Ciao a tutti, questo è il mio primo post. Sono una ragazza di 20 anni con qualche problema in più rispetto ai miei coetanei. Da circa 3-4 mesi mi sono accorta di essere diventata molto ansiosa. Sono sicura che la causa scatenante questo cambiamento sia stato un periodo universitario difficile (sono stata ripetutamente bocciata a diversi esami), il problema è che, nonostante io stia superando queste difficoltà con gli esami (non sono più stata bocciata) i sintomi della mia ansia non se ne vanno. Vi spiego meglio: quando mi rapporto con altre persone ora tendo ad arrossire spesso su collo e petto, quindi mi agito ancora di più, e mi tremano molto le mani se devo scrivere davanti ad altri. Oggi non sono riuscita a firmare una raccomandata per quanto tremavo, il postino mi ha guardata intristito come se pensasse che avessi il Parkinson!
capisco che questi episodi sono riconducibili a quel momento stressante, ma se sono consapevole di ciò come mai non riesco a combatterne i sintomi? mi accorgo di isolarmi sempre di più dagli altri e sto diventando sempre più triste, non mi accetto così e mi odio per questa mia debolezza. Magari devo lavorare sull'autostima, ma non so come. Avete qualche esperienza in riguardo?

come combattere i sintomi dell'ansia?
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Forse ciò che senti e che ti accade non c'entra con la spiegazione che ti sei data ( perciò continui a sentire ciò che senti, malgrado la spiegazione che ti sei data), forse per capirne il senso bisogna arrivare al tuo nick e comprenderlo. Qual'è il pensiero profondo che guida, che sostiene il tuo disagio, che ne vuol fare mezzo e occasione per entrare in contatto con te, per renderti consapevole di qualcosa di significativo di te, di importante per te? Lo sguardo altrui pare dominarti, sembra che tu ne sia in forte soggezione, che tanto di te faccia riferimento a questa autorità collocata fuori di te, nel giudizio, nell'opinione degli altri, nel sistema di regole e di valori codificato. Capita di farsi regolare e portare da ciò che altri possono confermare o smentire, capita di affidarsi ad altri, ad altro che non a propria guida, che peraltro va cercata e valorizzata, compresa. Capita di pensare che si debba per crescere, realizzarsi, per raggiungere scopi utili stare dentro, casomai con grande diligenza, i percorsi più o meno già stabiliti, facendo proprio ciò che altri o altro e non se stessi stabilisce essere importante. E' una soluzione a pronto uso questa del farsi dirigere, dell'affidare la propria sorte, il suo governo a autorità esterna. Certo questo vincola molto, anzi può impedire la propria autonomia. L'autonomia di pensiero, di giudizio, di comprensione di ciò che vale e di scoperta del suo perchè, la ricerca di ciò che ha senso per te, di ciò che tu pensi e vuoi, richiede fare spazio a te. Le tue sensazioni, ciò che provi, se lo sai ascoltare può cominciare a dirti molto. Non cercare sbrigativamente cause, non partire subito per la tangente, giudicando assurdo o anomalo ciò che ti accade, collocandolo subito nella categoria della cosa anomala, che come cattivo funzionamento, come "guasto" ritieni debba avere una causa immediatamente identificabile, che avrebbe perturbato l'equilibrio. Ciò che ti capita, che provi, vuole invece accentuare, evidenziare qualcosa di te, perchè tu prenda coscienza di come sei, di modalità e nodi che ti appartengono e che è uitile che tu riconosca, per non procedere e proseguire imperterrita e alla cieca, per non rimanere imbrigliata in qualcosa che, come la mancanza di autonomia, la finalizzazione di tutto al convincere altri e non te stessa, potrebbe condizionare il tuo futuro, spingerti a incanalarlo forzatamente in qualcosa che di te e di tuo potrebbe avere assai poco. Nulla di ciò che sperimentiamo interiormente è assurdo, sbagliato, eccessivo o pura conseguenza di qualche causa esterna o vicenda pratica scatenante. Torno al tuo nick...c'è sempre un pensiero, una intelligenza profonda, un'intenzione profonda che guida tutte le nostre vicende interiori, che vuole renderci partecipi e consapevoli di come siamo, dei nostri modi di procedere, dei vincoli e di ciò che abbiamo necessità di trasformare. Detto questo, il tuo pensiero profondo, quello che sostiene il tuo disagio attuale e che vuole essere condiviso da te, che vuole farti capire qualcosa di importante, è tutto da comprendere. Buon ascolto e buona comprensione del tuo pensiero profondo! Pierangelo Lopopolo
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ammazza che pappardella..amico segui il mio consiglio..un po di sintesi,cosi ti si legge piu' volentieri...con tutto il rispetto eh?...è solo un umile consiglio...ciao
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ho riflettuto sul fatto che non poteva essere quello l'unico motivo, credo che quello sia stato la "goccia che ha fatto traboccare il vaso" per così dire. Scavando più nel profondo continuo a riflettere sempre sulle solite ovvietà: non ho stima in me stessa, non mi sono mai amata, mi circondo di pochi amici, il che mi fa sentire sola. I miei unici punti di forza, (i motivi per cui mi stimo e per cui continuo ad andare avanti) sono il mio carattere combattivo nonostante tutto, perseverante e tenace. Sento però che queste poche qualità non mi bastano più, che l'ansia aumenti sempre e mi stia sconfiggendo.
Che direbbe un terapeuta a questo punto? Che devo continuare a lavorare sui miei punti di forza e usarli per battere l'ansia al suo stesso gioco? Oggi ero a pranzo dai miei parenti e all'improvviso a una domanda scomoda che mi è stata rivolta ho pensato:"cavolo e se adesso mi venisse un attacco d'ansia?" e in mezzo secondo mi sono sentita accaldata e con le mani tremanti, non ho avuto nemmeno la forza di rispondere...
Volevo morire..mi sono sentita arrabbiata con me stessa per non aver "tirato fuori le palle" e risposto a dovere, cosa che qualche mese fa avrei sicuramente fatto! vorrei solo tornare ad avere il carattere di prima, ma non riesco a trovare la giusta via.. -
Leggi attentamente la risposta del Dott Lopopolo, è interessantissima e utilissima, ti indica la strada verso Te, che non è mai quella di tornare come eri prima ma di arrivare a come sei davvero accettandoti e ascoltandoti, da lì si comincia a camminare davvero, guardarsi indietro non è mai la strada
Un abbraccio -
ho riflettuto sul fatto che non poteva essere quello l'unico motivo, credo che quello sia stato la "goccia che ha fatto traboccare il vaso" per così dire. Scavando più nel profondo continuo a riflettere sempre sulle solite ovvietà: non ho stima in me stessa, non mi sono mai amata, mi circondo di pochi amici, il che mi fa sentire sola. I miei unici punti di forza, (i motivi per cui mi stimo e per cui continuo ad andare avanti) sono il mio carattere combattivo nonostante tutto, perseverante e tenace. Sento però che queste poche qualità non mi bastano più, che l'ansia aumenti sempre e mi stia sconfiggendo.
Che direbbe un terapeuta a questo punto? Che devo continuare a lavorare sui miei punti di forza e usarli per battere l'ansia al suo stesso gioco? Oggi ero a pranzo dai miei parenti e all'improvviso a una domanda scomoda che mi è stata rivolta ho pensato:"cavolo e se adesso mi venisse un attacco d'ansia?" e in mezzo secondo mi sono sentita accaldata e con le mani tremanti, non ho avuto nemmeno la forza di rispondere...
Volevo morire..mi sono sentita arrabbiata con me stessa per non aver "tirato fuori le palle" e risposto a dovere, cosa che qualche mese fa avrei sicuramente fatto! vorrei solo tornare ad avere il carattere di prima, ma non riesco a trovare la giusta via..Hai 20 anni, stai passando dall' adolescenza all' età adulta, come se nascessi, il parto è doloroso e difficile, fa male ma poi si vede la luce
Normalissimo, secondo me, che tu ti sia sentita abbattuta da esami non superati al primo colpo, hai bisogno di riacquistare fiducia e in parte lo stai già facendo no?
Ti concentri sull' ansia, ne hai paura e questo ti impedisce di concentrarti su di te e sui lati positivi, le situazioni ti danno sempre, se vuoi, l' opportunità di essere guardate da angolazioni diverse, provare è l' unico modo
Non avere paura, stai solo crescendo e ti troverai meglio del carattere che avevi prima, l' ansia ti sta dicendo che ti stai cucendo addosso abiti che non sono della tua misura, che tengono conto del giudizio degli altri, l' abito, IL TUO ABITO deve starti a pennello, deve essere lo specchio trasparente e preciso di quello che c' è sotto, TU
Non arrabbiarti con te stessa, cullati, culla quella bambina che fa fatica a crescere, culla la sua paura di non essere adeguata, lascia che la bambina strilli e pianga, tienila per mano mentre tu diventi grande...
Un abbraccio -
ho riflettuto sul fatto che non poteva essere quello l'unico motivo, credo che quello sia stato la "goccia che ha fatto traboccare il vaso" per così dire. Scavando più nel profondo continuo a riflettere sempre sulle solite ovvietà: non ho stima in me stessa, non mi sono mai amata, mi circondo di pochi amici, il che mi fa sentire sola. I miei unici punti di forza, (i motivi per cui mi stimo e per cui continuo ad andare avanti) sono il mio carattere combattivo nonostante tutto, perseverante e tenace. Sento però che queste poche qualità non mi bastano più, che l'ansia aumenti sempre e mi stia sconfiggendo.
Che direbbe un terapeuta a questo punto? Che devo continuare a lavorare sui miei punti di forza e usarli per battere l'ansia al suo stesso gioco? Oggi ero a pranzo dai miei parenti e all'improvviso a una domanda scomoda che mi è stata rivolta ho pensato:"cavolo e se adesso mi venisse un attacco d'ansia?" e in mezzo secondo mi sono sentita accaldata e con le mani tremanti, non ho avuto nemmeno la forza di rispondere...
Volevo morire..mi sono sentita arrabbiata con me stessa per non aver "tirato fuori le palle" e risposto a dovere, cosa che qualche mese fa avrei sicuramente fatto! vorrei solo tornare ad avere il carattere di prima, ma non riesco a trovare la giusta via..Accade che il tuo profondo, cui ammicchi col tuo nick, scelga in modo diverso rispetto a ciò che la tua volontà, che la parte di te cosiddetta conscia vorrebbero ottenere, persuase che la strada da seguire sia indubitabilmente quella della reazione pronta, dell'obiettivo centrato, colpo su colpo. Capita che alla parte di te profonda non sfugga l'utilità di un diverso, sostanziale, vero costruire te stessa, che non ignori i vuoti, la mancanza di tessuto vivo tuo, da trovare, da formare, non per riuscire subito e per dimostrarti all'altezza delle comuni e abituali pretese, ma per avere davvero del tuo, coerente con te. Oggi l'avere fiducia in te è quasi una pretesa, come si trattasse di un'ovvietà, come se i giochi fossero già fatti, come se un pò d'anagrafe di per sè dovesse già darti forza e maturità di risposta nelle diverse situazioni. Al tuo profondo preme la sostanza, non cade vittima di illusioni, se la fiducia in te va fondata su reale possesso di risposte tue, guadagnate da incontro e da confronto con te, da scoperta con i tuoi occhi di significati, che non sono quelli già codificati e comuni, da ripetere e rimasticare, da ridire senza capire alla radice nulla, ecco che il tuo profondo non ci sta e vuole per te e con te un percorso, casomai più lungo e graduale, più impegnativo, ma certamente più appassionante oltre che promettente, per conquistare capacità tua autonoma di pensiero. Non è uno sfizio questa autonomia, è la base per esistere, per non essere gregaria rispetto a principi e idee comuni, per essere pensante e capace di concepire il tuo, coerentemente con te stessa, è la base per sentirti appassionatamente consapevole di ciò che dici e che ti proponi e libera di non infilarti nel percorso segnata da altri e da altro, ma di intraprendere e seguire percorso tuo originale e verso scopo tuo, da te compreso e concepito. Capita che l'inconscio, che il profondo neghi percezione di sicurezza e di fiducia, per rifondarle su basi nuove, per non insistere nell'andare avanti con fiducia fittizia e immeritata, non agli occhi altrui, ma ai propri. Capita che il profondo spunti l'arma della replica pronta, della parola e dell'affermazione efficaci, per far sì che, tacendo, incassando la tensione, tu ti chieda cosa quella domanda ha mosso in te, cosa significa dare risposta, cercando che cosa, di tradurre qualcosa in cui credi davvero e che davvero comprendi e puoi sostenere o sforzandoti solo di convincere altri, sventando cattivo giudizio, meritando buona considerazione? Al tuo profondo preme la tua crescita vera e sostanziale, non gliene frega di vittorie di pirro, di buone riuscite in pubblico, di successi del cavolo, che non hanno sotto davvero le palle. Queste vanno trovate nella capacità, graduale, di capire e di capirti, di non tacerti nulla, anche se scomodo, di formare qualcosa di tuo, di tessere filo di pensiero tuo. La visione del profondo è straordinariamente più saggia e lungimirante di quella della parte cosiddetta conscia, che spesso si fa bastare illusioni e che è così incline al cieco aderire, al conformismo, all'impazienza. L'ansia e quant'altro crea instabilità, segnala crisi, non dà quieto vivere, vogliono proprio rilanciare la tensione del cambiamento, mostrare crepe, invitare con forza, talora con prepotenza, come con gli attacchi di panico, alla priorità dell'avvicinamento a se stessi, del lavoro su se stessi, rispetto al cieco andare avanti con pretesa che tutto sia già a posto. Qui sul forum è, come fosse reazione e recriminazione ovvia, tutto un susseguirsi di lagne, di attacchi ostili all'ansia e a quant'altro interiormente disturba e richiama al compito di guardare dentro se stessi e di formare quel che ancora non c'è: consapevolezza e tessuto umano e di pensierio propri, unità con se stessi. Puoi scegliere se cercare le tue palle, la tua vera e non velleitaria capacità di dire la tua alla vita e di generare il tuo o rivendicare il rapido ritorno al normale, a quel che c'era. Pierangelo Lopopolo
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Al tuo profondo preme la tua crescita vera e sostanziale, non gliene frega di vittorie di pirro, di buone riuscite in pubblico, di successi del cavolo, che non hanno sotto davvero le palle. Queste vanno trovate nella capacità, graduale, di capire e di capirti, di non tacerti nulla, anche se scomodo, di formare qualcosa di tuo, di tessere filo di pensiero tuo.
Grazie delle risposte, siete gentilissimi. Credo di aver capito ciò che mi state cercando di spiegare; non si tratta di tornare quella di prima, ma di "rinascere", passare dallo stato di transizione che mi crea angoscia a una nuova vita, in cui non solo avrò le palle di fare e dire ciò che voglio, ma non mi porrò limiti di sorta nè freni alla mente. Sarà dura ma ci devo riuscire per forza, ne va della mia salute!
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scusi DOTTOR LOPOPOLO...siccome vedo che molti medici non vogliono affrontare il problema in profondità,ci può dire qualcosa sull'effetto collaterale che crea la paroxetina e questo tipo di farmaci,cioè il fatto di togliere completamente il DESIDERIO SESSUALE E LA VOGLIA DI SESSO?...io ne soffro di questo fastidioso effetto,ma pochi vogliono approfondire l'argomento...ho cambiato tre medici.....che cosa succede a livello endocrino??Perchè non sento più emozioni ,ne adrenalina???.....grazie se le va di rispondere
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scusi DOTTOR LOPOPOLO...siccome vedo che molti medici non vogliono affrontare il problema in profondità,ci può dire qualcosa sull'effetto collaterale che crea la paroxetina e questo tipo di farmaci,cioè il fatto di togliere completamente il DESIDERIO SESSUALE E LA VOGLIA DI SESSO?...io ne soffro di questo fastidioso effetto,ma pochi vogliono approfondire l'argomento...ho cambiato tre medici.....che cosa succede a livello endocrino??Perchè non sento più emozioni ,ne adrenalina???.....grazie se le va di rispondere
Faccio una doverosa premessa. Svolgo da molti anni esclusiva attività psicoterapeutica, analitica, con l’intento di favorire in chi accompagno nel cammino dell'analisi, piena apertura, ascolto e comprensione dell’esperienza interiore, pur sofferta, pur disagevole, non di limitarne/condizionarne il corso. L’incontro e non lo scontro con l‘interiorità, l’ascolto delle sensazioni e degli stati d’animo, l’analisi dei sogni, dove il profondo chiarisce il perché della crisi e guida alla trasformazione necessaria, fanno sì che la vicenda interiore tanto temuta riveli il suo senso, il suo scopo, conduca all‘evoluzione profondamente cercata. Quanto al quesito, non prescrivendo psicofarmaci, non ho neppure sviluppato approfondite conoscenze degli specifici effetti collaterali dei singoli psicofarmaci, perlomeno non al punto da autorizzarmi a dare risposta valida in materia, comprovata e competente. Grazie comunque della fiducia. Pierangelo Lopopolo
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