Messaggi di Viola85

    Ciao,
    qui nel forum ci sono tantissimi thread sul tema, leggendoli scoprirai che sono in tanti a convivere da più o meno tempo con questo pensiero.
    Non so consigliarti come uscirne, l'unica cosa che mi sento di dirti è che condividere le proprie paure può esser d'aiuto.

    Ti intesto la casa, ma non è per pagare meno tasse :roftl:

    Dai non dire che in posta gli anziani non meritano rispetto, un minimo è dovuto a tutti. Diciamo invece che in posta dovrebbe essere la fila ad essere rispettata un po' di più :D
    Per il resto sono d'accordo, il problema è che i giovani non hanno modo di prendersi spazio. Se sei costretto all'inattività non è che puoi far molto per cambiare le cose.

    Tutte quelle cose che si ritengono giuste solo perché ci sono state dette da qualche "vecchio" o perché i "vecchi" in generale dicono così.

    Ce ne hanno dette tante di c∙∙∙∙∙e.

    Mi fai un esempio? Detto così, potrebbe benissimo essere tutto l'insieme di condizionamenti socio-culturali, dal banale "lasciare il posto sull'autobus alle persone anziane" al più opinabile "la vita è sacra".

    Ciao Irene,
    per esperienza posso dirti che non vale la pena di rinunciare alla vita sociale e ad un po' di svago durante il periodo universitario.
    Io ero sempre sui libri, mi sono sempre autoimposta di dare il massimo e di avere una media alta, per poi accorgermi solo a cose fatte che il voto di laurea non conta niente e che passare tutto il tempo sui libri non ripaga lo sforzo. Ad un certo punto anche i voti alti non solo non mi davano soddisfazione, ma alimentavano ancora di più l'ansia perchè dovevo mantenere la media. Che cosa ci ho guadagnato? Solo un'ansia tremenda che mi faceva sentire in colpa anche se mi prendevo metà pomeriggio, nel weekend, per andare a vedere i negozi. Che stupida sono stata! :crazy:
    L'unico consiglio che ti posso dare è quello di ritagliarti un po' di spazio per te, anche solo per un'ora al giorno. Non è necessario iscriversi a corsi, puoi anche leggere un bel libro, ascoltare un po' di musica, portare fuori il cane se ce l'hai, fare una passeggiata o correre, cucinare dei biscotti, qualunque cosa che ti faccia rilassare e sentire bene.
    So che vedendo le cose da fuori è più facile, ma credimi, anche se dovessi laurearti con 6 mesi di ritardo non succederebbe nulla di male. E se davvero stai vivendo con così tanta ansia il percorso universitario, rallentando un po' ne guadagnerai in salute. :)


    La competizione con i compagni è normale nei corsi con così pochi iscritti, ma cosa ti cambia se un tuo compagno prende un voto più alto o più basso del tuo? Probabilmente cercherete lavoro in zone diverse e non vi pesterete i piedi, quindi vai tranquilla. E poi, ai colloqui di lavoro conta molto di più l'impressione che si dà di sè stessi. Spesso non è la media a fare la differenza, bensì la personalità.

    Citato da "Viola85"



    Certo che ci ho pensato, infatti mi auguro di NON arrivare all'età pensionabile.

    No, dai. Dobbiamo cambiare le cose e prenderci il nostro spazio e tempo.
    Il primo passo è NON considerare come dogmatici gli insegnamenti, ma soprattutto gli esempi pratici dei "vecchi", perché che abbiano sbagliato è ovvio ormai a tutti (tranne che a loro, pare).

    Il problema secondo me è che non c'è spazio per nessuno visto che ormai scuole e università insegnano ben poche cose che sono concretamente utilizzabili su un ipotetico posto di lavoro.

    Non capisco cosa intendi con "insegnamenti dogmatici" ?(

    Non credi che la scelta di comportarti in modi diversi dinanzi a varie situazioni crei la tua persona?
    Brobrobrum.

    La scelte contribuiscono a fare di noi ciò che siamo, ma non sono svincolate dal nostro essere. La scelta, secondo me, è comunque un prodotto di quello che sono. E' come una vite senza fine: ogni spira è prodotta dalla precedente e a sua volta dà origine alla successiva. O se preferisci, le scelte che faccio oggi, sono la conseguenza di come sono oggi, ma aprono la strada a come sarò domani. Domani potrò essere uguale o diversa da oggi, ma non posso prescindere dal punto di partenza che ha prodotto la scelta iniziale.

    La forza te la crei tu, se vuoi, bando alle ciance.
    La "forza" non è una cosa che sta dentro di te, non è una cosa fisica e tangibile. La "forza" che vedi è solo il risultato di una scelta mentale, quella di concorrere per cercare di ottenere un superamento del problema.

    Niente si crea dal niente. La scelta mentale è già un atto di forza (o di debolezza).

    Credo che sia più facile trovare quella "forza" quando non si ha nulla da perdere.
    A qualche fortunato capita nella vita di aver raggiunto il fondo e lì o ti uccidi o scegli di lottare.
    Quel fortunato saprà che lottare con "forza" sarà la soluzione per ogni altro ostacolo.

    E' una questione di prospettive. Il "non ho più nulla da perdere" può anche essere girato in "non ho più niente per cui vivere" oppure in "mi è stato tolto tutto" o "ho perso tutto".

    Se al fondo non ci arrivi, non avrai una spinta contraria di grande entità e tentennerai sempre tra il "faccio o non faccio?" ed il "ma ho paura, ma non ne ho la forza, ma forse è meglio farmi una tisana di rosa canina senza zucchero e non pensarci".

    Al fondo penso di esserci già. Più che di rosa canina, la tisana me la farei di digitale.

    Citato da "Viola85"

    E' questione di autostima, una di quelle cose che non sono distribuite in modo equo.
    E allora bisogna lavorare su quella. (:

    Indubbiamente l'autostima non è la mia qualità migliore :/

    Ti dirò. Non siamo forti e non siamo deboli.

    Non ci nasciamo. Decidiamo di esserlo ogni giorno davanti ai diversi problemi.

    Non sono convinta.

    La risposta te la sei data da sola: "Certo si può decidere se abbandonare tutto o se continuare a lottare e mettersi in gioco".
    È questo il fulcro, è questo il nesso.

    Certo che posso decidere se mollare o no, ma solo perchè ho l'occasione di confrontarmi con i problema! Però, se non ho la forza di superare un ostacolo, mollerò prima di una persona che invece la forza ce l'ha. Puoi chiamarla, forza, determinazione, caparbietà, quello che vuoi, ma se non ce l'hai non fai molta strada.

    Essere "forti" non significa non spaventarsi mai, significa solo lottare.
    Essere "deboli" non significa non avere le forze di fare qualcosa, ma rinunciare a combattere per paura o sottovalutazione di sé, magari.

    Su questo sono d'accordo :)

    Puoi essere ciò che vuoi.
    La mente umana può essere modellata ed ingannata in modi fantastici.

    E' già difficile sapere cosa si vuole essere, ma essere ciò che si vuole...la vedo dura!

    Quelle che tu definisci come inclinazioni o tendenze della persona io le definirei solo come atteggiamenti presi in passato.
    Porsi neutri dinanzi a ciò che sta per accadere ed accade aiuta ad affrontare positivamente le nuove problematiche.

    L'atteggiamento, a mio avviso, è una manifestazione della natura individuale.

    Non mi pare possibile porsi in modo neutro di fronte alle situazioni. Quando mi trovo in una qualsiasi situazione, io la "vedo" o "sento", ma io vedo e sento con il mio metro di giudizio, con i miei pregiudizi se vuoi, che risentiranno della mia esperienza ma anche di come sono fatta. Se sono ottimista, saprò trovare un lato positivo, se sono pessimista vedrò soprattutto i problemi. Se sono competitiva vedrò sfide ovunque, se sono pacata vedrò meno competizione. Se sono estroversa vedrò la gente con interesse e curiosità, se sono introversa guarderò agli altri con timore. Se sono forte lotterò, se sono debole ad un certo punto deciderò di mollare.

    Ovviamente, in tutto ciò, devi sentirti f∙∙a.

    E' questione di autostima, una di quelle cose che non sono distribuite in modo equo.



    Abbiamo opinioni diverse, ma la varietà è una bella cosa :)

    Non credo che ci sia un'età oltre la quale inizi la vita con la V maiuscola. Ogni età ha i suoi problemi.
    Per il resto prendi semplicemente atto di quello che sei, senza pensare che sia un qualcosa di negativo.
    Non hai convinzioni? Probabilmente è perché tendi a vedere le cose da più punti di vista, onestamente, sono spesso le persone più ottuse quelle più convinte di qualcosa.
    L'incapacità di importi può derivare da un'eccessiva bontà, magari non hai voglia di fare torto a nessuno, ed è lodevole. Certo un po' più di fermezza ci vorrebbe, ma meglio eccedere dalla tua parte piuttosto che dall'altra.
    Avere un lavoro è una fortuna, ok, ma è normalissimo che non ti piaccia. La cosa è piuttosto diffusa e francamente è inutile costruirci sopra moralismi inutili, quasi tutti si lamentano del lavoro.
    Insomma, da un lato dovresti lavorare un po' sulla tua sicurezza, però dall'altro non pensare che ogni tuo atteggiamento sia sbagliato semplicemente perché ormai poco comune.

    Mi sa che hai centrato il punto. Ci vuole la giusta dose di fermezza; il che, a mio avviso, presuppone una certa sicurezza in sè stessi.

    Adesso la mia domanda è: come siete usciti da un periodo buio in cui pensavate al suicidio? Come avete ripreso il contatto con la vita?

    Non credo si possa uscirne, a meno di uno sforzo di volontà molto impegnativo. Credo che uscire dal circolo dei pensieri negativi che portano a considerare il suicidio come un'opzione non solo accettabile, ma anche desiderabile, richieda quanto meno una revisione del proprio modo di pensare e soprattutto del valore che si dà alla propria vita e al futuro. Non mi sembra una cosa facile.

    l'ho tentato ma mi hanno "salvato" , bisogna rispettare la scelta di chi fa questo gesto estremo

    Le virgolette la dicono lunga sulla tua opinione.
    Mi spiace però che siamo così in tanti a desiderare la morte, vuol dire che ci sono veramente milioni di motivi per non voler vivere.