi trovo molto meglio. I bambini hanno un'età che apprezzo di più e almeno non perdo tempo a studiare lo scibile umano. Spero che anche a te vada meglio.

    Ti mando un abbraccio.

    Ciao Melitta! Io sono in fase di esaurimento già ora! Che dire? Cerco di prenderla con filosofia, l'importante è uscirne vivi a Giugno.

  • Buonasera, c’è ancora qualcuno su questo thread? Ho letto per caso il messaggio iniziale e sono rimasta sbigottita: sembrava l’avessi scritto io…sono di ruolo da qualche anno ma l’esperienza non mi sta aiutando, anzi…mi sembra di essere peggiorata, soprattutto quest’anno! Avrei bisogno di sfogarmi e confrontarmi con qualcuno…

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