Messaggi di Lorienne36

    Alla fine, smettere di usare protezioni vuole già dire cercarlo un figlio, mi sembra un forzarlo troppo su qualcosa che ora non si sente di fare.

    Lo so, e mi sono resa conto di questo solo dopo aver visto la sua reazione. Io non voglio questo per la nostra relazione, oggi credo che sia raro trovare una persona con la quale avere tutta questa sintonia e non voglio rovinare il rapporto con lui. D’altro canto però significa rinunciare alle mie esigenze. Sto seriamente pensando di fare un passo indietro su questo punto, però a voler essere sincera un po’ mi fa male…e non so come gestire questa cosa :(

    Buonasera a tutti, mi ritrovo qui a scrivere per avere pareri costruttivi ed esterni alla vicenda.


    Conviviamo da un anno: io, 38 anni appena compiuti, e lui, 35. La nostra convivenza ha solo rafforzato la nostra coppia dal punto di vista relazionale e del feeling. Stiamo molto bene insieme, e c’è un forte sentimento condiviso.


    Partiamo col dire che lui ha un carattere fragile, soprattutto non avvezzo ai cambiamenti e alle novità. Anche la scelta di andare a convivere è stata molto sofferta e intrapresa solo con un aut-aut.


    Negli ultimi mesi ho realizzato che la mia vita con lui è tutto ciò che ho sempre desiderato e che lui è davvero il mio partner perfetto, quindi ho pensato che sia giunto il momento di evolverci ulteriormente mettendo in cantiere il progetto di un figlio.


    Non appena si è preso questo argomento, la reazione istintiva è stata di chiusura da parte sua, principalmente perché sul lavoro non ha alcuna certezza contrattuale, e poi di base perché gli piacerebbe vivere la nostra coppia come tale. Io rimango interdetta inizialmente e non proseguo la conversazione. Dopo qualche giorno ne riparliamo perché lui si accorge del mio stato di delusione, e a cuore aperto gli ho detto tutte quelle che sono le mie paure, principalmente per l’età, che io, a differenza di lui, ho un lavoro stabile e che sono certa che lui, per suo carattere, non starebbe con le mani in mano disoccupato, ma come sempre ha fatto, troverà la soluzione per avere un lavoro stabile come lo desidera. Lui mi risponde di comprendere il mio punto di vista e che sa benissimo che io sono in un’età che comporta una riduzione drastica della fertilità, ma che allo stesso tempo sarebbe ugualmente felice anche se figli non ne venissero, perché con me è sereno e si sente completo. Ad ogni modo, immedesimandosi e accettando il mio istinto di maternità che scalpita, mi dice che proverà a impegnarsi, ma che ha bisogno di tempo per realizzare e metabolizzare.


    A questo punto io gli propongo di vivere la nostra intimità come tale, senza programmare nulla o “impegnarsi” alla ricerca del giorno dell’ovulazione, semplicemente non usando più contraccezione, e lui è d’accordo. Giorni fa abbiamo un rapporto, e lui si attiene a quanto abbiamo stabilito, ma subito dopo lo vedo pensieroso e distaccato, completamente diverso da prima. Io la vivo malissimo e decido di parlarne con lui, che ammette che quanto ho percepito è reale e che ha forse solo bisogno di abituarsi a queste nuove dinamiche. Io lo conosco troppo bene e insisto per la ricerca della vera causa di questa reazione, e solo dopo lui riesce a confessarmi che non si sente pronto ma lo ha fatto solo per amore nei miei confronti. Sono in crisi perché non voglio avere un figlio con un padre che non lo accetti come una gioia, ma soprattutto un figlio si deve volere in due, e io non mi sento a posto nel costringere una persona in una direzione piuttosto che un’altra. Allo stesso tempo, il suo atteggiamento crea la stessa reazione in me: subendo la sua volontà e lasciando passare ancora tempo, rischio di precludere a me stessa il desiderio di essere madre, e magari quando lui sarà pronto per me sarà troppo tardi.


    Consigli? Esperienze simili?

    Mi fa piacere confrontarmi con te, ma se non ti fa piacere dimmelo che non chiedo più niente.

    Hai mai pensato di mollare e tornare nell'azienda precedente?

    Continuamente!!! Ahahah :face_with_tears_of_joy:

    Perché al di là del lavoro in se… la prima cosa che è FONDAMENTALE è pensare con chi passerai la maggior parte della tua giornata…nel mio precedente lavoro io ero tartassata sotto tanti aspetti, ma il clima carico con le colleghe del mio reparto portava anche a riderci su alle “catastrofi” come le ha citate qualcun altro… tuttora sento qualche collega della vecchia azienda e anche questo porta a non distaccarmi mentalmente dal ricordo positivo, poi penso che se sono andata è perché ero davvero stanca fisicamente e mentalmente. Tanti amici mi dicono che ho un aspetto più sereno in viso mi vedono più riposata e ho anche preso qualche kg che per me rappresenta solo un vantaggio. E questo mi porta a riflettere che se all’esterno do questa impressione ci sono dei motivi a supporto “nonostante tutto” e tu invece? Vorresti tornare?

    ma se non ti fa piacere dimmelo che non chiedo più niente.

    Anche a me serve molto questo confronto, il fatto di sentirci capiti a vicenda credo sia costruttivo. Quindi tutte le domande che vuoi :slightly_smiling_face:

    Esattemente uguali... posso sapere che lavoro hai lasciato e quale hai iniziato?

    Io ho lasciato una mansione di buyer, per una posizione in back office commerciale. Due ruoli che hanno molte similitudini però su piani opposti. È un po' difficile da spiegare con poche parole. Devo dirti che anche il primo anno del precedente lavoro è stato pessimo, di base ci sta una mia natura dove emerge insicurezza e ansia e lavorare con persone che a sua volta sono ansiose e ti mettono pressioni come nel mio caso portano soltanto a peggiorare il tuo stato e far male i tuoi incarichi. Non è semplice, io ogni giorno mi ritrovo a dover fare i conti con continui errori, alle volte anche gravi, non lo riesco ad accettare eppure nonostante io mi impegni tanto non sono ancora riuscita a trovare una chiave di lettura per poterlo evitare….

    Caro Alessio92, ti capisco molto bene. Mi ritrovo nella tua stessa situazione, ansia generalizzata, gastrite nervosa, non dormo la notte... il tutto perché anche io ho fatto la scelta di cambiare azienda per orario, tipo di contratti e diritti in linea con quello che prevede il ccnl. Fino ad oggi mi sono imbattuta nei miei errori dovuti al carico di stress mentale enorme che ritrovo nella mia mansione. Tutto subito è più veloce della luce, cosa alla quale alle volte riesco a tener testa, ma in altre purtroppo mi ritrovo ad accorgermi dei miei errori dovuti alla mancanza di concentrazione. La voglia di mollare è enorme, soprattutto quando provieni da un ambiente nel quale eri integrato e dove riuscivi a barcamenarti meglio. La parola d'ordine è in questi casi resilienza!

    Il problema è che mi sento svalorizzata, trattata come una serva che "si impegna tanto poverina" ma onestamente si perde in tante cose. Ho l'impressione che ogni mia minima mancanza sia oggetto di temi infiniti che neanche al liceo :)

    Ah guarda, come me penso non ti possa capire nessuno. In realtà dovremmo imparare a convivere con il concetto che siamo noi stessi a farci milioni di paranoie. Paradossalmente sto imparando a scherzarci su io stessa a lavoro, possibile che ci possa servire per vivere più sereni... il fatto stesso che noi già partiamo con il concetto io tanto non ce la farò, combinerò la cavolata del momento che distruggerà il positivo seminato fino ad adesso, distrugge principalmente il nostro io. Siamo noi che svalorizziamo noi stessi presumendo quello che pensano gli altri, probabile che gli altri invece possano pensare che è tanto quello che fai e che apprezzano e stimano che tu nonostante non sei come il primo della classe ti impegni tanto, sia mentalmente che fisicamente. Io ho avuto tanti confronti in questi giorni con colleghi e superiori, mi sono dovuta ricredere (nonostante mi sento la rincoglionita del team) perché ho una visione totalmente diversa rispetto a loro di me stessa appunto. Loro vedono in me un potenziale molto elevato ma devo fare gavetta, mi devo rompere le ossa per arrivare ad essere performante come giusto sia. Non ti nascondo che spesso anche con questi confronti ogni tanto ricado nello schema del "non sono all’altezza", però voglio lavorare su me stessa per migliorarmi e questo dipende solo da me!

    Ciao, un po' mi sento simile a te per il fatto del giudizio altrui (che però molte volte è solo nella nostra testa, o per lo meno lo ampliamo molto) che ci facciamo pesare rovinandoci il lavoro. Comunque dovresti, nell'atto stesso del lavoro, isolarti, ovattarti, concentrarti solo sulla merce visto che da quello che ho capito è con quella che lavori. Riesci a capire la natura della tua distrazione? Perchè alla fine di questo si tratta, hai detto che altrove riesci a lavorare perfettamente.

    Io ho fatto molta analisi, e cerco di osservarmi in modo obiettivo per capire io stessa la causa. Noto che molte volte entro proprio in panico anche se dovrei essere sicura di quello che faccio e di conseguenza mi perdo in qualche passaggio. Inoltre il lavoro è molto dinamico quindi mi viene richiesto tutto subito e veloce… essendo per me un mondo nuovo avrei bisogno di più tempo ma mi viene fatta pressione perché non sono al passo. Ergo mi assale confusione e mi blocco, panico e boom ecco gli errori. Per quanto riguarda la questione autostima dovrei lavorare di più su me stessa. Come hai ben detto molte volte siamo noi stessi a vederci sempre in prospettiva negativa rispetto a chi ci vede da fuori, però questa percezione è davvero difficile da allontanare :(


    È capitato anche a me, facevo errori stupidi e superficiali era come se inconsciamente fossi entrato nel ruolo di quello con la testa sempre tra le nuvole, poi cambiando atteggiamento e modo di pormi sono migliorato, ma il giudizio dei colleghi e della responsabile sono rimasti uguali.


    Da poco ho cambiato lavoro e per fortuna mi sono accorto che stavo ripetendo lo stesso copione, adesso sto cercando di rimanere sempre concentrato e di rispondere a tono; comunque ti confermo che la causa principale dei tuoi problemi e degli errori di distrazione è l'ansia.


    La soluzione potrebbe essere l'accennare al responsabile il problema con l'ansia e ammettere le proprie colpe, così dovresti essere più serena, anche perché cambiando lavoro sarebbe lo stesso copione. :(

    Qualche giorno fa ho preso coraggio, motivata anche dal fatto che ho ricevuto svariate richieste di rientrare nel precedente posto di lavoro, ho parlato col direttore e ne è conseguita una riunione con il titolare e la mia responsabile. Volevo mollare, stanca di ricevere pressioni e di sentirmi inutile. Il titolare ha espresso delusione perché ha puntato molto su di me, per lui chi entra nella sua azienda ci resta, è una persona con una mentalità piuttosto salda a vecchi standard dove la parola data per lui è sacra, per il direttore e la responsabile idem perché a discapito di tutto quello che io vedo negativo per loro in realtà è fisiologico, un mondo molto articolato che comporta una formazione che arriverà con tempo… io devo uscire di più le palle a loro dire e farmi vedere sicura anche se il mio cuore dentro scoppia di ansia sempre e comunque anche quando tutto mi rema contro. Anche loro quando hanno iniziato hanno commesso errori e hanno raccolto fallimenti ma gli è servito per crescere dal punto di vista personale. Loro sono contenti del mio percorso, nonostante si percepisce molto la mia insicurezza. Io ci provo davvero ad essere pronta a gestire lo stress ma alle volte la cosa mi sfugge di mano. Tanto per dirne una: mi viene fatta una richiesta per inserire quantità x di un articolo e invece io ne inserisco quantità y… non capita spesso però accade e questa cosa mi fa stare male :(

    Buonasera a tutti! Sono nuova qui e spero in un vostro supporto e consigli che potranno aiutarmi ad avere una visione più obiettiva di quanto mi porta a vivere male in ambito lavorativo.


    Comincio a febbraio in un'azienda. Al colloquio si presentano con tutti i presupposti del lavoro che ho sempre sognato: un contratto di lavoro decente, diritti riconosciuti e un ambiente che viene etichettato come "una grande famiglia". Faccio una doverosa premessa, io sono un soggetto super ansioso e molto insicura, soprattutto se non ho padronanza di cosa sto facendo. Seguito un periodo di affiancamento comincio a portare avanti ciò che mi viene richiesto e a pezzi e bocconi riesco bene o male nell'obiettivo, capita spesso qualche errore che viene giustificato dal fatto che si tratta di un settore molto articolato e complesso, per categorie di articoli e quantità soprattutto.


    Ebbene sono passati 3 mesi e ancora oggi mi capita di commettere errori, spesso di distrazione, che mi portano ad essere ancora più ansiosa e insicura. Noto tra i colleghi un certo atteggiamento di sfiducia e lo sguardo che interpreto con: "toh, vediamo adesso che cavolata fa?!?!". E puntualmente capita proprio questo. Per me è un paradosso in quanto le mie precedenti esperienze lavorative mi hanno portato sempre a buoni risultati e a ricoprire ruoli importanti e di responsabilità. È come se le mie capacità si siano annullate e da quando ho messo piede qui mi sento un pesce fuor d’acqua. La vivo molto male, la mia autostima sta risentendo tantissimo di quanto mi accade quasi ogni giorno, perché come detto prima spesso i miei sono errori davvero stupidi, che mi fanno apparire superficiale anche se sono consapevole di non esserlo. Vivo questa percezione di sfiducia e lavoro con continuo sottofondo di: "siamo lenti oggi" della mia responsabile.


    Paradossalmente l’azienda dove lavoravo prima continua a farsi sentire e per l’ennesima volta mi è stato proposto di ritornare, anche lì non stavo bene ma almeno ero apprezzata dal punto di vista professionale e questo mi rendeva fluida e soprattutto non cmmettevo errori. Cosa fare? Dovrei arrendermi al fatto che non è nelle mie corde questa nuova mansione? Oppure non dovrei arrendermi e perseverare? Sono molto sfiduciata perché è come se ormai questa opinione che percepisco da parte dei colleghi sia diventata un etichetta indelebile...

    Buonasera, sono una nuova iscritta! Noto purtroppo che qualsiasi sia l'età, gli anni di carriera e l'esperienza un po' tutti ci ritroviamo ad affrontare questo genere di problemi.

    Anche io ho aperto un post simile, ho iniziato da qualche mese un nuovo lavoro e da un ruolo da responsabile nel quale brillavo mi ritrovo in uno nuovo come il bradipo di zootropolis e terrorizzata dell'ennesimo errore di distrazione che la mia ansia mi riporta a fare spesso...ed essendo anche io molto meticolosa non accetto che questo avvenga. Credo che la soluzione migliore è accettare che intanto sei umana e anche ai migliori l'errore capita...ma soprattutto dato il tuo essere dinamica e pronta al vaffa facile non credi che metterti in gioco e dare prova di quanto vali, anche se non sei una cima nei lavori fisici, possa essere una soluzione?!?! Pensaci :)