Buonasera a tutti, mi ritrovo qui a scrivere per avere pareri costruttivi ed esterni alla vicenda.
Conviviamo da un anno: io, 38 anni appena compiuti, e lui, 35. La nostra convivenza ha solo rafforzato la nostra coppia dal punto di vista relazionale e del feeling. Stiamo molto bene insieme, e c’è un forte sentimento condiviso.
Partiamo col dire che lui ha un carattere fragile, soprattutto non avvezzo ai cambiamenti e alle novità. Anche la scelta di andare a convivere è stata molto sofferta e intrapresa solo con un aut-aut.
Negli ultimi mesi ho realizzato che la mia vita con lui è tutto ciò che ho sempre desiderato e che lui è davvero il mio partner perfetto, quindi ho pensato che sia giunto il momento di evolverci ulteriormente mettendo in cantiere il progetto di un figlio.
Non appena si è preso questo argomento, la reazione istintiva è stata di chiusura da parte sua, principalmente perché sul lavoro non ha alcuna certezza contrattuale, e poi di base perché gli piacerebbe vivere la nostra coppia come tale. Io rimango interdetta inizialmente e non proseguo la conversazione. Dopo qualche giorno ne riparliamo perché lui si accorge del mio stato di delusione, e a cuore aperto gli ho detto tutte quelle che sono le mie paure, principalmente per l’età, che io, a differenza di lui, ho un lavoro stabile e che sono certa che lui, per suo carattere, non starebbe con le mani in mano disoccupato, ma come sempre ha fatto, troverà la soluzione per avere un lavoro stabile come lo desidera. Lui mi risponde di comprendere il mio punto di vista e che sa benissimo che io sono in un’età che comporta una riduzione drastica della fertilità, ma che allo stesso tempo sarebbe ugualmente felice anche se figli non ne venissero, perché con me è sereno e si sente completo. Ad ogni modo, immedesimandosi e accettando il mio istinto di maternità che scalpita, mi dice che proverà a impegnarsi, ma che ha bisogno di tempo per realizzare e metabolizzare.
A questo punto io gli propongo di vivere la nostra intimità come tale, senza programmare nulla o “impegnarsi” alla ricerca del giorno dell’ovulazione, semplicemente non usando più contraccezione, e lui è d’accordo. Giorni fa abbiamo un rapporto, e lui si attiene a quanto abbiamo stabilito, ma subito dopo lo vedo pensieroso e distaccato, completamente diverso da prima. Io la vivo malissimo e decido di parlarne con lui, che ammette che quanto ho percepito è reale e che ha forse solo bisogno di abituarsi a queste nuove dinamiche. Io lo conosco troppo bene e insisto per la ricerca della vera causa di questa reazione, e solo dopo lui riesce a confessarmi che non si sente pronto ma lo ha fatto solo per amore nei miei confronti. Sono in crisi perché non voglio avere un figlio con un padre che non lo accetti come una gioia, ma soprattutto un figlio si deve volere in due, e io non mi sento a posto nel costringere una persona in una direzione piuttosto che un’altra. Allo stesso tempo, il suo atteggiamento crea la stessa reazione in me: subendo la sua volontà e lasciando passare ancora tempo, rischio di precludere a me stessa il desiderio di essere madre, e magari quando lui sarà pronto per me sarà troppo tardi.
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