Ho lasciato io un anno fa, mi ero stufato di essere preso in giro. Anche io ho fatto i miei grandi errori e molti non avrebbero lasciato. forse, ad un anno di distanza, mi dico che neanche io averi dovuto, che bisogna accontentarsi di qualcuno che non ti da nessun affetto e ti tratta male, farebbe meno male di questa infinita solitudine. Molti fanno questo ragionamento, io non l'ho fatto e non rimpiango quella scelta ma ad ora non c'è giorno in cui io non ci pensi, mediamente più volte al giorno, tutti i giorni. La Realtà è che con lei stavo male 9 volte su 10 ora sto male sempre. Non è facile quando sei solo e hai poche possibilità di Nuove conoscenze fare certe scelte, ma ho una dignità più forte del dolore. Passerà.
Messaggi di giulietto
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Memole, stessa identica storia, stessi identici pensieri. Ma il tempo passa e la libertà non arriva, è un anno ormai e non c'è giorno che io non ci pensi
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ciao, anche io ho i tuoi stessi sintomi, probabilmente una minima componente fisiologica viene stra accentuata dall'ansia. A me i formicolii vengono soprattutto quando mi stendo al letto e sto col telefono sul petto
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si, un anno fa. Non so, perché magari potrei in qualche modo interrompere poi il circolo distruttivo che si è creato nella mia vita. Non mi manca assolutamente la relazione, era una persona negativa per me. Non rinnego nulla, esperienza importante, da non rifare mai più. mi manca essere vivo, credere in qualcosa, fare le cose con motivazione
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è un anno esatto che i miei disturbi ansiosi sono passati da saltuari a cronici ed invalidanti.
Un anno che ho messo fine alla mia ultima relazione per consapevolezza di non poter più gestire tutto quello stress che mi generava ancora più ansia e disturbi. Ora non posso neanche dire di stare male come un anno fa, i sintomi fisici ci sono sempre, cambiamo in continuazione, e una volta è un leggero mal di testa h24, e poi gli sbandamenti, e poi le gambe che sembrano non reggere, e poi il dolore al petto. Però ecco, mi sono abbastanza rassegnato da questo punto di vista, se devo schiattare va bene. Forse va bene perché nulla ha più senso, è come se la pandemia avesse aperto una voragine nella quale continuo a cadere senza arrivare mai. Mi sono trasferito in questa casa per andare a convivere, ero pieno di sogni, ambizioni, credevo nel lavoro, nelle persone, in me stesso. Adesso di botto sono rimasto qua da solo in mezzo alle mie macerie ricoperto di cenere di tutte quelle cose su cui avevo riversato la totalità delle mie energie.
Eppure non mi si può dire che io non mi sia mosso in questo anno: nonostante i limiti del coprifuoco ho fatto tantissime cose, consociuto persone, mantenuto vecchi legami, conosciuto tante nuove ragazze. Ho lavorato tantissimo. Probabilmente da un punto di vista puramente numerico sono stato più attivo che mai. Eppure era sempre tutto avvolto da questa nebbia che ormai non mi lascia più in pace, non vedo più la spensieratezza in quello che faccio, non vedo più nessun senso in quello che faccio, l'unico vero impulso vitale è stare al letto tutto il giorno a masturbarmi. Ho inziato percorsi, ho preso farmaci, ma un senso a muovermi in tutto quello che faccio non l'ho mai più trovato. E, come in molti Interventi leggo, mi si può rispondere che la mia angoscia è dovuta proprio al fatto di cercare un senso quando non c'è nessun senso. E io credo di averlo interiorizzato, ma anche senza senso e anche facendo lo stesso tutto non sento più la voglia di andare avanti, vorrei solo tornare indietro, ad un anno fa.
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sono d'accordo sul concetto di fondo, gli eventi passati cambiano totalmente nel futuro, anche dopo molti anni. In questo senso si, la percezione delle cose data dalle esperienze fatte poi in seguito ad un determinato evento, ad esempio la fine di una lunga storia, cambia totalmente la percezione della storia in sé, quindi il futuro cambia il passato, perché esiste solo attraverso la nostra percezione e comprensione delle cose. Però non sono d'accordo, pur non conoscendo la storia in sé, sul fatto dell odiare il padre della ex e accusarlo della fine della relazione, inoltre ti ha anche lasciato lei. Una coppia è fatta di due persone, le responsabilità sono esclusivamente loro, e se si sono fatti influenzare da terzi la colpa rimane la loro sulla fine della storia. Con gli anni si perdona, si comprendono le dinamiche, ma quando ci si lascia non c'entra mai una influenza esterna e dargli la colpa è non aver capito come girano le relazioni. Credo sia sempre una questione di scelte, scegliere un altro al posto tuo, o altri. Insomma una questione di priorità. È come pensare che in un tradimento la colpa sia dell'amante, della situazione, del vino.
E forse è il segreto scoperto senza nessuna accademia da quei ragazzini che sembrano partire dalle peggio condizioni possibili (anche in termini di abbandono affettivo) e... dalla vita - con cui sono costretti a misurarsi in mancanza di alternative - traggono Nuova Vita.
Vero, anche se mi vengono purtroppo in mente tanti episodi di quei ragazzini che apparentemente trovano un loro campo, una loro via di fuga, e magari per anni sembrano esserne usciti, poi però i fantasmi tornano
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ciao, ti capisco perfettamente, faccio ogni giorno questi pensieri e ogni giorno guardo annunci di lavoro. Quello che mi frena però è l esperienza. Non so se è il tuo primo lavoro serio e ci sei da 20 anni, io avrò cambiato 10 lavori, spesso perché non mi stava bene questa identica situazione e mi illudevo che da dipendente avrei trovato di meglio, e ogni volta all' inizio in effetti le cose erano migliori, ma poi tutto tornava come prima, perché appunto, sei un dipendente, un impiegato. Ormai per esperienza mi sono rassegnato, a meno che non trovi qualcosa di oggettivamente migliore sotto un punto di vista oggettivo, perché da un punto di vista di mansioni o comportamenti ormai so che è ovunque la stessa storia
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esattamente gli stessi sintomi più tanti altri che mi tormentano da anni, probabilmente da sempre. Ho fatto molti esami negli anni, tutti perfetti. Ovviamente non potendo farli tutti il dubbio verrà sempre alimentato dal fatto che forse qualcosa non è stato trovato o che ci sono altri esami da fare. Al momento ancora non ne sono uscito, cerco di fare una vita normale non precludendomi nulla ma non è facile, quello che per gli altri è la normalità per me è scalare una montagna. In famiglia ho molti casi con questo disturbo, quindi ero condannato. Ormai l'ho accettato, anche se continuo a lottarci tutti i giorni. La cosa che più mi rattrista è il ricordo vivo di quando non avevo sintomi, o almeno di quando ancora non erano cronici e cosi invalidanti e soprattutto non ero ipocondriaco. Forse quando avrò accettato definitivamente questo nuovo me, con queste fragilità, e avrò cancellato il ricordo di chi ero, starò bene
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con i sentimenti credo di aver chiuso
Anche io. Non è una scelta volontaria, ormai non posso fare altrimenti. Ci sono molti aspetti positivi, ma i momenti di tristezza spesso sono molto intensi
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La mia filosofia teorica è perfettamente in linea con quella che ha spiegato Gloria. Il problema, dove poi peccavano gli stessi filosofi più noti, è la differenza tra la teoria e l applicazione. Diciamo che spesso applico bene, ma poi quando, come stasera, mi ritrovo tutto il giorno solo, annoiato, malinconico e triste, mi rendo conto che non è tanto che non ho superato la fine di una storia, quanto che sono anni, sono relazioni, che continuo a nascondere i miei problemi sotto al tappeto relazionale, il primo problema è che cosi sono il primo a sabotarle da dentro, il secondo è che sto rimandando di anni la relazione con me stesso, l incontro e il chiarimento con me stesso