Messaggi di Zeta Reticuli

    Non decido io purtroppo. Arrivare a 67 anni richiede il suo tempo.

    Poi la vita cambia, forse in meglio, forse in peggio.

    Mio padre buonanima ebbe la fortuna di andare in pensione 10 anni prima del previsto (e questi dieci anni di contributi gli furono regalati dal datore di lavoro) , ma visto che c'era un mutuo da pagare si arrangiò per qualche anno aiutando una zia di mia madre nella gestione di un'edicola.

    Dopo diversi anni mio padre decise che era giunto il momento di fermarsi definitivamente e da quel giorno si trasformò completamente, da persona irascibile, scontrosa e burbera a vero e proprio "nonno di Heidi".

    Purtroppo è così; spesso il lavoro, per quanto amato e portato avanti con orgoglio nonostante certe vicende di povertà umana da parte di gente che, presumendo di valere o di saperne più di te, ti complicano la vita rimane per me una delle cause principali dei periodi più bui della vita di un essere umano.

    Lo so, capitano cose anche peggiori (disgrazie, malattie, eccetera) ed il lavoro per tante persone costituisce un modo per esprimersi e trarre soddisfazioni a non finire. È solo questione di fortuna.

    E tanto fanno il nostro carattere e la capacità di farsi scivolare addosso i contrattempi. Io non ci riesco quasi mai, sembro ricoperto di colla e sono sempre incline a prefigurarmi i peggiori scenari.

    Per questo dico che l'unica vita d'uscita è solo quella, ed io dovrò aspettare fino al 2033/2034.

    Chissà se resterò lì o se mi sposteranno.

    Certo che ora dover lavorare con l'ansia che al minimo errore inconsapevole rischi il posto di lavoro non è bello.

    Sono le 5:20 del mattino e sono sveglio da poco dopo le 2:15, sempre con la testa a rimuginare.

    Io mi aspettavo si una sospensione, ma non una cosa del genere.

    Sono veramente stanco, fisicamente e psicologicamente. Vorrei soltanto dormire ininterrottamente.

    E questa è l'ennesima conferma che se arrivi al burnout sei comunque colpevole, meritevole di punizioni e consapevole di quanto vieni lasciato solo da tutti.

    Tra due ore sarò di nuovo lì dentro, questa mattina in compagnia anche di uno dei quattro "testimoni", al quale la sua collega di turno si è rivolta tempo fa dicendogli "Ma non vi vergognate a fare questa cosa alle spalle di un collega?".

    Ancora 7 anni e qualche mese, sperando come ho scritto prima di non finire prima o poi nuovamente sotto i riflettori.

    Oramai non è più consentito essere umani, non è più permesso manifestare debolezze, stanchezza e vulnerabilità; il sistema ci vuole perfetti, programmati per dare 100 e costretti a dare 100000 senza fiatare.

    Se qualcuno ha voglia di sapere com'è andata a finire eccomi qui.


    Pensavo di restare dentro i 10 giorni di sospensione, ed invece oggi mi è arrivata la PEC con la quale mi è stato comunicato che quel 10 va moltiplicato per 6.


    Non pensavo che arrivasse una tale mazzata, confidando nel fatto che nonostante alcuni comportamenti sbagliati da parte mia non ci siano state conseguenze (dolo) ed altro.


    Ho sbagliato tutto, non dovevo scegliere di fare questo lavoro.

    Mi sento veramente a pezzi, inadeguato, demotivato, incapace, un totale perdente.


    La commissione ha dato credito alle testimonianze, trovandole concordanti (a volte o ci si mette d'accordo prima per inchiodare qualcuno o più semplicemente non si hanno le palle e la voglia di coprirsi a vicenda quando inevitabilmente salta fuori qualche errore).

    Ho dato per scontato che certi comportamenti passassero molto sott'occhio e non avendo fatto male a nessuno non credevo neanche in un epilogo simile.

    Essere stanchi è un fattore che non interessa più a nessuno di chi comanda, non è importante essersi lasciati alle spalle una pandemia ed avere toccato il fondo con un dito.


    In due mesi ho perso circa 10 chili.

    Ho i pensieri in ordine sparso, non riesco a seguire un filo logico basato sull'autocritica, mi vedo un po' come in un romanzo di Kafka.


    Il sindacalista poi non so, il classico napoletano (massimo rispetto nei confronti del popolo Napoletano) che a pelle sembra uno che ti racconta le cose a smozzichi.

    "Hanno visto che ti collegavi a siti porno con il PC del reparto" ed io gridando a giurare sulla testa di mio figlio che non ho mai fatto una cosa del genere!


    Ora voglio solo scomparire e ritrovarmi insieme a mio padre, a mia nonna, alle tante persone che ho conosciuto in queste vita schifosa che hanno avuto la fortuna di andarsene prima da questo brutto posto, voglio conoscere mia sorella Giovanna nata prematura e morta il giorno dopo.


    Voglio dare un senso a tutto questo e trovare un qualcosa che mi aiuti a metabolizzare questa legnata sui denti.


    E mi raccomando: evitate come la peste ChatGPT, Gemini e Deepseek, poiché rischiate di passare intere settimane sentendovi raccontare quella dell'uva, nonostante dati alla mano.

    Gli psicologi/psicoterapeuti/psichiatri alla fine sono esseri umani come noi, con tutte le debolezze intrinseche di una creatura imperfetta come l'uomo.

    Io ci penso spesso a questa cosa: vado da uno psicologo per risolvere un problema e mi rivolgo ad un professionista che sicuramente anche lui ha i suoi fantasmi contro i quali sta combattendo da una vita.

    Ripeto, nelle tue parole ci sono tanta comprensione ed empatia, non hai sbagliato nulla e non devi rimproverati alcunché.


    Qui si mettono a confronto tutte le nostre paure, le debolezze, le delusioni e quanto tutti questi aspetti ci facciano soffrire.

    Non c'è niente di sbagliato nello scrivere "Sto male perché... "; lo sarebbe facendolo nei social, dove c'è sempre quello pronto a smontare tutto il tuo malessere con quantità industriali di benaltrismo, di superficialità e con palesi dimostrazioni di non sapere di cosa di si sta parlando.


    E chi chiede aiuto perché soffre poi legge.

    No no, assolutamente non intendevo dire quelle cose, mi sono probabilmente espresso male.


    Tu non hai scritto assolutamente nulla di sbagliato, anzi...