Messaggi di voielactee

    Hai ragione, grazie per la tua spiegazione. Il mio caso è complicato petche subentra una forte fragilità dell’autostima, tradottasi poi in agorafobia quando ho avvertito il peso di non poter controllare tutto come avrei desiderato e sentendomi “vittima” di tutto. Ciò mi ha ovviamente fatta sentire più vulnerabile e oggetto di compassione altrui, cosa che mi fa soffrire molto. Posso chiederti come sei riuscito a gestire la tua agorafobia? Hai avuto modo di superarla in qualche modo?

    Ciao, scusami se rispondo solo oggi. Come stai?

    Conosco questo senso di impotenza ed è veramente brutto. Hai la patente? Riesci a guidare?

    Anche io sono una persona molto sensibile e hai ragione. Quando si ci mettono di mezzo anche i problemi familiari è tutto ancora più complesso. Anche sotto questo punto di vista ti capisco bene...

    Io sto seguendo una terapia breve strategica.

    Ciao! Grazie per la tua attenzione. Come ti trovi con la terapia breve? Hai avuto miglioramenti? Mi sarebbe interessato tanto sapere che esercizi ti vengono fatti fare. Stai meglio in questo periodo?

    Io purtroppo non ho la patente, tra studio e impegni vari non l’ho mai fatta. Inoltre ho avuto un lutto familiare causa incidente stradale e mia madre mi ha sempre indotto ad evitare, questo ha inciso...in questi giorni sono stata un poco meglio ma a volte mi capita di avere incubi in cui mi trovo da sola in una città o in un supermercato. L’idea mi terrorizza. Ad oggi non riesco neanche a passeggiare sola a piedi per oltre un tot dalla mia abitazione. Se mi accompagna qualcuno riesco, ma ci deve esseee sempre nelle vicinanze una via di fuga rapida (macchina, casa). È una sensazione orribile e sto cercando di capire come uscirne. A volte non sai perché la mente ti sabota così, accade e basta, nel mio caso evidentemente il bisogno di un affetto che non si è potuto realizzare ha scatenato in me un’ansia così grande che si è tramutata in sintomi agorafobici.

    Cari tutti, grazie infinite per queste risposte. Vi ho letti con grande interesse e mi ritrovo soprattutto in quanto è stato detto sul non avere un piano B sempre pronto in caso qualcosa potesse andare storto...io ad esempio fatico moltissimo ad uscire da sola per lunghi tratti senza avere nelle vicinanze un “luogo sicuro” in cui rifugiarmi (la macchina, la casa). Se non ho “ancore” vicino mi sento persa in un oceano di possibilità orribili e questa sensazione si acuisce quando devo attendere qualcosa (coda al supermercato, coda alla cassa ecc). Grazie alla terapia è emerso che purtroppo ho una forma di dipendenza affettiva legata ad aspettative mai soddisfatte del tutto, in cui sono sempre stata messa in attesa di cose da me tanto desiderate senza però che venissero realizzate. Questo ha fatto scatenare panico e agorafobia. Magari anche a voi è successo di avere aspettative disattese, frustrate, che vi ha generato stress? Vi mando un abbraccio e tanti auguri di pronta guarigione da questo incubo.

    Ciao, ho letto tutto ciò che hai scritto e mi sono ritrovata in tutto ciò che ho letto, se c’è una cosa che da sollievo è sapere che anche se queste sensazioni ci fanno sentire pazzi nelle nostre turbe mentali, in realtà non lo siamo, ci sono tante persone che provano le stesse paure e questo pensiero fa sentire meno soli. Quello che mi sento di dirti è di non pensare che solo perché hai avuto una ricaduta non puoi tornare a fare quello che facevi prima.. sicuramente se hai avuto questa ricaduta ci sarà stato un motivo, forse qualcosa che ha smosso alcuni equilibri interni. Ho letto che stai facendo psicoterapia, fai bene perché solo grazie alla psicoterapia ci si conosce a fondo e soprattutto si comincia ad avere la consapevolezza e l’accettazione di noi stessi. Per me è fondamentale, io la seguo da anni e mi ha aiutata tantissimo..

    Grazie per la tua condivisione. Sì, ho avuto traumi recenti già protratti da tempo che le attese strazianti dovute alle chiusure covid hanno peggiorato (attese affettive e aspettative emotive disattese dopo anni di investimenti emotivi...in più malattia importante di mia madre che mi ha posto in una situazione di fragilità). Che tipo di terapia segui? A me hanno suggerito la psicodinamica transazionale, ho appena cominciato, chi lo sa.

    Ciao.

    Questa frase mi ha colpita molto, perchè ho prova certa su me stessa del rapporto esistente tra attacchi di panico e respirazione scorretta, particolarmente con l'andare in iperventilazione.

    Prova a cercare su Google con la stringa "attacchi di panico respirazione".

    Nell'immediato, quando senti "salire" l'attacco di panico...smetti semplicemente di respirare per una decina di secondi.

    Vedrai che sentirai fisicamente regredire e poi sparire l'attacco. ;)

    Grazie di cuore per questo prezioso consiglio. Tu soffri anche di agorafobia per caso? Un abbraccio.

    Hai proprio ragione...capisco cosa intendi. Si, al momento sto seguendo un ennesima psicoterapia. Grazie mille dei consigli, te ne sono davvero grata! Io per il momento mi sto esponendo e quando mi capita di avvertire un sintomo mi domando :"Che cosa può accadermi?". Non so se lo conosci, questo è l'esercizio delle peggiori fantasie. Me lo ha spiegato la psicologa ma già lo conoscevo dato che avevo visto dei video su youtube. In più cerco di pensare che se me ne scappo peggioro il problema e non va per niente bene.

    E' vero, bisogna allenarsi mentalmente tutti i giorni.

    Tu sei seguita da qualcuno?

    Sono felice di poter essere stata d’aiuto. Al momento sto seguendo una terapia psicodinamica, transazionale. Ho iniziato da pochissimo e mi è stata consigliata visto che tante istruzioni da cognitivo comportamentale sono riuscita a metterle in atto già da sola, ma non sono bastate. Purtroppo di recente ho avuto un trauma emotivo forte (allontanamento improvviso da parte della persona amata quando ho spiegato di avere questo problema, dopo un anno di relazione fondata sul sostegno e la fiducia) e questo mi ha creato un colpo enorme. Autostima a pezzi, senso di impotenza alle stelle. Oggi ho provato ad entrare in un bar e tremavo, poi mi sono imposta di non fuggire da lì: mi sentivo morire, ho avuto una crisi di pianto e poi poco per volta mi sono ripresa. Questo problema penso nasca spesso un po’ dalla nostra indole sensibile alla nodtre sensazioni e agli stimoli esterni, e gran parte come reazione spropositata a certi vissuti. Io ad esempio ho capito di avere un forte conflitto nato da imposizioni genitoriali forti, di cui mi ero assunta la responsabilità mettendo a tacere le mie emozioni per tanto tempo. Tu che terapia segui, se posso chiedertelo?

    Quanto ti capisco...io ho iniziato a soffrire di attacchi di panico e con il passare del tempo si è sviluppata anche l'agorafobia e claustrofobia. Paura di stare in posti affollati, aperti e di non avere via di scampo qualora fossi stata male...oppure entrare in un negozio e avere la costante paura di allontanarmi. E' bruttissimo... però devo dire che sei stata bravissima. Hai deciso di esporti e hai scelto la strada migliore. Solo così si può battere questo disturbo. Ci vuole tanta costanza e tanto impegno. E' anche pesante il fatto di dover chiedere aiuto ogni volta, purtroppo lo faccio anche ora ma diciamo che sto vedendo dei miglioramenti nel mio caso. Il mio consiglio è quello di continuare la psicoterapia e ogni giorno di porti un piccolo obiettivo. Sei forte, credi di più in te stessa. Di certo la psicoterapia ti darà una grossa mano ma molto dipende da te. So che ci vuole una forza di volontà enorme ma c'è la farai. Non ti spaventare se avrai ricadute...purtroppo possono capitare.

    Ti sono tanto tanto vicina. Parlare serve molto. La cosa che mi deprime a volte è uscire e vedere tutti così perfettamente normali, che viaggiano, ridono, viaggiano, mentre persone agorafobiche come noi tremano solo al pensiero di fare ste cose. Tu segui una terapia? Se ti può aiutare, nei momenti più critici io mi imponevo di stare dove mi trovavo e cercavo di contare piano “1001, 1002” ecc fino a 1005, per poi ricominciare se non passava, e nel frattempo cercavo di respirare piano, con il diaframma (espirando per 8 secondi). In alternativa cercavo di pensare alle volte in cui sono sempre stata bene, e al fatto che non posso morire né svenire perché sono tutte sensazioni causate da ansia. So che a dirsi è una bazzecola (oggi non sono riuscita neppure ad entrare sola in un bar a prendere una bottiglietta d’acwua), ma allenarsi a pensarci spesso per pensarci sempre meno può aiutare. Per me - per se per poco tempo- è stato salvifico l’ampre: mi ero innamorata di un uomo e questo senso di perenne desiderio mi aiutava.

    Ciao a tutti. Scrivo per un problema certamente già noto a molti qui, ma che mi fa sentire terribilmente sola. Dopo un primo violento attacco di panico a metà luglio dello scorso anno, ho sviluppato agorafobia: terrorizzata da quel momento (ero in un supermercato), non capivo cosa fosse successo e sentivo solo il costante terrore di riavvertire quelle orribili sensazioni. Dopo aver capito di cosa si trattasse, con enorme sforzo, ho fatto violenza a me stessa imponendomi quotidianamente di fare piccole uscite esponendomi gradualmente (anche grazie ad un ansiolitico) a ciò che mi creava malessere: ogni luogo aperto o chiuso dal quale non riuscivo a percepire una via di fuga immediata. Ho avuto un circa due mesi miglioramenti notevoli, a tal punto da sentirmi serena da fine agosto fino a fine marzo...quando ho avuto una ricaduta, mentre ero in bicicletta da sola (ho fatto molto ciclismo, ora sono frenata). Ad oggi faccio fatica a non essere accompagnata e non riesco neanche ad entrare da sola in un bar. Mi sento molto isolata e debole per dipendere sempre da qualcuno. Avverto sempre un senso di morte imminente e temo di impazzire o star male davanti agli altri. Da poco ho deciso di seguire una psicoterapia psicodinamica per uscirne, coadiuvata a queste “istruzioni” che mi impongo sempre (sforzarmi di uscire gradualmente ecc...). Secondo voi faccio bene? Grazie per l’ascolto.