Messaggi di Licoricedetox

    Pensa se morivi proprio in quell'istante in cui lo stavi scrivendo, lasciando il messaggio a meta', cadendo per terra e cliccando per puro caso "invia messaggio" col tuo naso, come ultima azione della tua vita. Saresti poi entrato in un tunnel di luce in cui ti sarebbero passati davanti tutti i post della tua vita.

    Scherza, scherza, che intanto qui ho appena fatto i biscotti e ho dimenticato di aggiungere lo zucchero all'impasto. Ho fatto questa ricetta un sacco di volte e non solo ho dimenticato lo zucchero, ma i biscotti non si sono nemmeno cotti bene, si sgretolano tutti, quindi chissà cos'altro ho sbagliato. Ora non ho alcuna voglia di infornare quelli che restano.

    È chiaramente un segno che qualcosa non va nel mio sistema (non lo è il fatto che cucini biscotti alle 23), quindi mi aspetto il peggio, compreso lo scenario da te descritto.


    Vorrei ricordarti che è importante mantenere un tono adeguato, soprattutto quando si risponde a messaggi che trattano argomenti delicati come quello della morte. Rispondere in modo scherzoso o brillante a messaggi seri come quello in questione rischia non solo di essere fuori luogo, ma può anche risultare insensibile nei confronti di chi condivide le proprie riflessioni personali.


    Ho già avuto modo di farti presente in più occasioni che questo tipo di approccio non è particolarmente gradito e che sarebbe preferibile evitassi battute o facili ironie in situazioni di questo genere. Ti invito quindi a riflettere meglio la prossima volta prima di intervenire in contesti simili.


    Ailene per lo Staff di moderazione

    Mi scuso, non avevo letto questo :fearful-face:

    L'idea di morire in sé e per sé non mi spaventa per niente, il pensiero non mi fa né caldo né freddo. Al massimo spero di non morire soffrendo tanto.

    Sarebbe un problema però se io morissi adesso, sia per ragioni puramente pratiche che per il fatto di non poter abbandonare chi ha o avrà bisogno di me più avanti.


    C'è chi teme terribilmente la morte e chi non vede l'ora che arrivi, o chi se la procura. Non è affatto una consolazione, ma penso che comunque sia meglio trovarsi nella prima categoria.

    se un uomo ti piace un po' ti sciogli, al netto di tutte le paranoie che ti puoi fare, se lui ti seduce ti seduce, ti porta a sé anche con tutte le tue paure e resistenze. Secondo me.

    Probabilmente in generale hai ragione, ma in presenza di blocchi significativi a mio avviso non basta. Per piacerle davvero, lui deve avere l'atteggiamento giusto, prima ancora che essere attraente. O meglio, potrebbe diventare attraente o ancora più attraente nel momento in cui le trasmette sincero interesse, curiosità, una certa affinità ma soprattutto sicurezza.


    Il tipo con cui si sentiva prima (quello qui bollato come seduttore seriale) risultava attraente ai suoi occhi, era uno "che ci sapeva fare", che sapeva sedurre. Così mi è parso, da quel che ricordo dalle descrizioni. Eppure alla fine lei non ha voluto continuare, non si è sentita a suo agio. E personalmente penso che se anche avesse provato ad incontrarlo, non sarebbe successo niente neanche con lui (o si sarebbe sentita ugualmente a disagio come con l'ultimo) per le stesse ragioni.

    È capitato anche a me di uscire a cena con una persona che trovavo piacevole nell'interazione "colloquiale" e anche intellettualmente stimolante ma da cui non mi sentivo minimamente attratta sul piano fisico. Gli approcci che lui ha tentato poi sono stati respinti con cortesia ma decisione, insomma era chiaro che non mi andava, e lui insisteva tanto da baciarmi a tradimento ed ho provato anch'io un senso di repulsione, non mi piaceva in "quel senso", punto.

    La mia sensazione è che il fulcro del discorso qui non sia l'attrazione fisica. Lei vorrebbe sentire una connessione autentica, vorrebbe sentirsi apprezzata e stimata, non un attrezzo ginnico e basta. I blocchi mentali di cui parla difficilmente si scioglieranno finché incontrerà persone dall'atteggiamento sbrigativo e interessate principalmente a fare ginnastica. Credo io.

    Ha capito fin da subito di avere davanti una persona con dei blocchi importanti e sottolineava che il suo atteggiamento (di baciarmi, di abbracciarmi) era intenzionale perché voleva provare a creare delle "crepe" in quel muro che mi divideva da lui in quel momento.

    A parole ha cercato tutta la sera di mettermi a mio agio, mi diceva che può succedere di non aver avuto esperienze in tarda età, che non era da considerare una "menomazione", che era giunto il momento dopo tanti anni di cedere all'istinto e di "buttarsi".

    Io però mi sono sentita veramente a disagio, ho provato fastidio ogni volta che mi toccava, mi irrigidivo e non vedevo l'ora che finisse la serata. A questo punto son contenta di non essere andata a casa sua, perché sicuro mi avrebbe costretto a fare qualcosa che non mi sentivo di fare.

    Non lo so ragazzi, sono un po' avvilita e non vedo granché via d'uscita. Non riesco proprio a capire cos'ho che non va.

    Non c'è niente che non vada in te. Sembra che il tipo volesse solo arrivare al proprio obiettivo e concludere il prima possibile. Avrà frainteso e pensato erroneamente che fosse anche il tuo obiettivo.

    Non ero io ma la scena narrata ha trasmesso a me sconforto, disagio e un senso di solitudine, di incomprensione; non immagino a te.

    Mi dispiace che sia andata così. :mending_heart:

    Dovrei impiegare quasi tutte le mie energie allo scopo di non far crollare questo castello di carte, cercando nuovi metodi per non far vibrare le carte e mettendo in atto quelli già consolidati, ma non posso farlo al meglio quando non ho modo di analizzare il terreno su cui sorge. In realtà non riesco nemmeno a vederlo, questo terreno, e talvolta ho l'impressione che lo stesso castello di carte non sia reale.

    Penso sia pure un pensiero "maschile" a dire il vero, perche' ho sentito fare discorsi simili anche a dei maschi che non sono assolutamente autistici. Pare che il pensiero maschile sia piu' capace di vedere il sesso come una semplice attivita' piacevole, mentre per il pensiero femminile il sesso tende ad assumere un sacco di significati complessi e interconnessi.

    Immagino intendessi dire che il maschio riesce più facilmente a scindere il sesso dall'amore, ma solo per quanto riguarda sé stesso e non come filosofia universale, poiché dubito abbastanza che all'uomo medio vada bene mentalmente che la propria compagna faccia "sesso come semplice attività piacevole" con altri maschi, indipendentemente dalla mentalità di lei in proposito.

    Diciamo che dipende se empatizzi.


    La perdita che potrebbe subire la persona sarebbe il rischio di separazione dalla compagna, forse meritata ma svantaggiosa (se non è quello che vuole), e il suo conseguente dolore.


    E anche il dolore della compagna di fronte alla rivelazione.


    Poi, a lungo termine, può essere che sia la soluzione che renderà tutti più felici, ma non sono in grado di calcolarlo.

    Provo empatia (o qualcosa del genere, suppongo) verso il traditore quando dico che ritengo che continuare a vivere nella menzogna sarebbe peggio che dire la verità, con tutti i rischi che ciò comporterebbe, perché penso che vivere con i sensi di colpa sia una tortura. Stessa cosa ovviamente per il tradito, che avrebbe meno vantaggi ad evitarsi il dolore ma rimanendo in una relazione finta, o quantomeno in una dove non ha autentica capacità decisionale.


    Ho un codice morale che non ammette tradimenti in alcun caso, ma tale codice sono innanzitutto tenuta a seguirlo io, poi chi sta con me.

    Con tutti gli altri, poiché non ho la pretesa di conoscere sempre tutto, a seconda dei contesti posso essere di maglie più larghe.

    Io devo ancora capire che "cippola" sono; a volte mi convinco in un senso, poi mi convinco nell'altro: boh. Sarò neuro-boh.

    Uno psicologo ti darebbe probabilmente una risposta attendibile nel giro di poche sedute, se hai di questi dubbi. Qualsiasi psicologo andrebbe bene, credo, ma non ne sono sicura.

    :/ Credo perchè comportamento diretto e senza filtri di convenienza, dunque lineare, semplice e "disadattato".


    Chi è più "adattato" alla società, ovvero chi ha maggiori capacità o volontà di sopravvivenza in gruppo, fa la sua convenienza, cui notoriamente la stessa richiede abilità nel compromesso e nel sotterfugio strategico per ricavare maggiori vantaggi personali dalla stessa, garantendo maggiori risorse e possibilità di sopravvivenza per sè stessi.


    Chi è autistico comprende poco tali meccanismi sociali, dunque involontariamente non li applica, anche se penso possa essere anche una scelta di coscienza rifiutarli per etica, in questo caso si terrà un comportamento volontario ma che porta ad un risultato di comportamento simile a quello autistico.

    Se ti riferisci a chi avrebbe il ruolo di dare un consiglio, per me la convenienza starebbe (sta) proprio nel dare il consiglio più efficace e logico per tutti i coinvolti, e qui per come la vedo io sarebbe questo di dire la verità.

    Non vedrei convenienza personale nel consigliare a qualcuno, in una vicenda in cui tra l'altro io non c'entro, di non dire niente e continuare a vivere nella menzogna - a maggior ragione se la persona già sta male e ha sensi di colpa, ma pure se stesse bene.

    In generale, se qualcuno chiede un consiglio a me, io giustamente esprimo quella che per me, secondo logica ed etica (anche io ho un codice morale che effettivamente verrebbe definito rigido da più di qualcuno), costituisce la soluzione più utile e meno dannosa.


    Se invece stai parlando in generale, quello dipende da caso a caso. Il fattore "convenienza", intendo. Potrei perderci a dire sempre quello che penso (in casi "seri" come questo e con i dovuti toni appropriati, s'intende)? Ma perderci cosa, se sto solo cercando di aiutare chi mi chiede un consiglio? All'interlocutore basterebbe non seguirlo, credo. Sempre se ho capito bene cosa intendevi.

    Comunque io ovviamente parlo per me, dal mio neurotipico punto di vista :grinning_face_with_smiling_eyes: