Messaggi di ologramma88

    Normale, sarà pur vero. Il punto è che se una normalità viene vissuta con disagio, non va bene comunque. Sentirsi persone intere e piene è ciò che conta, non avere un senso di dimezzamento.


    Quanto a me, ho sempre provato un desiderio fortissimo per il genere femminile, ostacolato però da timidezza e problemi di approccio che mi hanno spesso minato in partenza. Non saprei dirvi quanto possa io essere attraente, posto che non sono chiaramente Brad Pitt, in quanto solo raramente mi sono messo alla prova e sono riuscito a superare i miei blocchi dovuti chissà a cosa. Paura del rifiuto? Ma un rifiuto non è la fine del mondo né la fine di nulla. Lo so a livello razionale, ma purtroppo siamo schiavi delle nostre emozioni irrazionali.


    Non ho praticamente mai avuto un vero rapporto con i miei genitori e non abbiamo mai parlato di nulla. C’è un fatto anche: avevo la fimosi, credo sappiate tutti cosa sia. Ed è un problema che ho affrontato solo dopo l'adolescenza, in quanto me ne vergognavo. È stupido, lo so, ma chiunque viva schiavo di paure insensate appare stupido nei suoi comportamenti.


    Mi creava una situazione di vergogna, come fosse una colpa, oltre a difficoltà persino a masturbarsi e a impossibilità di rapporti sessuali. Ho comunque risolto il problema, anche se tardivamente. Ho avuto, dopo i 25 anni, due storie d'amore intense, caratterizzate da problemi seri di erezione nella fase iniziale del rapporto. Problemi andati avanti per intere settimane prima che avvenisse uno sblocco. Ora sono single e in una fase apatica. Frequento occasionalmente prostitute.


    Ma ciò che importa: sento ancora un blocco dentro di me, come un mattone di cemento.

    ologramma88, non sono uno psicologo ma, da come parli sembra che i tuoi problemi vadano oltre la sfera sessuale. Da un lato dici:

    So che non ti può consolare, ma esistono persone che - prima di fidanzarsi o sposarsi - sono rimaste vergini (almeno, a detta loro: nessuno di noi può verificare). Forse si tratta di mosche bianche, però non è un caso raro.

    Dall'altro, mi hanno colpito questi tuoi due messaggi:

    Ironicamente parlando, si potrebbe pensare che tu voglia avere un harem, ma non credo tu ti riferisca a questo: tra le righe, ti riferisci ad un gruppo di amici che non c'è.

    La domanda, a questo punto, è: soffri di più per la carenza di amici o per la sfera sessuale?

    Non ho attualmente una carenza di amici, quanto piuttosto una carenza di affetto. Durante l'adolescenza le mie esperienze semplicemente non ci sono state. Il sesso l'ho scoperto dopo il periodo adolescenziale e credo che ne stia rientrando tuttora. Il fatto che ci siano altre persone nella mia stessa situazione se devo dire la verità non mi dice granché in sé, al limite cercherei un confronto con loro per vedere se le loro sensazioni sono anche le mie. Se essi vivessero con serenità questa condizione sarei contento per loro, viceversa mi dispiacerebbe. Ma il solo fatto di sapere che esistono mi lascia indifferente. Il problema è la sensazione che ti manchi sempre qualcosa. Di essere inferiore a chiunque e che quindi brucia a prescindere qualunque approccio. No, non desidero un harem. Come dovrei gestire tante relazioni se a stenti riesco a gestire la mia vita attualmente :) . Però il prossimo messaggio racconterò più dettagliatamente, anche se in breve alcuni fatti della mia vita. Forse potrò essere capito meglio e il dialogo ne gioverà.

    ologramma88: cosa intendi per esperienze molto limitate? Numero, intensità. o altro?

    Quanto al tuo disagio, mi sembra di comprendere che tu confronti la tua vita sessuale con quella altrui (che - presumo - ti è stata raccontata).

    Se è vero che ogni persona è diversa dalle altre, è anche vero che la sua vita sessuale è diversa: si passa dal monogamo al traditore seriale per arrivare fino al pervertito che condivide gli scatti altrui su FB (mi riferisco al gruppo mia moglie, recentemente chiuso).

    Nel tuo caso, visto che parli di godimento del disagio stesso, sto riflettendo: da come ne parli sembra che non te ne possa fregar di meno...eppure sei qui a parlarne, perciò le cose dovrebbero essere diverse.

    Limitate intendo numericamente. Pare che la vita sia fatta a tappe prestabilite esaltarne qualcuna comporta disagi nelle età successive. Ai voglia a sentir dire che ognuno deve fare un proprio percorso. È un istinto atavico in tutti noi animali sociali volersi mettere alla pari degli altri. Gli uomini non sono aquile. Non volano da soli. Sono per terra e vivono in branco. E sentirsi fuori da ogni branco può creare disagi, forse in chi non è forte mentalmente abbastanza, ma così è.

    Mi sembra di leggere una tendenza a non volersi 'legare', in generale. Mi sbaglio?

    Anch'io la mia situazione la vivo come un disagio, da sempre, ma è forte in me anche la paura dell'ignoto, sostanzialmente per il timore di non saper gestire una vita di coppia, con tutti gli annessi.

    Il 'godimento' del disagio di cui parli credo sia solo la tranquillità della comfort zone in cui ti trovi, rassicurante perché la conosci, ma che a lungo andare non ti aiuterà a stare meglio.

    Esatto. Anche quello. C'è il bisogno di legarsi ma anche una specie di timore di mettersi in gioco. Sentimenti che viaggiano in parallelo.

    In questo caso più che un identità mi sembra un voler rimanere nella comfort zone.

    Quando mi viene chiesto perche non riesco a cambiare se una cosa mi fa soffrire, non so mai cosa rispondere.

    Sarebbe facile, no?

    Da quel che so ci sono situazioni e persone che nonostante ci facciano stare male, non riusciamo a lasciare andare. Ci proviamo pure. Ma non ne usciamo perché ormai le conosciamo anche nel disagio. Quel senso di ansia e tristezza ci sono familiari.

    Forse hai ragione. Pure chi sta in carcere per troppo tempo viene assuefatto. Lo stesso vale per le gabbie mentali.

    Grazie mille per le risposte. Proverò a essere meno generico, per quanto il linguaggio sia sempre limitato quando si descrive la sfera emozionale. Limitate, intendo, nel senso che ho avuto due relazioni: una durata un anno e un'altra due, per la quale sto ancora male. Entrambe finite per colpa mia e che avrei potuto recuperare se davvero fossi andato fino in fondo. Ma lasciamo da parte gli autosabotaggi e i nemici che siamo noi stessi. Divagheremmo troppo. Restiamo sulla sfera sessuale per il momento.


    Nell'approccio ho sempre avuto un atteggiamento ambiguo, fatto di bisogni affettivi e una tendenza evitante. Come se volessi crearmi occasioni per poi perderle. Il rapporto di un certo tipo con l'altro sesso mi ha sempre creato ansie, come anche il rapporto sessuale. Sfera animata sa un desiderio alto e una tendenza distruttiva altrettanto importante. Sì, ho avuto anche problemi di impotenza psicogena a tratti, cosa che ovviamente fa aumentare le insicurezze.


    Ma secondo voi potremmo superare tutte queste paure se davvero lo volessimo? O finiamo per identificarci e quindi volerle inconsciamente? Perché abbiamo bisogno di un'identità?

    Salve a tutti. Partecipo anche io al racconto della mia esperienza e cerco più che altro confronti con gente che ha provato o prova le mie stesse emozioni. Credo che il simile si curi col simile e valga la pena parlare con chi può capirti. Sarò sintetico ora e più che altro conciso, senza soffermarmi sulla psiche. Partirò da dati di fatto, ma magari si approfondirà man mano. Ognuno di noi è un libro ancora da scrivere, ma è bene andare per gradi, partire con semplici introduzioni. Ho 39 anni ed esperienze sessuali molto limitate. Non saprei da cosa dipende e sono qui anche per capirlo. La cosa mi crea sicuramente disagio nelle relazioni. Sento che è subentrata un'assuefazione, quasi un godimento del disagio stesso. Mi ci sto identificando. Mi dà un'identità. Ed è proprio questo che vorrei evitare. E forse parlando potrò capirci qualcosa e magari aiutare anche gli altri.