Mostra di PiùMi sento come se avessi toccato il fondo, ma non in modo drammatico, non con disperazione. È più un senso di svuotamento, come se ogni giorno fosse solo una copia sbiadita di quello precedente. Non c'è più niente che mi emozioni davvero, niente che mi scuota. Mi sveglio, faccio quello che devo fare, parlo con chi devo parlare, ma dentro di me c'è solo stanchezza. Non quella fisica, che puoi risolvere con il sonno, ma quella che ti si attacca dentro, che rende ogni cosa pesante anche quando non lo è.
Vado avanti per inerzia, senza slancio, senza aspettative. A volte mi chiedo se sia sempre stato così, se sono io a essere cambiato o se il mondo ha semplicemente smesso di sorprendermi. Vedo le persone ridere, arrabbiarsi, inseguire qualcosa con fervore, e mi sembra tutto così lontano, come se fossi uno spettatore di un film che non riesce più a coinvolgermi.
Ma forse, in tutto questo, c'è anche un lato positivo. Se nulla conta davvero, allora nemmeno il dolore può avere troppo potere su di me. Se non mi aspetto più nulla, nessuno può deludermi, nessuna perdita può spezzarmi davvero. E magari, un giorno, senza accorgermene, mi ritroverò a provare di nuovo qualcosa. Forse basterà un dettaglio insignificante, una sera più fredda del solito, una parola detta senza pensarci, e tutto questo torpore si spezzerà. Ma fino ad allora, vado avanti così, senza fare rumore, senza aspettarmi niente.
Ti chiedi se è sempre stato così, ma riesci a vedere se è effettivamente sempre stato così? Se questa cosa ha un inizio o è lentamente diventata una consapevolezza? Posso chiedere indicativamente la tua età? Mi sono ritrovato a volte a pensare che se niente è più importante, non ci sarà più niente che mi possa fare male. Ma anestetizzare la vita, anche se sembra una frase di "pubblicità progresso", non è la soluzione.