Anche a me capita. La soluzione è andare in autoprotezione e sai come? Semplice! Pensa a quanto bene starai quando se ne saranno andati tutti a casa, calerà il silenzio e te ne rimarrai da sola a guardare la tua serie TV preferita sul divano e penserai che la prossima volta ormai sarà l'anno prossimo, al prossimo compleanno.
Messaggi di Aquaplano
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Condivido ciò che dici ed è successo anche a me. Però mi viene da pensare che, se ti scrivo con educazione e gentilezza, mi piacerebbe che rispondessi anche tu (tu in senso impersonale) allo stesso modo.
Un secco "no" o "non posso"... per me è da maleducato o da poco avvezzo all'uso della scrittura (ma in questo secondo caso, se lo so a priori, non ne do peso).
Eh sì, capisco. È come se ci troviamo al mercato e ti saluto con un caloroso sorriso e, con tono amichevole, ti chiedo se andiamo a bere un aperitivo e tu mi rispondessi seria e fredda "no grazie" e scappassi via. Bisognerebbe chiedere direttamente a queste persone perché siano così fredde, ma si rischia di ricevere una risposta del tipo "beh, ti ho risposto, cosa volevi di più?".
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Aquaplano Ogni persona ha una storia a sé. Io ho tre figli, sono stato manager e CEO di una filiale multinazionale... Mi pare che tu semplifichi un po' troppo.
Sarei lieto di aver liquidato i miei disturbi autoaccusandomi di avere un'impostazione sbagliata. Ma non è girato. Ci ho provato con i medicinali e, salvo anestetizzare i sintomi - se va bene - non se ne esce fuori.
Accetto sommessamente di avere avuto un passato difficile, traumatizzante a livello infantile, che ha contribuito a costruire una personalità - la mia - che a 51 anni non me la sento di rinnegare.
Io - non mi piace parlare in prima persona, ma tant'è - mi sveglio con l'agitazione o il disturbo. Non subentra. Apro gli occhi o già prima, avverto la tensione. L'unica cosa che posso fare sul breve è assecondare. Nel medio-lungo lavorarci.
Voglio, sottolineo voglio, migliorare e disinnescare quelli che sono i trigger, ovvero l'humus di fondo, che permette lo sviluppo dei disturbi. Esiste. Ma devo decifrarlo. Lavoro non da poco.
Questo compito non si liquida in quattro battute al bar o su un social. Merita - per onestà di chi ci legge - un percorso molto più approfondito e articolato. Una palestra che vada a scandagliare zone dove la ragione non arriva a far luce.
Il resto sono velleità. Come uomo non ambisco più ad essere senza ansia. Sono fatto così e voglio capire come semplicemente non star male e non autocolpevolizzarmi. Un abbraccio.
Mi dispiace se quello che ho scritto è sembrato sminuire il problema dell'ansia. Forse, non soffrendone, ho avuto meno tatto e ho banalizzato con degli esempi. Speravo di essere di aiuto.
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Ciao Aquaplano, ti ringrazio per quello che hai scritto. In effetti hai ragione!
Mi sono posto anch'io il punto e mi hanno invitato gli specialisti a rifletterci. Devo dire però che lo strano senso di agitazione interiore (a questo mi riferisco) è praticamente una costante, seppur minima.
Non è proprio ansia - come diceva LeggeraMente in un altro post - ma una sorta di rumore di fondo interiore, quasi un ronzio "esistenziale", una sensazione di leggerissima agitazione/tensione (concentrata nel petto?) che permane da molto, molto tempo. E mi accompagna a volte più, altre meno, durante la giornata. Comprese quelle belle e spensierate.
Il "motore" è spento fino in fondo forse solo quando dormo, quando mi faccio dei massaggi settimanali ed in altri casi a cui tendo a fare caso, altrettanto.
Non ho pensieri. Né rimuginii. Semplicemente un ronzio interiore. Se fosse all'orecchio, lo chiamerei leggero acufene.
L'ansia vera e propria è altra cosa. La conosco e l'ho provata anche quella. Hai ragione. Convivo da molto tempo con questo leggero senso di agitazione. Ripeto: non è la gestione dell'ansia. È altro.
Al punto che i medicinali non arrivano all'effetto totale, se non a costo di rimbombarmi (e non è il caso).
Terrò presente il tuo spunto! Grazie di cuore.
Secondo me, l'ansia minima e costante è perché ormai hai settato la mente in modo tale che, anche quando non dovrebbe esserci ansia, lei comincia in qualche maniera a creare una quantità minima anche per cose magari banali. La normalità per la tua mente ormai è di dover avercela sempre.
Secondo me, tutti quanti noi abbiamo un buon motivo per essere un po' ansiosi per qualcosa, anche quando stiamo bene, e la differenza è che la gente normale continua a vivere normalmente senza pensare a quale micro-ansia dovrebbe avere. Invece, tu vai subito a crearla a prescindere.
Esempio: sei alle Maldive in spiaggia senza nessun tipo di problema a prendere il sole. Appena senti che stai bene dici: "Eh no, impossibile che stia bene, devo farmela venire per qualche motivo anche futile: 'Ma l'aereo tra due giorni a che ora è?', speriamo che il cocktail al bar non mi faccia mal di pancia, eccetera"... Allora come soluzione pensa che tutti noi, anche chi non soffre di ansia costante, abbiamo i nostri buoni motivi per farcela venire.
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Grazie mille dei consigli, vi tengo aggiornati.
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Conosco la sensazione, questo tipo di rapporto non penso possa darti ancora qualcosa di costruttivo, ma nemmeno anche solo di divertente. Può solo darti ulteriore peso e frustrazione. Propendo per l'allontanamento, al limite all'inizio puoi optare per allontanamento graduale.
Grazie del consiglio
È già da un po', comunque, che mi sono staccato da lui. Vediamo come reagisce.
Un altro problema che ha è che, per esempio, racconta tutto solo per arrivare alla cosa che secondo lui è più importante, cioè quanto ha speso. Per esempio, a me va bene che mi dici che stai andando a mangiare fuori pesce, raccontami dell'esperienza, del menù eccetera, ma poi mi dice, concludendo, che ha speso 250 euro. E io capisco che è palese che mi hai raccontato tutto solo per arrivare a dirmi quanto hai speso.
Oppure, una sera, mi ha detto che doveva andare a un concerto, ma non si ricordava di chi (incredibile); però si ricordava benissimo quanto ha speso. Ho notato che poi si arrabbia se qualcuno non gli dà soddisfazione delle sue spese. Per esempio, ha speso 7000 euro (perché giustamente me l'ha detto) per rifare il seno alla sua compagna e si arrabbia perché i nostri amici non gli chiedono niente del seno della sua compagna. Cose da non credere.
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Diciamo che tende ad essere così un po' con tutti, ma con me gioca più facile, sapendo che sono una preda succulenta, debole, indifesa e non ricca quanto lui. Diciamo che, parlando con i miei amici, ho scoperto che sta antipatico un po' a tutti per questo atteggiamento, ma il problema è che io ho un rapporto molto, molto più stretto rispetto agli altri. Quindi gli altri la buttano in ridere o lasciano perdere; io, invece, mi sento costretto a dovere chiarire questo disagio.
Poi, avendo una certa intimità, mi metto a nudo su alcune mie debolezze e, invece di aiutarmi all'inizio dell'aperitivo, mi prende un po' in giro per indebolirmi e poi sopraelevare sé su di me. Mi sembra di essere suo spettatore durante l'aperitivo e che io debba applaudirlo per le sue conquiste.
Poi, per carità, anche lui mi chiede come va, ma mi passa la voglia di parlare di me, perché sono, diciamo, modesto a raccontare anche i miei piccoli successi e quindi passa sempre da vincitore alla fine dell'incontro.
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Buongiorno a tutti. E soprattutto buona domenica.
Vorrei introdurre un argomento di discussione e di esperienze con voi: le fluttuazioni dell'ansia. Sono sicuro che emergeranno aspetti interessanti e rassicuranti per molti di noi.
Parto da una premessa: è circa una settimana che sento maggiormente un ritorno dell'ansia. Strano (ma non troppo, poi spiegherò perché), dato che la settimana precedente non era presente. Non esiste un motivo scatenante. È così, punto e basta.Per semplificare, l'ansia in questo momento la sento con un valore 3 o 4/10. Modesta ma presente. La settimana scorsa? Avevo notato fosse 1/10. Uso questo sistema di dare una dimensione al disturbo (imparato dalla psicoterapia).
In questi tanti anni di convivenza (+25) con la mia ansia aspecifica (un sottofondo sordo di leggeri: irrequietezza, vago senso di smarrimento, stringimento al petto) ho notato la sua ciclicità. L'ansia va a periodi, dove è più presente e altri dove è meno. La psicoterapia e la farmacologia non hanno risolto, ma certamente mi hanno aiutato molto nella coesistenza. Questo dimostra una semplice verità al positivo: noi non siamo tutti i giorni uguali. La vita è dunque un percorso fatto di costanti cambiamenti. Cosa che noi ansiosi vorremmo contrastare, perché ci destabilizzaIl passaggio più importante è emerso con il tempo. Ovvero, alla presenza dei disturbi, mi posiziono con l'assecondarli, ovvero non fasciandomi la testa ma continuando a fare le cose quotidiane, tenendo conto della mia essenza. Ovvero, ho cominciato a considerare il messaggio non come qualcosa proveniente da fuori, ma come parte di me.
Paradossalmente questa comunicazione con l'ansia ha creato talvolta la condizione che... quando non c'è, quasi quasi mi manca la mia ansia. Una cosa è certa: l'ansia, la mia ansia, mi ha regalato un senso diverso alla vita: mi ha fatto scoprire cosa è la profondità. Mi stimola a dare pienezza alla mia esistenza. Cosa che pensavo fosse di default, oppure riconducibile a falsi miti: viaggiare, lavoro, soldi. Si scopre con l'ansia che è invece la nostra postura, il nostro modo di "stare nel quotidiano" a dare LEGGEREZZA, senso di pienezza. E dunque frangenti di felicità.Ciao Pulmino, ho letto il tuo messaggio e la cosa che mi ha più colpito è il fatto che dai una votazione del livello di ansia anche quando è bassa. Secondo me questo è sbagliato, perché anche quando non ce l'hai è come se avessi costruito un meccanismo dentro la testa per cui, anche quando stai bene, devi per forza dare un voto al tuo stato d'animo che, anche quando è sereno, invece di godertelo in semplicità, gli dai un voto perché per forza un minimo di ansia deve sempre esserci a prescindere, dando quindi voto 1/10.
Pensa a quanto bello sarebbe se invece potessi goderti il momento di pace dando voto 0. Fino a che darai il voto, l'ansia sarà sempre presente, perché se in normalità sarebbe voto 0, pensando di dover dare il voto l'ansia si presenta nuovamente.
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Potresti diradare i vostri incontri per iniziare e poi se hai l'occasione e ci tieni potresti dirgli che non ti piace il suo modo di buttare giù sempre il prossimo.
Grazie del consiglio, ci avevo già pensato, poi quasi sicuramente mi chiederà perché non ci vediamo più, perché sono la sua linfa vitale per farlo sentire superiore.
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Ciao Duegoccedichanel, guarda, capisco bene cosa intendi quando non ti rispondono o non ti rispondono in maniera fredda e veloce, è una questione di come una persona interpreta l'uso della scrittura e di quanta empatia ci mette. Ti faccio un esempio: "L'altro giorno ho invitato un'amica a una pedalata organizzata dal nostro paese. Il messaggio che le ho mandato era tipo: 'Ciao cara, ti farebbe piacere domenica mattina venire alla pedalata? Stiamo un po' assieme, dai ci divertiamo', il tutto condito con faccine e fiorellini vari". La risposta è stata un freddo "sono in montagna". Ecco, io secondo i miei standard avrei risposto: "Grazie dell'invito, sarei venuta molto volentieri, ma sfortunatamente domenica sarò in montagna, che peccato, mi dispiace proprio", il tutto condito con faccine che piangono eccetera.
Ecco, vedi, magari la mia amica usa i messaggi per arrivare diretta al punto e sembra più fredda e distaccata. Poi, per esempio, c'è mia cognata che usa un sacco di faccine e, se la mia fidanzata le scrive senza usarle, la chiama subito per chiederle se per caso è arrabbiata. Ma qui siamo a livelli di stranezza molto alti.